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Sintesi
Scienze: le onde sonore

Arte e immagine: "L'Urlo" (Edvard Munch)

Tecnologia: l'energia delle onde

Francese: l'energie des marees

Geografia: le onde sismiche

Cittadinanza e Costituzione: l'art.9 della Costituzione italiana

Letteratura: "L'Infinito" (Giacomo Leopardi)

Scienze motorie: il nuoto

Storia: l'oceano nella Seconda guerra mondiale (Pearl Harbour)

Inglese: Winston Churcill

Musica: il Novecento
Estratto del documento

possibilità di lavorare ad una serie di affreschi. Nel 1920 una malattia agli occhi lo

rende quasi cieco; quando le condizioni di salute glielo permettono, Munch continua

a dipingere. Le sue ultime composizioni consistono in una serie di autoritratti.

Edvard Munch muore nel 1944. L'urlo, chiamato anche Il grido, è un

celebre dipinto di Edvard Munch (titolo

originale in norvegese: Skrik).

Fu realizzato nel 1893 su cartone con

olio, tempera e pastello ed è stato

dipinto in più versioni, quella collocata

ad Oslo ha dimensioni 91 x 73,5 cm.

È uno dei quadri più importanti per

riuscire a comprendere il pensiero e le

tematiche di Munch. Il quadro

trasferisce a chi lo guarda un forte

sentimento d’angoscia, non solo per i

colori, ma anche per la composizione

stessa. Il soggetto non è parte centrale dell’opera, ma parte integrante del

paesaggio stesso.

La scena rappresenta un'esperienza vera della vita dell'artista: mentre si trovava a

passeggiare con degli amici su un ponte della città di Oslo, il suo animo venne

pervaso dal terrore. Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte

sul suo diario mentre era malato a Nizza.

« Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse

all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto.

Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici

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continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande

urlo infinito pervadeva la natura. »

Si distinguono chiaramente sullo sfondo i due amici che si allontanano lungo il

ponte, estranei al terrore che angosciava il loro compagno. Mentre la bocca

spalancata sembra emettere dei suoni che sconvolgono il paesaggio, con delle linee

curve, ma non la strada, l'unica consigliera e amica dell'uomo, testimonianza della

freddezza di talune persone. Il volto deformato sembra un teschio; anche il corpo

sembra essere privo di colonna vertebrale.

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L’ONDA SONORA

Oggi siamo così abituati ai suoni e rumori che ascoltiamo quotidianamente che il

silenzio ci sembra strano. Ma probabilmente non ci soffermiamo a chiederci cosa

renda simili quei fenomeni che chiamiamo suoni.

La propagazione del suono

Il suono è provocato dalle vibrazioni di un corpo elastico, e quindi per propagarsi ha

bisogno di un mezzo che può essere l’aria o una qualsiasi sostanza liquida, solida o

gassosa. La propagazione delle vibrazioni e quindi del suono è dovuta a una

successione di compressioni ed espansioni delle molecole dell’aria. Esse formano

delle onde sferiche concentriche, dette onde sonore.

Riassumendo diremo che:

Il suono è prodotto dalle vibrazioni di un corpo e si propaga attraverso delle

sostanze sotto forma di onde sferiche concentriche, dette onde sonore.

Rappresentazione di un’onda sonora

In un’onda sonora che si propaga non c’è quindi un trasporto di materia, ma solo

una propagazione del moto oscillatorio delle molecole attorno alla loro posizione di

quiete. Questa oscillazione si può rappresentare con un grafico dalla forma ondulata

chiamata sinusoide, la cui

parte alta è detta cresta e

quella bassa ventre. La

distanza tra una cresta o

un ventre e l’asse x è

l’ampiezza del suono,

mentre la distanza tra due creste o due ventri successivi è la lunghezza d’onda. Si

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chiama oscillazione completa dell’onda lo spostamento che porta da un punto

iniziale di quiete a un punto susseguente di quiete. Quindi da O ad O’.

Il suono si propaga con velocità diversa a seconda del mezzo attraverso il cui avviene

la sua propagazione. La velocità è maggiore nei solidi, minore nei liquidi e ancora

inferiore nei gas. In base a calcoli complessi, effettuati per la prima volta in Francia

nel 1882, si è stabilito che la velocità del suono nell’aria è di 340 m/sec. La sostanza

attraverso il quale si propaga il suono, oltre a determinarne la velocità, attenua e

smorza il suono stesso. Tale effetto è più o meno accentuato nelle varie sostanze. Le

sostanze che attenuano poco il suono sono dette buoni conduttori (es. liquidi,

metalli, suolo, gas), quelle invece che l’attenuano molto vengono dette isolanti

acustici o fonoassorbenti (es. stoffa, gomma, vetro, plastica, polistirolo, sughero,

cartone).

I caratteri distintivi di un suono sono: la frequenza, l’intensità e il timbro.

 La frequenza (f) è il numero di oscillazioni complete che l’onda compie

nell’unità di tempo. Essa si misura in hertz (Hz): un hertz corrisponde ad un

suono che compie un’oscillazione completa in un secondo. A una minore

frequenza corrisponde una maggiore lunghezza d’onda, che caratterizza i

suoni gravi, mentre a una maggiore frequenza corrisponde una minor

lunghezza d’onda, che caratterizza i suoni acuti.

 L’intensità di un suono dipende dall’ampiezza dell’onda sonora. In base

all’intensità i suoni si distinguono in forti o deboli. Essa si misura in decibel

(dB) secondo una scala che va da 0 dB a 120 dB o “soglia del dolore”.

 Il timbro dipende dal tipo di sorgente che ha prodotto il suono ed è ciò che

differenzia un suono dall’altro. I suoni puri sono quelli prodotti dal diapason,

uno strumento usato per accordare gli strumenti musicali. Esso è costituito da

una sbarretta d’acciaio a forma di U, le cui estremità vengono dette rebbi.

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Colpendo uno dei due rebbi, il diapason vibra ed emette un suono puro

corrispondente a una delle sette note musicali.

Se i caratteri distintivi sono costanti nel tempo, si parla di suono, se invece sono

irregolari si parla di rumore.

Le onde sonore possono subire fenomeni di natura fisica. I più importanti sono la

risonanza e la riflessione.

La risonanza è il particolare fenomeno per cui un corpo, posto vicino a un altro che

vibra con una certa frequenza, comincia anch’esso a vibrare con la stessa frequenza.

I due suoni si uniscono producendo un unico suono rinforzato. Proprio per rinforzare

il suono, alcuni strumenti musicali sono dotati della cassa di risonanza.

La riflessione è il fenomeno per cui un’onda sonora, se incontra un ostacolo di

grandi dimensioni, ritorna indietro. Questo fenomeno ci permette di sentire suoni

provenienti da una sorgente che non vediamo. La riflessione delle onde può causare

due fenomeni particolari: l’eco e il rimbombo. Se l’ostacolo che riflette il suono è

vicino, le onde riflesse tornano indietro dopo un brevissimo intervallo e danno

origine al rimbombo. Se invece l’ostacolo è lontano, le onde ci arrivano con un

ritardo e danno origine all’eco. Si ha l’eco quando la distanza dell’ostacolo è di

almeno 17m. 7

LE ONDE SISMICHE

La crosta terrestre è divisa in placche o zolle semirigide. La dimensione e la posizione

di queste placche cambiano con il tempo. Esse si muovono l’una verso l’altra e

scontrandosi diventano sedi di terremoti, fenomeni vulcanici e orogenetici.

I Terremoti I terremoti, o sismi, sono onde di

energia violente e distruttrici che si

sprigionano nella crosta terrestre e

si propagano in superficie

provocando movimenti in senso

sussultorio (trasversale) oppure

ondulatorio (longitudinale). Le onde

sismiche sono rilevabili e misurabili

attraverso particolari strumenti

detti sismografi. L’intensità del

sisma può essere valutata attraverso le cosiddette scale sismiche, principalmente la

Scala Richter, la Scala Mercalli e la Scala di magnitudo. I terremoti si verificano su

spaccature della crosta terrestre chiamate faglie: non sono altro che il punto in cui si

accumula lo stress indotto dai movimenti tettonici. Il punto preciso da cui si propaga

il terremoto è detto ipocentro, mentre lo stesso punto, portato in verticale sulla

superficie terrestre, si chiama epicentro. I terremoti di maggiore magnitudo sono di

solito accompagnati da eventi secondari che seguono la scossa principale e si

definiscono repliche (le cosiddette scosse di assestamento). I terremoti possono

causare gravi distruzioni e alte perdite di vite umane attraverso il movimento

violento del terreno con conseguente sollecitazione delle strutture edilizie (edifici,

ponti ecc..), accompagnato eventualmente anche da altri effetti secondari quali

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inondazioni (ad esempio cedimento di dighe), cedimenti del terreno (frane,

smottamenti o liquefazione), incendi o fuoriuscite di materiali pericolosi; se il sisma

avviene sotto la superficie marina o nei pressi della linea costiera può generare

maremoti o tsunami.

I Fenomeni Vulcanici Le eruzioni vulcaniche sono fuoriuscite

di gas e magma provenienti dagli strati

interni della Terra. Nel mondo vi sono

circa 500 vulcani attivi, la maggior parte

dei quali si trova lungo la “Cintura di

Fuoco del Pacifico”. Tantissime persone

vivono nelle vicinanze di un vulcano

attivo. In caso di eruzione, le aree

circostanti si ricoprono di lava

incandescente e ceneri, seppellendo

campi e abitazioni. Gas velenosi, nubi di ceneri e fiumi di fango possono uccidere

chiunque si trovi lungo il loro percorso.

Le parti principali del vulcano sono le seguenti:

• Il Bacino Magmatico posto all'interno della crosta terrestre, che è il luogo in cui si

raccoglie il magma;

• Il Camino che mette in comunicazione il bacino magmatico con l'esterno;

• Il Cratere che è lo sbocco del camino sulla superficie terrestre;

Quando il vulcano riversa sulla superficie terrestre il magma, si forma l'edificio

vulcanico, costituito dalla sovrapposizione dei materiali emessi dal vulcano, eruzione

dopo eruzione. 9

LE ONDE, IL MARE…L’INFINITO

Giacomo Leopardi Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a

Recanati, nelle Marche, dal conte

Monaldo e dalla marchesa Adelaide

Antici. L’infanzia del poeta è molto

infelice poiché sia la madre che il padre

sono molto severi ed esigenti verso il

proprio figlio. A nove anni la sua

educazione è affidata ad un precettore

ed egli si dedica agli studi con molta

passione. Poco più tardi continua da

solo a coltivare la sua passione usando la biblioteca del padre. Impara molte lingue e

ben presto comincia a scrivere opere di erudizione. L’impegno assiduo gli

compromette la sua salute: si ammala di scoliosi e una malattia agli occhi gli

impedisce la lettura per diverso tempo. Nel 1819 spinto dalla sua infelicità, cerca di

fuggire da Recanati, ma il suo tentativo fallisce. Nel 1822 il padre gli permette di

trasferirsi a Roma presso uno zio, ma viene deluso poiché lì non trova persone di

grande cultura. Infatti dopo soli sei mesi ritorna a Recanati dove rimane fino al 1825,

poi soggiorna a Milano, Bologna, Firenze e Pisa ed infine a causa delle difficoltà

economiche è costretto a ritornare nella casa paterna. Nel 1830 grazie a degli amici

si stabilisce a Firenze dove si innamora di Fanny Targioni Tozzetti, e stringe amicizia

con Antonio Ranieri. Nel 1833 si trasferisce a Napoli sperando che il clima mite

possa migliorare le sue condizioni di salute, ma muore nel 1837 e in quella città è

sepolto. 10

L’Infinito Il poeta si trova su un colle di

Recanati e una siepe gli impedisce la

vista del paesaggio, perciò riesce ad

immaginare uno spazio infinito al di

là della siepe. Leopardi esprime in

questa poesia il desiderio di infelicità

che accompagna sempre l’uomo.

<< Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo, ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando; e mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.>>

Livello Tematico

Il componimento, che fa parte dei “Piccoli Idilli”, svolge un tema molto diffuso a quel

tempo tra gli scrittori romantici: la Tensione verso l’Infinito. Leopardi coglie questo

infinito perché non ha la possibilità di guardare l’orizzonte, in quanto la vista è

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impedita dalla siepe. Proprio quest’ultima attiva l’immaginazione del poeta che in

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