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Sintesi

Introduzione Loneliness - Tesina



Ho deciso di approfondire il tema della solitudine nella mia tesina maturità liceo scientifico dopo la lettura di un articolo che riassumeva il “caso Sidis” (Il Giornale, 31 gennaio 2014). La storia di un giovane ragazzo, che a causa della sua genialità, è stato emarginato dalla società, vivendo tutta la sua vita in una ricercata solitudine; mi ha profondamente incuriosito e nel momento in cui è giunta l’ora di decidere quale fosse l’argomento che avrei dovuto affrontare per la tesina mi è tornato alla memoria quell’articolo.
Successivamente alla lettura del romanzo “La solitudine dei numeri primi”, il mio interesse per questo tema è ulteriormente accresciuto; infatti, il modo con cui il protagonista maschile si approccia con il mondo, mi ha riportato immediatamente alla memoria il giovane Sidis. Ho voluto approfondire questo tema anche per un ulteriore motivo: la solitudine è uno dei “mali del nostro tempo” e dunque mi affascinava l’idea di conoscerla al di fuori di rigidi e scontati stereotipi. Quali i motivi per cui si tende ad isolarsi dal mondo? Come viene vissuta tale condizione? E altri interrogativi sono nati durante questo approfondimento ai quali ho cercato di trovare una risposta all'interno della mia tesina,ripercorrendo scelte e/o percorsi obbligati in cui si è trovata, nella singole personali esperienze, una galleria varia di umanità e non solo i grandi protagonisti della vita culturale e i personaggi più affascinanti della finzione letteraria.
È necessario precisare una cosa molto importante! Dire “solitudine” racchiude un numero molto vasto di sottoinsiemi. Il “ filo conduttore” che legherà gli argomenti su cui ho lavorato è un tipo di solitudine poco nota ma molto diffusa. Essa consiste nell’incapacità del soggetto in questione a rapportarsi con il mondo circostante e questo provoca in lui una sorta di smarrimento e il desiderio di rinchiudersi in se stesso. La solitudine può infatti scaturire da esperienze di emarginazione familiare e sociale. È insito dell’uomo ricercare momenti di tranquillità per potersi rilassare, riflettere, insomma il tipico “staccare la spina”. Non tratterò della solitudine voluta e ricercata: quelle dell’artista, del creativo, dell’asceta o di chi sente il bisogno di ricercare un momento suo, per recuperare le energie disperse nel mondo e per dar spazio a quella parte soffocata dall’affanno della vita. La solitudine di cui tratterò è differente ! Essa è una sorta di guscio indispensabile, una conchiglia che ci appartiene e ci protegge dal caos della quotidianità e favorisce il ritrovamento di una dimensione che ci appartiene.
La scelta del titolo del mio approfondimento è stata fatta in quanto il termine inglese “loneliness” indica proprio una solitudine vissuta con sofferenza e differisce dal termine “solitude” che invece indica il piacere provato dall’esclusione.

Collegamenti


Loneliness - Tesina



Italiano: Quasimodo e Leopardi.
Arte: Van Gogh.
Oggetti extradisciplinari: La biografia di William Sidis e analisi romanzo La solitudine dei numeri primi.
Estratto del documento

della società morì nel più totale anonimato :

 E’ possibile vivere una “vita perfetta”?

 Morten Brask racconta La sofferenza di Van Gogh, un altro genio vissuto nella povertà e

nella solitudine, si rispecchia nelle sue opere:

 “La solitudine spinata all’eccesso”

 Il suo animo nelle sue opere

Camera da letto dell’artista” “Campo di grano con volo di corvi”

Giacomo Leopardi è un uomo che ha riportato su

carta la sua profonda sofferenza che provava a causa

della solitudine:

 Il piacere è sempre o passato o futuro, e

non è mai presente

 “Il passero solitario” Salvatore Quasimodo nella poesia “ E’subito sera”

descrive i tre stadi dell’animo umano, sottolineando

il carattere universale della solitudine:

 Che il vero destino sia quello di rimanere soli?

 “E’ subito sera”

I due personaggi del romanzo di Giordano a causa

del loro continuo rinchiudersi nei propri mondi vivranno come

due numeri primi gemelli, soli e perduti,

vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero:

 Vicini, ma mai abbastanza per sfiorarsi davvero

 “Numeri primi gemelli”

William Sidis

E’ possibile vivere una “Vita perfetta” ? 1

“ Vorrei vivere la vita perfetta. L’unico modo per avere la vita perfetta è viverla in solitudine” .

Questa è una dichiarazione che William Sidis fa ad un giornalista quando aveva sedici anni. Egli fu

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“una delle più grandi menti della storia”, infatti spetta a lui il primato per il QI più alto mai

registrato: 254. E sebbene fosse dotato di abilità straordinarie morì nel più totale anonimato.

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Billy nacque il 1° aprile 1898 da emigrati ebraici di origine russa. Il padre, Boris Sidis, fu un

insegnante di psicologia all’università di Harvard e scrisse anche numerosi libri. Egli fu

considerato un genio e grazie alle sue brillanti teorie sulla psicologia venne spesso paragonato a

Freud. La madre di William, Sarah Mandelbaum, laureata in medicina nel 1897 decise di

sacrificare la propria carriera per seguire il figlio.

I genitori di William educarono il figlio in maniera tale da stuzzicare la sua curiosità fin dalla culla e

questo provocò un enorme sviluppo delle capacità intellettive del bambino. Basta elencare ciò che

prima di iniziare a frequentare la scuola Billy era in grado di fare. Per esempio a un anno sapeva già

parlare perfettamente, a 18 mesi leggeva il Time; a sei anni conosceva sette lingue ed a otto ne

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inventò una il Vendergood . Inerente a questa lingua egli scrisse anche una grammatica con tanto di

esercizi per facilitarne l’apprendimento. Sempre a questa età egli superò i test d’ammissione ad

Harvard ma dovette aspettare fino agli 11 anni per poter frequentare l’università a causa della

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giovane età . Vi si laureò a 16 anni “cum laude” in lettere.

Subito dopo la laurea però la vita di di William cambiò. Nel 1915 iniziò a lavorare come docente

presso la William Rice università, ma non venne apprezzato né dai propri colleghi né dai suoi alunni

e a causa di questo egli rinunciò presto alla cattedra.

Di lui non si seppe più nulla fino al 1919 a causa di un arresto durante una manifestazione dei

lavoratori. Infatti Billy aveva iniziato ad interessarsi di politica andando ad appoggiare le tesi

bolsceviche. La notizia ebbe ampia risonanza tra i media. Al processo William si dichiarò ateo e

socialista, mentre l’accusa lo indicava come il responsabile dei disordini. Il caso venne poi

archiviato grazie all’interveto del padre. I suoi genitori però lo fecero internare in una loro casa di

cura affermando che fosse psicologicamente malato. A questo punto i rapporti con i suoi genitori si

ruppero ed egli visse fino all’età di 46 anni nel più totale anonimato.

Si narra che quando morì egli conosceva e parlava perfettamente 40 lingue

diverse e che fosse in grado di impararne una nuova in meno di una settimana.

1. Affermazione di Sidis ad un intervista del 1914

2. Soprannome con cui era chiamato William

3. Lingua inventata basata su grammatica e vocaboli derivanti dalla lingua latina, greca, tedesca, francese e altre

lingue romanze. In essa è possibile distinguere otto differenti modi: indicativo, imperativo, infinito, ottativo,

potenziale, imperativo assoluto, congiuntivo e il rafforzativo da lui inventato

4. Sidis è tuttora lo studente più giovane ad essere mai stato ammesso ad Harvard

Nella sua casa e in quella dei suoi amici vennero trovati numerosi suoi manoscritti, tra questi c’è “

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Mondo animato e Mondo inanimato” dove anticipa la teoria dei buchi neri.

Morten Brask racconta Sidis

Brask nel suo avvincente romanzo “ La vita perfetta di William Sidis” ricostruisce a grandi linee,

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basandosi su articoli del tempo e sulla fedele biografia scritta da Amy Wallace , la vita del giovane

genio. Sebbene non riporti le vicende in maniera fedele Morten Brask indaga sulla vita di William,

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domandandosi come sia stato possibile che un tale prodigio, da cui ci si aspettava tanto, sia morto

nella più totale solitudine.

Brask sottolinea in maniera molto fine come il giovane William non si sia voluto isolare

volontariamente dai suoi coetanei, ma anzi fosse desideroso di partecipare agli eventi che

sconvolsero il Novecento – traduceva e diffondeva agli immigrati le idee del socialismo e della

giustizia sociale. Ma ciò non gli fu sufficiente per guadagnarsi un posto nella società che anzi lo

derise ed emarginò. Già tra i banchi di scuola la sua genialità non venne apprezzata. Egli era

continuamente sbeffeggiato e deriso dai suoi compagni di classe. Lo scrittore fa risaltare

l’inadeguatezza che provava il piccolo genio tra le mura scolastiche: era sempre il più piccolo, il

saputello della classe che continuava a interrompere i professori per correggerli. Eppure tra le

pagine del libro si scopre che il ragazzo era pieno di ammiratrici e questo significa che qualcuno lo

apprezzava, cos’è dunque accaduto? Beh, il fatto che la stampa lo definisca uno “scherzo della

natura” , una vittima degli esperimenti del padre lo hanno condotto a ritirarsi sempre più

nell’ombra. A William Sidis interessava solamente vivere una “vita perfetta” e la via per riuscirci

era la solitudine; vivere lontano dalle persone “normali” le quali per paura o invidia tendono ad

allontanare da se il 'diverso' (anche se palesemente più dotato!). La vita del genio diventa

insopportabile sino al punto di vivere in solitudine o inventarsi una personalità piatta e mediocre in

modo da non fare paura, da non suscitare invidia in nessuno ma anzi essere compatiti e magari

amati. E' strano, ma la storia è certamente piena di casi del genere: non un elogio alla mediocrità ma

piuttosto una presa d'atto che la vita perfetta non esiste e non può esistere.

1. redatto nel 1920

2.”The prodigy” (1986)

Van Gogh

La solitudine spinta all’eccesso

Vincent Van Gogh (1853–1890) è uno degli artisti olandesi più famosi di ogni tempo. La sua

attività artistica durò appena dieci anni, dal 1880 fino alla sua morte. La sua qualità di lavoratore

instancabile e la sua grande passione gli permisero, tuttavia, di produrre un corpus di opere che

potrebbe fare invidia a numerosi artisti molto più longevi.

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Egli scisse molte lettere in particolare un intenso carteggio al fratello e amico Theo Van Gogh, ed

esse, oltre ad assolvere un’importante funzione comunicativa, fungevano anche da valvola di sfogo.

Attualmente sono una preziosa fonte d’informazione per la ricerca storico-artistica; infatti molto di

quanto sappiamo sulla vita dell’artista, sui suoi sentimenti e anche sulle sue opere, lo dobbiamo alle

numerose lettere giunte fino a noi.

Figlio di un pastore protestante, manifestò fin da ragazzo grandi tormenti alternando stati di

entusiasmo ad altri di forte depressione. Nel 1880 Vincent Van Gogh decise di diventare artista:

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aveva 27 anni con già una serie di occupazioni alle spalle che però non gli recarono alcun successo.

Come pittore Van Gogh fu più che altro un autodidatta, il quale imparò il mestiere in modo

tradizionale con l’ausilio di libri, di alcune lezioni seguite presso le accademie di Bruxelles ed

Anversa, delle visite ai musei e dei consigli di amici artisti. La sua pittura venne influenzata molto

anche dalle xilografie giapponesi che l’artista collezionava.

Decise dunque di trasferirsi a Parigi e durante tale soggiorno scoprì la pittura impressionista e

approfondì l`interesse per l`arte e le stampe giapponesi. A Parigi divenne amico di Toulouse-

Lautrec, Paul Gauguin. Nel 1888 si stabilì ad Arles affittando la Casa gialla (celebre soggetto di

diversi dipinti) con l’intenzione di costituire una comunità di artisti e vi invitò Paul Gauguin. La

convivenza fra i due pittori, tuttavia, naufragò nel giro di poche settimane, anche a causa della

crescente instabilità psichica di Van Gogh. L’ennesima lite violenta fra i due si concluse infatti

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tragicamente con la mutilazione di un orecchio di Van Gogh . In seguito all’episodio, Gauguin tornò

a Parigi, mentre Van Gogh fu vittima di una grave crisi depressiva nata dall’incapacità di superare la

sua sofferenza. Dopo ripetuti attacchi della sua malattia Van Gogh decise, nell’aprile 1889, di farsi

ricoverare nell’ospedale psichiatrico di Saint–Rémy, una cittadina vicino ad Arles. Van Gogh era

però desideroso di lasciare l’ospedale psichiatrico e progettò di dirigersi verso il nord; fu così che

nel 1890 andò a stabilirsi vicino al fratello, presso il dottor Gachet. Van Gogh era molto entusiasta

del suo nuovo ambiente: ‘[…] è veramente molto bello, è proprio la campagna, caratteristica e

pittoresca’, scrisse in una lettera a Theo. Ispirato dai vigneti, dalle vecchie case con il tetto di paglia

e dai campi di grano fece in breve tempo numerosi dipinti e disegni, di cui un paio di paesaggi di

formato largo come il Campo di grano con corvi rappresentano il culmine della produzione

paesaggistica. Malgrado un apparente miglioramento, trascorsi due mesi si sparò un colpo di pistola

al petto mentre passeggiava in un campo di grano. Morì due giorni dopo nel proprio letto, con il

fratello al suo fianco.

1. presso un mercante d’arte, come maestro, predicante laico

2. gesto fino ad oggi addebitato alla follia autodistruttiva del pittore olandese, ma che recenti studi attribuirebbero a

Gauguin.

Il suo animo nelle sue opere

La fragilità psichica lo portò ad essere una persona inquieta turbata, sofferente, ad aggredire gli altri

e se stesso.

Van Gogh, nel quadro “ Camera da letto dell’artista”, dipinse la sua stanza della Casa gialla di

Arles nel 1888, mentre attendeva Gauguin, sperando d’impressionare favorevolmente l’amico per

poter realizzare un centro di una colonia d’artisti, fra i quali lo stesso Gauguin. La Casa Gialla in cui

visse Van Gogh ad Arles era un piccolo edificio a due piani, con 4 stanze, contigua ad un negozio

alimentare; più tardi l’intera costruzione divenne un bar e fu bombardata nel 1944.

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L'intento era quello di comunicare un’impressione di grande semplicità, ecco perché rappresenta la

propria stanza in un insolito stato di ordine, con pochi oggetti, utilizzando colori puri ed armoniosi,

con contorni molto marcati; l'artista vuole esprimere la tranquillità e far risaltare la semplicità della

sua camera da letto per mezzo di un simbolismo cromatico. Per questo motivo, Van Gogh descrive:

"le pareti di un lilla chiaro, il pavimento di un rosso spezzato e pallido, le sedie e il letto color

giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo verde limone chiarissimo, la coperta rosso sangue, la toeletta

arancione, il catino azzurro, la finestra verde", per poi affermare: "Avevo voluto esprimere un

riposo assoluto per mezzo di tutti questi diversi toni" Sembra che l’artista raggiunga una certa

.

sobrietà tramite una composizione costituita quasi unicamente da linee dritte e da una combinazione

rigorosa di superfici colorate che sopperiscono all'instabilità della prospettiva.

Eppure tutto ciò sembra comunicare una sensazione di angosciante e vana attesa, di turbamento ed

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