Introduzione Potere della parola e censura, tesina
“Considerate la vostra semenza: | fatti non foste a viver come bruti, | ma per seguir virtute e canoscenza.”
(La Divina Commedia: Inferno, Canto XXVI. Dante Alighieri)
C
C’è un episodio particolarmente importante, nell’esperienza di Primo Levi, deportato ad Auschwitz dal 1944 al 1945. Lui, appassionato di chimica, la letteratura non l’aveva mai studiata; non gli interessava, semplicemente. Eppure, quando Pikolo – un suo compagno poco più giovane di lui – gli chiede di insegnargli un po’ d’italiano, lui gli narra un canto dell’Inferno di Dante, il canto di Ulisse, a memoria. Ha poco tempo, solo un’ora; ma in quell’ora sente di essere tornato uomo, sente di non essersi completamente perso in quella landa deserta di esseri senza volto e senza dignità. Anche Pikolo lo ascolta ad orecchie tese; e del resto, la prima cosa che Primo farà una volta tornato a casa sarà proprio scrivere, raccontare tutto ciò che ha vissuto.
Qualche decade prima, Giuseppe Ungaretti vive un altro dramma, tutto personale: il dramma di un uomo senza patria. Un destino che condivide con il suo amico Moammed Sceab, in onore del quale scriverà “In memoria”, poesia che apre la raccolta “Porto sepolto”. Moammed non regge alla sua condizione di esiliato e si suicida; Ungaretti non farà lo stesso, disperato gesto. Il motivo, a suo dire, è che lui ha qualcosa che Moammed non aveva: un’ancora di salvezza, la poesia.
Levi e Ungaretti sono la prova di quanto la cultura sia importante per l’essere umano. Essa è, in tutte le sue sfaccettature, persino le più provocatorie, mezzo di conoscenza e di espressione della dignità umana; attraverso essa si realizza l’uomo in quanto essere pensante. Tuttavia, gli esseri pensanti non sempre sono guardati di buon’occhio da chi vuole imporre il proprio potere sugli altri. Spesso i libri – e con essi il libero pensiero – vengono censurati, bruciati, vietati; altre volte sono gli scrittori ad adeguarsi agli standard imposti “dall’alto” per non venire perseguitati. Pensiamo a famosi esempi come Galileo Galilei, Girolamo Savonarola o Giordano Bruno, ma anche a romanzi come 1984 di George Orwell o Il giovane Holden di Salinger, che hanno costruito l’adolescenza di molti ragazzi. E non è tutto: spesso siamo proprio noi ad imporre dei limiti a noi stessi, tramite una sorta di “auto-censura” di cui non ci rendiamo nemmeno conto.
Ancora oggi la censura, seppur in maniera meno eclatante, condiziona il mercato editoriale; ma la libertà d’espressione è sempre dalla parte del giusto, o non sarebbe a volte meglio mettere a tacere alcune voci troppo offensive? Le opinioni si dividono a riguardo. C’è chi incita alla libertà senza freni, e chi invece sostiene che troppa libertà possa essere nociva e addirittura pericolosa. Cosa sarebbe successo, ad esempio, se questo percorso si fosse davvero aperto con una pagina bianca e sotto, in piccolo, poche parole: “il materiale non è stato ritenuto idoneo alla pubblicazione”? Forse non sarebbe cambiato il mondo, ma io e voi, che siete qui ad ascoltarmi, avremmo perso un’occasione di confronto importante. Confronto davanti al quale spesso l’uomo fugge. Perché un uomo ignorante è un uomo che non fa domande, e vivere senza domande è tanto, tanto più semplice.
“Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini.”
(Heinrich Heine)
Collegamenti
Potere della parola e censura, tesina
Scienze umane - Inchiesta: è giusto censurare?
Scienze umane - La pervasività del potere
Filosofia - Freud e la censura psicologica
Diritto ed economia politica - La libertà di manifestazione del pensiero
Storia - L'allineamento culturale
Letteratura italiana - Censura di Govoni
Letteratura italiana - I giganti della montagna di Pirandello
Letteratura inglese - Fahrenheit 451 di Bradbury
Storia dell'arte - Bansky: If graffiti could change anything, it would be illegal
Letteratura spagnola - La censura franquista y los poetas del destierro