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La tesina inizia dallo spiegare la storia del karate, che cos’è quest’arte misteriosa e le filosofie su cui si basa , per poi focalizzarmi sul rapporto maestro-allievo e i benefici del karate
Filosofia : freud + filosofie orientali
Latino : Quintiliano
Scienze Umane: rapporto maestro allievo
Storia : seconda guerra mondiale , battaglia di okinwa
Rapporto Maestro-Allievo
Come si nota nell’attivismo pedagogico , il maestro non è un’enciclopedia che
all’occorrenza viene consultata per dar sfoggio delle conoscenze che vi sono in essa,
ma è colui che è cosciente di possedere determinate conoscenze e che deve
trasmetterle all’allievo; ciò avviene dimenticando la propria soggettività e aprendosi
all’allievo che da
parte sua sarà portato ad imitare il maestro dimenticandosi della propria soggettività e
aprendosi al maestro. La bravura del maestro emerge quando riesce a farsi tutto per lo
scolaro e si immedesima e si risolve in esso, il maestro si risolve nello scolaro, il
maestro muore con lo scolaro vive e il maestro vive solo nello scolaro. In questo modo
il maestro
deposita le sue conoscenze nello scolaro adattandole alle sue capacità e lo scolaro
fruisce di conoscenze che saranno maturate e arricchite nel tempo.
Nel Karate Tradizionale il rapporto Maestro - Allievo è centrale e fondamentale. Il
termine giapponese che indica il Maestro è “Sensei”.“Sensei” significa letteralmente
“nato prima” ed esprime al meglio il concetto che vede il Maestro come qualcuno che
si è incamminato prima di noi, una guida che essendosi avventurata in un percorso di
crescita umana, tecnica, morale e spirituale da tempo, possiede l’esperienza
necessaria per poter indirizzare e condurre altri, i suoi Allievi, sul cammino in
precedenza da lui intrapreso. Il percorso di sviluppo e crescita dell’Allievo è tutt’altro
che facile e richiede costanza, volontà e determinazione per superare i momenti di
difficoltà e le prove che inevitabilmente si incontreranno nel tempo. In queste
circostanze da solo l’Allievo è disorientato e il limite, fittizio o reale che sia, non
permette di progredire.E’ proprio in questi momenti che il rapporto Allievo - Maestro si
rivela determinante e può fare la vera differenza. E’ proprio in questi momenti di crisi
infatti che la profonda esperienza del Maestro, unita alla sincera fiducia dell’Allievo,
possono consentire quello scatto che trasforma il limite in opportunità e la prova in
危機
successo (in giapponese l’ideogramma “crisi” contiene in sé il duplice significato
di pericolo e possibilità). “L’attrito intelligente”, creato volontariamente dal Maestro, è
lo strumento con cui il Maestro è stato forgiato e forgia per rinforzare la relazione e
preparare l’Allievo a divenire a sua volta Maestro. E’ l’affrontare le difficoltà che fa
migliorare l’Allievo ed il superamento delle stesse che ne determina il grado! E’
importante evidenziare che Maestro e Allievo non sono però titoli o qualifiche, sono
relazioni dinamiche e rapporto; Maestro e Allievo più che come nomi statici devono
esser visti come verbi che descrivono attitudini, comportamenti e azioni. Quando
l’accordo Maestro - Allievo s’interrompe scompaiono i ruoli di Maestro e di Allievo e la
relazione non solo si dissolve, ma è come se non ci fosse mai stata prima perché
svaniscono i soggetti che la rendono reale. In quest’ottica l’Allievo che lascia il suo
Maestro perché si trova di fronte ad una difficoltà o il Maestro che allontana l’Allievo
perché ritenuto non idoneo, ne annullano nel tempo gli effetti e l’esistenza: non
esistono quindi ex Maestri o ex Allievi! Similmente, secondo la stessa logica, Kase Taiji
Sensei diceva:
“ chi ha smesso di far Karate è come se non lo avesse mai fatto”.
La Via richiede sforzo, costante sforzo, e non è prevista la fermata. Sakugawa Sensei,
come terzo precetto nel Dōjō Kun, enuncia, infatti: “Hitotsu. Doryoku no Seishin o
Yashinau Koto” “Coltivare lo spirito del costante sforzo”. Infatti prima di intraprendere
un percorso con un Maestro, accettando il ruolo di Allievo, occorre quindi essere mossi
da sincere e
serie buone intenzioni e sapere prima che a livello spirituale, nella relazione Maestro
Allievo e nella Via, chi si ferma e abbandona è come se non avesse mai giocato e
torna, come nel gioco dell’oca, alla partenza.
"Il karate può essere considerato come una lotta con se stessi, o come una maratona
lunga tutta la vita che può essere vinta solo attraverso l'autodisciplina, il duro
allenamento e i propri sforzi creativi."
Shōshin Nagamine
Come insegnare e con quali
modalità?
“L'educazione è ciò che di più grande ed esaltante vi è nella vita. E' un grande onore
dedicarsi ad essa. Educando si possono influenzare migliaia di esseri umani e questa
azione perdurerà per generazioni".
(Maestro Jigoro Kano)
Per trasferire le conoscenze specifiche ad un altro individuo è necessario conoscere a
fondo alcuni concetti fondamentali. Primo di questi è il significato del termine
comportamento, ovvero l'insieme degli atteggiamenti che assume il soggetto in
relazione a determinati stimoli esterni, che viene modificato attraverso l’esperienza.
Non a caso l'insegnante sceglie le esperienze da sottoporre all'allievo in base alle
caratteristiche psicofisiche del discente e le manipola trasformandole così in
istruzione. Le nuove modificazioni dell'allievo obbligano l'insegnante a riproporre nuovi
stimoli e la trasmissione dinamica che s'instaura, è il fulcro del processo educativo e
garantisce opportune sollecitazioni al sistema di maturazione di chi apprende e di chi
insegna.
Parecchi si domandano come avviene il passaggio del bagaglio tecnico tra l'insegnante
e l'allievo, questo passaggio è semplice e avviene solitamente in cinque modi:
1. Per imitazione, quando il movimento viene appreso imitando chi lo esegue.
2. Per prove ed errori, l'allievo inibisce man mano, tutti i segnali inutili, sino a
giungere alla sostanza del movimento.
3. Per intuizione, il discente esegue il movimento proposto, dopo aver intuito
come risolvere il problema.
4. Per comprensione, l'allievo effettua l'azione proposta a seguito di una
spiegazione.
5. Per risoluzione di problemi, ad un problema motorio dato, il discente sceglie
di risolverlo con una risposta comportamentale.
Inoltre tali modalità sottostanno a due leggi fondamentali della teoria
dell'apprendimento:
-"dell'effetto" (di Thorndike) l'allievo tenderà a ripetere e ad imparare il
comportamento che ha prodotto un esito soddisfacente; i comportamenti che
producono dolore o disagio non saranno ripetuti o appresi;
-"della contiguità" se due stimoli o esperienze si verificano insieme nel tempo,
nella mente saranno associati insieme.
Non a caso ogni insegnante dovrà saper creare e associare le giuste situazioni, per far
sperimentare ad ogni allievo ciò di cui ha realmente bisogno; inoltre ,bisogna
considerare che le arti marziali sono discipline situazionali, dunque l'insegnante dovrà
avere cura di proporre all'allievo sequenze motorie in contesti tattici continuamente
mutevoli, come ad esempio eseguendo tecniche nuove da entrambi i lati
corporei,utilizzando i modelli tecnici con partners sempre diversi, praticando tecniche
apprese in condizioni d'affaticamento, variando l'esecuzione del movimento, variando
le condizioni esterne, combinando abilità conosciute con quelle appena apprese o
infine diversificando le sensazioni esterocettive, inibendo alcuni canali sensoriali.
Addirittura ,secondo alcuni autori per allenare capacità tattiche e coordinative si deve,
parallelamente al loro apprendimento, seguire un ordine gerarchico di difficoltà, infatti
parecchi affermano che"Prima si ricerca la precisione dei movimenti, poi la loro
rapidità e infine si allenano gli stessi in condizioni variabili." In realtà è preferibile
creare sempre, sin dal primo momento, una situazione variabile attorno al discente,
perchè ciò stimolerà immediatamente l'allievo, ad adattare i suoi apprendimenti a
situazioni sempre nuove e mutevoli, arricchendo così la sua memoria d'azione e di
riflesso la capacità di risolvere problemi motori mai affrontati, situazione tipica nei
combattimenti con nuovi avversari.
arti marziali nella contemporaneita’: i
bambini e l’educazione del corpo
attraverso il gioco
A differenza del passato, oggi si decide di intraprendere le varie discipline sportive per
perseguire la salute fisica, per desiderio di confrontarsi con gli altri, per acquisire
confidenza con il proprio corpo. Da pochi anni, è stato rivalutato il ruolo delle Arti
Marziali che non vengono più viste come pratiche aggressive o violente, ma come
discipline grazie alle quali ci si impara a difendere,si raggiunge l’autocontrollo, si
comprende come responsabilizzare l’uso della forza, si prende sicurezza nelle proprie
capacità e consapevolezza dei propri limiti, ma anche per l’agonismo, inteso come
"esigenza spontanea dell’uomo di misurarsi con la natura, con il prossimo, con se
stesso". Oggi si consiglia sempre di più la pratica delle Arti Marziali ai giovani, ma
perché? “Conoscere i propri limiti, accettarli e comunque sforzarsi di superarli;
sviluppare volontà, coraggio, disciplina, rispetto dei compagni, capacità di gestione del
tempo, equilibrio tra fatica e riposo; piacere di collaborare, sentimenti di lealtà e
amicizia, controllo delle emozioni in condizioni di disagio”. Sono alcuni dei vantaggi
che i bambini traggono dalle Arti Marziali, sia sul piano psicologico e spirituale, sia su
quello fisico. Purché questi vantaggi si raggiungano, però, non è il bambino che deve
adeguarsi all’insegnamento: egli non ne è oggetto, ma soggetto. Negli anni passati, la
mancanza di chiarezza su questo concetto e l’immagine convenzionale data dai mezzi
d’informazione - uno sport fatto e pensato per adulti - ha portato a opinioni contrarie
alle arti marziali, tanto che, alcuni pediatri, ne sostenevano la dannosità per i bambini.
Oggi la diffusione delle arti marziali in genere, ha prodotto una mentalità più aperta. E
spesso si tende a proporre ai ragazzi due o più specialità sportive, sia per bisogno di
varietà, sia perché l’attività formativa o correttiva, spesso noiosa per i piccoli, darà
frutti migliori se essi potranno riscontrarne l’utilità in tutte le loro prestazioni atletiche.
La migliore lezione delle Arti Marziali è lo sviluppo di un metodo di ragionamento,
l’abbandono di schemi precodificati e della rigidità, sia fisica sia