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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: IL PROGRESSO

Autore: Capilli Jessica

Descrizione: l'argomento trattato è il progresso affrontato nel periodo del positivismo..

Materie trattate: Inglese-francese-spagnolo-scienze-italiano-arte-filosofia

Area: scientifica

Sommario: italiano con vergA e "i malavoglia"-francese con zola e "l'assomoir"-inglese con hardy e "jude the obscure-arte manet-comte di filosofia-darwin di scienze-spagnolo con el realismo...

Estratto del documento

Jessica Celestini

V N A.S. 2008/2009

IL PROGRESSO

La parola “progresso” deriva dal latino “Progredi” (paradigma: progredior, progrederis,

progressus

sum, progredi) : “andare avanti, avanzare, procedere”.

Il termine può avere vari significati:

L'acquisizione da parte dell'umanità di forme di vita migliori e più complesse,

 specialmente

in quanto associate all'ampliamento del sapere scientifico e al perfezionamento della

tecnica. Avanzamento contrassegnato da un sempre maggiore aumento di possibilità e

 da sempre

minore costo e fatica.

In definitiva il termine “progresso” designa il mutamento nel tempo di un sistema (sociale,

culturale,politico, economico, tecnico, ecc.) da un determinato stato a uno o più stati

successivi, che vengono considerati “migliori” o più “avanzati” del precedente in base a

qualche criterio di valore, esplicito o implicito. Il termine può anche designare la

trasformazione del sistema considerato in un altro qualitativamente differente.

Il tema principale del positivismo è il progresso , la convinzione cioè che lo

• sviluppo dell'umanità proceda secondo uno schema implicante il raggiungimento di

gradi di conoscenza scientifica e di benessere socioeconomico via via più elevati.

Questa idea viene plasmata anche nelle opere di poeti ed artisti del positivismo.

E’ in questo periodo che si afferma la dottrina evoluzionistica di Darwin. Egli

• sostiene che la specie si evolve positivamente e indefinitamente nel tempo, a prezzo

però di una lotta feroce che gli individui e i gruppi combattono per la sopravvivenza e

che elimina i più deboli.

evoluzionismo di Darwin

Sul piano ideologico, l' da una parte sembrò offrire la

giustificazione della prevaricazione dei potenti a danno degli inermi, sia in politica

interna sia in politica internazionale in situazioni come il colonialismo e l’ imperialismo;

dall'altra parve confermare le ipotesi socialiste di lotta di classe.

Il positivismo, insomma, ha esclusiva fiducia nella scienza e considera questa l’unico

strumento valido per spiegare ogni tipo di fenomeno. Solo le affermazioni scientifiche

sono valide, ovvero quelle che si basano sull’ osservazione sperimentale, sulla

formulazione di leggi e sulla loro verifica sperimentale. Sono scientifiche le affermazioni

che rifiutano le ipotesi non verificate.

Tutte le altre affermazioni, per esempio quelle dell'arte, della religione, della filosofia

non positiva, sono legittime ma non scientifiche, cioè non appartengono alla vera

conoscenza.

Anche lo studio dell'uomo, secondo i positivisti, va sottratto all'influenza

della religione e della metafisica , così come era già accaduto per i fenomeni

naturali: in questo modo si potranno realizzare grandi progressi, controllando e

regolando la vita sociale in modo scientifico e razionale.

MANET

Édouard Manet (1832-1883), nato in una famiglia borghese, dopo gli studi classici si

arruolò in Marina. Respinto agli esami, decise di iniziare la carriera artistica. Dal 1850 al

1856 studiò presso il pittore accademico Couture, pur non condividendone gli

insegnamenti. Viaggiò molto in Italia, Olanda, Germania, Austria, studiando soprattutto i

pittori che avevano scelto il linguaggio tonale quali Giorgione, Tiziano, gli olandesi del

Seicento, Goya e Velázquez.

Notevole influenza ebbe sulla definizione del suo stile anche la conoscenza delle stampe

giapponesi. Nell’arte giapponese, infatti, il problema della simulazione tridimensionale

viene quasi sempre ignorato, risolvendo la figurazione solo con la linea di contorno sul

piano bidimensionale.

padre

È conosciuto come il dell'Impressionismo, sebbene egli stesso non abbia mai voluto

essere identificato col gruppo degli Impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni.

Questo perché, per tutta la vita, preferì avere un riconoscimento ufficiale davanti allo Stato

mediante l'ammissione al Salon, e non "attraverso sotterfugi", come lui stesso affermò.

Egli voleva

Manet è stato un pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche.

giungere al rinnovamento della pittura operando all’interno delle istituzioni

accademiche. E, per questo motivo, egli, pur essendo il primo dei pittori moderni, non

espose mai con gli altri pittori impressionisti. Rimase sempre su posizione individuale e

solitaria anche quando i suoi quadri non furono più accettati dalla giuria del Salon.

Le sue prime opere non ebbero problemi ad essere accettate. La rottura con la critica

avvenne solo dopo il 1863, quando Manet propose il quadro «La colazione sull’erba». In

questa tela sono già evidenti i germi dell’impressionismo. Manet aveva abbandonato del

tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della prospettiva per proporre un quadro

realizzato con macchie di colori puri e stesi uniformemente. In esso, tuttavia, l’occhio

riesce a cogliere una simulazione spaziale precisa se osservato ad una distanza non

ravvicinata.

Nello stesso anno realizzò l’«Olympia». Come «La colazione sull’erba», anche questo

deriva da un soggetto tratto da Tiziano. Da questo momento, infatti, molte delle opere più

famose di Manet derivano da soggetti di pittori del passato, quasi a rendere omaggio a

quei pittori tonali a cui lui aveva sempre guardato. Ne «Il balcone» riprende un analogo

soggetto dipinto da Goya. E sempre da Goya («La fucilazione dell’8 maggio 1808») deriva

il suo «Esecuzione dell’imperatore Massimiliano». Da Velazquez («Las meninas») riprende

le visioni riflesse che si ritrovano nel suo caleberrimo «Bar aux Folies Bergère». Tutti

questi quadri sono la dimostrazione inequivocabile di come la pittura di Manet sia

decisamente moderna, sul piano della visione, rispetto a quella del passato. Tuttavia,

questo progresso non fu compreso proprio dal mondo accademico del tempo, al quale in

realtà Manet si rivolgeva. Fu invece compreso da quei giovani pittori, gli impressionisti,

anche loro denigrati e rifiutati dal mondo ufficiale dell’arte.

Nei confronti degli impressionisti Manet ebbe sempre un atteggiamento distaccato.

Partecipava alle loro discussioni, che si svolgevano soprattutto al Cafè Guerbois, e, in

seguito, al Cafè della Nouvelle Athènes, ma non espose mai ad una mostra di pittura

impressionista. Egli, tuttavia, non rimase impermeabile allo stile che egli stesso aveva

contribuito a far nascere. Dal 1873 in poi, sono evidenti nei suoi quadri le influenze della

pittura impressionista. Il tocco diviene più simile a quello di Monet, così come la scelta di

soggetti urbani («Bar aux Folies Bergère») rientra appieno nella poetica

dell’impressionismo. Egli, tuttavia, conserva sempre una maggior attenzione alla figura e

continuerà sempre ad utilizzare il nero come colore, cosa che gli impressionisti non fecero

mai.

Tra tutti i pittori dell’Ottocento francese, Manet è quello che più ha creato una cesura con

l’arte precedente. Dopo di lui la pittura non è stata più la stessa. E la sua importanza va

ben al di là del suo contributo alla nascita dell’impressionismo.

IL POSITIVISMO

Intorno alla metà dell’Ottocento, mentre viene progressivamente esaurendosi il pensiero

romantico-idealista, in tutta l’Europa si afferma un nuovo orientamento culturale che

positivismo

investe sia il campo speculativo e sia la “ mentalità comune”. Il è un

movimento filosofico e culturale ispirato ad alcune idee guida fondamentali riferite in

genere alla esaltazione del progresso e del metodo scientifico che nasce in Francia nella

prima metà dell’800 e che si diffonde nella seconda metà del secolo a livello europeo e

mondiale.

Questa ideologia prende il nome di POSITIVISMO,che proponeva la conoscenza metafisica

e l’estensione del metodo scientifico in tutti i campi. Nutre di grande fiducia nella ragione,

concepita come strumento di progresso, è incentrato sulla visione laica della vita, ma si

differenzia dall’Illuminismo. Infatti si faceva promotrice dell’ideale rivoluzionario di una

borghesia in crescita. Ma la visione dell’uomo positivo comporta la visione di uomo totale,

che manifesta se stesso in una pluralità di atteggiamenti e sentimenti.

Anche in campo letterario il Positivismo esercitò un’influenza,determinando l’affermazione

di un movimento chiamato Realismo ( Naturalismo in Francia e Verismo in Italia). Questo

movimento assunse connotazioni diverse, ma fu caratterizzato soprattutto da un interesse

degli scrittori per la realtà, specialmente quella sociale. Il positivismo si sviluppa in un

periodo in cui l'Europa, dopo la guerra di Crimea e quella Franco-prussiana sta

attraversando un periodo di pace che favorisce la borghesia nell'espansione coloniale in

Africa e in Asia e nella contemporanea evoluzione del capitalismo industriale in un

fenomeno economico internazionale.

C'è una profonda trasformazione anche nei modi di vita della città dove si verificano in

pochi anni cambiamenti più incisivi di quelli avvenuti nei secoli precedenti con le

innovazioni tecnologiche dell'uso della macchina a vapore, dell'elettricità, delle ferrovie che

mutano profondamente non solo le dimensioni spazio-temporali ma anche quelle

intellettuali. Tutto questo porterà nei primi anni del '900 a quella esaltazione delle

Belle epoque

"magnifiche sorti e progressive" raggiunte dall'Europa della che si avvia al

crollo delle illusioni nel baratro della Prima guerra mondiale.

IL NATURALISMO IN FRANCIA

Il Naturalismo nacque in Francia attorno alla metà dell’Ottocento, per opera di scrittori

come Emile Zola, Flaubert e Maupassant. Il vero capofila dei naturalisti francesi e il

maggior teorico del movimento fu, però, Emile Zola che ne fissò i principi nella teoria del

Romanzo Sperimentale. Secondo Zola lo scrittore non doveva scrivere stando seduto al

tavolo di lavoro, ma sarebbe dovuto uscire in mezzo alla gente, per sperimentare le

situazioni e frequentare i luoghi dove avrebbe dovuto inserire i personaggi del romanzo:

avrebbe dovuto studiare gli ambienti, le reazioni della gente, limitandosi poi a scrivere in

piena oggettività quello che aveva appreso, proprio come uno scienziato che riferisce il suo

sperimento appena terminato. Inoltre egli è convinto che lo scrittore deve individuare i

moventi delle azioni umane e dovrà andarli a cercare nella dipendenza di ogni individuo

dall’ambiente in cui vive. E ciò in piena adesione all’estetica, che affermava che l’opera

d’arte doveva appunto mettere in evidenza i condizionamenti dell’uomo ( cioè

dell’ambiente e del momento storico). Perciò l’attenzione di Zola e degli altri naturalisti è

incentrata sugli aspetti meno splendenti della realtà sociale, in particolare quelli della plebe

parigina, dei diseredati, tutti analizzati in stretto rapporto con l’ambiente in cui vivono.

I PRICIPI DEL NATURALISMO

Possono essere così sintetizzati:

1) lo scrittore deve essere simile ad uno scienziato che riproduce nella sua opera

l’esperienza reale e vissuta;

2) l’argomento deve essere la “ realtà sociale “;

3) la pagina scritta deve riflettere la realtà, assumere l’aspetto di “ documento oggettivo “

e non lasciare mai trasparire la soggettività dell’autore.

IL VERISMO IN ITALIA

In Italia intorno al 1870, reale si impose la tendenza al, dietro la spinta del Naturalismo

francese e diede vita al Verismo, che del movimento francese prendeva le caratteristiche

fondamentali, calandole però in un contesto storico diverso. In Italia, infatti, la Rivoluzione

industriale era ancora agli inizi. Ad una “ questione sociale “ si aggiungeva nella nostra

penisola la “ questione meridionale “, prodotta dal divario tra Nord e Sud ( il primo

industrializzato, il secondo ancora legato al sistema dei latifondi e afflitto dalla miseria e

dal brigantaggio ). E gli scrittori veristi, per la maggior parte del Sud, assunsero come

tema principale dei loro scritti proprio le dolorose condizioni delle loro terre d’origine. Così

il Verismo acquistò “carattere regionalistico” poi la realtà italiana era differente nelle varie

regioni. I PRINCIPI DEL VERISMO

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