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Sintesi

Introduzione Magia e Realtà in Harry Potter, tesina



Harry Potter è una saga fantasy; i sette romanzi raccontano della vita di un giovane mago, Harry Potter, e dei suoi amici Hermione Granger e Ron Weasley, i quali frequentano tutti la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’arco della storia principale riguarda la lotta tra Harry e Lord Voldemort, il mago oscuro che vuole diventare immortale, governare il Ministero della Magia, soggiogare le persone non dotate di poteri magici e distruggere chiunque si opponga a lui. Perché questo percorso Essendo io un’appassionata di fantasy in generale ed essendo molto affezionata a questa saga, volevo provare dimostrare che questo genere letterario, molto spesso denigrato come semplice “lettura per infanzia”, in realtà è molto di più. Perché il fantasy si basa su solide fondamenta culturali e, nonostante sembri così distante dalla realtà, esso a volte è un prezioso aiuto per analizzarla. La tesina permette il collegamento con varie materie scolastiche.

Collegamenti


Magia e Realtà in Harry Potter, tesina



Inglese- J. K. Rowling: the writer.
Italiano- I Dissennatori e il macabro nel Decadentismo.
Filosofia- Lo Specchio delle Emarb come il Velo di Maya di Schopenhauer.
Storia- Voldemort e Hitler: due tiranni a confronto.
Latino- Gli Animagi e le Metamorfosi di Apuleio.
Arte- I quadri animati di Hogwarts e il movimento nel Futurismo .
Fisica- Dal Wingardium Leviosa alla Levitazione magnetica.
Chimica- La Pozione Polisucco e la clonazione.
Estratto del documento

French -instead of English Literature, her preference.

The birth of Harry Potter idea

was 1990. My then boyfriend and I had decided to move up to Manchester

«It

together. After a weekend's flat-hunting, I was travelling back to London on

my own on a crowded train, and the idea for Harry Potter simply fell into

my head. […] I did not have a functioning pen with me, but I do think that

this was probably a good thing. I simply sat and thought, for four (delayed

train) hours, while all the details bubbled up in my brain, and this scrawny,

black-haired, bespectacled boy who didn't know he was a wizard became

more and more real to me. […] I began to write 'Philosopher's Stone' that

very evening, although those first few pages bear no resemblance to

anything in the finished book».

In December 1990, and after a decade-long battle with the debilitating

condition, J.K. Rowling’s mother – Anne – died for multiple sclerosis at the

age of just 45.

Anne’s death left a shadow of sadness that would greatly influence Jo's

stories about a young wizard who loses his parents at an early age.

She moved to Portugal in 1991, to work as an English teacher at a language

institute. This period was the start of a dark time in her life.

«In those first weeks in Portugal I wrote what has become my favourite

chapter in the Philosopher's Stone, "The Mirror of Erised" – and had hoped

that, when I returned from Portugal I would have a finished book under my

arm. In fact, I had something even better: my daughter, Jessica. I had married

a Portuguese man and, although the marriage did not work, it had given

me one of the best things in my life. Jessica and I arrived in Edinburgh,

where Di was living, just in time for Christmas 1993».

Harry Potter and the Philosopher’s Stone was published by Bloomsbury

Children’s Books, in June 1997.

She published also other six books about Harry Potter

(plus three that talks about the world of H.P. in

general), a novel titled The Casual Vacancy and the

first three books of a crime fiction saga about

the detective Cormoran

Strike (these ones with the

pen name of Robert

Galbraith): The Cuckoo’s

calling, The Silkworm and

Career of Evil.

Themes

As she said in an interview, one of the main themes of Harry Potter is death:

«My books are largely about death. They open with the death of Harry's

parents. There is Voldemort's obsession with conquering death and his

quest for immortality at any price, the goal of anyone with magic. I so

understand why Voldemort wants to conquer death. We're all frightened of

it».

Rowling has also been praised for her nuanced depiction of the ways in

which death and violence affects youth, and humanity as a whole.

There are also many other themes in the series, such as prejudice, corruption,

and madness, power/abuse of power, violence and hatred, love, friendship,

family and free choice; they are, as Rowling states, «deeply entrenched in

the whole plot»; she prefers to let themes

“grow organically”, rather than consciously

attempting to impart such ideas to her

readers.

Along the same lines is the ever-present

theme of adolescence, in whose depiction

Rowling has been purposeful in not leaving Harry, as she said, «stuck in a

state of permanent pre-pubescence».

Rowling said that, to her, the moral significance of the story seems

«blindingly obvious»: it’s all about the choice between what is right and

what is easy. This also on a historical point of view: “because that … is how

tyranny is started, with people being apathetic and taking the easy route and

suddenly finding themselves in deep trouble”.

-Italiano-

I Dissennatori e il macabro nel Decadentismo

I Dissennatori sono creature spettrali

che, grazie al loro “Bacio”, sono in

grado di sottrarre l’anima agli esseri

umani. La loro presenza si avverte

perché “risucchiano” qualunque

pensiero positivo, facendo sentire le

persone nelle vicinanze senza alcuna

speranza ed estremamente tristi. J. K. Rowling creò questi mostruosi esseri

dopo la morte della madre, in un periodo per lei orribile.

Nella storia della Letteratura Italiana di certo il Decadentismo è stato il

periodo che più ha avvertito uno stato di abbandono e decadenza spirituale,

oltre a una spiccata affinità con tutto ciò che concerne la malattia, la

nevrosi, la morte. È un movimento letterario che opera a Parigi negli anni

Ottanta dell’Ottocento e che poi diventa una vera e propria corrente

letteraria che si diffonde in Europa e avrà propaggini importanti anche agli

inizi del Novecento.

Il termine “Decadentismo” ha un’accezione negativa: indicava la decadenza

nella poesia e nella letteratura.

Tutto cominciò con un sonetto su “Le Chat Noire” di Paul Verlaine dal titolo

“Languore”, che parlava della sensazione generale di apatia e rilassatezza,

paragonabile alla stanchezza spirituale di un impero giunto alla sua fine,

come l’Impero Romano. Ma alla fine di un Impero coincide spesso al periodo

caratterizzato da una disperata ricerca di raffinatezza.

Proprio la ricerca della raffinatezza è la caratteristica principale dei

bohèmien, coloro che, seguendo il modello del poeta francese Baudelaire,

provocavano il perbenismo borghese con atteggiamenti anticonvenzionali,

oltraggiosi e scandalosi. À rebours, un romanzo di Huysmans pubblicato nel

1884, codificava i comportamenti dei poeti maledetti, e influenzò molti

personaggi del calibro di Wilde e D’Annunzio. Rifiutano la tipica vita

borghese e fanno uso di alcool, droghe ed oppiacei. Questo poiché i

decadenti credevano che la scienza e la ragione avessero poco valore, dato

che l’essenza delle cose è oltre ciò che è indagabile dalla scienza e può

essere colta solo in uno stato di abbandono e di empatia spirituale e

irrazionale. Infatti la realtà sfugge alla ragione poiché essa è collegata ad

altre infinite realtà attraverso analogie e corrispondenze che possono essere

colte solo dagli artisti, che si sentono “veggenti”. Essi possono percepire la

“misteriosa unità del tutto” in cui anche l’uomo

è coinvolto, di cui lui stesso conserva traccia

nell’inconscio e che può riemergere con il

“deragliamento dei sensi”, che sottrae dalla vita

obsoleta e monotona e permette di entrare in

contatto con l’assoluto e l’ignoto.

Oltre all’alcol e alle droghe, vi sono altre forme

di estasi:

panismo;

 epifania;

 arte;

 estetismo.

La loro poesia è rivolta a pochi iniziati, perciò vi è una rivoluzione del

linguaggio che diventa allusivo e “cifrato”; continuano cioè a contestare la

società di massa con il loro atteggiamento elitario.

Attribuiscono grande importanza alla musicalità dei componimenti e il

valore ambiguo della loro poesia è potenziato dall’uso di analogie e

sinestesie.

Ammirano le epoche di decadenza della storia, come il periodo

alessandrino, la fine dell’impero Romano e l’Età Bizantina. Adorano tutto ciò

che è prezioso e lussuoso, e tendono verso una lussuria fatta di perversione,

nella convinzione che il bello e la morte siano una perfetta unità. Venezia è

la città che li attrae maggiormente, dato che accoglie in sé l’aristocrazia, la

bellezza e la decadenza.

Ma a compensare l’attrazione verso la morte vi sono anche atteggiamenti

come il vitalismo e il superomismo.

-Filosofia-

Lo Specchio delle Emarb come il Velo di Maya

di Schopenhauer

“Lo Specchio delle Brame” è il titolo del

XII capitolo di Harry Potter e la Pietra

filosofale, molto importante per la stessa

autrice, dato che parla dei forti

sentimenti di tristezza e nostalgia che

Harry prova riguardo alla morte dei

genitori, avvenuta per mano di

Voldemort. Il capitolo prende il nome

dall’oggetto magico in cui Harry si

imbatte: questo riflette i desideri più

nascosti e profondi delle persone che vi

si specchiano, come dice l’iscrizione

posta al contrario sullo specchio: “Emarb

eutel amosi vout linon ortsom„.

Harry vede il riflesso di se stesso accanto ai propri genitori: lui, infatti, non ha

mai avuto occasione di instaurare con loro un rapporto profondo perché gli

furono strappati via a un anno di età.

Comincia quindi a recarsi nella stanza sempre più spesso, quasi tutte le notti,

fino a quando il preside Albus Silente lo scopre e decide di cambiare

ubicazione allo Specchio. Albus, che ha comunque un atteggiamento

comprensivo, ammonisce Harry con la frase: «Non serve a niente rifugiarsi

nei sogni e dimenticarsi di vivere».

«È Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro

vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista;

perché ella rassomiglia al sogno, al riflesso del sole sulla sabbia, che il

pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda

gettata a terra che egli prende per un serpente»

Il filosofo Schopenhauer definisce la vita come un “sogno”, un tessuto di

illusioni, un incantesimo; quindi a differenza di Silente crede che l’intera

vita come noi la intendiamo sia fallace e non veritiera. Infatti, lui

reinterpreta il fenomeno attraverso il dualismo platonico: ci sono un mondo

sensibile illusorio e uno sovrasensibile eterno e immutabile.

Nel pensiero di Schopenhauer vi è l’influenza delle filosofie orientali, quali

il buddhismo e l’induismo, e perciò questa distinzione è rafforzata dalla

concezione del velo di Maya e dal concetto del samsāra; Maya è una potenza

magica che crea mondi illusori, in cui l’uomo è posto e costretto a compiere il

ciclo delle reincarnazioni, il samsāra. Quindi la vita è apparenza o illusione,

una «trama ingannevole» che si intromette tra l’uomo e l’essenza autentica

della realtà, la “cosa in sé”, il noumeno.

Questo concetto è di origine kantiana, ma è reinterpretato in senso

metafisico: è una realtà

assoluta, autentica,

essenziale, che si

nasconde dietro

l’ingannevole trama del

fenomeno e che l’uomo

deve svelare e che può

conoscere attraverso i

sentimenti che sono

legati alla nostra

corporeità. Vivere

immediatamente i nostri

sentimenti ci permette di

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