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Sintesi
Filosofia: Neurofilosofia, Freud e la psicanalisi

Italiano: Gabriele D'Annunzio

Storia: Le Bon e la psicologia della folla, Totalitarismi

Fisica: La polarizzazione dei domini di Weiss

Inglese: George Gordon Byron

Latino: Seneca

Storia dell'arte: "La libertà che guida il popolo" Delacroix
Estratto del documento

Un fenomeno fisico affascinante: la

 polarizzazione dei domini di Weiss

Conclusione: l’eroismo della folla

Introduzione: un viaggio tra psicologia e filosofia

Se dovessimo descrivere la società odierna in poche parole, sicuramente

utilizzeremmo termini come “conformismo”, “omologazione” e “ipocrisia”.

Questo perché la tendenza a uniformarsi a opinioni, usi e comportamenti

socialmente e politicamente prevalenti si è ormai diffusa in tutti gli strati della

popolazione e soprattutto nelle nuove generazioni – basti pensare alla filosofia

del gruppo. Del resto, l’eredità trasmessa da un secolo che come il XX ha visto

sorgere le società di massa, la folla intesa come fenomeno sociale e la sua

apoteosi espressa nei totalitarismi, ha contribuito profondamente a tale scopo.

Per questo motivo molti esperti dedicano tuttora notevole attenzione a quella

che viene definita la “psicologia collettiva”, che seppur profondamente

revisionata e trasformata nel corso degli anni mantiene un indubbio fascino. In

particolare la neurofilosofia, una disciplina di genesi recente fondata sugli studi

di Patricia Churchland che si propone di trovare un terreno comune tra

neuroscienze e pensiero, ha proposto un approccio originale all’argomento:

tenta di analizzare le questioni filosofiche inerenti alla tematica, come per

esempio l’assoggettamento dell’Io individuale a quello collettivo, basandosi

sulle scoperte degli ultimi decenni nell'ambito dei meccanismi fondamentali

che regolano il cervello umano.

Attualità e rilevanza storica dell’argomento: queste sono le motivazioni quindi

che mi hanno spinto ad intraprendere la trattazione del tema del fenomeno

della “collettività” con un metodo neurofilosofico. In questo breve ma

significativo viaggio, mi concentrerò sopratutto sul concetto di “folla”, intesa

come aggregato estemporaneo di individui, e sulle sue caratteristiche,

soffermandoci in particolare sui metodi per conquistarla e controllarla

politicamente.

Prima di avventurarmi nel cuore della trattazione però, sarà interessante

esaminare l’impatto che la tematica in questione ha avuto in ambito letterario.

Del fatto che persino 2000 anni fa Seneca trattava di questo argomento non

c’è affatto da meravigliarsi, se si considerano i principi della dottrina stoica. Il

celebre filosofo reputa infatti la folla come fonte di mali e di vizi, in cui un

animo buono ma non ancora radicato nel bene può perdersi: occorre, come

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predica lo stoicismo, tralasciare il “negotium” per dedicarsi completamente

all’”otium”, e questo non può avvenire in un ambiente così corrotto e

degradato come quello del volgo.

Seneca, tuttavia, non è stato il solo a battersi contro l’omologazione alla folla.

Sicuramente meritevole di nota, il poeta, appartenente al secondo

Romanticismo inglese, George Gordon Byron ha espresso questa accusa in

molte sue poesie, delineando le caratteristiche di un personaggio

estremamente affascinante (quello del “Byronic hero”) che si sente superiore

alla massa e non intende appartenervi e che lotta incessantemente contro

l’ipocrisia della società.

A questo punto, introdurrò il punto focale del discorso, ovvero il pensiero di

Gustav Le Bon, patriarca della psicologia collettiva che nel clima culturale di

fine ‘800 per primo si dedicò all’argomento. Egli considerava la folla attraverso

il modello della patologia, secondo cui l’influenza sociale a cui è sottoposta è

vista come suggestione, ossia un meccanismo psicologico che sottrae

l’individuo ai freni inibitori e fa emergere quanto di inaccettabile vi è in lui.

In seguito, tratterò della psicologia sociale con lo strumento della psicanalisi

freudiana e con l’originale visione del neurologo viennese, in cui viene

enfatizzata nello studio della folla la dimensione inconscia: secondo Sigmund

Freud infatti gli individui sarebbero spinti a riunirsi in gruppo per far emergere a

livello inconscio le forze pulsionali non più inibite e per far rivivere le forze

sottostanti al complesso edipico.

Tuttavia, mentre queste ultime due concezioni sulla folla fanno emergere il suo

carattere negativo e di minaccia per l’ordine sociale, dato che essa è lo spazio

dove possono esplodere l’emotività, l’irrazionalità e le passioni inconsce

solitamente tenute a freno dalle inibizioni della coscienza individuale, diversa è

la posizione di James Surowiecki, giornalista e scrittore statunitense, che la

identifica come saggia e custode di una razionalità intrinseca. La sua visione

sintetizza efficacemente una delle critiche principali che viene rivolta a Le Bon

e quindi sarà importante affrontarla.

Dopo quindi una trattazione filosofica e psicologica, il mio intento sarà studiare

come questo argomento abbia influenzato il corso della storia. In poche parole,

analizzerò la struttura tipica dei totalitarismi e la loro capacità di coinvolgere la

folla e di immedesimarsi in essa. Il fascismo, il nazismo e lo stalinismo sono

riusciti a mettere in pratica ciò che Le Bon solo teorizzava, creando un

imponente sistema socio-politico destinato a sconvolgere gli equilibri

internazionali. In questo caso, il ruolo della propaganda, del culto della

personalità, delle celebrazioni mitiche ha sicuramente giocato un ruolo

preponderante nell’attuazione e nella stabilità dei vari regimi.

Figura di spicco, portatrice di questa ideologia In Italia e quindi degna di essere

menzionata è sicuramente quella di Gabriele D’Annunzio, celebre artista

vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, vero e proprio trascinatore di folle

nonché poeta-Vate dell’Italia fascista. L’importanza del suo ruolo nella società è

testimoniata dalla profonda stima e al tempo stesso dalla probabile rivalità con

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Benito Mussolini, che si può evincere dai loro frequenti scambi epistolari.

Infine, curioso sarà approfondire un particolare fenomeno fisico che avviene in

presenza di elementi ferromagnetici, ovvero quello della polarizzazione

magnetica, secondo cui i “magnetini” elementari che li compongono, disposti

casualmente in un primo momento, in presenza di un campo magnetico

esterno si orientano parallelamente tra loro e, rivolti verso la stessa direzione,

formano un magnete. Questo comportamento è del tutto analogo a quello che

avviene nella folla nei regimi totalitari, in cui il singolo perde la sua individualità

e si conforma insieme a tutti gli altri a quella del capo (campo magnetico

esterno).

Per concludere, “Massa e potere” è un’opera di Elias Canetti, scrittore bulgaro

premio Nobel per la letteratura nel 1981. Nonostante le tesi che espone nel suo

saggio siano in contrasto con le visioni di Freud e di Le Bon, ho ritenuto

appropriato e significativo intitolare il mio lavoro in questo modo. Il reale scopo

che mi sono proposto, infatti, analogamente a quanto fatto da Canetti, è stato

quello di ricostruire e analizzare - utilizzando gli strumenti propri della

psicologia, della filosofia e anche facendo uso di riferimenti letterari - uno degli

aspetti fondamentali dei regimi totalitari novecenteschi, che hanno contribuito

a cambiare drasticamente il volto della storia: quello del rapporto con la folla,

con la massa.

Anche il cervello ha un’anima: la neurofilosofia di

Patricia Churchland

Se vuoi capire la mente devi capire il cervello

“ ” (P. Churchland)

«La neurofilosofia cerca di rispondere a domande che stanno al confine tra le

neuroscienze, la psicologia e la filosofia, ossia a interrogativi che riguardano i

processi decisionali, la coscienza del mondo

circostante, la consapevolezza di sé, le origini del

comportamento morale e così via, e si occupa

anche di genetica e di biologia evoluzionistica ».

Questa è la definizione assegnata da Patricia

Churchland, ordinario di filosofia all'Università di

San Diego e autrice, spesso insieme ai più

importanti nomi delle neuroscienze mondiali, di

pubblicazioni fondamentali sulle principali riviste

scientifiche, nonché di libri divulgativi nei quali

cerca di spiegare perché è indispensabile

unificare le scienze del cervello e quelle della

mente, come recita il sottotitolo del libro del 1989

chiamato appunto “Neurophilosophy”. L’idea di

base su cui tale disciplina si fonda è che se si

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vuole comprendere la natura della mente, è necessario comprendere la natura

del cervello. Tra queste due nature, c’è uno stretto rapporto di compensazione

reciproca: sia le neuroscienze infatti stanno influenzando profondamente il

pensiero filosofico, perché con le loro certezze hanno messo in dubbio la

visione classica della separazione tra mente e cervello proponendo modelli

alternativi, sia le nuove visioni filosofiche stanno modificando anche l'approccio

alle neuroscienze. Per questo nell’immediato futuro si renderà necessaria una

collaborazione sempre più stretta tra filosofi e neuroscienziati. La conoscenza

del sistema cerebrale, notevolmente ampliata dalle scoperte degli ultimi

decenni, sembra quindi proporsi come chiave per una molteplicità di fenomeni

che vanno oltre le semplici capacità cognitive, come la percezione, il

ragionamento, la memoria, e si estendono alla comprensione della mente

altrui, e all’azione umana in settori sempre più ampi come l’economia, l’etica,

l’estetica, la politica, la teologia, il marketing.

Quello su cui è importante focalizzare però, è che questo nuovo approccio alla

filosofia non ha la pretesa di cancellare il passato, di imporsi come nuova

disciplina che scavalca la classica impostazione filosofica tipica del pensiero

occidentale, quanto piuttosto quella di una speculazione filosofica originaria, un

ritorno alla concezione della filosofia quale amore per la conoscenza, un

abbandono quindi della posizione dogmatica in vista dell’interazione con gli

altri saperi. Non si vuole infatti ridurre la filosofia a uno scientismo, ma

semmai trovare un campo neutro nel quale far convergere il sapere teoretico

tipico del pensiero classico e il sapere scientifico delle neuroscienze. L’obiettivo

principale è quindi quello di superare il dualismo mente – sistema nervoso,

opposizione che in termini ontologici era stata analizzata anche da Cartesio

(“res cogitans” vs “res extensa”), riuscendo a connettere più saldamente le

scienze dell’uomo con le scienze della natura. Pur ammettendo che per

studiare la mente sono necessarie

categorie, concetti e strumenti speciali e

diversi da quelli che si usano nello studio

degli altri fenomeni naturali, proprio le

neuroscienze hanno aperto alla possibilità,

ambiziosa ma estremamente affascinante,

di unificare la mente al resto della realtà,

permettendo una comprensione globale e

divenendo principale strumento di

interpretazione. Già Albert Einstein intuiva

che: “ Un essere umano è parte di un intero

chiamato universo. Egli sperimenta i suoi

pensieri ed i suoi sentimenti come qualcosa di

separato dal resto: una specie d’illusione ottica

della coscienza. Quest’illusione è una specie di

prigione. Il nostro compito deve essere quello di

liberare noi stessi da questa prigione, attraverso l'allargamento del nostro circolo di

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conoscenza e di comprensione, sino ad includere tutte le creature viventi e l'interezza

il vero

”. Del resto, come sempre lui affermava, “

della natura nella sua bellezza

valore di un uomo dipende dal grado e dal senso in cui ha raggiungo la

liberazione dal sé”.

Quindi i neuroscienziati, oggigiorno, non mostrano più esitazioni ad affrontare

questioni che solo fino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato si

potessero analizzare con metodo sperimentale, inclusi: la coscienza, la

consapevolezza, il sentimento religioso e, appunto, il comportamento

cooperativo, la morale sociale e l’altruismo.

Una delle caratteristiche principali della neurofilosofia inoltre è quella di ambire

a realizzare una particolare “teoria del tutto” in grado di ridurre tutte le

scienze, in ultima analisi, ad una scienza del cervello, dato che un approccio

teorico integrato di diverse discipline sembra fornire una migliore spiegazione

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