Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Questa tesina di maturità descrive il tema dell'incertezza umana e della fuga della realtà attraverso la celebre fiaba Alice nel paese delle meraviglie. La tesina permette dei collegamenti con i seguenti argomenti: in Italiano Italo Calvino e Italo Svevo, in Filosofia Arthur Schopenhauer, in Inglese Joyce "Dubliners" (escape, ephifany, paralysis), in Storia dell'arte il surrealismo e Salvador Dalì, in Diritto Legge 180 o Legge Basaglia, in Storia La Dolce Vita. La tesina continua con l'analisi in Religione della preghiera, in Scienze Stelle in fuga e infine in Sociopsicopedagogia Sigmund Freud.
Italiano: Italo Calvino e Italo Svevo.
Filosofia: Arthur Schopenhauer.
Inglese: Joyce "Dubliners" (escape, ephifany, paralysis).
Storia dell'arte: Surrealismo - Salvador Dalì .
Diritto: Legge 180 o Legge Basaglia.
Storia: La Dolce Vita.
Religione: La preghiera.
Scienze: Stelle in fuga.
Sociopsicopedagogia : Sigmund Freud.
“Tutto in un punto” in cui Qfwfq ci racconta di come tutta la materia destinata a dar vita
all’universo era originariamente concentrata in un punto, senza spazio né tempo, analizzando
alcuni dei pochi personaggi presenti sul punto,(dove tra questi c’era lui) come il signor De
Xuaeaux e la signora Ph(i)nKo (i nomi sono la parodia di irte formule fisiche e chimiche).Il
testo termina con un allegro divertimento sul tema erotico, in cui la condizione originaria della
materia rappresenta una realtà sessuale ideale, felice, senza conflitti né frustrazioni, perché
tutti gli esseri sono compenetrati nello stesso spazio puntiforme.La signora Ph(i)nKo
trasforma in una sorta di Grande Madre, di divinità femminile e materna, calda e generosa
che con un atto d’amore ( le tagliatelle) genera lo spazio e il tempo.
"Il castello dei destini incrociati" e "Se una notte d'inverno un viaggiatore": la sfida al
labirinto.
Nel 1962, sulla rivista "Menabò" , viene pubblicato un articolo-saggio di Calvino intitolato "La
sfida al labirinto."
Il "labirinto" è il dipanarsi continuo e potenzialmente infinito delle strade della narrazione.
Questo concetto in particolare caratterizza la produzione del Calvino più maturo che in
questo labirinto si addentra, scoprendone gli artifizi e i meccanismi. Consideriamo a questo
proposito due opere in particolare: "Il castello dei destini incrociati"(1969) e "Se una notte
d'inverno un viaggiatore" (1979).E' evidente, in queste due opere, la volontà dell'autore di
esplorare le molteplici strade che una vicenda può prendere, sottolineando come ogni
decisione presa dal protagonista o da un personaggio implica una serie praticamente infinita di
variazioni. Nel primo, raffinatissimo, romanzo i personaggi si trovano in un castello al centro
di un bosco, seduti intorno ad un tavolo. Non possono parlare a causa di una specie di
incantesimo e per raccontare la loro storia si servono di un mazzo di tarocchi. Affiancano una
carta all'altra costruendo la vicenda e intersecandola con quella di un altro convitato.Calvino
costruisce un "cruciverba" perfetto di storie (ne traccia anche un preciso schema) in cui ogni
tarocco compare una sola volta e perfettamente si inserisce nella vicenda. Nella seconda
parte del libro "La taverna dei destini incrociati" il meccanismo rimane lo stesso, cambia solo
il fatto che qui una carta può comparire più volte all'interno di una storia, non esiste quindi
8
uno schema preciso. La macchina combinatoria da cui prende l'impulso il "Viaggiatore" è
invece diversa. Calvino si identifica non con l'autore del libro ma con il lettore. Non si tratta
di un romanzo, ma della combinazione degli incipit di 10 differenti romanzi la cui lettura, per
una serie di incredibili e inverosimili cause (quinterni di pagine mancanti, libri che sono in
realtà altri libri e appaiono sotto falso titolo ecc...) non può essere portata a termine dal
"Lettore" e dalla "Lettrice". I due protagonisti cercano in tutti i modi di trovare i seguiti
delle storie e si imbattono in professori, artisti, falsificatori di romanzi, traduttori, editori
.Al termine dell'opera il "Lettore" entra in una biblioteca con l'elenco dei 10 libri interrotti.
Gli viene fatto notare che i titoli formano un acrostico che a sua volta è l'incipit di un altro
romanzo.Il Lettore, rassegnatosi a non trovare il seguito dei racconti, decide così di sposare
la Lettrice.
Paradossalmente in questa maniera si giunge al termine del libro.
Appare chiaro come l'idea di Calvino sia anche qui, come nel "Castello", quella di dimostrare
che , nella narrazione, ogni avvenimento produce molteplici effetti che diramano e
frammentano la storia. Nel tentativo di risalire all'incontrario la sequenza di cause ed effetti
si producono altre cause ed altri effetti.
Il barone rampante :
è il secondo romanzo della trilogia I nostri antenati
, e viene pubblicato nel 1957. La
Settecento ed è narrata
storia è ambientata nel
da Biagio, fratello del protagonista, Cosimo
Il giovane, rampollo di una
Piovasco di Rondò. Ombrosa, all’età di dodici
famiglia nobile ligure di
anni, in seguito a un litigio con i genitori per un
piatto di lumache, si arrampica su un albero del
giardino di casa per non scendervi più per il resto
della vita. Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio: spostandosi solo
attraverso boschi e foreste e costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana anche
9
sugli alberi, il protagonista conosce Viola (una ragazzina di cui si innamora), trova un fedele
amico nel cane Ottimo Massimo, e diventa figura popolare per gli abitanti delle terre dei
Rondò. Lo stile di vita alternativo di Cosimo diventa col tempo un percorso di formazione e
Gian de Brughi
maturazione: egli conosce i ragazzini popolani, stringe amicizia col bandito
(che Cosimo instrada alla lettura, fino alla condanna a morte del fuorilegge), si dedica allo
studio della filosofia (arrivando addirittura a conoscere da Voltaire), sventa un attacco
pirata, aiuta degli esuli spagnoli e organizza gli abitanti in gruppi contro gli incendi boschivi. il
parentesi sentimentale, presto interrotta però dai
ritorno di Viola corrisponde con una felice
fraintendimenti tra il protagonista e la donna, che alla fine sposerà un nobile inglese e
Rivoluzione
abbandonerà Cosimo. Nel frattempo soffiano anche su Ombrosa i venti della
e dell'esperienza napoleonica: Cosimo, dopo aver provato a sollevare la popolazione
francese
locale, incontra il famoso generale rimanendone tuttavia assai deluso. Il romanzo si chiude
allora con l'ultimo colpo di scena: anziano e provato dagli anni sugli alberi, Cosimo non si
mongolfiera, si aggrappa ad un
arrende e non scende comunque a terra. Al passaggio di una
cima penzolante e scompare all'orizzonte. e della
La vicenda è collocata in un periodo storico preciso, l’epoca dell’Illuminismo
Il cavaliere inesistente Il visconte dimezzato
e ne assume
rivoluzione, ma, come pure ne
connotati fiabeschi, riproponendo così quella chiave di lettura della realtà, tipica di questa
realismo e fantastico. Ma per Calvino la scelta che il
fase della produzione calviniana, tra
protagonista compie non è una fuga dal mondo, dai rapporti umani e dalla società: la storia di
regola
Cosimo rappresenta infatti la volontà di un uomo che vuole seguire fino in fondo una
che si è autoimposto, perché senza di questa non avrebbe un’identità da presentare a se
stesso e agli altri. Cosimo decide di salire e vivere sugli alberi non come un “misantropo”, ma
come un uomo coinvolto nei suoi tempi e che partecipa alla vita degli uomini, agisce
altruisticamente e aiuta gli altri; nella consapevolezza che “per essere con gli altri veramente,
Prefazione I nostri antenati
a , 1960).Nella
la sola via era d’essere separato dagli altri” (
si realizza qui l’immagine dell’uomo completo, ipotizzato e messo in
prospettiva della trilogia,
Il visconte dimezzato Il cavaliere
discussione ne e poi nuovamente posto in dubbio ne
10
inesistente
: Calvino, secondo cui la completezza esistenziale si raggiunge con
l'adesione volontaria a una disciplina “ardua e riduttiva”, paragona implicitamente la pratica di
vita di Cosimo alla “vocazione del poeta, dell’esploratore, del rivoluzionario” (ivi), suggerendo
scrittori ed intellettuali del suo tempo. Molti hanno quindi
così un modello operativo anche a
visto in Cosimo il prototipo dell’uomo illuminista, razionale e filantropo, che osserva dall’alto e
partecipa alla realtà contemporanea; ad esempio Leonardo Sciascia vede in Cosimo “una
sentinella della ragione, vigile e scattante contro tutti i mostri della natura e della storia” (“Il
ponte”, XII, 1957). In opposizione alla figura dell’intellettuale Specularmente, Calvino
spinta romantica “verso
caratterizza invece il personaggio femminile di Viola, che incarna la
il tutto che rischia sempre di diventare spinta distruttiva, corsa verso il nulla”.
11 Italo Svevo
L’inetto tenta di evitare il confronto con la realtà, rifugiandosi nel sogno e nella
fantasticheria è nell’autoinganno. Questo tema ricorre nelle opere di Italo Svevo
In letteratura, l’autore Italo Svevo apre un nuovo mondo: egli fu uno
dei primi che ebbe interesse nei confronti della profondità della
psiche, dopo gli studi del filosofo Sigmund Freud, e della crisi del
genere umano di quel periodo. La coscienza di uno stato di "malattia"
cui si contrappone come terapia l’introspezione, è il tratto rilevante
della personalità umana e artistica dello scrittore Italo Svevo.
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nacque a Trieste il 19
dicembre 1861 da Francesco Schmitz, commerciante in vetrami, e Allegra Moravia, entrambi
di origine ebraica. Quinto di otto figli, trascorre un'agiata infanzia a Trieste, che abbandona
per andare in collegio in Germania, dove studia materie legate alle attività commerciali.
Nel 1878, terminati gli studi, ritornò a Trieste, dove s’iscrisse all'Istituto superiore per il
commercio Pasquale Revoltella, che frequentò per due anni. La sua reale aspirazione era
divenire scrittore: nel 1880 diede inizio a una collaborazione con il giornale irredentista
triestino "L'Indipendente", con articoli letterari e teatrali, firmati con lo pseudonimo Ettore
Samigli. Nello stesso anno il fallimento del padre lo costrinse a cercar lavoro e a impiegarsi
presso la succursale triestina della banca Union di Vienna. La nuova insoddisfacente
occupazione lo portò a cercare un'evasione nella letteratura, frequentando la biblioteca civica
e leggendo i classici italiani e i maggiori narratori francesi dell'Ottocento. In questo periodo
scrive le prime novelle e il romanzo, Una vita, lucido racconto del dramma dell'inurbamento di
un giovane di campagna che si concluderà con il suicidio, iniziato nell'88 e pubblicato a sue
spese nel '92, anno in cui era morto suo padre, con il nome di Italo Svevo. Nel 1892 muore il
padre e incontra la cugina Livia Veneziani, che sposerà quattro anni dopo, dapprima con rito
civile, poi, dopo l’abiura alla religione ebraica, con quello cattolico. Essendo la moglie figlia di
un industriale cattolico dirigente di una fabbrica di vernici sottomarine, Svevo entra a far
parte di una solida e ricca borghesia, dalla quale avverte una distanza tale da redigere nel
12
1896 un Diario per la fidanzata, nel tentativo di colmare la distanza attraverso l'educazione
della fidanzata all'inquietudine intellettuale.
Nel 1898 pubblica a puntate sul giornale triestino “L’Indipendente” il suo secondo romanzo,
Senilità, che poi stampa anche in volume a proprie spese. L'insuccesso del romanzo e il
matrimonio lo allontanano dalla letteratura, e nel 1899 entra a far parte della ditta del
suocero: nella nuova veste di uomo d'affari compie lunghi viaggi in Francia e in Inghilterra.
Nel 1905 a Trieste conosce Joyce, che insegna inglese alla Berlitz School e gli dà lezioni
d'inglese: l'amicizia con lo scrittore irlandese e la curiosità da questi manifestata per le sue
opere mantengono viva la sua passione per la letteratura. Poco dopo Svevo comincia ad
appassionarsi al pensiero di Freud, e dopo essere venuto a conoscenza delle sue teorie, induce
il cognato Bruno Veneziani a sottoporsi a terapia e a rivolgersi direttamente al fondatore
della psicoanalisi a Vienna.
Allo scoppio della guerra, egli rimase a Trieste a occuparsi dell’azienda di famiglia. Nel 1919 si
apre la fase di ritorno alla letteratura. Nel 1923 viene pubblicato La coscienza di Zeno: dopo
il disinteresse iniziale manifestatosi in Italia per questo romanzo, Joyce, che al tempo viveva
a Parigi, si adoperò per farlo conoscere fra i critici francesi, mentre in Italia la sua
grandezza veniva riconosciuta dal giovane Eugenio Montale, con cui strinse una grande
amicizia.
Nel 1927 tiene una conferenza su Joyce a Milano e pubblica una nuova edizione di Senilità.
Ormai in condizione di salute malferma, ebbe un incidente d'auto al ritorno da Bormio: morì il
13 settembre 1928 in seguito a complicazioni cardio-respiratorie.