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Sintesi
Latino: spleen oraziano, Seneca (De tranquillitate animi);

Greco: Asclepiade (Giovane stanco di vivere);

Italiano: G. Leopardi, A. Moravia, G. Flaubert (Madame Bovary);

Filosofia: filosofia esistenzialista (Sartre, Kierkegaard);

Storia: Il '900, crisi dei valori e delle certezze;

Inglese: il modernismo, Eliot (The Waste Land).
Estratto del documento

Letteratura greca

Giovane e stanco di vivere

Ahimè, non ho ancora ventidue anni,

e sono stanco di vivere! O Amori,

che cos'è questo tormento? Perchè

mi bruciate? E se morte mi colpisce,

Amori, che farete? Già! Come prima,

giocherete scherzando con i dadi.

Letteratura latina

Spleen oraziano

Celso gaudere et bene rem gerere Albinouano Ad Albinovano Celso, compagno d’armi e segretario di Nerone,

Musa rogata refer, comiti scribaeque Neronis. o Musa, ti prego, riporta il mio augurio e saluto.

si quaeret quid agam, dic multa et pulcra minantem Se chiederà come sto, digli che io, che pur vado promettendo

tante belle cose, non vivo né bene né con gioia, non perché la

uiuere nec recte nec suauiter, haud quia grando grandine abbia flagellato le viti o perché la calura abbia

contuderit uitis oleamue momorderit aestus, disseccato gli olivi, né perché nei campi lontani la mandria soffra

di qualche malattia, ma perché meno sano di mente che in ogni

nec quia longinquis armentum aegrotet in agris; altra parte del corpo, non vorrei udire nulla, nulla conoscere che

sed quia mente minus ualidus quam corpore toto possa alleviare la malattia;

nil audire uelim, nil discere, quod leuet aegrum, mi danno noia i fidi medici, mi irrito cogli amici, perché si

affannano a tenermi lontano da questo torpore funesto;

fidis offendar medicis, irascar amicis, seguo ciò che mi ha fatto male, fuggo ciò che credo mi

cur me funesto properent arcere ueterno, gioverebbe,

mutevole come il vento, a Roma desidero Tivoli, a Tivoli Roma.

ǒ

quae nocuere sequar, fugiam quae prof re credam, Dopo questo,chiedigli come sta in salute, come vada l’ufficio, e

Romae Tibur amem, uentosus Tibure Romam. lui stesso, come vada d’accordo con il giovane principe e con i

Post haec, ut ualeat, quo pacto rem gerat et se, compagni di coorte.

ut placeat iuueni percontare utque cohorti. Se dirà bene, innanzi tutto ricordati di rallegrarti con lui, quindi di

si dicet ‘recte’, primum gaudere, subinde insinuargli alle orecchie questo precetto: «Come tu ti comporterai

con la fortuna, così anche noi con te, Celso».

praeceptum auriculis hoc instillare memento:

ut tu fortunam, sic nos te, Celse, feremus.

Letteratura latina

Filosofia senecana: De tranquillitate animi

• Tedium vitae: noia e disgusto per la vita che affligge chi

vive un’esistenza che gli appare priva di significato;

• Dal fallimento dei propri propositi nasce la stanchezza di

sé e la noia, che portano all’intolleranza verso i successi

altrui;

• Inutilità dei viaggi per sfuggire alla noia e alla

depressione;

• L’unica soluzione alla noia e al disgusto per la vita è la

filosofia, che assicura all’uomo la sapienza e la felicità.

Filosofia

Esistenzialismo

• Contesto storico delusione storica provocata dalla guerra

delusione culturale nei confronti degli ideali ottocenteschi

• Filosofia - riflessione sull’esistenza

- l’essere e il problema del suo rapporto con l’uomo

- esigenza di una scelta

- esistenza segnata dalla finitudine e dal limite

• Precursori: Heidegger Jaspers Sartre

Martin , Karl , Jean-Paul ,

Marcel

Gabriel .

Filosofia

Sartre

• Il fatto di esistere è qualcosa di assurdo: l’individuo, pur

scegliendo il senso del suo essere, non sceglie il suo

essere stesso, ossia il fatto di essere “gettato” nel

mondo;

• L’esperienza emotiva di tale assurdità di fondo

dell’esistenza è la nausea (vita come peso e

protuberanza che suscita nausea, senso del sentirsi di

troppo) "Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di

rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare...ecco la Nausea”

• Il mondo perde la sua familiarità e le cose appaiono

assurde e senza un senso;

Filosofia

La nausea (1938)

“Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non

avevamo la minima ragione d'esser lì, né gli uni né gli altri, ciascun esistente,

confuso, vagamente inquieto si sentiva di troppo in rapporto agli altri. Di

troppo: era il solo rapporto ch'io potessi stabilire tra quegli alberi, quelle

cancellate, quei ciottoli. Invano cercavo di contare i castagni, di situarli in

rapporto alla Velleda, di confrontare la loro altezza con quella dei platani:

ciascuno di essi sfuggiva dalle relazioni nelle quali io cercavo di rinchiuderli,

s'isolava, traboccava. Di queste relazioni (che m'ostinavo a mantenere per

ritardare il crollo del mondo umano, il mondo delle misure, delle quantità, delle

direzioni) sentivo l'arbitrarietà; non avevano più mordente sulle cose. Di troppo,

il castagno, lì davanti a me, un po' a sinistra. Di troppo la Velleda… Ed io -

fiacco, illanguidito, osceno, digerente, pieno di cupi pensieri - anch'io ero di

troppo. Fortunatamente non lo sentivo, più che altro lo comprendevo, ma ero a

disagio perché avevo paura di sentirlo (anche adesso ho paura - ho paura che

questo mi prenda dietro la testa e mi sollevi come un'onda). Pensavo

vagamente di sopprimermi, per annientare almeno una di queste esistenze

superflue. Ma la mia stessa morte sarebbe stata di troppo. Di troppo il mio

cadavere, il mio sangue su quei ciottoli, tra quelle piante, in fondo a quel

giardino sorridente. E la carne corrosa sarebbe stata di troppo nella terra che

l'avrebbe ricevuta, e le mie ossa, infine, ripulite, scorticate, nette e pulite come

denti, sarebbero state anch'esse di troppo: io ero di troppo per l'eternità“.

Filosofia

“Tutti i fedeli del romanticismo sono precipitati negli abissi

della disperazione o della noia. Tutti hanno provato che la

loro giovinezza aveva loro mentito e che avevano

domandato troppo alla natura e al proprio cuore” (Bourget)

Kierkegaard

• Vita estetica: attimo, discontinuità, piacere, avventura,

divertissement, rotazione delle colture (fuga dal demone

della noia);

• La vita estetica conduce inevitabilmente alla noia e alla

disperazione dovuta all’ansia dell’esteta per l’ostinata

ricerca di una vita sempre diversa.

Letteratura italiana

Flaubert

• Noia, disgusto, nausea dovuta al contatto con l’invadente

presenza del banale e dell’insulso;

• L’individuo, la cui esistenza non sia scandita da eventi

significativi, finisce per provare disgusto per il trascorrere

inutile del tempo e fastidio per il ripetersi uniforme di una

vita che non sembra promettere nulla di nuovo;

• Madame Bovary vive nell’attesa di una novità capace di

spezzare l’uniformità e la meschinità del quotidiano;

“La sua vita era fredda come una soffitta con il finestrino a settentrione, e la noia,

ragno silenzioso, tesseva nell'ombra la tela in tutti gli angoli del suo cuore. […]

L'avvenire era un nero corridoio: e, in fondo, c'era una porta chiusa”.

Letteratura italiana

Leopardi

• La noia è infelicità derivante dalla consapevolezza

dell’impossibilità di soddisfare i piaceri e i desideri che la

natura in modo ingannevole alimenta in noi;

• La noia è assenza contemporanea di dolore come di

piacere: “quando l'uomo non ha sentimento di alcun

bene o male particolare, sente in generale l'infelicità

nativa dell'uomo, e questo é quel sentimento che si

;

chiama noia” ( Zibaldone)

Letteratura italiana

• Se però per Leopardi, da una parte, la noia è “figlia della

nullità e madre del nulla”, nella misura in cui é il senso di

un’ insoddisfazione perpetua verso un piacere

inappagato, che genera l'infelicità dell'uomo e quindi il

senso della nullità di tutte le cose, dall’altra diventa però

al tempo stesso il più nobile dei sentimenti umani proprio

perché ci permette di prendere coscienza dell’essenza

della vita, nella misura in cui la noia è “la semplice vita

sentita, provata, conosciuta”;

• La noia è la misura della grandezza dell’uomo che,

tramite il disprezzo delle illusioni, si innalza ad un livello

eroico, quando, consapevole della sua miseria, accetta

titanicamente il suo destino e come la Ginestra piegherà

il capo.

Letteratura italiana

Moravia

• La noia è insufficienza, inadeguatezza, scarsità della

realtà (“La realtà, quando mi annoio, mi ha sempre fatto l’effetto sconcertante che

;

fa una coperta troppo corta, ad un dormiente, in una notte d’inverno” La noia)

• Il sentimento della noia nasce da quello dell’assurdità di

una realtà insufficiente, incapace di persuadere della

propria effettiva esistenza.

Storia

Di ogni consolazione siamo nati orfani. Ciascuno di noi è rimasto abbandonato a se

stesso, nella desolazione di sentirsi vivere. Privi di illusioni siamo vissuti solo del sogno

che è l’illusione di chi non può avere illusioni. Privi di fede non abbiamo speranza,

e senza speranza non abbiamo propriamente vita. L’energia di lottare è nata morta

con noi, perché noi siamo nati senza l’entusiasmo della lotta. (Pessoa)

• ‘900: la fede nella ragione umana e nel progresso entra

in crisi;

• Angosciosa percezione della precarietà della condizione

umana, dell’insensatezza della storia e della stessa

esistenza;

• Età del “pensiero debole”, della “rivoluzione senza

rivoluzione” “

( E c'è un forte rumore di niente, un forte rumore di niente”.

De Gregori)

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