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Sintesi
Filosofia - Sigmund Freud e la Psicanalisi
Inglese - Ulysses by Tennyson
Italiano - Luigi Pirandello
Scienze - Malattie e disturbi psicosomatici
Storia - I totalitarismi
Informatica - L'intelligenza artificiale
Estratto del documento

STORIA

I TOTALITARISMI: LA MENTE AL

SERVIZIO DEL POTERE

Il termine “totalitarismo” si riferisce ad un “sistema politico autoritario, in

cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo capo o in un

ristretto gruppo dirigente, che tende a dominare l’intera società grazie al

controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla

repressione poliziesca.” (Dizionario Garzanti).

All'interno del panorama storico novecentesco, in particolare, i

totalitarismi più tristemente famosi furono tre: due di destra, il nazismo

tedesco e il fascismo italiano (anche se viene più frequentemente

considerato un “totalitarismo imperfetto”), e uno di sinistra, il comunismo

russo.

I tre leader di questi movimenti, rispettivamente Adolf Hitler, Benito

Mussolini e Iosif Stalin, fecero leva su alcune particolari teorie e ideologie,

al fine di diffondere il consenso tra le masse e radicarlo nelle loro menti in

modo da introdurre un “regime del terrore” in cui ogni tipo di dissenso

politico era tassativamente proibito.

Innanzitutto vediamo brevemente come e quando questi tre personaggi

sono riusciti ad ottenere il potere rispettivamente in Germania, Italia e

Russia.

ADOLF HITLER

Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del

popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale, del

conseguente trattato di pace di Versailles e della grave crisi economica che

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affliggeva la Repubblica di Weimar. Nel 1921 diventò leader del Partito

Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, il quale presentava un

manifesto intriso di nazionalismo, antisemitismo e anticomunismo: i

membri di questo partito attribuirono la sconfitta della Germania nella

prima guerra mondiale al tradimento dei marxisti e dei pacifisti, e

sostenevano la necessità di una razza ariana pura, portando così

l'antisemitismo e il razzismo all'esasperazione.

Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei

disoccupati, e dopo alterne vicende, tra cui il fallito Putsch di Monaco del

1923, Hitler arrivò alla Cancelleria il 30 gennaio 1933, ottenendo nel

marzo dello stesso anno i pieni poteri. E' interessante notare come durante

le elezioni del 5 marzo 1933 il partito nazista ottenne il 44,9% dei

consensi, quindi la “nazificazione” della Germania iniziò in modo

totalmente legale e fu approvata dalla quasi maggioranza della popolazione

tedesca.

Il suo fu dunque un percorso ideologico e politico che faceva leva sul mito

della razza pura, della sconfitta delle opposizioni in vista di un sogno

pangermanico che avrebbe portato lo Stato a dominare l'intera Europa, e

sulla ricerca di “capri espiatori” su cui addossare le colpe della situazione

negativa in cui la Germania si trovava nel primo dopoguerra. I tedeschi,

quindi, stremati dalla crisi che dilagava in quegli anni, lo accolsero come

un salvatore.

BENITO MUSSOLINI

La possibilità di conquistare il potere con la forza fu prospettata per la

prima volta da Benito Mussolini il 29 settembre 1922, in una seduta

segreta della direzione fascista a Firenze. La decisione di passare all’azione

si ebbe il 16 ottobre 1922, nella riunione del gruppo dirigente fascista a

Milano. Alcuni giorni dopo, il 24 ottobre, al Congresso fascista di Napoli,

arrivò il proclama ufficiale di Mussolini: "O ci daranno il governo o lo

prenderemo calando a Roma".

Tra il 27 e il 28 ottobre 1922, il presidente del consiglio Luigi Facta,

richiamato il re da San Rossore a Roma, convocò il Consiglio dei ministri

per predisporre il decreto di stato d’assedio, che dava pieni poteri al

governo per disperdere i fascisti con l'esercito. Vittorio Emanuele III, che

alle due del mattino aveva espresso il suo accordo con la decisione del

governo, quando di prima mattina ricevette Facta con il decreto (che era

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già stato affisso nelle strade della capitale), si rifiutò di firmarlo. Caduto il

Capo del Governo, il re propose a Mussolini un ministero con Salandra,

ma il duce rifiutò sostenendo la richiesta di un governo interamente

fascista. Il 29 ottobre Vittorio Emanuele cedette e chiese formalmente a

Mussolini di formare il nuovo esecutivo.

Mussolini guidò, tra il 1922 e il 1924, un governo di coalizione tra fascisti,

liberali e popolari, attuando una forma di governo inizialmente moderata,

per poi introdurre nel 1925 le “leggi fascistissime” che trasformarono

ufficialmente il fascismo in dittatura. Esse sancivano la limitazione della

libertà di stampa e associazione, lo scioglimento dei partiti di opposizione

e la chiusura dei giornali antifascisti, fino alla formazione della lista unica

di candidati per le elezioni del 1928, momento che fece piombare

definitivamente l'Italia in uno stato totalitario.

Le motivazioni ideologiche del duce furono molto simili a quelle che

mossero il Fuhrer: l'amarezza per la “vittoria mutilata” che l'Italia subì

dopo la prima guerra mondiale e la crisi economica e sociale che dilagava

nel paese del dopoguerra. Il modo in cui il Duce riuscì a salire al governo

in Italia fu però un vero e proprio colpo di stato.

IOSIF STALIN

Dopo la rivoluzione del 1905 e la rivoluzione d'ottobre del 1917, nel 1922

Lenin fu colpito da un primo attacco della malattia che nel 1924 lo porterà

alla morte. Nell'aprile del 1922, Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio

noto come Stalin (“l'uomo d'acciaio”) fu nominato segretario generale del

partito comunista russo, dopo essersi imposto sul suo rivale Trockij, e

aveva già, prima di questo momento, concentrato su di sé un immenso

potere. Per risollevare la Russia dalla difficile condizione economica in cui

si trovava, e realizzare il controllo completo dello Stato sull'economia, egli

lanciò, tra il 1928 e il 1939, tre “piani quinquennali”. Il loro scopo era

quello di aumentare la produzione di materie prime necessarie per la

produzione di macchinari o beni di consumo e incrementare la produzione

industriale del paese: il primo (1928-1932) fece crescere la produzione del

40%, il secondo (1933-1937) del 114%, mentre il terzo fu interrotto

dall'inizio della seconda guerra mondiale.

A partire degli anni '30, l'URSS divenne un vero e proprio Stato totalitario,

nel quale la tirannide tentò di penetrare in ogni aspetto della vita:

l'economia, la cultura, le arti, la stampa vennero severamente controllate;

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quello comunista divenne il partito unico, che possedeva il monopolio sulla

cultura, sui mezzi di comunicazione e di informazione. Stalin introdusse il

“culto del capo” e, come accadde anche in Germania, tutti gli errori e gli

insuccessi del Paese vennero attribuiti ai sabotatori e agli oppositori.

Sicuramente le condizioni economiche ed industriali in generale

migliorarono, ma ad un caro prezzo: quello della perdita completa di ogni

libertà e di ogni tratto democratico della vita.

Una delle più grandi studiose del totalitarismo fu Hannah Arendt, filosofa

tedesca naturalizzata statunitense (non a caso di origini ebraiche), che parla

proprio di questo tipo di regime nella sua opera “Le origini del

totalitarismo”.

Tale regime ha i suoi pilastri nell'apparato statale, nella polizia segreta e

nei campi di concentramento.

Dopo un'analisi dettagliata sull'antisemitismo e l'imperialismo relazionati

all'ascesa dei regimi totalitari, la Arendt si concentra sul binomio

“ideologia-terrore” che permea ogni aspetto dei governi qui presi in

considerazione, che attraverso esso identificano se stessi con la natura, con

la storia e tendono ad affermarsi con la guerra.

Nazismo e stalinismo, e su una minor scala il fascismo (che la Arendt non

considera un vero e proprio totalitarismo), portarono avanti una politica di

terrore e continua repressione delle ideologie contrastanti, che sfociò sia

nelle frequenti violenze nei confronti dei presunti oppositori politici, ma

ancora peggio, nelle deportazioni all'interno dei campi di concentramento

nazisti o nei gulag russi.

Innanzitutto la scrittrice afferma come l'importanza delle masse non fu

secondaria nell'affermazione dei totalitarismi del Novecento, anzi nessuno

di essi sarebbe sopravvissuto a lungo se non avesse “goduto la fiducia

delle masse”. Con il termine “massa” bisogna però intendere una

popolazione non soggetta alla divisione in classi sociali, sfiduciata nei

confronti del sistema dei partiti, indifferente agli affari pubblici e neutrale

nella politica: è stata quindi proprio la nascita della massa ad aver

contribuito a creare le condizioni favorevoli per l'ascesa al potere dei

regimi totalitari.

Hannah Arendt giustifica il consenso al regime con l'avvento delle masse,

il dissolvimento della società classista e l'avversione nei confronti di essa,

il conflitto ideologico e soprattutto il rapporto tra le masse e il capo causato

dal processo di mobilitazione permanente del terrore. 30

Un elemento sconcertante nel successo di questi regimi è la “abnegazione”

di coloro che li seguono: essi sono disposti a non tentennare sulla loro

incondizionata fede in essi, né quando il potere colpisce qualche loro

compagno di ideologia, né quando colpisce loro stessi. Essi, al contrario,

tendono paradossalmente ad auto accusarsi e a contribuire alla propria

condanna a morte. La Arendt non ritiene che questa situazione possa essere

unicamente espressione di un radicato idealismo soffocante gli istinti di

autoconservazione, bensì possa essere causata da una“identificazione con

il movimento “ e dal “conformismo assoluto” che “sembrano aver

distrutto la stessa capacità di esperienza, anche se estrema come la

tortura o la paura della morte.”

La massa va però educata, indottrinata, conquistata. A questo proposito

entra in scena la propaganda, basata sul monopolio dei mezzi di

informazione e di comunicazione e anche sull'educazione scolastica, che

agisce al fine di imporre nelle menti degli individui l'ideologia del regime.

I totalitarismi utilizzarono radio, giornali, cinema, immagini, slogan,

occasioni mondane (le “adunate oceaniche”) e l'educazione scolastica al

fine di indottrinare le masse e ottenere un consenso sempre più ampio.

Soprattutto il nazismo fece leva sul “terrore come complemento della

propaganda”, che fece comprendere alla popolazione come essere membro

del partito nazista fosse più “sicuro” che presentare tendenze sovversive.

Questo tipo di propaganda totalitaria si ba

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