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Greco: una riflessione personale sulle contraddizioni che arrovellano l’animo del personaggio euripideo Medea;
Italiano: un rifugio dal mondo violento e traumatico della realtà esterna ---> “il nido” pascoliano;
Storia: una riflessione sul clima di tensione nel periodo della guerra fredda per la paura di una possibile nuova guerra, sulla “red scare” e sull’instabilità politica di quegli stessi anni in Italia con particolare attenzione al Terrorismo;
Filosofia: le nostre scelte condizionano il nostro percorso vitale è lecito averne paura. Sᴓren Kierkegaard argomenta su due scelte che conducono l’uomo a due tipi di vita differenti: Vita estetica & Vita
etica;
Scienze: la forze della natura non possono essere fermate dall’uomo ---> terremoti e vulcanesimo;
Fisica: il campo magnetico
Introduzione
La paura é una delle emozioni primarie, un’intensa emozione
derivata dalla percezione di un pericolo reale o supposto. La
paura é uno stato d’animo che riguarda l’intero genere
vivente, umano e animale. Lei arriva a toccare gli ambiti più
nascosti della nostra psiche ed è capace di condizionarla
definitivamente. Lei è nemica del cristiano, dell’ateo, del
ricco, del povero. Lei vale sempre…è onnipresente in ognuno
di noi a qualsiasi età. Nessuno è privo di paure. Per lei i
popoli si muovono, vincono e muoiono. Crea miti, la paura,
divinità assolute e inesistenti ,strappa via e da speranze: non
c’è speranza senza paura né paura senza speranza. Modifica il 2
nostro percorso vitale e le nostre scelte per mezzo dei dubbi, delle
angosce e dei timori che ci regala. Ci rende autentici ed
inautentici, unici e comuni. La paura è lo strumento più potente in
circolazione, non a caso la storia ne è pervasa. Quest’infima
nemica può essere affrontata, è vero, ma non può essere
cancellata. Genera in noi sentimenti ambiziosi e contrapposti
come il coraggio, ma il coraggio è pur sempre figlio della paura
stessa e gli uomini che si ergono ad eroi, in quanto coraggiosi,
non hanno in verità alcuna possibilità di ascesi.
La paura è ciò di cui aver paura. Ciò di cui io ho paura. Un tema
che mi affascina e che sento vicino. Per tali motivi la scelta della
mia tesina è ricaduta su questo argomento: la paura. 3
" Quando il sole tramontò, il cielo si
tinse all'improvviso di rosso
sangue...sul fiordo nero azzurro e
sulla città c'erano sangue e lingue di
fuoco i miei amici continuavano a
camminare ed io tremavo di paura e
sentivo che un grande urlo infinito
pervadeva la natura”
Munch “Il grido” 4
…della censura : un confronto tra Curzio Rufo e i protagonisti di
un brano tratto dall’ Agricola di Tacito
…di se stessi : una riflessione personale sulle contraddizioni
che arrovellano l’animo del personaggio euripideo Medea
…del mondo : un rifugio dal mondo violento e traumatico
della realtà esterna ---> “ il nido” pascoliano 5
…dell’instabilità: una riflessione sul clima di tensione nel
periodo della guerra fredda per la paura di una possibile
nuova guerra, sulla “ red scare” e sull’ instabilità politica di
quegli stessi anni in Italia con particolare attenzione al
Terrorismo
…di scegliere: le nostre scelte condizionano il nostro
percorso vitale è lecito averne paura. Sᴓren
Kierkegaard argomenta su due scelte che conducono
l’uomo a due tipi di vita differenti: Vita estetica & Vita
etica
…dei fenomeni naturali: la forze della natura non
possono essere fermate dall’uomo ---> terremoti e
vulcanesimo
…di ciò che non vediamo: il campo magnetico 6
Tacito: Agricola 1-
1 -3
1-3[1] Tramandare le gesta e le abitudini degli uomini illustri, anticamente
era usanza, e nemmeno ai nostri tempi, benché quest'età sia indifferente dei
propri uomini, si è smesso di tramandare quante volte una grande e nobile
virtù vinse e travolse vizi comuni a piccole e grandi città, ovvero l'ignoranza
del bene e l'invidia. Ma presso i nostri antichi, come era facile e più alla
portata di tutti compiere imprese degne da ricordarsi, così tutti gli uomini
più celebri d'ingegno erano spinti a tramandare la memoria della virtù senza
compiacenza o ambizione, ma soltanto dalla ricompensa della propria
coscienza. E moltissimi credettero che narrare da sé la propria virtù fosse
segno di fiducia nelle tradizioni, piuttosto che di arroganza, ma ciò non fu per
Rutilio e Scauro motivo per non essere creduti o per essere rimproverati: a tal
punto il valore, a quei tempi, venivano giudicate ottimamente, tempi in cui
molto facilmente sono generati. Ma ora, per me che mi accingo a narrare la
vita di un uomo defunto, è stato necessario chiedere indulgenza, che non
avrei mai chiesto, se avessi dovuto criticarlo:così duri e ostili alle virtù sono i 7
tempi.
[2] Abbiamo letto che Peto Trasea, essendo stato lodato da Aruleno Rustico, e
Prisco Elvidio, da Erennio Senecione, sono stati condannati a morte, e che si
infierì non solo sugli stessi autori, ma anche sui loro libri, avendo delegato ai
triumviri l'incarico che testimonianze di famosissimi ingegni venissero bruciate
nel comizio e nel foro. Evidentemente credeva che con quel rogo la voce del
popolo Romano, la libertà del senato e la coscienza del genere umano sarebbero
state cancellate, essendo stati espulsi, per di più, i professori di filosofia e
mandata in esilio ogni nobile qualità,affinché in nessun luogo si presentasse
qualcosa di onesto. Abbiamo senza dubbio dato prova di una grande pazienza; e
come il tempo passato ha visto quale fu la forma estrema di libertà, così noi
vediamo cosa sia la schiavitù, dal momento che ci è stata sottratta, attraverso le
inchieste, anche la facoltà di parlare e di ascoltare. E avremmo perso anche la
stessa memoria, oltre alla voce, se fosse stato in nostro potere dimenticare tanto
quanto tacere.[3] Ora finalmente si torna a respirare; e benché subito al primo
sorgere di un felicissimo secolo l'imperatore Nerva abbia mescolato due cose un
tempo inconciliabili, ovvero il principato e la libertà, e benché Nerva Traiano
accresca ogni giorno la felicità dei tempi, e la sicurezza pubblica non si regga 8
più soltanto sulla speranza e il desiderio, ma sulla fiducia e la forza dello
stesso desiderio, tuttavia, per la natura della debolezza umana, i rimedi sono
più lenti dei mali; e come i nostri corpi crescono velocemente, lentamente si
consumano, così gli ingegni e gli studi più facilmente li potresti opprimere
che richiamarli in vita: perché inoltre subentra la dolcezza della stessa
ignoranza, e l'ozio, un tempo odiato, viene infine amato. Perché allora, se per
15 anni, grande tempo della vita mortale, molti morirono per circostanze
fortuite, tutti gli uomini più vivaci per la ferocia dell'imperatore, mentre noi,
pochi,come vorrei dire, siamo sopravvissuti non solo agli altri ma anche di
noi stessi,essendo stati tolti dal mezzo della nostra vita degli anni con i quali
giovani giungiamo alla vecchiaia, e vecchi quasi allo stesso confine dell'età
passata in silenzio? Tuttavia,non mi rincrescerà di aver composto, anche se
con espressioni disadorne e rozze, la memoria della passata servitù e
la testimonianza dei beni presenti. Intanto, questo
libro, destinato all'onore di mio suocero Agricola, per la dichiarazione della
devozione o sarà lodato o sarà scusato. 9
Pascoli: X agosto
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano. 10
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
Oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male! 11
Medea versi 1020-1080 Hai ragione.Ma ora torna a casa e pensa ai figli
miei come ogni giorno.
Oh figli, figli miei, che una città avete ormai e
una casa dove lontani da me, sventurata,
abiterete sempre senza più vostra madre.Io in
altra terrà andrò, lontano, prima d’aver potuto
godere 12