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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Il panta rei: come continuo fluire, modernità , etc

Autore: Benedetta Armocida

Descrizione: la mia tesina è un'analisi sull'essenza umana caratterizzata dalla volontà  di progredire verso condizioni migliori. il concetto eracliteo del panta rei è stato inoltre osservato come l'idea che ha porta nell'800 e '900 al perpetuarsi di teor

Materie trattate: italiano, latino, arte, pedagogia, biologia, diritto, filosofia, storia, metodologia, inglese

Area: umanistica

Sommario: Il Panta Rei: come continuo fluire, modernità , progresso, evoluzione e lotta per la vita. Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità  e della velocità  del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. (Eraclito) Il Panta Rei Eracliteo è forse la metafora che più di ogni altra riesce ad esprimere il senso dell'essenza, dell'esistenza, delle finalità  e dell'intera genealogia umana. L'uomo è in continuo fluire, in perenne mutamento e in un incessante movimento. La sua inconscia volontà  di progredire verso forme presumibilmente migliori lo portano a voler superare i suoi limiti, le sue capacità , il suo essere, venendo a sconfinare spesso in errori e mostruosità , generando altre volte eccellenti modernità . Il concetto di modernità  e progresso sono strettamente connessi al panta rei umano, perché l'individuo elaborando un lavoro di evoluzione su se stesso, tende a plasmare anche il mondo circostante, nel quale vive, si nutre, si riproduce, ama e soprattutto lotta. L'evoluzione biologica umana, di stampo Darwiniano, si fonda proprio su questa interminabile lotta per la sopravvivenza, nella quale soltanto il più forte riesce a uscirne illeso e capace e volenteroso di andare avanti, per evitare che qualcuno di più forte lo sovrasti; ma allora la continua volontà  di progredire è solo un rifugio alla paura di passare alla condizione di vinto? É importante intanto stabilire cosa si intende con il termine vinto e vincitore. Nello sviluppo umano infatti la vittoria è da considerarsi uno status momentaneo perché inesorabilmente il momentaneo vincitore è esposto alla possibilità  di essere vinto a sua volta. Colui che consideriamo vincitore è l'individuo che riesce a prevalere sugli altri e a lottare verghianamente immerso nella "fiumana del progresso". Ma il sano lottatore è anche colui che Svevo definisce già  perfettamente compiuto in tutte le sue parti, e incapace di evolversi ulteriormente arrestato nel suo sviluppo e cristallizzato nella sua forma definita. Sarà  piuttosto l'inetto sveviano ad assumere una condizione di "abbozzo", un essere in divenire, che può ancora evolversi verso altre forme proprio grazie alla sua "mancanza assoluta di uno sviluppo marcato in qualsivoglia senso". É forse questa la ragione del fatto che nello sviluppo e nella diffusione delle teorie darwiniane furono molteplici le interpretazioni assegnategli, spesso anche molto dissimili dalla teoria evoluzionista di partenza. Introducendo la tesina che ho sviluppato vorrei precisare il perché di questa mia scelta; molti si potrebbero domandare il motivo dell'accostamento del concetto di lotta per la vita con il panta rei e il continuo fluire umano, ma la risposta è facilmente comprensibile; l'uomo in tutte le epoche storiche si è trovato a lottare per sopravvivere, questa perpetua lotta ha portato ad un adattamento e questo di conseguenza ha fatto evolvere l'uomo.

Estratto del documento

of the survival of the fittest, then the same model also applied to society, where the strongest, or

best adapted to the existing economic situation would necessarily triumph. The British Government

saw in it the justification for Britain’s empire, which was simply the natural result of a strong nation

triumphing over weaker ones. It could be used to justify both socialist and capitalist views of

society.

Charles Dickens

Dickens is probably the most representative literary figure of the whole Victorian Age. The course

of his development as an artist closely mirrors the history of the period. He is the first truly urban

th

novelist, who in many ways anticipates the themes and language of 20 century fiction. Most of his

novels are set in London, and in them he captures the incredible variety and vitality of life in the

city, as well as the squalor and deprivation that many of its inhabitants were forced to endure.

Indeed, Dickens’s characters give voice to the whole panorama of social classes and professions

which were emerging in the modern city, of which London was the prime example.

Life and works

Charles Dickens was born in 1812 near Portsmouth. His father was imprisoned for debt and Charles

had to leave school. At the age of twelve, he was sent to work in a factory, a traumatic experience

which marked him for life. Some critics have remarked how this event in Dickens’s boyhood had an

influence on his subsequent work as a novelist and on sense of social commitment.

After his father’s financial position improved, he went back to school, becoming first a

parliamentary reporter and then a journalist. He contributed stories and sketches to newspapers and

magazines, which were later reprinted as Sketches by Boz, and in 1836 began the serial publication

of The Pickwick Papers.

Between 1837 and 1857 Dickens published fourteen novels, all in the form of serial publication. His

early work ranges across several genres, from adventure stories like Nicholas Nickleby and Oliver

Twist, which combine acute social observation with a fairy tale structure, to the historical novel

th

Barnaby Rudge, set in the late 18 century amidst an atmosphere of growing social unrest, to the

sentimental humanism of Dombey and Son and the autobiographical David Copperfield, which

marks the high point of Dickens’s Victorian social optimism. After this his novels gradually move

towards a savage condemnation of Victorian society. Great Expectations revisits the territory of

David Copperfield an a more bitterly ironic vein, while late masterpieces like Bleak House, Little

Dorrit and Our Mutual Friend present a nightmarish, almost apocalyptic vision of Victorian

London, populated by thieves and greedy speculators. These later works are characterised by their

ability to combine several different plots, genres and emotional moods into one single vast tapestry.

His last novel, the unfinished Mystery of Edwin Drood is regarded by some critics as the English

forerunner to the detective story. Dickens also published many short stories during his life. The

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most famous of these is A Christmas Carol which appeared in 1843, and which shows Dickens at

his most sentimental.

Hard Times

The plot

School teacher Thomas Gradgrind is a citizen of Coketown, a fictitious town modelled on the

An “eminently pratical man”, Gradgrind believes

industrial town of Preston in the north of England.

only in facts and figures, and brings his two children Louisa and Tom up in a similarly austere

fashion, suppressing any imaginative impulses they might have, just as he does with the children he

at school. In accordance with her father’s wishes Louisa marries Josiah Bounderby, a

teaches

factory owner thirty years older than her, in whose firm her brother Tom is employed. Unhappy in

her marriage, Louisa is pursued by an unscrupulous politician, James Hart who comes to Coketown.

When Hart tries to seduce her, Louisa runs to her father for protection and Gradgrind finally

understands that his rational, perfectly ordered world of facts and figures is nonsense. Louisa

eventually separates from Bounderby. Tom, meanwhile, unwisely robs his employer and then tries

to divert suspicion onto an innocent craftsman, Stephen Blackpool. But he is soon found out and is

forced to leave the country.

Wrtitten in 1854, Hard Times is a powerful condemnation of the dehumanising effects of industrial

society, a society whose obsession with material gain and efficiency at the expense of more human

qualities is exemplified by the figure of Thomas Gradgrind. Gradgrind thinks of himself as a

utilitarian, but bringing up his children to face the harsh realities of life, rather than ensuring their

happiness merely leads them towards future misery.

Features

As in all his other novels, in Hard Times Dickens demonstrates his talent for portraying

unforgettable characters which he often took from real life but transformed through comic

exaggeration. Dickens’s sense of humour is one of the most radically modern aspects of his writing,

an aspect which has influenced many modern and contemporary writers. His pathos and

sentimentality, on the other hand, are often difficult for the modern reader to digest, yet they are

representative of a current of feeling which was quite common to Victorian readers.

Although reality is frequently the starting point for the settings of Dickens’s novels, his writing

transforms the environment into a vivid symbol of the type of life it represents. Coketown for

example is quite realistic, being modelled on the monotonous environment of industrial towns in

Northern England but at the same time it is a symbolic portrait of the poverty, both economic and

spiritual, that oppresses the working classes. It is London, however, which is the focus of Dickens’s

imaginative universe. Dickens claimed to know London better than anyone else on earth and would

go on frequent walks around the city. These walks exposed him to the incredible variety of life to be

found within the capital, from people living in abject poverty to the upper classes, as well as all

those in the middle: clerks, bankers, landlords, brokers, shopkeepers, postmen and so on. 22

Pedagogia

Premessa

Benché la sperimentazione costituisca una necessità intrinseca del rinnovamento educativo, il suo

ruolo è stato spesso variamente frainteso, soprattutto a causa delle accezioni negative che il termine

sembra portare con sé. In primo luogo, infatti, esso pare alludere a qualcosa di provvisorio, di non

definitivo e, di conseguenza, da svalutare come instabile e privo di affidabilità. In secondo luogo, la

“copertura” per fare dell'inutile

sperimentazione si presta a venire utilizzata come una sorta di

“sperimentalismo” - ovvero per sperimentare sempre e comunque, il che in educazione è assai

controproducente -, oppure per trasformare l'aula in una sorta di "laboratorio scientifico" freddo e

impersonale.

In, campo educativo, invece, la sperimentazione deve essere collegata a una ricerca di innovazione

seria e meditata, capace di portare effettivi benefici all'attività di formazione: se, quindi, da un. lato

essa va incoraggiata in considerazione della sua funzione di rottura rispetto agli schemi tradizionali,

dall'altro occorre tener presente che la scuola ha bisogno di lavoro organico cosciente, di

organizzazione e di rigore metodologico.

Lo scenario

Il concetto di “sperimentazione” si collega alla pedagogia almeno secondo due diversi percorsi:

della “pedagogia sperimentale”, un indirizzo di

innanzitutto esso fa riferimento alle problematiche

ricerca nato con l'obiettivo di rendere scientifica la pedagogia sulla base di un uso rigoroso del

metodo dell'esperimento; inoltre si può collegare alla messa in opera di innovazioni significative

nella pratica educativa e scolastica.

Da una parte, infatti, gli educatori possono realizzare nuovi modi di fare scuola restando pur sempre

all'interno di strutture e organizzazioni preesistenti; dall'altra queste innovazioni possono essere la

conseguenza di istituzioni scolastiche nuove e di differenti forme di organizzazione complessiva

dell'apprendimento formalizzato.

L'intreccio di questi tre grandi percorsi di sperimentazione, talora complesso, verrà brevemente

illustrato con il riferimento ad alcuni autori particolarmente significativi.

La pedagogia sperimentale

L'indagine dei significati della sperimentazione in campo pedagogico ci porta innanzitutto a

confrontarci con un intero campo di ricerca, quello della "pedagogia sperimentale".

La pedagogia sperimentale nasce all'interno della cultura positivista, che vede nella possibilità di

dotarsi di laboratori e metodologie per gli esperimenti un passo avanti fondamentalmente nella

direzione della pedagogia come scienza. In quest'ambito un contributo decisivo viene dalla

Germania e dalla Francia, rispettivamente dall'opera di alcuni psicologi discepoli di Wilhelm Max

Wundt (1832-1920), fondatore a Lipsia nel 1879 del primo laboratorio di psicologia, e dal ruolo

pionieristico svolto da Alfred Binet (18571911), inventore del primo test di intelligenza applicato su

una popolazione scolastica e autore de Le moderne idee educative (1911) .

Alla base dell'opera di questi studiosi, che ebbero entusiasti sostenitori anche nel nostro Paese, stava

la convinzione che la pedagogia sperimentale potesse gradualmente sostituire la vecchia pedagogia

di derivazione filosofica, convinzione che sarebbe stata

drasticamente capovolta negli anni in cui il neoidealismo di Gentile e di Lombardo-Radice avrebbe

restaurato in Italia l'idea della pedagogia come "filosofia applicata". Ciò non toglie che, nella nostra

Penisola come altrove, la pedagogia sperimentale permanga definitivamente come settore specifico

della ricerca pedagogica, caratterizzato soprattutto dall'indagine sugli strumenti di misurazione

dell'apprendimento e da una vasta gamma di problemi che rientrano nel campo della psicologia

scolastica e della didattica. 23

Una migliore comprensione dei significati della pedagogia sperimentale delle origini è possibile

analizzando l'atteggiamento di quegli studiosi che hanno visto nella ricerca da laboratorio e nello

studio scientifico del comportamento le chiavi di volta per il raggiungimento ottimale degli obiettivi

educativi. Alfiere di questo atteggiamento è certamente lo psicologo comportamentista Burrhus

Frederic Skinner (1904-1990), assai noto per aver applicato la concezione dell'apprendimento

tramite “rinforzo” delle “macchine per insegnare”.

all'attività scolastica e alla costruzione

Testo

Skinner: i vantaggi della sperimentazione nella pratica educativa

Il comportamento umano si distingue perché è influenzato da conseguenze limitate. Spesso è rinforzante descrivere

qualcosa usando la parola corretta. Altrettanto rinforzante è la chiarificazione di un enigma, o la soluzione di un

problema complesso o semplicemente la possibilità di proseguire oltre, dopo aver completato la prima fase di una

determinata attività. Non è necessario soffermarsi a spiegare perché queste cose sono rinforzanti. È sufficiente che nel

momento in cui vengono fatte adeguatamente dipendere dal comportamento, forniscano il controllo di cui abbiamo

bisogno per una positiva progettazione educativa. Tuttavia non è sempre facile organizzare adeguate contingenze di

rinforzo. Il laboratorio moderno per lo studio del comportamento contiene delle apparecchiature complesse, il cui

scopo è quello di controllare l'ambiente dei singoli organismi durante le molte ore in cui sono oggetto di studio

continuo. Non si possono organizzare manualmente le condizioni o le modifiche delle condizioni che sono necessarie al

conseguimento di questo scopo, non solo perché lo sperimentatore non ne ha il tempo né l'energia, ma anche perché

alcune contingenze sono così complesse e precise da non poter essere prodotte senza l'ausilio di un'adeguata

strumentazione. Lo stesso problema sorge nell'educazione. [...] la macchina per insegnare è insolitamente efficiente

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