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Sintesi
Scienze: le onde e la Terra

Storia: la Prima guerra mondiale: la musica dei neri

Inglese: James Joyce (the lass of aughrim)

Italiano: il decadentismo e Gabriele D'Annunzio

Filosofia: Friedrich Nietzsche

Francese: Paul Verlaine (le musicien du vers)

Spagnolo: el Modernismo
Estratto del documento

nello strato più esterno e solido al centro. Ciò si è potuto stabilire registrando e analizzando le

intense vibrazioni che si producono in occasione di un terremoto: da esse si possono ottenere

informazioni sullo stato fisico e sullo spessore dei vari strati che costituiscono la Terra. Ad ogni

cambiamento nella natura delle rocce, corrispondono infatti brusche variazioni nella velocità di

propagazione delle onde sismiche: le zone di separazione tra due strati diversi prendono il

nome di superfici di discontinuità.

Dalla Terra al Sole all'intero universo: il "tutto" risuona di sinfonie misteriose. A generarle, sono

onde sismiche e archi magnetici ancora in gran parte inspiegati. Anche se gli scienziati hanno

scoperto qualcosa in più, almeno sulla loro origine.

onde sismiche

Le sono onde che si propagano attraverso il globo terrestre, generate da un

terremoto, da attività vulcanica o artificialmente ad opera dell'uomo tramite un'esplosione o

un'altra forma di energizzazione del terreno che possono attraversare anche l’intero pianeta e

possono essere registrate e interpretate quando tornano in superficie. Oggi, con l'affinamento

sensibile della strumentazione geofisica si è scoperto che onde sismiche, con una scala di

grandezza ben inferiore, sono generate in maniera continuativa anche dal vento e dal pulsare

delle onde oceaniche. Tutte le onde sismiche sono soggette ad attenuazione con la distanza in

funzione delle caratteristiche del mezzo di propagazione. Sia i vulcani, sia i terremoti mostrano,

con la loro distribuzione geografica e con i diversi modi di manifestarsi, di essere il risultato di

qualche meccanismo globale, capace di far muovere l’intera parte più esterna del nostro

pianeta, provocando litogenesi, deformazioni, vulcanismo, sismicità.

Rilevazione e misurazione

Le onde sismiche sono rilevabili e misurabili attraverso particolari strumenti

detti sismografi usati comunemente dai sismologi e visualizzabili su

sismogrammi; l'elaborazione incrociata dei dati di più sismografi sparsi su un

territorio ad una certa distanza dal sisma consente di stimare in maniera

abbastanza accurata l'epicentro, l'ipocentro e l'intensità del sisma; quest'ultima

può essere valutata attraverso le cosiddette scale sismiche, principalmente la

Scala Richter, la Scala Mercalli e la Scala di magnitudo del momento sismico.

Sia i vulcani, sia i terremoti mostrano, con la loro distribuzione geografica e con

i diversi modi di manifestarsi, di essere il risultato di un meccanismo globale,

capace di far muovere l’intera parte più esterna del nostro pianeta, provocando litogenesi,

deformazioni, vulcanismo, sismicità. Lo studio del Vulcanismo ha mostrato infatti il continuo

trasferimento di materiale caldissimo dall’interno della terra in superficie, con la formazione di

nuove rocce e la liberazione di fluidi che vanno ad alimentare l’idrosfera e l’atmosfera. La

Sismicità indica invece le aree sismicamente attive, cioè quelle fasce della superficie terrestre

dove si manifestano maggiormente i terremoti.

I terremoti sono gli eventi naturali di gran lunga più potenti sulla terra; i sismi possono

rilasciare in pochi secondi un'energia superiore a migliaia di bombe atomiche, solitamente

misurata in termini di momento sismico. A tal riguardo basti pensare che un terremoto riesce a

spostare in pochi secondi volumi di roccia di centinaia di chilometri cubi. In conseguenza di ciò,

i terremoti possono causare gravi distruzioni e alte perdite di vite umane attraverso una serie

di agenti distruttivi, il principale dei quali è il movimento violento del terreno con conseguente

sollecitazione delle strutture edilizie in posa (edifici, ponti ecc..), accompagnato eventualmente

anche da altri effetti secondari quali inondazioni (ad esempio cedimento di dighe), cedimenti

del terreno (frane, smottamenti o liquefazione), incendi o fuoriuscite di materiali pericolosi; se il

sisma avviene sotto la superficie oceanica o marina o nei pressi della linea costiera può

generare maremoti o tsunami. In ogni terremoto uno o più di questi agenti possono dunque

concorrere a causare ulteriori gravi danni e vittime. I terremoti più forti, come quello del

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Giappone dell'11 Marzo 2011 (terremoto del Tōhoku del 2011), possono spostare di alcuni

centimetri l'asse terrestre (questo ad esempio ha spostato l'asse di circa 10cm). A livello locale

gli effetti di un sisma possono variare anche sensibilmente in conseguenza dei cosiddetti effetti

di sito. Il singolo evento che ha fatto registrare più vittime negli ultimi mille anni è il terremoto

dello Shaanxi (Cina) del 1556, di magnitudine 8,3, a causa del quale morirono 830.000

persone. Quello a più alta magnitudo, invece, è il Terremoto di Valdivia (Cile) del 1960, che

raggiunse 9,5.

Numerosi sono stati i tentativi, già nell’Ottocento di trovare spiegazioni e collegamenti tra i vari

fenomeni, ma perché si incominciasse a intravedere una teoria valida per l’intero pineta

bisognerà aspettare la seconda metà del Novecento.

I rapidi progressi delle tecniche che consentono di raccogliere informazioni sul nostro pianeta,

avevano fornito, nei 15 anni dopo la seconda guerra mondiale, numerosi nuovi dati a sostegno

di idee e ipotesi già esistenti fra gli studiosi della Terra. Alcune splendide intuizioni trovano

finalmente conferma e nuove spiegazioni, in un succedersi di scoperte, che fecero parlare di

una riscoperta della Terra. E quella riscoperta si concretizzò in una teoria globale, nota come

Tettonica delle Placche: Il sollevarsi di catene montuose, il vibrare sismico dell’intero pianeta,

l’incessante affluire in superficie di magmi incandescenti, il modificarsi di forma dei continenti e

degli oceani, trovano nella nuova teoria un’interpretazione unificante, un modello che descrive

il nostro pianeta come un insieme di sistemi fra loro interdipendenti, legati da processi chimici,

fisici e biologici attivi da miliardi di anni.

Storia:La prima guerra mondiale e

la musica dei neri

All’inizio del Novecento l’epoca pacifica e operosa ricordata come Belle Epoque, fu

caratterizzata da un crescente benessere, frutto soprattutto della seconda rivoluzione

industriale, e della fiducia in un progresso che si prevedeva senza limiti. Tuttavia le

contraddizioni di questa fase emersero ben presto. L’aggressiva concorrenza tra gli stati

nazionali, il riarmo come arma di soluzione dei contrasti in politica estera, l’irrisoria questione

sociale contribuirono ad alimentare le tensioni che innescarono il conflitto che avrebbe

inaugurato il nuovo secolo.

La prima guerra mondiale fu il conflitto cominciato il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di

guerra dell'Austria alla Serbia a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando,

erede al trono d'Austria, compiuto a Sarajevo (Bosnia Erzegovina) il 28 giugno 1914. Il conflitto

si concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918, con la resa della Germania. La prima

guerra mondiale vide inizialmente lo scontro degli Imperi centrali di Germania e Austria-

Ungheria contro la Serbia, ma in poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli ultimi

decenni dell'Ottocento tra gli stati europei comportò l'entrata nel conflitto degli stati dell'Intesa

e delle rispettive colonie. Negli anni successivi la guerra raggiunse una scala mondiale, con la

partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l'Impero ottomano, l'Italia, la Romania, il Giappone,

gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri fronti di combattimento, sia in terra sia sui mari.

Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica della Serbia, e parallelamente,

con una fulminea avanzata tedesca in Belgio,Lussemburgo e nel nord della Francia. L'esercito

tedesco fu però bloccato dai francesi sul fiume Marna a pochi chilometri da Parigi, in una

battaglia che verrà definita "il miracolo della Marna" e che vanificherà le speranze tedesche di

una guerra breve e vittoriosa. A quel punto la guerra sul fronte occidentale si trasformò in una

lenta e sanguinosa guerra di posizione, dove, al costo di milioni di morti, il numero degli uomini

impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dalla Triplice Intesa ebbero la meglio sulla

superiore organizzazione militare della Germania. Ma sanguinoso fu allo stesso modo l'altro

fronte principale della guerra, il fronte orientale, combattuto dagli imperi centrali contro

l'esercito russo. Anche in questo caso la guerra di movimento, così magistralmente attuata

dall'esercito tedesco nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri, si trasformò in una guerra

di posizione in grado di mietere milioni di vite.

Determinante per l'esito finale del conflitto mondiale fu, al penultimo anno di guerra, l'ingresso

degli Stati Uniti d'America, dell'Impero Giapponese e di innumerevoli altre nazioni che, pur non

entrando militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici dispensati agli

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alleati, si schierarono tutte contro gli imperi centrali facendo pendere definitivamente l'ago

della bilancia già dapprima favorevole agli Stati dell'Intesa.

La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi Centrali a

combattere, firmò l'armistizio con le forze dell'Intesa. Dopo l'inizio del 1918, infatti,

l'impossibilità di continuare la guerra di posizione spinsero gli eserciti tedesco e austro-

ungarico a lanciare grandi offensive impegnando tutti i propri uomini, ma vennero fermate.

A quell’epoca c’erano circa ventimila neri nell’esercito americano, diecimila in quattro unità

dell’esercito regolare e diecimila nelle varie unità della Guardia Nazionale. Non appena il paese

dichiarò guerra, gli afroamericani cominciarono ad arruolarsi come volontari, in tal numero che

la quota fissata per le persone di colore fu raggiunta entro una settimana. La maggior parte

delle unità nere aveva le proprie bande, con direttori di colore; alcune si distinsero oltre oceano

per la musica entusiasmante e per gli sforzi attuati per sollevare il morale dei soldati al fronte e

negli ospedali. Inevitabilmente durante il conflitto vennero concepite speciali canzoni di guerra

e ci furono tanti canti improvvisati attorno ai fuochi degli accampamenti. Cantanti nati,

normalmente ragazzi di campagna che, sollecitati dalla fame, dalle ferite e dalla nostalgia di

casa, e in reazione a così tante generazioni di oppressione, cantavano la leggenda dell’uomo

nero su melodie e armonie che inventavano sul momento.

Ora che finalmente erano uomini liberi, a pervadere i loro canti era la ricerca di una nuova

identità. La schiavitù aveva tolto loro il nome, la patria e la famiglia. I nomi africani originari dei

loro avi erano stati ormai dimenticati da tempo, la terra d’Africa non aveva più attrattiva dopo

quasi 250 anni di esilio. Dopo la guerra le varie bande militari nere che avevano “riempito la

Francia con il jazz” tornarono trionfanti negli Stati Uniti accolti da folle orgogliose. Jim Europe

intraprese presto una tournée in tutta la nazione con i suoi sessantacinque musicisti, “la miglior

banda mai prodotta dalla guerra”. Il repertorio della banda includeva ogni tipo di musica, così

vennero alla luce nuovi generi, come il Blues e i primi Gospel. Dopo tanti anni in cui la loro

espressività musicale era stata ristretta principalmente al violino e al banjo, erano liberi di

suonare qualsiasi strumento volessero e inventarono il Ragtime pianistico. Soprattutto, diedero

pieno sfogo alla loro propensione per

l’improvvisazione in qualsiasi cosa cantassero o

suonassero.

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Inglese: The Dead (The Lass of

Aughrim);

J. Joyce.

Le canzoni o la musica sono parte

integrante della nostra vita, infatti, possono

farci rivivere momenti e sensazioni oppure

riportare alla nostra mente vecchi ricordi e

vecchi amori, proprio come accade al

personaggio di Gretta in The Dead di James

Joyce.

“oh, I am thinking about that song, the Loss

of Aughrim”, this words Gretta said to her

husband while they are coming back from

the party. The Dead develops a moment of

painful self-awareness; Joyce described this

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