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Una tesina ha come argomento il problema dello sfruttamento minorile, presente ancora oggi. Si passa dalla sua comparsa alle diverse realtà internazionali esistenti oggi, passando per le multinazionali e le normative a riguardo.
Inglese- Charles Dickens, Oliver Twist
Storia- Rivoluzione Industriale
Economia Aziendale- Multinazionali
Diritto- Convenzione sui diritti del bambio e Unicef
Tedesco- Jugendarbeitschutzgesetz
LA COMPARSA DEL FENOMENO
Rivoluzione industriale
I primi fenomeni dello sfruttamento minorile sono comparsi con l’avvento della
rivoluzione industriale che ha avuto il suo inizio in Inghilterra.
La prima Rivoluzione industriale si verificò in Gran Bretagna alla fine del XVIII
secolo e modificò profondamente l’economia e la società. Dall’ultimo quarto del
XVIII secolo a tutto il XIX Londra fu non a caso al centro di una complessa rete
commerciale mondiale che diventò la base per il crescente mercato di
esportazione associato ai
processi di
industrializzazione.
La storia economica
contemporanea ha
dato importanza al
ruolo svolto dalla
rivoluzione agricola che
l’Inghilterra ha vissuto
a partire dalla metà del
XVIII secolo, quale base
determinante per la
successiva rivoluzione
industriale. La
rivoluzione agricola
inglese è sorta grazie a
trasformazioni istituzionali,
come le recinzioni, e la diffusione di nuove tecniche e pratiche agricole per lo
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più importate dai vicini Paesi Bassi.
La produttività del lavoro agricolo aumentò del 90% fra il 1700 e il 1800,
mentre la popolazione attiva nell’agricoltura passò dal 70% al 37%. La
rivoluzione agricola ebbe diverse conseguenze:
l'incremento della produzione agricola ha potuto sostenere lo sviluppo
demografico, iniziato a metà del XVIII secolo, fornendo una maggiore e
migliore alimentazione;
l'incremento produttivo agricolo ha pure liberato forza lavoro che è stata
assorbita dall'industria del cotone e metallurgica in espansione;
l'aumento della produttività nell'agricoltura e l'incremento del reddito
agricolo ha creato sbocchi al mercato interno per i prodotti industriali;
il miglioramento e la diffusione di utensili agricoli ha sostenuto la
domanda di ferro incentivando la produzione e l'innovazione nell'attività
metallurgica.
I cambiamenti più immediati furono quelli riguardanti la natura della
produzione, ossia che cosa, come e dove si produce. La manodopera venne
trasferita dalla produzione di materie prime a quella di manufatti e servizi. Le
quantità prodotte aumentarono considerevolmente e l’efficienza tecnologica
fece registrare progressi eccezionali, pur se fra grandi contraddizioni sociali. La
crescita della produttività si ottenne in parte attraverso l’applicazione delle
conoscenze scientifiche e tecniche ai processi produttivi. L’efficienza crebbe
anche grazie al fatto che grandi agglomerati di fabbriche vennero concentrati
all’interno di determinate aree. In questo modo la Rivoluzione industriale
coinvolse anche i
processi di
urbanizzazione, ovvero il
processo di migrazione
della forza lavoro dalle
comunità rurali a quelle
urbane. I cambiamenti
più importanti
avvennero
probabilmente
all’interno
dell’organizzazione del
lavoro. Le piccole
imprese si espansero e
acquisirono nuove
caratteristiche. Inoltre, la produzione si svolgeva all’interno delle fabbriche
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anziché a domicilio dei lavoratori o nei borghi rurali, come avveniva un tempo.
Il lavoro diventava sempre più meccanizzato e specializzato. La produzione
industriale dipese sempre più dalle possibilità di utilizzo intensivo del capitale,
di impianti e attrezzature costruiti espressamente per aumentare l’efficienza.
La familiarizzazione con gli strumenti e i macchinari utilizzati permetteva ai
singoli lavoratori di produrre più di prima, e il vantaggio di acquisire esperienza
di un particolare ruolo, strumento o attrezzatura incrementava la tendenza alla
specializzazione. L’aumento della specializzazione e l’applicazione del capitale
alla produzione industriale determinarono la formazione della classe sociale dei
capitalisti, che possedeva o controllava i mezzi di produzione.
Una delle conseguenze più disumane dell’industrializzazione fu, come già
anticipato precedentemente, il lavoro minorile. Infatti la Rivoluzione Industriale,
portò ad un largo uso di manodopera di donne e bambini; un’inchiesta del 1842
sul lavoro minorile nelle miniere di carbone in Inghilterra, mette in luce quali
sono le condizioni di lavoro che deve sopportare anche il mondo dell’infanzia di
quel periodo.
“nelle miniere di carbone si presentano casi in cui vengono assunti al lavoro
bambini sin dai 4 anni di età…nel caso di piena occupazione della forza lavoro,
le giornate di lavoro normali per i giovani sono di rado inferiori alle 11 ore…
nella maggior parte di queste miniere il lavoro notturno rientra nel normale
sistema di lavoro, svolgendosi più o meno regolarmente in conformità alla
richiesta di carbone”.
‘’ ... Nelle filande i fanciulli entravano dai cancelli alle cinque o alle sei di
mattina, e ne uscivano alle sette o alle otto di sera (unica sosta durante questa
reclusione di 14 0 15 ore era costituita dai pasti, al massimo mezz'ora per la
colazione e un'ora per la cena). Ma questi intervalli significavano unicamente
un mutamento di lavoro: anziché badare a una macchina in azione, pulivano
una macchina ferma, sbocconcellando il
loro pasto come meglio potevano in
mezzo alla polvere e alla lanugine che
soffocava i loro polmoni. Le 40 0 50 ore
di reclusione per sei giorni la settimana
erano ore regolari, ma nei momenti di
gran lavoro l'orario diventava elastico e
talvolta si allungava ad un punto quasi
incredibile. il lavoro dalle tre del mattino
alle dieci di sera non era sconosciuto.
Era materialmente impossibile
mantenere intatto questo sistema se
non con la forza del terrore. I
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sorveglianti non negavano che i loro metodi fossero brutali, ma dovevano o
esigere la quantità completa di lavoro, o essere licenziati, e in queste
condizioni la pietà era un lusso che padri di famiglia non potevano permettersi.
Le punizioni per il ritardo la mattina dovevano essere così crudeli da vincere la
tentazione, nei fanciulli stanchi, di restare a letto più di tre o quattro ore. In
alcune filande a malapena un'ora in tutta la giornata passava senza rumore di
battiture e grida di dolore. I padri picchiavano í figli per salvarli da battiture
peggiori da parte dei sorveglianti. Nel pomeriggio lo sforzo diventava così
pesante che il bastone di ferro usato dai sorveglianti per picchiare era
continuamente in attività, e anche allora non era raro il caso che un fanciullo
più piccolo, nell'addormentarsi, rotolasse dentro la macchina accanto alla quale
lavorava, in modo da rimanere storpio tutta la vita o, se era più fortunato, da
trovare la morte’’. LE CONTRADDIZIONI
Le multinazionali
Una realtà dinamica, in costante divenire, frutto dei processi economici e
sociali iniziati nell'Ottocento con la rivoluzione industriale e il capitalismo,
evolutisi con
l’allargamento dei
mercati dopo il
secondo conflitto
mondiale è la
multinazionale.
Numerose
multinazionali ben
note in tutto il mondo
sono oggi sotto
accusa per aver
subappaltato la 9
produzione dei loro prodotti ad industrie e fabbriche dei Paesi Poveri che
impiegano e sfruttano bambini in condizioni spesso disumane.
La multinazionale nell'ambito economico è un raggruppamento di imprese, in
genere società per azioni, che possiedono interesse economico e attività
nell'intero mondo o in buona parte di esso. Il termine “multinazionale” può
essere considerato relativamente recente, legato al controllo di materie prime
da parte di un numero sempre più ristretto di soggetti, all'espansione ed alla
capillarizzazione del commercio nel mondo e nella recente esplosione di nuovi
settori quali il terziario e il terziario avanzato. Le società che esse controllano
hanno la veste legale del paese in cui operano, quindi godono dei vantaggi
accorati alle società locali e magari negati alle società straniere. Sono
particolarmente interessate ai Paesi del Sud per tre motivi:
produzione e commercializzazione delle loro materie prime;
utilizzo della loro manodopera a buon mercato e godimento di altre
facilitazioni che riducono i costi di produzione;
invasione dei loro mercati dal punto si vista commerciale.
Le multinazionali utilizzano anche il lavoro infantile. Pagano prezzi molto bassi
alle imprese appaltate che sono spinte a farsi una grande concorrenza tra di
loro; ciò obbliga i fornitori a sforzarsi di contenere i costi di produzione, in
maniera particolare quello del lavoro, in modo di poter rimanere sul mercato.
Ricorrendo al sub-appalto si trovano una miriade di piccoli produttori che si
vedono imporre prezzi di produzione così bassi da non poter sopravvivere se
non sfruttando al massimo la manodopera più malleabile e più a buon mercato
che comprende quella dei bambini.
WALT DISNEY
La Walt Disney Corporation e' una delle multinazionali più potenti di questo
pianeta che ha costruito il suo impero sui fumetti di Paperino e
Topolino, ma che oggi da bravi Paperon de Paperoni
i manager di Disney hanno le mani
su molti dei settori strategici
dell'economia a partire
naturalmente dal settore dei media e della comunicazione per estendersi un
po'ovunque dall'industria tessile a quella edilizia etc. Ad Haiti, per esempio,
possiede una delle maggiori industrie del mondo di abbigliamento. Migliaia di
lavoratori poco più che quindicenni, pagati 0.50 centesimi all'ora. Lavorano
dalle 10 alle 12 ore al giorno. Il rumore all'interno degli stabilimenti è
assordante, non si può andare in bagno più di due volte al giorno e la pausa
pranzo dura 10 minuti. Si calcola che per guadagnare la cifra che
l'amministratore delegato della Disney guadagna in un ora, un'operaia haitiana
dovrebbe lavorare 101 anni, per 10 ore tutti i giorni!
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LA NESTLE’
La Nestlé S.A. o Société des Produits Nestlé S.A., con sede a Vevey, in
Svizzera è la più grande azienda mondiale nel settore alimentare. Produce e
distribuisce una grandissima varietà di prodotti alimentari, dall'acqua minerale
agli omogeneizzati, dai surgelati ai latticini. Nestlè controlla 178 filiali
distribuite in tutto il mondo. Per gestire il suo impero ha creato altre due
società finanziarie: UNILAC Inc. e NESTLE’ HOLDING. La prima ha sede a
Panama e la seconda nelle Bahamas, poiché questi Paesi concedono esenzioni
fiscali e non obbligano le società a pubblicare i loro bilanci e rivelare la loro
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