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"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Con questa celebre frase di Luigi Pirandello viene trattato il tema del doppio attraverso la metafora della maschera "indossata" da tutti gli individui. La tesina mostra anche altri argomenti: in ambito letterario viene analizzato il pensiero di Luigi Pirandello, in Storia si prende in esame l'eta giolittiana, in Francese si descrive in lingua il governo francese, in Economia aziendale invece viene trattato il tema relativo al sistema informativo del bilancio d'esercizio. La tesina di maturità inoltre prende in esame anche altri argomenti, come le politiche istituzionali nel Regno Unito in Inglese, i flussi migratori in Geografia economica e infine la statistica in Matematica.
Italiano- Luigi Pirandello.
Storia- L'età giolittiana.
Francese- Le gouvernement français.
Economia aziendale - Il sistema informativo del bilancio d'esercizio.
Inglese- political institution in the United Kingdom.
Geografia economica- I flussi migratori.
Matematica- La statistica.
Egli vede un mondo vuoto, privo di ideali in cui si è perso il gusto dell’eroe, del giusto. E punta
il dito contro la classe borghese, vuota di ideali e cultura, che crea angosce, ansia, sopraffazione.
Dal rifiuto della società organizzata nasce una figura ricorrente in Pirandello, quella del
"forestiero della vita", l’uomo cioè che si isola e si esclude, colui che guarda vivere gli altri e se
stesso dall’esterno con un atteggiamento "umoristico", in una prospettiva di autoestraniazione.
La poetica pirandelliana viene così a basarsi su alcuni nuclei concettuali: il vitalismo e il caos
della vita. Il vitalismo è la tesi secondo cui la vita non è mai né statica né omogenea, ma consiste
in un’incessante trasformazione da uno Stato all’altro; la vita è, in definitiva, una contraddizione
insanabile: è caos, movimento, mentre gli uomini cercano disperatamente di fissare delle forme
stabili, ma l’unico momento in cui vi riescono coincide con la loro morte; la frattura è così
inconciliabile.
Il relativismo nel sostenere che è impossibile giungere a stabilire una verità, insieme al
soggettivismo, legano Pirandello al clima culturale del primo Novecento, cioè alla fase in cui si
compie la crisi del Positivismo. Pirandello rifiuta il Positivismo, movimento che riteneva la
scienza capace di dare risposte certe alle angosce e all’infelicità della vita (movimento ateo), e si
reputa testimone attento e consapevole della crisi della sua epoca, vivendone le contraddizioni.
Egli interpreta in modo originale l’atmosfera decadente, traendo dall’esperienza concreta del suo
tempo i suggerimenti per un’analisi lucida ed amara della natura della realtà; ma, se per alcuni
motivi la sua posizione rientra nell’ambito di quello che si è soliti definire Decadentismo, sotto
altri aspetti (espressionismo) egli lo ha già superato.
Pirandello è Stato considerato un autore "filosofico" più attento ai contenuti che alle soluzioni
stilistiche e che non si limita a teorizzare le sue concezioni, ma le usa come materia, ne fa
l’oggetto delle proprie composizioni. Con le sue opere, la letteratura italiana esce dall’ambito
nazionale e acquista respiro europeo.
LE TEMATICHE PIRANDELIANE
1. La pazzia – Il senso della pazzia è una delle tematiche più importanti nell’universo
Pirandelliano: la pazzia è quando noi non ci rendiamo più conto di avere sul volto una maschera
(oppure, rendendocene conto, ce la togliamo) maschera che cambiamo tante volte al giorno, a
seconda del ruolo che dobbiamo sostenere. Quando non ci si rende conto di aver la maschera, o
non la si indossa più, si può essere se stessi, dire agli altri in faccia ciò che siamo, ciò che
pensiamo; gli altri vedendoci diversi ci crederanno pazzi.
Essere se stessi, liberarsi delle convenzioni, non atteggiarsi, non comportarsi come la gente
vorrebbe che ci si comportasse. Il pazzo si fa portare dall’immaginazione e capisce che è
padrone della vita trovando se stesso. Pirandello arriva a queste considerazioni attraverso le
vicissitudini familiari della moglie l’inizio della situazione di instabilità emotiva, e quindi di
pazzia della consorte coincidono, e ne sono causate, dal tracollo economico seguito
all’allagamento delle miniere di zolfo avite. La moglie, già mentalmente instabile (si dice che ciò
fu dovuto alle gravidanze), subisce un gravissimo shock. Nel 1904 impazzisce del tutto
(esternando ciò in convulsi atti di gelosia e accuse di tradimento).
2. Le realtà soggettive - Lo scrittore fa curare la moglie senza però ottenere risultati (sarà
internata, e morirà in ospedale psichiatrico nel 1952). Arriva così alla conclusione di lasciarla
Petrozziello Luisa V A Ragioneria 6
alle sue convinzioni, di non contrariarla. Infatti, quando vogliamo sconvolgere l’equilibrio
raggiunto da un altro, gli facciamo del male; occorre rispettare il mondo interiore, la realtà che
l’altro si è costruito, nella quale crede e sta bene sino a che qualcuno non cerca di strappargliela.
Ognuno vive sul proprio piano, ha la sua realtà, percepisce una realtà diversa e
opposta da quella di tutti gli altri, l’importante è lasciarlo dove vuole stare (anti
positivismo). Ma alfne, qual è la visione giusta, “normale” della realtà?
Non esiste una visione “univoca” della realtà, così, per assioma, non esiste una visione “giusta”
della realtà: possono esistere solo ideologie, culture della realtà che mirano a definirsi come le
uniche giuste, veritiere e corrette: fanatismi religiosi, movimenti politici, immersi peraltro nel
secolo dei “dubbi”, della mancanza di certezze.
3. La frammentazione dell’essere - l’uomo non ha una sola identità, ma tante quante gli
altri gliene attribuiscono. Quando la certezza dell’essere se ne va costatando che gli altri ci
vedono in modo, anzi, in miriadi di modi diversi da come ci vediamo, da come avevamo creduto
di essere da sempre, le certezze si disgregano, si “impazzisce”, si capisce che ognuno di noi è
una persona diversa per tutti gli altri, ogni persona vede, percepisce, prende di noi cose diverse, e
non i tratti salienti da noi usualmente considerati (rif.: “Uno, nessuno e centomila”). La vita è
movimento, ma l’uomo, per poter vivere ha bisogno di fissare dei ruoli, ma la forma chiusa è
immobilità, quindi morte; non c’è soluzione. Ci si vede vivere dall’esterno osservando la gabbia
in cui si è stati costretti a costruire la propria vita.
4. La maschera - Non potendo quadrare il mio io, non so chi io sia, non sono, e perciò non
posso comunicare agli altri. Il vivere è perciò una pena. Ci si atteggia a qualcosa che non si è, si
modifica qualcosa di cui non si è sicuri e perciò ci si rende ridicoli: quindi noi continuamente ci
mascheriamo, per convenire alle aspettative della gente, alle convenzioni sociali.
Il mondo è fatto di continui atteggiamenti per apparire, e perciò l’uomo si dilania; va così
incontro alle psicosi dell’uomo moderno.
5. Dal comico all’umoristico – L’umorismo, nel significato comune del termine, indica la
percezione o la rappresentazione, in riferimento a determinate situazioni, del ridicolo (nelle cose,
nell’uomo ecc.), allo scopo di suscitare ilarità. Generalmente, fermandosi a questo primo livello
di “lettura” senza successive analisi, l’umorismo è, quindi, quasi sinonimo di comico.
L’umorismo Pirandelliano, invece, nasce dalle situazioni di dolore, dalle sofferenze e dal
“divenire” patetico degli altri (sottintendendo il compatimento e la pietà, certo, ma anche la
speranza che a noi non capiti mai una simile situazione). L’umorismo di Pirandello, parte dal
comico come avvertimento del contrario (la situazione anomala e ridicola che suscita l’ilarità),
per poi arrivare, tramite una riflessione mirata alle cause che hanno determinato tale
comportamento o situazione, cogliendone gli aspetti intrinsechi, spesso dolorosi e pietosi ad un
sentimento del contrario. Nelle sue opere Pirandello lavorerà solo sull’aspetto umoristico delle
vicende e delle persone, puntando sempre ad una riflessione palese, o indotta nel lettore, sulle
angosce e l’amarezza derivanti dal vivere determinate situazioni.
Petrozziello Luisa V A Ragioneria 7
Pirandello è Stato notevolmente influenzato da Bergson, in particolare dal suo “Saggio sul
riso”, nel quale il filosofo espone la propria idea riguardo all’ironia, considerata come un
distacco rispetto al coinvolgimento emotivo e rispetto alla realtà che si affronta. Pirandello ha
scritto così un proprio saggio nel quale ha esposto la differenza fra il comico e il tragico ,
servendosi di un esempio: si ipotizza che un uomo veda una signora anziana vestita in modo non
consono alla propria età. All’uomo istintivo verrà da ridere (lato comico), se però l’uomo
incominciasse a domandarsi sul perché la donna è vestita in tale modo, stabilendo in un certo
senso un’empatia con lei, questo gli impedirà di ridere di lei e lo porterà quasi a provarne pietà
(lato tragico).
Nel comico infatti è assente la riflessione perché nasce dal semplice e immediato “avvertimento
del contrario”; la risata nasce dall’avvertire che una situazione o un individuo sono
il “contrario” di come dovrebbero essere. L’umorismo invece è il “sentimento del contrario” e
subentra quando si riflette sul perché quella situazione o quell’individuo sono il contrario di
come dovrebbero essere e così al riso si sostituisce il sentimento amaro della pietà. Il passaggio
dal comico all’umoristico è quindi il passaggio dall’ avvertimento al sentimento. Fu lo stesso
Pirandello a darci la distinzione tra i due momenti del comico portandoci ad esempio la figura
della vecchia imbellettata che cito qui di seguito:
“Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti di non si sa di quale orribile manteca, e
poi tutta goffamente imbellettata e parata di abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che
quella signora è il contrario di ciò che una vecchia signora rispettabile dovrebbe essere. Posso
così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è
appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi
suggerisce che forse quella signora non prova nessun piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente si inganna che , parata
così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a se l’amore del marito molto
più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione,
lavorando in me, mi ha fatto andare oltre a quel mio primo avvertimento, o piuttosto, più
addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del
contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico”.
6. L’antieroe – Pirandello guarda dentro l’uomo. Anche l’eroe (che di solito ha una morale
con certezze granitiche, che non pecca) non è vero che alla fine è felice, anzi, può perdere, essere
preso in giro, fallire. E’ l’antieroe, il protagonista dei romanzi del ‘900, l’inetto alla vita,
l’incapace, il complessato, il perdente.
Luigi Pirandello fu poeta, narratore e drammaturgo. La sua poesia iniziale ci fa
ricordare il verismo del Verga. Pirandello scrisse sette romanzi e più di duecento
Novelle per un anno
novelle, riunite sotto il titolo - -. Sono più importanti le novelle
Petrozziello Luisa V A Ragioneria 8
in cui Pirandello va al di là del verismo, che ormai ai suoi tempi era diventato
un'arida e fredda rappresentazione, mentre lui analizza i nuovi personaggi in modo
umoristico per mezzo del quale i fatti umani si trasformano in ansiosi casi umani. I
romanzi si possono considerare come novelle più lunghe in cui Pirandello parte da
un fatto per riflettere con la ragione su quel fatto stesso e a volte in quest'analisi
cerebrale, razionale è stata vista la mancanza di poesie.
Fra i romanzi ricordiamo – Il fu Mattia Pascal e Uno, nessuno, centomila.
“IL FU MATTIA PASCAL” Roma, 1904
Nel 1903 Pirandello scrive “Il fu Mattia Pascal”, pubblicato l’anno seguente a puntate su “La
nuova Antologia”, poi in volume, tradotto subito in varie lingue.
Riassunto dell’opera
L’intera vicenda ruota attorno al personaggio di Mattia Pascal, protagonista e narratore della
storia.
Suo padre viaggiava e seppe arricchirsi giocando a carte con un capitano inglese di Liverpool.
Con la grande fortuna accumulata riuscì a comprare case, vigne e campi nel suo paesino ligure,
Miragno. Purtroppo, a causa di una malattia, morì durante l’ennesimo viaggio, lasciando la
moglie ed i suoi due figli, Mattia e Roberto, soli. L’amministrazione della grande ricchezza dei
Pascal fu affidata dall’ingenua donna al Malagna, amico del marito. Purtroppo si rivela una
scelta sbagliatissima: tale amministratore pensa solo al proprio interesse e col passare degli anni