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Storia: I sogni (o delirio?) di Adolf Hitler (Guerra civile spagnola)
Filosofia: L’interpretazione dei sogni
Letteratura: La coscienza di Zeno. (Italo Svevo: La coscienza di Zeno; Il sogni di Zeno ne “La morte di mio padre”; Pirandello: Il treno ha fischiato)
Fisica: Le onde magnetiche possono influenzare i nostri sogni?
Inglese: Descrizione di un’opera di Dalí e la sua vita (The Salvador Dalí’s life; The persistence of memory; Sleep)
Indice:
1. STORIA DELL’ARTE: Il surrealismo di Salvator Dalí.
-Caratteri generali del surrealismo
Salvador Dalí: -Un chien andalou
-Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima
del risveglio
-Idillio melanconico atomico e uranico
-Le due visioni della guerra civile spagnola: Volto della guerra e Guernica
2. STORIA: I sogni (o delirio?) di Adolf Hitler
-Guerra civile spagnola
- I sogni (o delirio?) di Adolf Hitler
3. FILOSOFIA: L’interpretazione dei sogni.
-L’interpretazione dei sogni
4. LETTERATURA: La coscienza di Zeno.
-Italo Svevo
-La coscienza di Zeno
-Il sogni di Zeno ne “ la morte di mio padre”
-Pirandello:Il treno ha fischiato.
5. FISICA: Le onde magnetiche possono influenzare i nostri sogni?
6. INGLESE: Descrizione di un’opera di Dalí e la sua vita.
-The Salvador Dalí’s life
-The persistence of memory
- Sleep 2
L’importanza del sogno
Introduzione:
Descriverò il concetto di sogno attraverso un breve viaggio nell’arte, nella filosofia, nella storia e nella
letteratura. Con l’obiettivo di far comprendere quanto i sogni siano importanti nella vita di ogni individuo,
poiché ci permettono di sviluppare l’immaginazione e la fantasia e in secondo luogo, se analizzati
approfonditamente, ci aiutano a comprendere ciò che è celato dalla coscienza e dalla razionalità.
Il sogno è una produzione psichica, che ha luogo durante il sonno, ed è caratterizzata da immagini, che si
svolgono in maniera irreale o illogica o, per meglio dire, possono essere svincolate dalla normale catena
logica degli eventi reali, mostrando situazioni che, in genere, nella realtà sono impossibili a verificarsi.
Il movimento artistico che meglio riprende l’idea di sogno è il surrealismo.
Il Surrealismo
Il Surrealismo è un movimento artistico, nato ufficialmente in Francia nel 1924, ad opera di Andrè Breton
con la pubblicazione del “manifeste surrèaliste”. Questo movimento nasce dalle ceneri del dadaismo, da cui
eredita gli obiettivi polemici, ma non il nichilismo, cioè l’assenza di una finalità, il nichilismo è quindi il non
senso di ogni cosa.
Utilizzando gli stessi procedimenti della psicoanalisi, l'arte surrealista si propone di fare emergere in
superficie i contenuti dell'inconscio e liberare l'immaginazione dal controllo logico.
Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell’uomo e può quindi liberamente
emergere l’inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico.
Il sogno propone soprattutto immagini: si svolge, quindi, secondo un linguaggio analogico. Di qui, spesso, la
sua difficoltà ad essere tradotto in parole, ossia in un linguaggio logico. La produzione figurativa può dunque
essere più immediata attraverso una visione onirica. E da qui, nasce la teoria del Surrealismo.
Nell’ambito delle arti figurative tutto questo confluisce in due tendenze espressive principali: il Surrealismo
Realistico e il Surrealismo Assoluto.
Il primo fa riferimento a tutti quegli artisti che, come Magritte, non abbandonarono mai la figurazione e, pur
dando forma al sogno e all’immaginario, non si scostarono mai da un linguaggio naturalistico in cui gli
elementi fossero rappresentati secondo un realismo fotografico. Usavano la pittura per descrivere il lavoro
onirico, ossia illustrare le particolari modalità con cui le immagini si organizzano nel sogno.
1
Per effetto dei meccanismi di spostamento e condensazione (tipici dei processi inconsci), cose che alla
coscienza sembrano non-relazionabili appaiono in sogno collegate tra loro.
La seconda tipologia di realizzazione surrealista si potrebbe definire più “estrema” e riguarda quegli artisti,
come Max Ernst, i quali sperimentarono tecniche e procedimenti miranti all’automatismo pittorico.
Usano la pittura per far emergere i contenuti dell’inconscio: l’artista si pone in una condizione di
automatismo, escludendo dal proprio lavoro, attraverso la massimizzazione della velocità esecutiva, ogni
possibilità di riflessione razionale. 2
Tale metodo richiama molto da vicino la tecnica freudiana delle associazioni libere.
I surrealisti non mirano, dunque, a una riproduzione reale della realtà, essi vogliono violare le leggi
dell'ordine naturale e sociale e per fare questo, accostano nelle loro raffigurazioni figure e forme che
appaiono inconciliabili, provocando nell'osservatore uno choc che mette in moto la sua immaginazione per
1 E’ il metodo delle associazioni incongrue, il più tipico dei procedimenti surrealisti.
2 Dopo aver pronunciato una parola qualsiasi, invitava il paziente a rispondere subito con un altro termine, il primo che
gli fosse passato per la mente. Il soggetto analizzato non deve avere il tempo di riflettere ma rispondere d’istinto senza
pensarci. Solo in questo modo è possibile mettere fuori gioco la vigilanza della coscienza ed aprire un varco
all’emersione dei contenuti latenti dell’inconscio. 3
gli insoliti sentieri dell'allucinazione e del sogno.
Significa quindi liberare la mente dai freni inibitori, razionali e morali, così che il pensiero sia libero di
vagare secondo libere associazioni d’immagini e d’idee. In tal modo si riesce a portare in superficie
quell’inconscio che altrimenti apparirebbe solo nel sogno.
Una tecnica di composizione basata sul principio delle libere associazioni e il “cadavre exquis”
(Il cadavere/squisito/berrà/il vino/nuovo) e prevede la presenza di più persone disposte intorno ad un tavolo.
Uno del gruppo inizia l’operazione disegnando su un foglio una figura a piacere, ignorata dagli altri.
Il foglio viene poi passato alla persona vicina che dovrà ripetere il medesimo lavoro.
Completato il “giro” del tavolo, il foglio viene aperto rivelando composizioni surreali e grottesche.
Allo stesso modo si realizzano poesie dagli esiti stupefacenti e imprevedibili. La stessa definizione deriva da
"il cadavere/squisito/berrà/il vino/nuovo".
Freud, dunque, per i surrealisti era diventato un chiaro punto di riferimento, egli tuttavia non li aveva sempre
visti di buon occhio.
Solo dopo aver conosciuto Salvator Dalí in un caffè, egli cambiò opinione poiché il pittore fece rapidamente
su un tovagliolo il ritratto al padre della psicoanalisi che ne rimase entusiasta.
Freud incontrò Dalí a Londra nel 1938, e dopo questo incontro Freud scrisse al suo amico Stefan Zweig una
lettera, dove esprimeva le sue opinioni a riguardo.
“Devo realmente ringraziarla per quello che il visitatore di ieri mi ha rivelato. Fino ad ora io ero incline a
considerare i surrealisti, che sembra mi abbiano prescelto come il loro santo patrono, dei puri folli, o
diciamo puri al 95 per cento, come l'alcool...Il giovane spagnolo con i suoi occhi evidentemente sinceri e
fanatici e la sua innegabile maestria tecnica mi ha suggerito una diversa valutazione. Sarebbe davvero assai
interessante esplorare analiticamente le origini di una pittura del genere. Eppure come critico uno potrebbe
avere il diritto di dire che il concetto di arte resiste al fatto di essere esteso oltre il punto in cui il rapporto
quantitativo tra il materiale inconscio e l'elaborazione pre-conscia non è mantenuto entro certi limiti.
Tuttavia, questi sono problemi psicologici seri”.
Nonostante la brevità, questa lettera ci aiuta a capire le idee di Freud sull'arte e le ragioni che lo inducono a
respingere tanto l'espressionismo quanto il surrealismo come non-arte. Secondo lui il surrealismo non è arte
perché si basa solo sul trasporto di quello che lui definisce processo primario. Questo è un processo in cui le
impressioni e le esperienze della nostra vita sono mescolate e combinate in azioni imprevedibili, proprio
come nei sogni. L'innegabile maestria tecnica del giovane Dalí gli fa per un attimo pensare di essere stato
troppo affrettato nel suo giudizio, ciò nonostante non esita a bollare per matti espressionisti e surrealisti.
Salvador Dalí
(1904-1989)
Ha avuto fin dal principio una vita segnata dalla stranezza. Nato a Figueras il giorno 11 maggio 1904 dopo
tre anni dalla morte del primo fratello, il padre pensò bene di chiamarlo allo stesso modo, forse per non
essere mai riuscito a dimenticare il primogenito.
I genitori dimostrarono verso questo secondo figlio un attaccamento quasi maniacale, viziandolo
all’indefinibile: era "il sovrano assoluto della casa" e ne era a conoscenza.
Allo stesso tempo si svilupparono in lui un’anormale suscettibilità e un’ossessiva ricerca della solitudine.
Come rivela Freud proprio in quegli anni, conoscendo l’infanzia si conosce tutto di un uomo; infatti, la sua
vita adulta sarà il riflesso delle paure e dei problemi nati in quei suoi primi anni di vita Figueras.
È universalmente considerato uno dei più grandi artisti del XX secolo e uno dei più interessanti surrealisti è
certamente il più famoso del gruppo fondato da André Breton.
Egli partendo dalla sua personale teoria “paranoico critica” sviluppò nelle sue opere di carattere
psicoanalitico, virtuosistici e paradossali accostamenti d’immagini e situazioni che immancabilmente
suscitano sorpresa e curiosità nell’osservatore. 4
La paranoia, secondo Dalí è: "una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica
consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la
forma di mania di grandezza, di persecuzione, o di ambizione".
Perciò le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal caos del suo inconscio (la paranoia) e
prendono forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico).
La sua formazione avviene principalmente alla Scuola di Belle Arti di Madrid, iscritto dopo la morte della
madre. Qui ha modo di incontrare Federico Garcia Lorca e Luis Buñuel, con il quale collabora nella
realizzazione del film “Un chien andalou”. 3
La sua pittura fu contrassegnata da suggestioni metafisiche e cubiste, finché non vide, in riproduzione, opere
di Ernst, Mirò e Breton, che lo orientò verso il surrealismo, di cui diede tuttavia un’interpretazione molto
personale, caratterizzata dalla combinazione della psicoanalisi freudiana, con quadri di de Chirico, Magritte e
Ernst, con il risultato di una pittura illusionistica, fondata su un’intensa concentrazione d’immagini popolate
da ossessioni.
In seguito, la sua creatività si orienta verso un realismo accademico, sempre più virtuosistico, accompagnato
da una sorta di delirio deformante e perfino macabro; nel dopoguerra sviluppa una produzione sempre più
ricca e libera nell’invenzione, in cui alla tecnica si associa una straripante fantasia, capace di inventare e
intrecciare elementi realistici e simboli, ricordi d’infanzia e paesaggi catalani con libere associazioni del
“delirio paranoico”.
Nel corso della sua vita, ha avuto modo di viaggiare molto, conoscendo il più grande interprete del cubismo,
Picasso; e il padre della psicanalisi, Freud a Londra (1938).
Muore il 23 gennaio del 1989 nella torre Galatea.
Un chien andalou
Il cinema non poteva non interessare agli artisti surrealisti, che già
nelle loro opere hanno accostato forme e figure divergenti, spingendo
l’osservatore a capire ciò che va oltre la razionalità. Il ricorso al
sogno, finisce dunque per collegarsi al cinema, e riesce a restituire
nelle sequenze oniriche, quelle atmosfere che i surrealisti considerano
migliori.
Pochi sono i film genuinamente surrealisti e "Un chien andalou" è
sicuramente uno di questi.
Questo film nasce dall'incontro tra il sogno di Dalí e quello di Buñuel,
entrambi scenografi del film. La sceneggiatura fu scritta in meno di
una settimana, utilizzando una semplicissima regola adottata di
comune accordo. Aprire le porte dell'irrazionale. Accolsero soltanto le
immagini che li colpivano, senza cercare di capire perché.
La logica delle immagini del film, dunque (se di logica si può parlare)
non è narrativa, ma obbedisce alla tecnica surrealista del " cadavre
exquis ".
La primissima scena è una delle più terrificanti dell'intera storia del cinema: Buñuel, dopo aver guardato