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Pedagogia: l'importanza della lettura ad alta voce e la dislessia
Biologia: la struttura dell'occhio; come avviene la lettura
1)Introduzione
La scelta di questo argomento, nasce dalla passione per la lettura che mi accompagna fin
dall’infanzia. Per me, leggere è come compiere un viaggio. Potremo infatti dire che fra l’esperienza
del viaggiare e quella del leggere, ci siano delle cose in comune. Viaggiare significa proiettarsi in
una dimensione nuova, non è semplicemente il passaggio fisico da un punto a un altro, e leggere dal
canto suo, è qualcosa di non molto diverso da un viaggio in un Paese straniero, perché ci dà la
possibilità di vivere realtà distanti dalla nostra, dandoci anche l’impressione di viaggiare addirittura
in un altro mondo o nel tempo.
Spesso, in particolare nelle prime fasi educative, ci si chiede a cosa serva leggere, soprattutto
quando viene imposto da qualcuno più grande o per fini scolastici. Solitamente la risposta è:
“leggere insegna a scrivere e a parlare”; questo è senz’altro vero, ma non ci si deve limitare
solamente a questo vantaggio, soprattutto perché quando si è piccoli, non si capisce appieno
l’importanza di tale affermazione. La lettura di un libro che sia di nostro piacimento, suscita delle
forti emozioni; ci dà la possibilità di conoscere nuove realtà o affrontare nuove situazioni, che
magari non avremo mai la possibilità di vivere personalmente nel corso di tutta la vita.
La lettura ha carattere introspettivo, ci fa pensare, tocca punti sensibili. Ci dà la possibilità di
riflettere sul perché il protagonista si comporta in un modo piuttosto che in un altro, e di pensare a
come ci saremo comportati noi nelle medesime situazioni, analizzando dall’esterno il contesto.
Sicuramente uno dei caratteri fondamentali della lettura, è la stimolazione dell’immaginazione.
Forse questo è uno degli aspetti più affascinanti di questa nobile e antica arte; i libri, in genere
forniscono descrizioni esaustive sia delle situazioni, che dei personaggi e delle ambientazioni ;ma il
lavoro maggiore lo fa la nostra immaginazione, che mette insieme e a modo nostro tutte le
informazioni recepite, dando origine a dei veri e propri personaggi modellati da noi, e in cui magari
tenderemo a impersonificarci. Il bello di ciò, è che ogni lettore immaginerà a modo suo il
personaggio, e sicuramente non ci sarà un altro che avrà “creato” tutto nello stesso modo,
conferendo così al libro quel carattere privato e speciale, esclusivo. Difatti, leggere può essere un
mezzo per allontanarci dalla realtà di tutti i giorni, quel momento magico di isolamento in cui il
lettore ha la possibilità di immedesimarsi nel racconto, staccandosi da ciò che lo circonda, dando il
via a un viaggio tutto personale. La lettura, non solo ci fa vivere nuove realtà o esperienze mai
vissute, ma ci dà anche modo di confrontarci con nuovi punti di vista a cui magari non avremo mai
pensato, e in questo modo potremo anche cambiare idea su alcuni preconcetti o idee più generali
createsi in noi, senza mai aver avuto la possibilità di confrontarle con altre. Proprio per questo
motivo si dice che la lettura apra la mente e ci renda più liberi. Inoltre, nella maggior parte dei libri,
vi è celato un messaggio di fondo o una morale che si vuole trasmettere al lettore e che lo
arricchisce significativamente.
Il piacere della lettura
2)
La lettura però, non è una passione innata per tutti. A questa mancanza si può sempre rimediare, e
sarebbe giusto farlo subito, invogliando le persone alla lettura con tutto l’entusiasmo possibile.
L’educazione alla lettura però è efficace solo se inizia dall’infanzia, e quale migliore metodo, come
primo approccio, se non quello della lettura ad alta voce, fatta dai genitori ai propri bambini?
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Questo, non stimola solo la passione per la lettura, ma fa bene anche al rapporto genitore-figlio, in
quanto dà loro la possibilità di creare un'intesa, un rapporto speciale grazie a un momento tutto loro,
che solitamente si fa prima di andare a letto, anche per conciliare il sonno del piccolo. Sarebbe una
gran cosa se questo momento fosse costante nel tempo, un appuntamento fisso, in questo mondo
frenetico, in cui c'è poco tempo per dedicarsi ai rapporti interpersonali, almeno fino al momento in
cui il bambino sarà in grado di farlo autonomamente.
Nel libro “Leggere ad alta voce” di Rita Valentino Merletti, c’è un passaggio molto bello che
esprime benissimo questo aspetto della lettura ad alta voce, che sicuramente verrà condiviso da chi
ha avuto la fortuna di vivere questo momento con i genitori:
“ Quando l’immagine di un adulto che legge ad un bambino scende dalla mente al
cuore, scatena un flusso di ricordi inarrestabile, e porta in superficie una ricchezza che
non sapevamo di possedere ma che ci ha accompagnato per tutta la vita
,rendendocela probabilmente migliore. Sì, perché quell’immagine del cuore ci dice che
siamo stati amati, che qualcuno ci ha voluto bene abbastanza per condividere con noi
emozioni e sensazioni. Qualcuno ci ha regalato, quando ancora non sapevamo che
fosse così importante, la gioia di perderci in un libro. Quando ancora non sapevamo il
significato di tutte le parole, qualcuno ci ha fatto capire che le parole servono a
costruire un’altra realtà, una realtà sicura in cui possiamo muoverci a piacimento, una
realtà in cui, come in una palestra, alleniamo la nostra mente e il nostro spirito per
affrontarne una di tutt’altro genere, quella della vita.”
(Rita Valentino Merletti, Leggere ad alta voce,
Milano, Mondadori, 1996)
Dunque, il piacere della lettura sarà costantemente alimentato in noi, perché inconsciamente,
assoceremo la lettura di un libro a quel momento speciale vissuto da piccoli. Questo potrà rimanere
tale, indipendentemente dal fatto che l’individuo legga regolarmente o meno.
Ma è davvero così per tutti?
A volte, quando i bambini passano dalla condizione di pubblico o di uditori di storie, a quella di
lettori autonomi, qualcosa può spezzarsi, e quell’amore per il libro, tanto coltivato nell’infanzia , piò
tramutarsi in rifiuto, complice anche un educazione scolastica fondata su interminabili schede di
lettura che trasforma il libro in un dovere. E così, giovani e meno giovani, perdono l’amore per la
lettura, se lo dimenticano da qualche parte insieme ai passatempi dell’infanzia, a meno che non
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incontrino un professore un po’ speciale, come il poeta George Perros, descritto da Daniel Pennac in
“Un romanzo”. Di seguito verranno riportate le parole di un’ allieva di Perros, sul suo professore,
tratte dal libro di Pennac:
”Lui arrivava il martedì mattina, con i capelli scompigliati dal vento e dal freddo, sulla
sua moto azzurra arrugginita.(…) svuotava sulla cattedra una cartella piena di libri. Ed
era la vita”. (Daniel Pennac, Come un Romanzo, trad. it. Di Y. Melaouah,
Milano, Feltrinelli 1997)
2.1) Daniel Pennac
Daniel Pennacchioni è il nome per esteso di Daniel Pennac, scrittore e insegnante francese nato a
Casablanca il 1° Dicembre 1944. Nel 1992, ha dedicato un libro intero al tema della lettura come
piacere, e a come stimolare l’interesse per i libri. Anche lui si fa promotore della lettura ad alta
voce, definendola un magico momento in cui i genitori leggono ad alta voce ai proprio bambini,
libri che catturano la loro attenzione per via delle storie magiche e fantastiche descritte. Pennac, con
le sue teorie, mette in evidenza il legame che esiste fra lettura e sfera emozionale, facendo della
lettura come piacere, l’unica arma in grado di trasmettere curiosità e interesse verso i libri nelle
giovani generazioni. In questo testo affronta il problema del non-amore per i libri che la nuova
generazione manifesta in modo così eclatante.
2.1.1) “Come un romanzo” di Daniel Pennac
Il libro è diviso in brevissimi capitoli, scritti in maniera discorsiva, semplice ed efficacissima. Già
l’incipit del libro, dice tutto :
"Il verbo "leggere" non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con altri verbi: il verbo
"amare"... il verbo "sognare"..."
La tesi portata avanti nel libro, è in fondo molto semplice: attraverso la lettura intesa come
messaggio d’amore si insegna ad entrare nel mondo. Un amore senza condizioni, che non esige
verifiche, esami, qualifiche. Inutile colpevolizzare la televisione o gli stimoli diversi che questa
società fornisce ai giovani. Il vero peccato, se c'è, è quello commesso dagli adulti della fretta,
dell'ansia, della trascuratezza, della stanchezza. I giovani, tra l'altro, hanno paura di non capire e di
perdere troppo tempo nella lettura.
Pennac pensa che questi due timori possano essere vinti entrambi con facilità se gli adulti diventano
"sacerdoti" di questo approccio. La verità è comunque che la lettura è, dice l'autore, come l'amore,
un modo di essere. Non si deve chieder nulla in cambio.
Pennac stila un vero e proprio decalogo con i diritti del lettore,. Sono diritti che tutti i lettori sono
soliti accordare a loro stessi, e che invece tendono a negare ai giovani. Sostiene che se si vuole
davvero conquistare i ragazzi alla lettura, si deve partire proprio da questi diritti sacrosanti che
Pennac, cita in numero 10, numero altamente significativo e simbolico che descrive così nel libro
“Come un romanzo” : 4
“Mi fermerò arbitrariamente al numero 10,in primo luogo perché cifra tonda, poi
perché è il numero sacro dei famosi Comandamenti ed è bello, per una volta, vederlo
servire a una lista di autorizzazioni. Poiché se vogliamo che mio figlio, mia figlia, i
giovani leggano, è tempo di concedergli i diritti che accordiamo a noi stessi”.
(Daniel Pennac, Come un Romanzo, trad. it. Di Y. Melaouah,
Milano, Feltrinelli 1997)
2.1.2) I diritti imprescrittibili del lettore :
1)Il diritto di non leggere
Anche chi ama i libri ha dei periodi in cui proprio non sente il bisogno di leggere; così, chi non è
abituato a farlo, non deve essere forzato, ma si deve lasciare che ci arrivi da solo stimolando la sua
fantasia e la sua sete di conoscenza
2) Il diritto di saltare le pagine
Non è un delitto farlo ,anzi, come dice l'autore, se ci sono pagine che sembrano noiose e
insormontabili e che distraggono dalla storia principale, è giusto saltarle, piuttosto che non finire il
libro, perchè potrebbe riservare tante sorprese più avanti.
3) Il diritto di non finire un libro
Se poi proprio non si riesce ad andare avanti, allora pazienza, chiudiamo il libro e passiamo ad un
altro.
4) Il diritto di rileggere
Soprattutto le frasi che ci piacciono per impararle a memoria, rileggere i passaggi che ci
emozionano, magari anche a voce alta, ci si riempie di più il cuore e ci fa bene all'anima .
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa
Il giornale al mattino, una rivista di moda, tutto quello che si vuole. Non c'è una lettura che va bene
ed una no. Una lettura è ottima per il momento che stiamo vivendo: se vogliamo qualcosa di poco
impegnato va benissimo, la nostra mente lo percepirà meglio. Non ci si deve sentire stupidi a
leggere qualcosa di frivolo, può darsi che sia solo quello di cui abbiamo bisogno.
6) Il diritto al bovarismo
Non si può pretendere sempre di essere pronti per una lettura impegnata o classica, come dice
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Pennac abbiamo la facoltà di "scambiare le lucciole del quotidiano per le lanterne dell'universo
romanzesco...."
7) Il diritto di leggere ovunque
Nel bagno, al mare, nel letto. Dovunque quando se ne sente il bisogno
8) Il diritto di spizzicare
Leggere la presentazione di un libro e poi lasciarlo li, leggere solo il finale , leggere in biblioteca
solo alcuni passi di un libro. che c'è di più bello!
9) Il diritto di leggere a voce alta
La notte si riempie della tua voce, con parole che altrimenti non saresti neanche in grado di pensare
e diventano tue, è una sensazione meravigliosa.
10) Il diritto di tacere
Il diritto di non raccontare un libro per non rovinarlo con considerazioni personali, o per non dirlo a
persone che magari non capirebbero, il diritto di tenersi le emozioni per se.
2.1.3) La trama di “Come un romanzo” e considerazioni
personali