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Italiano letteratura: G.D'Annunzio (beffa di Buccari, volo su Vienna ed impresa fiumana);
Storia dell'arte: F.T. Marinetti.
dunque percepita come grave e fu rifiutata con sdegno dalla classe dirigente
triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.
“Il mio Carso” pubblicato nella Libreria della Voce nel 1912, è la sua opera più
importante ed unico romanzo della sua breve carriera. È un'autobiografia
spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo
scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il
suicidio dell'amata Anna Pulitzer, che lo spinge a intuire la necessità di una
legge morale più profonda per la sua vita. Slataper rimaneggia la sua tesi di
laurea su Ibsen, per una futura pubblicazione, che però avviene postuma nel
“Alle tre amiche”,
1916. Infine bisogna ricordare le lettere che nelle intenzioni
di Slataper sarebbero dovute essere la base per un nuovo romanzo, il seguito
“Il mio Carso”
de ; furono pubblicate postume dall'amico irredentista Giani
Stuparich. Slataper condivideva le idee vociane anti dannunziane, ma allo
stesso tempo concordava con gli ideali irredentisti e interventisti del poeta
abruzzese.
Prezzolini e “La Voce”
Giuseppe Prezzolini riavviò ne “La Voce” un
dibattito a favore della creazione di una Università
italiana nel Ticino (cosa che avvenne
successivamente solo nel 1996 con la fondazione
della Università della Svizzera italiana)per
contrastare la "tedeschizzazione" voluta da Berna.
Prezzolini nel 1912 aprì sulla sua un dibattito sull'italianità del Ticino, di Gondo
e del Grigioni meridionale, e successivamente riservò un numero della rivista al
tema dell’irredentismo con la partecipazione fra gli altri di Francesco Chiesa.
L’IRREDENTISMO TRA LE DUE GUERRE E
SOTTO IL FASCISMO (1918-1945): MALTA,
CORSICA, NIZZA, SAVOIA E SVIZZERA
Gli irredentisti che furono a favore dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra,
alla fine del conflitto abbandonarono il principio dell'autodeterminazione e
condivisero la richiesta di una definizione dei nuovi confini in base all'eredità
storica, al criterio degli interessi economici e alle esigenze di difesa militare.
Emerse quindi una forte contraddizione con i principi originari dell'irredentismo.
Così trasfigurato, il movimento irredentista caratterizzato dall'occupazione
Dannunziana di Fiume, città a maggioranza italiana, ma la cui attribuzione
all'Italia non era prevista nel Patto di Londra. L'occupazione avvenne il 12
settembre 1919 e fu seguita dalla costituzione della Reggenza italiana del
Carnaro l'8 settembre 1920; in seguito allo sgombero dei legionari fiumani, il 2
febbraio 1921, la città divenne lo Stato libero di Fiume, che il 3 marzo 1921 fu
annesso all’Italia. Successivamente il movimento fu snaturato ed egemonizzato
dal regime fascista che ne fece uno strumento di propaganda nazionalista;
5 La “Grande Italia”
questo secondo irredentismo si dimostrò fallimentare. Nel 1938, a seguito
dell'allontanamento dell'Italia dalla Francia dovuto dapprima all'appoggio
francese alla Iugoslavia per la Dalmazia e successivamente alla guerra
d'Etiopia, il governo di Benito Mussolini si decise a rivendicare anche la Corsica,
la ex contea di Nizza, la regione della Savoia e Corfù quali terre irredente,
anche se quasi prive di abitanti italofoni. Infine il fascismo cercò di suscitare
istanze irredentiste a Malta, nella Svizzera italiana e nelle Isole Ionie.
era aggressivo e portò, in parte, al disastro della seconda
L’irredentismo fascista
guerra mondiale. L'irredentismo, portato a livelli nazionalistici estremi, fu al
centro della politica imperialista di Mussolini, concretizzandosi nelle aspirazioni
fasciste per una “Grande Italia” con un proprio Impero. Il progetto “Grande
Italia”, concepiva che lo stato italiano includesse: Nizza, Savoia, Ticino, Venezia
Giulia, Dalmazia, Corfù, Malta e Corsica, popolate in parte anche da italiani da
secoli, e ampie zone dell'Africa settentrionale e orientale come la Libia,
L’Egitto, il Sudan ed il Corno d'Africa, alcune delle quali abitate da italiani dal
XIX secolo. L'espansione in questi territori avrebbe permesso all'Italia
d’egemonizzare il Mediterraneo (ritenuto dai fascisti “Mare nostrum”). Il
progetto acquisì nuovi tasselli durante la seconda guerra mondiale, con
l'occupazione di Grecia, Corsica, Tunisia e l'invasione dell'Egitto occidentale. Il
movimento irredentista tra le comunità italiane fuori dai confini nazionali non
svanì con il conseguimento dell'Unità d'Italia e fu incoraggiato dal fascismo
affinché contribuisse a realizzare la Grande Italia. Tutti i territori d'espansione
progettata, con la sola eccezione di Malta, appartenevano all'Italia, ma il
progetto della Grande Italia subì una battuta di arresto dopo la sconfitta delle
Potenze dell'Asse.
Movimenti irredentisti italiani all’estero:
M ALTA
Nel primo dopoguerra, si sviluppò un movimento irredentista italiano molto
attivo nell'arcipelago maltese, dove solo nel 1934 i britannici vietarono l'uso
della lingua italiana, per completarne il processo di anglicizzazione. Gli
irredentisti maltesi giustificavano storicamente la loro rivendicazione di
unificazione con l'Italia ricordando che l'arcipelago era stato per secoli
governato dall'Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani di Malta, sotto l'egida del
Regno di Sicilia. Gli inglesi giunsero sull'isola nel 1800, dopo aver cacciato
l'esigua guarnigione napoleonica, che si era impadronita dell’arcipelago due
anni prima. Quindici anni dopo, il Congresso di Vienna, invece di imporre la
Restaurazione del regime pre-napoleonico, riconobbe il dominio inglese che
così completava il suo progetto di controllo sul Mediterraneo, avendo già
colonie a Gibilterra ed a Cipro. I cavalieri Gerosolimitani si trovarono così
costretti ad emigrare in Italia. I forti legami con l'Italia sono ancora testimoniati
dalla parlata maltese, la cui vicinanza all'italiana è particolarmente accentuata
nei vocaboli di argomento culturale. Altro legame dell'isola con l'Italia è dato
dalla compagine etnica maltese totalmente italiana, come del resto si evince
proprio dai cognomi, tipici tra l'altro dell'Italia continentale. Il sette Giugno è
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una delle feste nazionali di Malta, che commemora la fucilazione della folla, da
parte degli inglesi, che manifestava contro l'aumento del prezzo del pane.
Quest’avvenimento rafforzò i sentimenti irredentisti della popolazione maltese;
quest’ideologie rappresentarono la maggiore preoccupazione politica dei
britannici, specialmente dopo l'avvento del Fascismo che rivendicava
apertamente l'italianità di Malta. Gli irredentisti maltesi negli anni venti
parteggiavano per il Partito Nazionalista vicino alle posizioni fasciste, ed
avevano nell'avvocato Carlo Mallia il loro ideologo. L'organizzazione degli
irredentisti fascisti era molto articolata e prevedeva anche sezioni
dell'OGIE(Organizzazioni Giovanili Italiane all'Estero). Per accogliere gli studenti
maltesi, inoltre, il governo fascista aprì a Roma la "Casa della Redenzione
Maltese". Le loro attività erano però fortemente ostacolate dai britannici, tanto
che alcuni, furono costretti all'esilio. Fra questi c'era anche il prof. Mallia che a
Roma fondò il Comitato d’Azione Maltese e fu nominato Consigliere Nazionale
della Camera dei Fasci e delle Corporazioni in rappresentanza dell'arcipelago
maltese. Con l'inizio delle ostilità, numerosi attivisti ancora residenti
sull'arcipelago furono fatti arrestare dal governo britannico e deportati in campi
di prigionia ugandesi. In Italia i fuoriusciti maltesi aderirono per la gran parte al
fascismo, ed in molti si arruolarono volontari nel Regio Esercito o in altre
formazioni paramilitari per combattere contro gli inglesi. Come estremo atto di
protesta, rinunciarono anche alla cittadinanza britannica acquisendo quella
italiana. Gli irredentisti maltesi continuarono a combattere aderendo anche alla
Repubblica Sociale Italiana, la quale allo scopo di raccogliere i combattenti
provenienti dall'estero, costituì nel novembre 1943, il Battaglione Borg Pisani,
dedicata all’omonimo martire dell’irredentismo maltese, forte di duemila
uomini.
C ORSICA
Gli irredentisti corsi hanno cercato attivamente l'unificazione all'Italia solo a
partire dai primi decenni del XX secolo, e con maggiore intensità quando
l'irredentismo fu promosso dal Fascismo. Tra i corsi che non emigrarono in
seguito alla Grande Guerra, si fece strada la radicalizzazione del movimento
rivendicativo e si riallacciarono i legami anche politici con l'Italia, che già con il
governo Crispi perseguiva lo sviluppo dei movimenti irredentisti e una politica
estera avversa alla Francia. Si realizzò, in breve tempo, il passaggio dalla
rivendicazione autonomista ed identitaria a quella più marcatamente
indipendentista e nazionalista che, con l'avvento della propaganda
mussoliniana, si venava d'irredentismo: il governo fascista non lesinava
finanziamenti agli indipendentisti còrsi e s'istituirono molte borse di studio per
ottenere che i giovani còrsi tornassero a frequentare le università italiane. Gli
irredentisti corsi inoltre giunsero ad organizzare pubblici festeggiamenti, con
notevole partecipazione popolare, in occasione della proclamazione dell'Impero
italiano il 9 maggio 1936. Il loro capo era Petru Giovacchini, che rivendicava
esplicitamente la "redenzione" della Corsica. Nel 1938 vi fu anche la
rivendicazione ufficiale del Regno d'Italia sulla Corsica pronunciata dal ministro
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degli Esteri, Galeazzo Ciano, ed accolta con enorme soddisfazione da Santu
Casanova e dagl’irredentisti corsi. Tra il novembre 1942 ed il settembre 1943 la
Corsica fu occupata militarmente dal Regno d'Italia e diversi corsi collaborarono
attivamente nella speranza di una unificazione dell'isola all'Italia.
N S
IZZA E AVOIA
el 1860, il governo sabaudo consentì alla Francia di annettersi la regione di
N
Nizza come compenso del supporto francese alla seconda guerra
d’indipendenza. Giuseppe Garibaldi si oppose tenacemente alla cessione della
sua città natale alla Francia, sostenendo che il plebiscito, che ratificava il
trattato, era viziato da brogli elettorali. Garibaldi nel 1871 tentò di promuovere
l’annessione della sua città natale al neonato stato unitario italiano, ma gli fu
impedito di parlare. A causa di questo diniego, tra il 1871 ed il 1872 a Nizza ci
furono delle sommosse, promosse dai garibaldini e chiamate “Vespri nizzardi”,
che reclamavano l’annessione della città e della regione all’Italia. Gli
irredentisti italiani consideravano l’annessione all’Italia del Nizzardo, come uno
dei loro obiettivi principali. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale,
l’antica Provincia di Nizza fu occupata ed amministrata dall’Italia fino
all’armistizio del 1943. L'Irredentismo italiano in Savoia fu attivo dal 1860 alla
seconda guerra mondiale. Apparentemente solo l’1% della popolazione della
Savoia votò nelle elezioni orchestrate da Napoelone III con la complicità dei
Savoia nel 1860, per l’annessione alla Francia. rappresentanti delle province
I
della Savoia settentrionale contestarono il possibile passaggio della regione
alla Francia, e spedirono a Vittorio Emanuele II, a Napoleone III ed al Consiglio
federale della Svizzera una dichiarazione dove era riportato che non volevano
l’annessione alla Francia, ma preferivano rimanere nel Regno di Sardegna
oppure, nel caso in cui la separazione dal Piemonte fosse stata inevitabile,
entrare a far parte della Svizzera. Dopo il 1861, fu fondata in Italia
l’Associazione Oriundi Savoiardi e Nizzardi Italiani, che continuò la sua attività
fino al 1966. Durante il regime fascista, furono create delle organizzazioni che
promossero l’unificazione della Savoia al Regno d'Italia e quando l’Italia occupò
la Savoia nel novembre del 1942, i gruppi di fascisti arrivarono a comprendere
quasi a 10.000 aderenti; essi chiedevano l’annessione della Savoia all’Italia, ma
Vittorio Emanuele III si oppose.
C T C G
ANTON ICINO E ANTON RIGIONI
rredentismo italiano in Svizzera fu un movimento, che promuoveva l'unione
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