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Sintesi

Introduzione Mito, tesina




La seguente tesina di maturità tratta del tema del mito.
Il termine "mito" deriva dal greco mythos, che significa “parola, racconto”; tuttavia sarebbe sbagliato identificarlo come semplice narrazione, poiché esso, fin dall’antichità, è stato uno strumento per comprendere la realtà. Nel linguaggio comune la parola "mito" indica qualcosa di favoloso o di irraggiungibile, che viene in qualche modo amplificato e allontanato dal reale. Nel suo significato primario tale termine rinvia invece al potere sacrale della parola e alle origini stesse dell'umanità. Non appena gli uomini hanno iniziato a comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e per fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende. 

Collegamenti


Mito, tesina



Italiano - Cesare Pavese
Latino - Amore e Psiche nelle metamorfosi di Apuleio
Inglese - Joyce's Ulysses
Filosofia - Apollineo e Dionisiaco di F. Nietzsche
Storia - Il mito del XX secolo di Alfred Rosenberg
Arte - Amore e Psiche di A. Canova
Matematica - Il rettangolo aureo e la successione di Fibonacci
Fisica - La gravità e la curvatura dello spazio tempo
Geografia Astronomica - La cosmogonia e il Big Bang
Estratto del documento

1. Introduzione: Cos’è il

mito?.............................................................................pag.3

2. Il mito come proto-scienza: la Cosmogonia

………………………………………………..pag.4

3. La gravità e la curvatura dello spazio-

tempo……………………………………………….pag.6

4. Il mito come memoria collettiva: La poetica del mito di C.

Pavese………………pag.8

5. Joyce’s

Ulysses………………………………………………………………………………………

…….pag.9

6. La favola di Amore e Psiche nelle Metamorfosi di

Apuleio………………………….pag.10

7. A. Canova: Amore e

Psiche………………………………………………………………………….pag.14

8. F. Nietzsche: Apollo e

Dioniso……………………………………………………………………..pag.15

9. Il mito come perfezione ideale: Il mito del XX

secolo………………………………….pag.17

10. La sezione aurea e il rettangolo

aureo………………………………………………………..pag.19

11. Conclusione…………………………………………………………………………

……………………..pag.21 2

Introduzione

COS’È IL MITO?

Il termine "mito" deriva dal greco mythos, che significa “parola, racconto”;

tuttavia sarebbe sbagliato identificarlo come semplice narrazione, poiché esso,

fin dall’antichità, è stato uno strumento per comprendere la realtà. Nel

linguaggio comune la parola "mito" indica qualcosa di favoloso o di

irraggiungibile, che viene in qualche modo amplificato e allontanato dal reale.

Nel suo significato primario tale termine rinvia invece al potere sacrale della

parola e alle origini stesse dell'umanità. Non appena gli uomini hanno iniziato a

comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e per

fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio

mondo e alle proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende.

La mitologia, per i popoli che hanno costruito su di essa la propria identità

culturale, ha il significato primordiale di dire (e cioè di descrivere,

rappresentare, ecc.), attraverso un testo narrativo, il reale conosciuto. Il mito è,

in origine, un mezzo per "significare" le cose; solo successivamente diviene un

enorme deposito di narrazioni, situazioni e personaggi cui si può fare

riferimento anche in ambito letterario.

Il mito nasce dall'esigenza profonda di rispondere alle grandi domande sulle

origini dell’universo e dell’umanità .

La mitologia dunque rappresenta una sorta di "proto-scienza": è il modo in cui

l'uomo cerca di spiegare il perché delle cose.

Il mito è molto importante, in quanto veicola i fondamenti morali e le credenze

religiose su cui poggia la struttura sociale dei popoli dell’antichità. Le narrazioni

mitiche contribuiscono a formare il patrimonio di credenze e di valori in cui un

popolo si identifica, la cosiddetta “memoria collettiva". In questo senso, la

mitologia è stata in primo luogo, per i popoli antichi, un mezzo di conoscenza

del mondo e di trasmissione di credenze, ideali e princìpi etici.

È chiaro dunque quanto il mito non sia una semplice narrazione ma uno

strumento conoscitivo precedente all’analisi scientifica e storica. Per questo

motivo è possibile analizzare il mito sotto i suoi diversi aspetti, i quali possono

essere riassunti in tre punti:

Il mito come proto-scienza

 Il mito come memoria collettiva e analisi dell’esperienza umana

 Il mito come perfezione ideale

 3

-IL MITO COME PROTO-SCIENZA

L’elaborazione di miti e leggende rappresentava, nel passato, un

tentativo di spiegare e di razionalizzare quelli che erano i fenomeni

naturali. Il mito rappresenta quindi una scienza del passato o una

proto-scienza, poiché indaga il reale con la finalità di spiegare,

individuando le cause primarie, i fenomeni.

Il mito della creazione

LA COSMOGONIA

L’interesse dell’uomo per quanto riguarda l’universo e la sua creazione ha

origine già nelle prime civiltà. Per spiegare l’origine del cosmo l’uomo ha

inventato i miti cosmogonici, nei quali la creazione veniva attribuita spesso a

entità superiori, le divinità. Vi è una grande presenza di miti cosmogonici, i

quali variano in base alle tradizioni e alle credenze dei popoli che li hanno

creati.

C'è chi faceva risalire tutto all'opera di un unico dio, oppure alla lotta fra diversi

dei, oppure all'esistenza di un uovo primordiale da cui sarebbe nato l'universo.

Uno dei miti cosmogonici di maggior fama è quello del “diavolo imbroglione”

elaborato dal popolo zingaro .

"In principio, prima della creazione del mondo, c'era solo una grande distesa

d'acqua. Dio era adirato di non avere né fratelli, né amici, e, in un momento di

furia, scagliò il suo bastone contro la superficie delle acque. Il bastone si

trasformò in un enorme albero e sotto l'albero dio scorse il diavolo.

"Buongiorno, fratello mio - gli diceva il diavolo - io d'ora in avanti sarò il tuo

compagno di viaggio". Per nove giorni vagarono sulla superficie delle acque,

ma Dio si accorse che il diavolo non era un amico sincero. Il nono giorno il

diavolo disse: "Perché, mio Signore, non creiamo altri esseri che possano

rallegrare la nostra vita?" "D'accordo - rispose il Signore - creiamo il mondo e

popoliamolo di uomini. Ti insegnerò io come fare. Immergiti nella profondità

delle acque e portami della sabbia. Quando avrò la sabbia pronuncerò il mio

nome e dalla sabbia nascerà il mondo". Il diavolo allora si immerse nel mare e

dal fondo prese una manciata di sabbia, ma invece di portarla in superficie

pronunciò subito il suo nome: "Diavolo!". Sperava così di poter creare egli

stesso il mondo, ma la sabbia divenne infuocata e gli ustionò le mani. Per nove

giorni il diavolo tentò di ingannare Dio, ma ogni volta la sabbia diventava

rovente e gli bruciava una parte del corpo. Dio, allora, vedendo il diavolo tutto

scottato capì l'inganno. "Sei davvero un cattivo amico - gli disse -, se questa

volta non mi porti la sabbia ti brucerai completamente". Il diavolo fu costretto a

consegnare la sabbia a Dio. E fu allora sufficiente che colui che è padrone del

cielo e della terra pronunciasse il suo nome, "Dio!", perché la sabbia prendesse

forma di mondo, con i mari e i fiumi, i monti, le valli, animali ed alberi di ogni

tipo. Ma il diavolo era proprio un grande imbroglione. Appena vide il mondo

scelse per sé il luogo più bello: "Io abiterò sotto questoalbero frondoso al

centro della terra". Questa volta, però, Dio non si fidò più del diavolo e lo fece 4

sprofondare sotto terra. E allora dall'albero caddero molte foglie e ogni foglia

generò un uomo".

Di grande fama è anche il mito del Demiurgo, il divino artigiano, descritto per la

prima volta da Platone. Il Demiurgo è un semidio che ha il compito di plasmare

la chora, ovvero la materia, secondo quanto era presente nel mondo delle idee.

In contrapposizione ai miti cosmogonici ci sono le teorie scientifiche sulla

creazione dell’uiverso.

La teoria del Big Bang

La teoria più seguita, riguardo la creazione dell’universo, ovvero quella del Big

Bang, è stata elaborata dal fisico ucraino George Gamow.

Secondo la suddetta teoria, l’universo era inizialmente concentrato in un

volume più piccolo di quello di un atomo e aveva densità infinita, temperature

di miliardi di gradi e vi era l’assenza dello spazio e del tempo. In un

determinato istante, questo “uovo cosmico” cominciò a squarciarsi e ad

espandersi; tuttavia questa espansione non può essere definita un’esplosione

poiché mancavano lo spazio e il tempo. La suddetta espansione generò quello

che noi chiamiamo universo, e di conseguenza anche il tempo, lo spazio e la

materia. Inizialmente la forza che regolava l’universo era solo una, la quale si

divideva in forza di gravità, forza elettromagnetica, forza debole e forza forte.

Alla creazione dell’universo segue la fase dell’inflazione, durante la quale

cominciò una rapida espansione dell’universo e un conseguente abbassamento

delle temperature. Liberata una gran quantità di calore, l’espansione cominciò

ad attuarsi con un ritmo più lento, e si passò alla fase della sfera di fuoco, nella

quale la materia cominciò a condensarsi prima in particelle elementari, ovvero

quark ed elettroni, e poi in particelle maggiori, protoni e neutroni. Alla fase

della sfera di fuoco segue la comparsa della luce nell’universo (Fiat lux), a

causa della separazione tra la materia e la radiazione. L’universo dopo il primo

miliardo di anni assume condizioni fisiche simili a quelle moderne; tuttavia esso

è ancora oggi in continuo cambiamento, in quanto sembrerebbe che

attualmente stia vivendo una nuova fase di espansione. 5

La relatività generale

GRAVITÀ E CURVATURA DELLO SPAZIO TEMPO

Nella relatività generale, Einstein, introduce il concetto di gravità affermando

che essa è data dalla presenza di masse nell’universo, le quali incurvano lo

spazio-tempo. 6

Le parti di spazio-tempo più vicine alle masse hanno curvature più accentuate

di quelle che si trovano lontano da esse. Una volta nota la distribuzione delle

masse, l’equazione di campo di Einstein permette di calcolare qual è la

geometria dello spazio. La forza di gravità, grazie allo studio di Einstein, non è

più considerata una forza attrattiva tra due masse, ma appare come un effetto

della geometria dello spazio in cui esse si muovono; sono quindi le masse che

dicono allo spazio-tempo come incurvarsi, ed è lo spazio tempo che dice alle

masse come muoversi. La gravità è sostanzialmente spazio-tempo curvo in

azione.

Le curvature dello spazio-tempo sono però percepibili solo quando entrano in

gioco grandi masse. La zona di Universo in cui ci troviamo, nelle vicinanze della

Terra, è “quasi piatta”, perché il nostro pianeta non ha una massa molto grande

rispetto a quella tipica dei corpi celesti.

Essendo lo spazio-tempo curvo, la distanza tra due masse non può essere

considerata una retta ma bensì una curva. Le curve di minima lunghezza che

uniscono due punti si chiamano curve geodetiche o semplicemente geodetiche.

Lo spazio-tempo, nella relatività generale, sembra in qualche modo sorreggere

le masse dei pianeti e dei corpi celesti. Gli antichi greci, pur ignorando

l’esistenza della gravità e della curvatura dello spazio, sembrava sapessero che

la Terra non è un corpo celeste che fluttua nel vuoto. La mitologia greca vuole

che a sostenere il nostro Pianeta fosse il titano Atlante, definito “colonna del

cielo”. Condannato ad un supplizio per avere ostacolato l’ascesa di Zeus,

Atlante fu costretto a sostenere per l’eternità la volta celeste e le terre. 7

-IL MITO COME MEMORIA COLLETTIVA E ANALISI

DELL’ESPERIENZA UMANA

Il mito rappresenta una fonte importantissima di informazione

riguardo le civiltà che si sono succedute nel tempo. I dati contenuti 8

nel mito non sono altro che il patrimonio di credenze e tradizioni

che accomunano gli uomini e l’agire umano; i miti, dunque, sono

strutture base dell’intelletto umano, o come direbbe Carl Gustav

Jung, archetipi, sui quali si basano e si costruiscono le individualità.

C.Pavese

LA POETICA DEL MITO

“Senza mito – l’abbiamo già ripetuto – non si dà poesia: mancherebbe

l’immersione nel gorgo dell’istinto, che della poesia ispirata è condizione

indispensabile. Noi ora non vogliamo tentare una tipologia dell’ispirazione […]

– vogliamo semplicemente ricordare che in ciascuna cultura e in ciascun

individuo il mito è di sua natura monocorde, ricorrente, ossessivo.”

Dal saggio “Raccontare è monotono” di C. Pavese

Cesare Pavese considera il mito come un elemento essenziale e integrante

della sua produzione letteraria. Esso rappresenta il patrimonio di credenze e

tradizioni comuni a tutti gli uomini, ovvero quegli “archetipi” in cui si manifesta

l’inconscio collettivo. Il mito è dunque l’elemento preesistente, comune e

universale che però, rimanendo a livello del subconscio, si presenta come

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