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Inglese: Analisi e commento del film Zelig (1983) di W. Allen
Storia dell'arte: Le maschere di James Ensor, analisi delle opere L'ingresso di Cristo a Bruxelles e Autoritratto tra maschere
Italiano: Luigi Pirandello, contrasto Vita e Forma, analisi dei romanzi Il fu Mattia Pascal e Uno, nessuno e Centomila
Filosofia: S. Freud, la seconda topica
INDICE
Introduzione………………………………………………………………… pag. 3
Mappa concettuale…………………………………………………………. pag. 5
La maschera nel teatro greco e latino........................................................... pag. 6
- La maschera e le sue funzioni……………………………………………. pag. 6
- La maschera nella tragedia greca………………………………………… pag. 7
- La maschera nella commedia greca……………………………………… pag. 8
- La maschera nel teatro latino…………………………………………….. pag. 10
The man who changes: Leonard Zelig…………………………………… pag. 11
- Plot and analysis…………………………………………………………. pag. 11
- Comment………………………………………………………………… pag. 13
Alla ricerca d’autenticità in un mondo di fantocci: James Ensor………. pag. 16
- La poetica di Ensor………………………………………………………..pag. 16
- Analisi dell’opera “L’ingresso di Cristo a Bruxelles”(1888-89)………. pag. 17
- Analisi dell’opera “Autoritratto tra maschere”(1899)………………….. pag. 19
Tra apparenza e realtà: Luigi Pirandello………………………………… pag. 21
- Vita……………………………………………………………………… pag. 21
- La poetica di Pirandello………………………………………………….. pag. 22
- “Il fu Mattia Pascal” (1904)……………………………………………… pag. 23
a) Trama ………………………………………………………………... pag. 23
b) Analisi……………………………………………………………….. pag. 25
- “Uno, nessuno e centomila”……………………………………………… pag. 29
a) Trama ………………………………………………………………… pag. 29
b) Analisi………………………………………………………………… pag. 30
Le norme sociali limitano il soddisfacimento delle pulsioni: S. Freud….... pag. 34
- L’importanza dell’inconscio…………………………………………….... pag. 34
- Il sogno e la dimensione onirica………………………………………….. pag. 34
- La libido e le nevrosi……………………………………………………... pag. 35
- La seconda topica………………………………………………………… pag.36
Conclusioni………………………………………………………………….. pag. 38
Bibliografia………………………………………………………………….. pag. 39
Sitografia per immagini………………………………………………….. pag. 40 1
INTRODUZIONE
“Niente è come sembra, niente è come appare
perché niente è reale”
[ Niente è come sembra- Franco Battiato] 2
Nella società attuale si sentono spesso espressioni come “togliti la maschera”, “ rivelati per ciò che
sei e non per ciò che vorresti essere”, a voler indicare un atteggiamento umano, conscio o meno,
non autentico, adottato dall’individuo, spesso sotto la pressione di convenzioni sociali. L’uomo, pur
di mantenere un’identità sociale definita ed accettata dalla collettività, indossa metaforicamente una
maschera.
Ho deciso di analizzare la maschera in tutte le sue sfaccettature perché penso sia un affascinante
strumento che permette di cogliere dimensioni misteriose ed irreali. Si pensi, per esempio, al
carnevale durante il quale adulti e bambini, travestendosi, assumono, per un giorno, identità
irraggiungibili nella vita reale, appaiono,quindi, per ciò che non sono. Il dualismo “essere” e
“apparire” è molto attuale nella nostra società. Ma è meglio “essere” o “apparire”? E soprattutto,
oggi è ancora possibile “essere” ? “Oltre la maschera …” nasce con l’intento di rispondere in modo
soddisfacente, a questi due interrogativi.
Nel mio elaborato, presento, inizialmente, la maschera, intesa come strumento utilizzato nel teatro
greco e latino, poi, la considero come mezzo attraverso cui è possibile apparire.
Nell’antichità, la maschere, indossate dagli attori durante le rappresentazioni teatrali, favorivano la
perdita di una reale caratterizzazione e l’immediato coinvolgimento degli interpreti nella parte
recitata, identificando per ognuno un ruolo preciso e durevole ed uno status definito.
Oggi, contrariamente alla tradizione classica, si identificano “maschere camaleonte” maschere, cioè,
in continua mutazione, dal momento che l’uomo modifica perennemente il suo apparire adattandosi
a convenzioni sociali e rituali, impostagli dalla collettività. Emblematico, in questo senso, è il
personaggio di Leonard Zelig, interpretato da Woodie Allen nel celebre film “Zelig” (1983), che,
affetto da una malattia psichica, assume identità e ruoli sempre diversi, in base al contesto e alle
persone che lo circondano. Questo aspetto viene trattato nell’elaborato in lingua inglese.
Le maschere odierne diventano il simbolo di un’umanità che non conosce più il limite tra la verità e
la finzione, tra la realtà e la virtualità. L’uomo, infatti, a seguito dell’affermazione di una società
tecnologica, perde la propria identità, influenzato dagli ideali borghesi e dagli slogan pubblicitari. È
questa la realtà descritta dai dipinti espressionisti di James Ensor, “L’ingresso di Cristo a
Bruxelles” e “Autoritratto tra maschere”.
L’essere umano è un eterno zimbello della società, egli è costretto a vivere in quella che Pirandello
chiama la Forma. Secondo l’autore, l’individuo indossa una maschera che da una parte lo conduce
alla disintegrazione della sua identità e dall’altra gli evita l’isolamento dalla collettività. In questa 3
circostanza l’uomo si “guarda vivere”, è un inetto. Rappresentativi, in tale ottica, sono Mattia
Pascal, protagonista de “Il fu Mattia Pascal” (1904), e Vitangelo Moscarda, protagonista di “Uno,
nessuno e centomila” (1925). Entrambi i personaggi vivono, in modi differenti, il problema
dell’identità e della progressiva frammentazione dell’Io.
Come anticipato dai romanzi di Pirandello, l’Io dell’uomo è limitato dalle convenzioni sociali.
Questo aspetto viene posto in luce anche nella seconda topica, elaborata da Freud nel 1920, dove
distingue tre istanze psichiche: Es, Super- io ed Io. Secondo lo psicanalista l’interiorizzazione di
norme sociali e proibizioni, che corrisponde all’istanza psichica del Super- io, limita le pulsioni che
risiedono nell’istanza psichica dell’Es. In tal modo, quindi, l’uomo, non rivela immediatamente
tutto ciò che desidera. L’io, invece, permette all’uomo di relazionarsi con la realtà che lo circonda e
fa in modo di bilanciare le richieste provenienti dell’Es con quelle provenienti dall’esterno.
Attraverso il principio di realtà l’Io permette all’uomo di soddisfare le pulsioni compatibilmente
alla manifestazione di azioni socialmente accettate. In questo senso si dice che l’Io maschera le
pulsioni.
Secondo Freud l’uomo riesce a manifestare i suoi desideri repressi soltanto nel sogno, dove vi è un
livello di censura minore e dove egli si sente libero dalle convenzioni sociali che lo limitano nella
vita reale.
Nel realizzare il lavoro ho riscontrato difficoltà a reperire materiale, soprattutto per quanto concerne
le informazioni sulla maschera nell’ambito del teatro latino. Mi sono servita sia di materiale
cartaceo, sia di materiale filmico e audiovisivo.
MAPPA CONCETTUALE 4
Tesi: Oggi l’uomo adatta la sua personalità alle convenzioni sociali imposte in un determinato
periodo di tempo. Con questo elaborato si vuole dimostrare come tale atteggiamento conduca
l’uomo ad indossare metaforicamente una maschera, che non può essere rimossa, al fine di non
essere escluso dalla collettività.
La maschera
come mezzo per celare la propria come elemento del
identità:il sopravvento teatro:
dell'omologazione e la perdita di evoluzione nel teatro
una reale caratterizzazione. greco e latino
Contrasto essere e apparire
Arte:
James Ensor Inglese: Greco e Latino:
Analisi dell'opera Analisi e il ruolo della
"l'ingresso di Cristo a commento del film maschera nel teatro
Bruxelles" e "Zelig"
"Autoritratto tra
maschere" Filosofia:
Italiano: Freud: cenni al sogno
Pirandello e il teatro e alle nevrosi,
del primo Novecento. teoria delle istanze
"Il Fu Mattia Pascal" e psichiche
"Uno nessuno
Centomila" 5
LA MASCHERA NEL TEATRO GRECO E LATINO
La maschera e le sue funzioni
La maschera, intesa come elemento tipico del teatro, viene impiegata già nel mondo greco del V
secolo a.C. In tale periodo nasce, infatti, il teatro come istituzione che educa gli abitanti della πόλις,
1
in occasione delle feste di Dioniso.
La maschera aveva prettamente una funzione scenica, permetteva il passaggio da un’identità
individuale ad una fittizia, apportando rilevanti modifiche al volto dell’attore. Essa favoriva una più
chiara caratterizzazione del personaggio e un’immediata comprensione del ruolo svolto da questo
all’interno della rappresentazione teatrale, dal momento che pochi attori, solo maschi,
interpretavano più parti. Alla maschera si riconosce, sin dalle sue origini, una funzione acustica, di
amplificazione della voce, anche se, come sottolinea Umberto Albini, “ l’effetto megafono è più
verosimile nel IV secolo, supponendo una bocca dall’interno stretto che si allargasse molto in
2
apertura.”. Anche l’etimologia del termine sembra confermare la rilevanza della
funzione acustica: la parola latina che in origine identificava la maschera
teatrale era “persona”, cioè “suona attraverso”.
Precedentemente alla loro diffusione in ambito teatrale, le maschere
venivano utilizzate nelle cerimonie sacre, durante le processioni e le
danze corali. Anche in tale contesto coloro che le indossavano perdevano
la propria identità, per adottare quella di un animale, di un dio o di un
Figura 1. demone; ugualmente l’attore adattava la sua personalità alla maschera indossata, che
Maschera di un condizionava l’umore del personaggio e lo costringeva a mantenere inalterato il suo stato
demone,
utilizzata nelle d’animo reale.
cerimonie sacre
La fissità e la convenzionalità delle maschere sminuivano l’espressione mimica valorizzando,
invece, l’importanza del suono, come testimoniano le innumerevoli iterazioni presenti nelle tragedie
1 Le feste in onore del dio Dioniso che si tenevano nell’Antica Grecia si distinguono in Grandi Dionisie, che avevano
un carattere panellenico, e in Lenee, in onore di Dioniso Leneo, cui non potevano assistere gli stranieri.
2 Cfr. “Nel nome di Dioniso – vita teatrale nell’ Atene Classica” di Umberto Albini, ed. Garzanti 1991 pag. 76 6
e nelle commedie. L’espressione delle emozioni era soprattutto affidata ad elementi sonori brevi ed
intensi che delineavano i sentimenti dei personaggi.
La maschera nella tragedia greca
Le maschere, introdotte probabilmente da Tespi negli spettacoli teatrali, a
partire dal V secolo a.C. cambiano con il mutamento della produzione
drammatica.
Nella rappresentazione tragica del V secolo a.C. il viso degli attori era
idealizzato attraverso le maschere che mettevano in luce, con pochi tratti
realistici, i caratteri distintivi degli eroi, ed i loro stati d’animo, e tutto
questo permetteva al pubblico un’immediata comprensione del ruolo svolto
dal personaggio. Figura 2.
Maschera
Gli eroi indossavano maschere che avevano i capelli biondi, mentre la tragica del v
carnagione chiara era la peculiarità propria di un attore che doveva recitare sec. a.C.
una parte femminile.
Risalgono al IV secolo a.C. maschere tragiche più imponenti, caratterizzate da una chioma più
rigogliosa, una bocca più dilatata e occhi più grandi. Recenti scavi eseguiti sull’isola di Lipari