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Manifesti psichedelici anni '60, tesina
Storia dell'arte - Art Noveau, Klimt, cenni al romanticismo e all'impressionismo
Filosofia - Hegel, Kant
Fisica - fisica quantistica e il principio di indeterminazione di Heisemberg
I Manifesti psichedelici degli anni ‘60
1. Introduzione all’arte psichedelica ……………………………………………1
2. I manifesti psichedelici …………………………………………………………...2
2.1 La Beat generation ……………………………………………………………………………………….. 2
2.2 Le influenze dei poster psichedelici: Art Nouveau e OP-Art ……………………...….. 3
2.3 Gli Hippie ……………………………………………………………………………………………………… 4
3. Tra Psichedelia e Fisica quantistica: un confine sottile………… .. 5
3.1 Timoth Leary e l’inesistenza di una realtà obiettiva ………………………………………. 5
3.2 La Fisica quantistica ……...……………...……………………………………………………………... 5
3.3 Il principio di indeterminazione di Heisenberg …………………………………………...... 6
3.4 Un nuovo orizzonte scientifico ……………………………………………………………………… 8
4. Risvolti filosofici …………………………………………………………………….. 8
4.1 Hegel e la filosofia del logos ………………………………………………………………………… 8
4.2 Kant e le forme a-priori ……………………………………………………………………………….. 9
5. Conclusioni …………………………………………………………………………… 10
6. Bibliografia - Sitologia ………………………………………………………….. 11
2 I Manifesti psichedelici degli anni ‘60
Introduzione all’arte psichedelica
1. “L’arte, questo prolungamento della foresta
delle vostre vene, che si effonde, fuori dal
corpo, dell’infinito dello spazio e del
tempo.”
F.T. Marinetti, Manifesto tecnico della
letteratura futurista
L’arte psichedelica è qualsiasi tipo di arte visiva ispirata alle esperienze psichedeliche indotte da droghe
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come LSD e mescalina. Essa infatti è informata dal concetto che gli stati alterati di coscienza, prodotti da
droghe psichedeliche, sono una fonte di ispirazione artistica. Tutti gli sforzi di rappresentare in modo
artistico il mondo interiore della psiche possono essere considerati psichedelici. Nel linguaggio comune la
definizione “arte psichedelica” fa riferimento soprattutto al movimento artistico della controcultura che
fiorì tra il 1966 e il 1972 circa. In questo periodo l'arte visiva va a confluire con la musica rock psichedelica. I
poster di concerti, le copertine degli album, ma anche i murales, i fumetti e più, vanno a riflettere non solo
lo stato mentale provocato dalle allucinazioni LSD, ma anche i sentimenti rivoluzionari politici, sociali e
spirituali ispirati dalle intuizioni derivate da questi stati alterati di coscienza.
Caratteristiche peculiari di questo movimento sono i colori contrastanti, la ripetizione di motivi, disegni
prevalentemente caleidoscopici, frattali, a spirale, o modelli di diffrazione che hanno per tema un oggetto
fantastico, metafisico, surreale. Particolare attenzione infine è rivolta al dettaglio.
Per millenni gli uomini hanno fatto uso di sostanze psichedeliche o alteratrici della coscienza per esplorare i
lati più oscuri della propria individualità o per percepire il mondo esterno in modi inconsueti.
Il modo di concepire l’individualità ed il mondo esterno vanno
incontro a mutamenti considerevoli. La coscienza si espande
fino a ragioni della psiche inaccessibili in condizioni normali.
L’intera storia dell’arte ha a che fare con modificazioni della
coscienza e con distorsioni dell’esperienza percettiva, basti
pensare a Gauguin e Van Gogh.
Viene considerata senza dubbio un’arte dionisiaca, colma e
straripante di energia, mistica in cui Dio si manifesta nel tutto.
La portata dell’arte psichedelica fu veramente sconcertante
soprattutto nella seconda parte degli anni ’60: stava cercando
di diventare una nuova scienza, capace di soddisfare i bisogni
spirituali dell’uomo moderno.
Ma l’uso di varie sostanze psicoattive come mezzo per
aumentare la creatività artistica ha lunga storia: in tempi a noi
più vicini sono stati i poeti romantici dell’inizio dell’Ottocento a
narrare per primi le loro esperienze introspettive sotto le
influenze di varie droghe.
Alla fine dell’800, la droga più diffusa era l’assenzio, abusato
soprattutto tra gli artisti francesi. È la droga dei Bohemiens, a
1 LSD: denominazione della dietilammide dell’acido lisergico, uno dei più diffusi e dannosi allucinogeni
2 Mescalina: Alcaloide del gruppo della feniletilamina, contenuto nella parte superiore del fusto delle piante di mescal
(Lophophora williamsii) e dotato di effetti allucinogeni. 3 I Manifesti psichedelici degli anni ‘60
basso costo e di facile reperibilità. È la droga di Degas, Manet e di altri pittori impressionisti che dipingono
celebri quadri dedicati ai bevitori d’assenzio. Coleridge, E.A.Poe, Baudelaire sono solo alcuni dei nomi più
risonanti di quell’infinito corteo di scrittori la cui esistenza è stata attraversata da droghe.
Il romanticismo fa assumere alla pazzia e all’uso di sostanze stupefacenti un valore estetico nuovo e fa si
che l’artista venga reietto come un malato poiché non conforme allo stile di vita moderato della borghesia.
Nel Novecento, invece, quando la medicina s’impose e la droga divenne una scelta, fiorirono gli elogi della
morfina, della cocaina, della mescalina, dell’ LSD. C’è chi si droga a scopo di conoscenza e ne resta schiavo
come Freud della cocaina.
Pazzo è il bisognoso di fuggire e di estraniarsi da un mondo che non gli appartiene. Sarà lo stesso Freud a
cercare un altro mondo dove portare l’uomo (e se stesso) dentro l’uomo stesso attraverso la psicanalisi.
Di fronte a questo pantheon letterario potremmo chiederci se questi artisti debbano alle droghe parte della
loro grandezza, e a quale prezzo; in altre parole, se le droghe esaltino la creatività artistica.
Si può rilevare pertanto come la droga funzioni analogamente ad alcune forme di malattie mentali (per
esempio la schizofrenia, la nevrosi, ecc..) permettendo, attraverso l’allentamento dei freni inibitori, di
attuare legami e correlazioni tra idee anche lontane tra loro, rafforzando quindi la capacità creativa ed
immaginifica del soggetto, superando per questa via le contraddizioni rilevabili dal pensiero razionale.
Il tutto ha un solo e unico scopo: ottenere attraverso questi “momenti creativi”, l’emersione di conflitti
rimossi, di stati di ansia, di disagio psico-fisico e immobilizzarli sulla tela tentando di descriverli attraverso
un linguaggio fatto di linee, colori e forme che è proprio dell’arte in modo da poter “aiutare l’anima ad
elevarsi verso l’infinito” e nello stesso tempo attivare quella parte dell’inconscio sconosciuto.
2. I manifesti psichedelici
2.1 La Beat Generation
L’Arte Psichedelica degli anni 60/70 nasce inizialmente
con i primi volantini pubblicitari. Lo scopo della maggior
parte dei poster psichedelici è infatti quello di
promuovere concerti organizzati a San Francisco tra il
1966 e il 1971. E’ un’arte prevalentemente grafica,
memore del pop americano e delle sue incursioni nel
mondo dei fumetti, con radici culturali nelle grafica
orientale, una forma artistica che ebbe molta influenza
anche nell’arte del ‘900 europeo, basti pensare, a Klimt,
a ed a tanti altri artisti dell'Art Nouveau, e che ricompare
nell'Arte Psichedelica sotto forma di un ricercato
decorativismo della linea, tendenzialmente elegante e
flessuosa.
L’Arte Psichedelica produce con tecniche raffinate e
ricercate opere di grande abilità grafica, in cui la linea
contorta introduce effetti di voluta distorsione
dell'immagine o della scritta, al limite della visione
allucinatoria prodotta in stato di alterata percezione
sensoriale: non è infatti da escludere né da sottovalutare
il fatto che concorra al risultato artistico finale
l’alterazione mentale prodotta dal consumo di LSD ed
altre droghe allucinogene, messo in atto nel tentativo di
potenziare le capacità creative della mente.
Il centro di questa grande produzione di manifesti venne
chiamata UFO Club, in cui vennero creati poster per i Pink Floyd, per Jimi Hendrix, per i The Who e per tanti
altri gruppi musicali in auge in quel periodo. D'altra parte, la cultura psichedelica, improntata ad un
4 I Manifesti psichedelici degli anni ‘60
concetto un po’ generico di solidarietà universale non si tira indietro nell'appoggiare l'uso di droghe in
grado di provocare una espansione della coscienza finalizzata a generare esperienze creative al di fuori
della norma, al tempo stesso manifestando in tal modo una presa di posizione non solo in campo artistico,
ma più vastamente sociale, intellettualisticamente provocatoria nei confronti del puritanesimo delle classi
borghesi americane.
È appunto la visione alternativa della realtà e della liberazione dell’individuo attraverso sostanze
stupefacenti a costituire il punto di partenza per i Beats.
Gli elementi centrali della cultura "Beat" consistono nel rifiuto di norme imposte, le innovazioni in stile, la
sperimentazione delle droghe, le sessualità alternative, l’interesse per la religione orientale, il rifiuto del
materialismo e le rappresentazioni esplicite della condizione umana.
Le consciousness-expanding drugs (le droghe che espandono la coscienza) negli anni cinquanta hanno
avuto notevole importanza per colmare il vuoto lasciato dal conflitto mondiale: esser erano un legame per
sentirsi uniti contro le convenzioni.
Fu tra i ventenni degli anni sessanta, cresciuti nell’ “età dell’oro” dei consumi, della televisione, libertà
individuale che esplose la “contestazione”. Incominciò con la diffusione di gusti e di consumi tipicamente
giovanili (rock and roll, blue jeans, capelli lungi, minigonne) che divennero simboli di un liberà
anticonformista. Proseguì con l’adozione di pratiche e di comportamenti trasgressivi con l’affermarsi della
libertà sessuale (favorita dalla diffusione della “pillola” anticoncezionale), con la nascita di movimenti
“controcultura” giovanile, fortemente polemici verso i valori, i consumi, gli stili di vita proposti da quello
che allora si chiamava il “sistema”. Si intrecciò con correnti di cultura d’avanguardia come la pop art che
elevando al rango d’opera d’arte oggetti di uso quotidiano conduceva un’ironica critica alla società dei
consumi e con le nuove tendenze della filosofia marxista e della psicanalisi accomunate da un forte
impegno in campo sociale.
2.2 Le influenze dei manifesti psichedelici: l’Art Nouveau e la OP Art
Molti dei primi poster
reinterpretavano in chiave
contemporanea le sinuosità
delle forme dell’Art Nouveau,
un movimento artistico che
fiorì in Europa tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio della
prima guerra mondiale. Lo
stile era caratterizzato da
disegni asimmetrici, linee
fluenti e curve sinuose. Le
influenze erano così evidenti
che il primo stile psichedelico
venne ribattezzato “Nouveau
Frisco” o “Neo Art Nouveau.
Gli artisti psichedelici incorporavano molti stili: dallo stile viennese di fine diciannovesimo secolo al lettering
del vecchio west. E non deve sorprendere che tutte queste connessioni con il passato siano potute
accadere in una città così immersa nella storia come San Francisco. San Francisco è sempre stata una città
tollerante verso chi ha scelto uno stile di vita alternativo: da ciò deriva che molte subculture vi hanno
trovato naturale sviluppo.
Attraverso il fluttuare, il contorcersi ed il mescolarsi delle loro forme e del loro lettering, gli artisti
psichedelici ruppero radicalmente con il lessico della grafica modernista del ventesimo secolo. La leggibilità
e l’ordine furono abbandonati per una nuova tensione grafica, un’arte pulsante che influenzò
notevolmente le decadi seguenti, fino ai giorni nostri.