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Inglese - Ulysses by Tennyson
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Storia - I totalitarismi
Informatica - L'intelligenza artificiale
STORIA
I TOTALITARISMI: LA MENTE AL
SERVIZIO DEL POTERE
Il termine “totalitarismo” si riferisce ad un “sistema politico autoritario, in
cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo capo o in un
ristretto gruppo dirigente, che tende a dominare l’intera società grazie al
controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla
repressione poliziesca.” (Dizionario Garzanti).
All'interno del panorama storico novecentesco, in particolare, i
totalitarismi più tristemente famosi furono tre: due di destra, il nazismo
tedesco e il fascismo italiano (anche se viene più frequentemente
considerato un “totalitarismo imperfetto”), e uno di sinistra, il comunismo
russo.
I tre leader di questi movimenti, rispettivamente Adolf Hitler, Benito
Mussolini e Iosif Stalin, fecero leva su alcune particolari teorie e ideologie,
al fine di diffondere il consenso tra le masse e radicarlo nelle loro menti in
modo da introdurre un “regime del terrore” in cui ogni tipo di dissenso
politico era tassativamente proibito.
Innanzitutto vediamo brevemente come e quando questi tre personaggi
sono riusciti ad ottenere il potere rispettivamente in Germania, Italia e
Russia.
ADOLF HITLER
Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del
popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale, del
conseguente trattato di pace di Versailles e della grave crisi economica che
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affliggeva la Repubblica di Weimar. Nel 1921 diventò leader del Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, il quale presentava un
manifesto intriso di nazionalismo, antisemitismo e anticomunismo: i
membri di questo partito attribuirono la sconfitta della Germania nella
prima guerra mondiale al tradimento dei marxisti e dei pacifisti, e
sostenevano la necessità di una razza ariana pura, portando così
l'antisemitismo e il razzismo all'esasperazione.
Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei
disoccupati, e dopo alterne vicende, tra cui il fallito Putsch di Monaco del
1923, Hitler arrivò alla Cancelleria il 30 gennaio 1933, ottenendo nel
marzo dello stesso anno i pieni poteri. E' interessante notare come durante
le elezioni del 5 marzo 1933 il partito nazista ottenne il 44,9% dei
consensi, quindi la “nazificazione” della Germania iniziò in modo
totalmente legale e fu approvata dalla quasi maggioranza della popolazione
tedesca.
Il suo fu dunque un percorso ideologico e politico che faceva leva sul mito
della razza pura, della sconfitta delle opposizioni in vista di un sogno
pangermanico che avrebbe portato lo Stato a dominare l'intera Europa, e
sulla ricerca di “capri espiatori” su cui addossare le colpe della situazione
negativa in cui la Germania si trovava nel primo dopoguerra. I tedeschi,
quindi, stremati dalla crisi che dilagava in quegli anni, lo accolsero come
un salvatore.
BENITO MUSSOLINI
La possibilità di conquistare il potere con la forza fu prospettata per la
prima volta da Benito Mussolini il 29 settembre 1922, in una seduta
segreta della direzione fascista a Firenze. La decisione di passare all’azione
si ebbe il 16 ottobre 1922, nella riunione del gruppo dirigente fascista a
Milano. Alcuni giorni dopo, il 24 ottobre, al Congresso fascista di Napoli,
arrivò il proclama ufficiale di Mussolini: "O ci daranno il governo o lo
prenderemo calando a Roma".
Tra il 27 e il 28 ottobre 1922, il presidente del consiglio Luigi Facta,
richiamato il re da San Rossore a Roma, convocò il Consiglio dei ministri
per predisporre il decreto di stato d’assedio, che dava pieni poteri al
governo per disperdere i fascisti con l'esercito. Vittorio Emanuele III, che
alle due del mattino aveva espresso il suo accordo con la decisione del
governo, quando di prima mattina ricevette Facta con il decreto (che era
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già stato affisso nelle strade della capitale), si rifiutò di firmarlo. Caduto il
Capo del Governo, il re propose a Mussolini un ministero con Salandra,
ma il duce rifiutò sostenendo la richiesta di un governo interamente
fascista. Il 29 ottobre Vittorio Emanuele cedette e chiese formalmente a
Mussolini di formare il nuovo esecutivo.
Mussolini guidò, tra il 1922 e il 1924, un governo di coalizione tra fascisti,
liberali e popolari, attuando una forma di governo inizialmente moderata,
per poi introdurre nel 1925 le “leggi fascistissime” che trasformarono
ufficialmente il fascismo in dittatura. Esse sancivano la limitazione della
libertà di stampa e associazione, lo scioglimento dei partiti di opposizione
e la chiusura dei giornali antifascisti, fino alla formazione della lista unica
di candidati per le elezioni del 1928, momento che fece piombare
definitivamente l'Italia in uno stato totalitario.
Le motivazioni ideologiche del duce furono molto simili a quelle che
mossero il Fuhrer: l'amarezza per la “vittoria mutilata” che l'Italia subì
dopo la prima guerra mondiale e la crisi economica e sociale che dilagava
nel paese del dopoguerra. Il modo in cui il Duce riuscì a salire al governo
in Italia fu però un vero e proprio colpo di stato.
IOSIF STALIN
Dopo la rivoluzione del 1905 e la rivoluzione d'ottobre del 1917, nel 1922
Lenin fu colpito da un primo attacco della malattia che nel 1924 lo porterà
alla morte. Nell'aprile del 1922, Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio
noto come Stalin (“l'uomo d'acciaio”) fu nominato segretario generale del
partito comunista russo, dopo essersi imposto sul suo rivale Trockij, e
aveva già, prima di questo momento, concentrato su di sé un immenso
potere. Per risollevare la Russia dalla difficile condizione economica in cui
si trovava, e realizzare il controllo completo dello Stato sull'economia, egli
lanciò, tra il 1928 e il 1939, tre “piani quinquennali”. Il loro scopo era
quello di aumentare la produzione di materie prime necessarie per la
produzione di macchinari o beni di consumo e incrementare la produzione
industriale del paese: il primo (1928-1932) fece crescere la produzione del
40%, il secondo (1933-1937) del 114%, mentre il terzo fu interrotto
dall'inizio della seconda guerra mondiale.
A partire degli anni '30, l'URSS divenne un vero e proprio Stato totalitario,
nel quale la tirannide tentò di penetrare in ogni aspetto della vita:
l'economia, la cultura, le arti, la stampa vennero severamente controllate;
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quello comunista divenne il partito unico, che possedeva il monopolio sulla
cultura, sui mezzi di comunicazione e di informazione. Stalin introdusse il
“culto del capo” e, come accadde anche in Germania, tutti gli errori e gli
insuccessi del Paese vennero attribuiti ai sabotatori e agli oppositori.
Sicuramente le condizioni economiche ed industriali in generale
migliorarono, ma ad un caro prezzo: quello della perdita completa di ogni
libertà e di ogni tratto democratico della vita.
Una delle più grandi studiose del totalitarismo fu Hannah Arendt, filosofa
tedesca naturalizzata statunitense (non a caso di origini ebraiche), che parla
proprio di questo tipo di regime nella sua opera “Le origini del
totalitarismo”.
Tale regime ha i suoi pilastri nell'apparato statale, nella polizia segreta e
nei campi di concentramento.
Dopo un'analisi dettagliata sull'antisemitismo e l'imperialismo relazionati
all'ascesa dei regimi totalitari, la Arendt si concentra sul binomio
“ideologia-terrore” che permea ogni aspetto dei governi qui presi in
considerazione, che attraverso esso identificano se stessi con la natura, con
la storia e tendono ad affermarsi con la guerra.
Nazismo e stalinismo, e su una minor scala il fascismo (che la Arendt non
considera un vero e proprio totalitarismo), portarono avanti una politica di
terrore e continua repressione delle ideologie contrastanti, che sfociò sia
nelle frequenti violenze nei confronti dei presunti oppositori politici, ma
ancora peggio, nelle deportazioni all'interno dei campi di concentramento
nazisti o nei gulag russi.
Innanzitutto la scrittrice afferma come l'importanza delle masse non fu
secondaria nell'affermazione dei totalitarismi del Novecento, anzi nessuno
di essi sarebbe sopravvissuto a lungo se non avesse “goduto la fiducia
delle masse”. Con il termine “massa” bisogna però intendere una
popolazione non soggetta alla divisione in classi sociali, sfiduciata nei
confronti del sistema dei partiti, indifferente agli affari pubblici e neutrale
nella politica: è stata quindi proprio la nascita della massa ad aver
contribuito a creare le condizioni favorevoli per l'ascesa al potere dei
regimi totalitari.
Hannah Arendt giustifica il consenso al regime con l'avvento delle masse,
il dissolvimento della società classista e l'avversione nei confronti di essa,
il conflitto ideologico e soprattutto il rapporto tra le masse e il capo causato
dal processo di mobilitazione permanente del terrore. 30
Un elemento sconcertante nel successo di questi regimi è la “abnegazione”
di coloro che li seguono: essi sono disposti a non tentennare sulla loro
incondizionata fede in essi, né quando il potere colpisce qualche loro
compagno di ideologia, né quando colpisce loro stessi. Essi, al contrario,
tendono paradossalmente ad auto accusarsi e a contribuire alla propria
condanna a morte. La Arendt non ritiene che questa situazione possa essere
unicamente espressione di un radicato idealismo soffocante gli istinti di
autoconservazione, bensì possa essere causata da una“identificazione con
il movimento “ e dal “conformismo assoluto” che “sembrano aver
distrutto la stessa capacità di esperienza, anche se estrema come la
tortura o la paura della morte.”
La massa va però educata, indottrinata, conquistata. A questo proposito
entra in scena la propaganda, basata sul monopolio dei mezzi di
informazione e di comunicazione e anche sull'educazione scolastica, che
agisce al fine di imporre nelle menti degli individui l'ideologia del regime.
I totalitarismi utilizzarono radio, giornali, cinema, immagini, slogan,
occasioni mondane (le “adunate oceaniche”) e l'educazione scolastica al
fine di indottrinare le masse e ottenere un consenso sempre più ampio.
Soprattutto il nazismo fece leva sul “terrore come complemento della
propaganda”, che fece comprendere alla popolazione come essere membro
del partito nazista fosse più “sicuro” che presentare tendenze sovversive.
Questo tipo di propaganda totalitaria si ba