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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Il genio si perse nel firmamento infinito
Autore: Anuar Bykovskiy
Descrizione: l'arte è un qualcosa che provoca nell'animo umano un sentimento inspiegabile, a prima vista essa non ha alcun scopo pratico (si pensi all'effettiva utilità delle strutture come i musei), ma se esaminiamo il suo significato più affondo possiamo
Materie trattate: arte, filosofia, letteratura
Area: umanistica
Sommario: Introduzione "Ho cercato di esprimere le terribili passioni umane attraverso il rosso e il verde" - Vincent Van Gogh "L'armonia del colore è un mezzo per arrivare direttamente al contatto dell'anima" - Wassily Kadinsky Voglio iniziare la mia ricerca da questa due frasi perché mi sembra che in esse si racchiuda una problematica molto affascinante che forse non avrà mai nessuna risposta concreta, o forse invece ne ha già infinite. Si tratta di capire che cosa sia l'arte, e come mai un'attività che apparentemente non ha alcun scopo susciti in noi tanto piacere. Il mio è un modesto tentativo di dare una risposta a questa domanda attraverso un cammino filosofico e psicologico. Ho scelto, tra tutti quelli possibili un percorso particolare che analizza l'arte come l'espressione del nostro io interiore, dei nostri desideri e del nostro inconscio. Lo strumento che più risponde a queste caratteristiche è il sogno, concepito come la manifestazione che più si avvicina a ciò che noi chiamiamo inconscio. Da qui la necessità di creare un percorso fatto per gradi; innanzitutto è necessario definire che cosa sia lo strumento che voglio utilizzare per interpretare l'arte, cioè il sogno. Il Sogno Da quando l'uomo ha avuto in possesso il dono della ragione probabilmente ha anche avuto quello dell'immaginazione, infatti entrambe fanno parte della stessa realtà . Una volta Schopenhauer chiese se esisteva un criterio sicuro per distinguere sogno e realtà , per lui la vita e il sogno sono pagine dello stesso libro, ciò che leggiamo è la vita reale. Ma quando l'ora della lettura è trascorsa (il giorno), noi continuiamo oziosamente a sfogliarlo aprendo pagine a caso. Il sogno è la parte più intima di ogni persona. Il sogno è un viaggio in cui l'uomo è guidato da delle forze fuori dalle sue volontà . É una visione, uno strumento narrativo che allude ad un'altra realtà , più intima e più completa. Nelle epoche che potremmo chiamare prescientifiche gli uomini non avevano alcuna difficoltà a dare una spiegazione al sogno. Esso si definisce come una manifestazione di un potere superiore capace di condizionare la vita umana. Gli antichi greci ritenevano che il sogno fosse un dono del dio Hypnos (figlio della notte primordiale) e fratello di Eros (amore) e Thanatos (morte). In questo modo il sogno è visto come una divinità ambivalente, è sia il riposo notturno con cui l'uomo si rigenera, sia la manifestazione delle paure e delle angosce più grandi attraverso l'incubo.
Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen
L’interesse per il rapporto tra psicologia e arte nasce in Freud dopo una discussione con una cerchia
di persone che sostenevano che i misteri del sogno siano stati risolti a opera di chi scrive. Il medico
si incuriosisce sull’argomento e decide di studiare quei sogni che, mai sognati davvero da qualcuno,
sono stati creati dai poeti e attribuiti ai loro personaggi immaginari.
personaggi disegnati dalla loro fantasia seguono l’esperienza
Quando i poeti fanno sognare i gli stati d’animo.
quotidiana, e cercano di descriverne
ben visibile nell’opera dei Jensen
Ciò è (pubblicata nel 1903) dove il
protagonista, l’archeologo Norbert Hanold, visitando un museo di
Roma, scopre un bassorilievo che lo colpisce tanto da spingerlo a
dell’opera.
procurarsi un calco in gesso Su tale bassorilievo è
rappresentata una figura femminile nell'atto di camminare, con una
grazia così naturale che sembra dar vita all'immagine di pietra. Norbert
comincia a sentire progressivamente un’ossessionante attrazione per la
figura di pietra, un interesse che egli stesso riconosce andare al di là
della curiosità professionale e da alla figura il nome di “Gradiva”,
l’avanzante. fa un sogno d’angoscia in cui si trova nell’antica città di
Poco dopo,
Pompei proprio nel momento in cui il Vesuvio in eruzione sta per
distruggere la città. Nel sogno scorge Gradiva davanti a lui e gli sorge
l’idea, decisiva per la strutturazione del delirio, che Gradiva fosse
pompeiana e che entrambi fossero vissuti, contemporaneamente,
nell’antica Pompei. Prima che egli possa avvertirla, la Gradiva viene
sepolta dall’eruzione. La coazione a ripetere è diabolicamente
inarrestabile Non riuscendo ad ab-onirizzare tale sogno, il delirio si
impossessa di lui. Gradiva in realtà rappresenta un amore celato per la
Bertgang, e in più l’estraniazione dalla vita reale
sua vicina di casa Zoe a vantaggio della scienza
dell’antichità, la quale lascia solamente l’interesse per donne di pietra o di bronzo. E’ Zoe stessa,
utilizzando, sottolinea Freud, dei procedimenti che molto somigliano a quelli della psicoanalisi, che
guarirlo, all’inizio trattando la follia di Norbert
riesce a come se fosse realtà in modo che i suoi
sentimenti si spostino dalla donna di pietra alla donna di carne, rompendo così il cerchio del delirio.
Il racconto si basa soprattutto sul sogno angoscioso di Norbert. È proprio questo la causa
generatrice degli avvenimenti.
Dopo un’intensa reinterpretazione in chiave medica dell’opera, Freud nota che il poeta, anche senza
alcuna nozione psicologica, ha fornito uno studio psichiatrico del tutto corretto. Questa scoperta
sembra contraddire l’usanza dei medici di allontanare il poeta dal campo dalla psichiatria. In realtà
nessun vero poeta ha mai rispettato questo vincolo, la descrizione della vita psichica dell’uomo
dell’esclusiva proprietà degli
sembra essere il suo campo ancora prima che questo fosse diventato
psicologi e dei filosofi. Si può quindi concludere che esiste una grande affinità tra l’arte e la
psicoanalisi, da Freud definita come “sapienza poetica”.
L’arte sembrerebbe essere una scoperta intuitiva di quanto la psicoanalisi metteva in evidenza a
livello concettuale. l’espressionismo
Alla luce delle teorie Freudiane alcuni critici hanno spiegato quale risultato di un
“processo inconscio” che turba l’artista nel suo intimo e che è quindi espulso verso l’esterno per
mezzo dell’arte onde turbare anche la mente del pubblico.
l’opera d’arte
Quindi risulta essere il comune luogo della proiezione delle pulsioni più profonde
e inconsce dello spettatore e dell’artista.
Incubo di Fussli
romantica l’uomo la natura e l’individualità.
Durante l’epoca si ritrova immerso in un conflitto tra
Nell’arte ciò si può interpretare come un inconsapevole rapporto che si compie tra l’io razionale
e l’inconscio. tra il ‘700 e l’800,
Diventa perciò interessante esaminare un autore che visse a cavallo Fussli. Egli
giunge inconsapevolmente a tale sintesi, attraverso il sogno. Il raggiungimento indiretto di tale meta
genera paura e angoscia; tali sensazioni fanno sfociare il sogno in incubo (ovviamente, bisogna
ricordare che Fussli non poteva ancora sapere che il sogno fosse la rappresentazione mascherata di
un desiderio). Il quadro di Fussli rispecchia una particolare
variante del Romanticismo, il Romanticismo
"nero", costituito da un simbolismo che
potremmo definire quasi "Decadente", dove il
termine “decadente” sta ad indicare una
un’iconografia,
simbologia e che sebbene
utilizzino immagini per così dire “comuni”,
risultino però di difficile interpretazione.
Lo scenario che ci prospetta è quello di una
stanza, circondata da una tenda, che
circoscrive lo spazio. Una donna, distesa sul
letto, ha un sonno agitato a causa dell'arrivo di
due figure tetre: una cavalla e uno spiritello.
Riguardo la prima creatura è curioso notare la
valenza che ha per indicare l'incubo, che in
inglese si traduce con "nightmare". Se il
termine viene scomposto, troviamo i termini
"mare", puledra o cavalla, e "night",
notte/notturno, da qui quindi "cavalla della
notte/cavalla notturna" (night-mare) o
appunto incubo (nightmare).
Anche il folletto è un incubo, non solo per il
suo aspetto mostruo, ma anche
etimologicamente, da "incubo" latino, ovvero sedere sopra: notare infatti che la creatura è posta a
quasi nell’atto di
carponi proprio sopra il petto della donna, soffocarla.
La donna soffre, sia per il respiro affaticato che la spinge a cercare di allontanarsi per recuperare il
fiato, sia per la presenza delle creature che non gli agevolano il sonno.
Il Surrealismo
Leggendo Freud sorge un inquietante idea che tutto si risolva nel materialismo, che qui viene
portato all’esasperazione. Viene messo in dubbio il libero arbitrio dell’umanità: nella vita
psichica vi è assai meno libertà di quanta siamo propensi a credere, forse non ve ne è affatto. Ciò
che chiamiamo casualità sembrerebbe poter essere spiegata da leggi note, anche se in realtà solo
intuibili.
Una risposta a tale tesi sembra giungere nel campo artistico, dove la libertà soppressa dal disaggio
dell’inconscio e la conseguente liberazione di esso.
sociale, tenta di svincolarsi attraverso lo studio
Nel 1924 Andrè Breton pubblica il manifesto del surrealismo
attribuendo a Freud la funzione di padre spirituale del
movimento. La psicoanalisi, infatti, si rivela il miglior metodo per
libertà dell’immaginazione.
raggiungere la Essa si manifesta
proprio come accade in un sogno: mediante un libero scorrimento
di immagini nella propria mente.
La cosiddetta surrealtà è la soluzione di due stati, sonno e veglia,
in una specie di realtà assoluta. È un automatismo psichico, cioè
un processo automatico che si realizza senza il controllo della
ragione e fa sì che l’inconscio emerga e si esprima mentre siamo
svegli.
Ma la spiegazione dell’arte come l’espressione libera del proprio io
interiore non è una prerogativa dei surrealisti. Questa concezione in
un certo senso sembrerebbe nascere da quando la figura dell’artista
comincia ad essere distinta da quella dell’artigiano…
Filosofia e Arte “... il genio si perse nel firmamento infinito”
- Wilhelm Heinrich Wackenroder
l’arte
Immanuel Kant vedeva come la produzione di oggetti belli. E il bello aveva un significato
che andava al di là di ogni altro valore, la bellezza è un valore a parte che non prelude a nessuna
conoscenza, ma puramente al sentimento del piacere disinteressato e fine a se stesso. l’arte è
Friedrich Schelling ne dava una definizione ancora più attinente alla visione moderna:
l’opera di un genio, che spinto da una frenesia creatrice dovuta alla propria passione compie una
il finito e l’infinito, tra il conscio e l’inconscio.
sorta di sintesi tra la libertà e la natura, tra
Su questa linea di pensiero vi è un’interessante interpretazione da parte di uno scrittore tedesco
Wilhelm Heinrich Wackenroder, che colpito, senza riuscire a definirla razionalmente, dalla
l’arte come genialità fondata sul misterioso e sull’irrazionale.
grandezza di Raffaello, interpreta
del genio diventa un irrazionalismo sentimentale, in polemica contro coloro che
L’incomprensibilità
spiegare l’arte secondo regole e canoni prestabiliti, negando così il “mistero”
vorrebbero
dell’ispirazione artistica.
è un esempio di come l’artista stesso ”l’innato che lo tiene
Raffaello non sappia spiegarsi stimolo”
“in continua ed attiva tensione”. Quindi sembrerebbe che:
“L’arte non si impara e non può essere insegnata, ma... la sua vena, se è condotta e indirizzata per
uno stretto sentiero, indomita sprizza fuori dall’anima dell’artista”
L’unica regola, o meglio aspirazione, per l’artista è la genuina originalità, cioè la reale sincerità
dell’ispirazione. Sembrerebbe di trovarsi di fronte alla completa rottura con il classicismo e il
concetto di arte imitativa.
Se, dunque, il prodotto artistico è privilegio di pochi geni, ogni uomo sente però la grandezza
misteriosa dell’arte e questo stesso sentimento è, con la natura, il messaggio di Dio all’umanità:
“L’arte esercita una meravigliosa potenza sul cuore dell’uomo, per vie oscure e misteriose”
L’arte, l’unico modo per sopportare l’eterna sofferenza del mondo.
inoltre, appare come Così
l’arte è la
secondo Friedrich Nietzsche liberazione dell'uomo dall'oppressione della razionalità.
Quindi trova che l’arte moderna dovrebbe rispecchiare i canoni della tragedia greca che è la
conciliazione tra due impulsi vitali. Quello apollineo connesso al culto di dio Apollo, indica
l’aspetto luminoso e rassicurante che porta a idealizzare la realtà nelle figure degli dei, dunque una
vita perfetta. È perciò un impulso che produce belle forme e trova la sua maggiore espressione nella
scultura. I secondo impulso è quello dionisiaco connesso al culto del dio Dioniso, che è anche il dio
del vino. Esso esprime quindi un impulso di ebbrezza che induce a dimenticare la propria
individualità e l’immergersi nel caos della vita, riconciliandosi con gli altri e con la natura nel
canto e nella danza. Quando predomina il primo impulso, il secondo si indebolisce, nell’arte deve
prevalere l’impulso irrazionale non soggetto ad alcuna moralità, qui la tragedia greca appare come
l’esempio più grande del compromesso più riuscito tra questi due impulsi.
Tutto questo sembrerebbe portare ad una precisa conclusione:
“L’unica differenza tra la Grecia immortale e l’epoca contemporanea è costituita tra Sigmund
ha scoperto che il corpo umano, puramente neoplatonico all’epoca dei greci, è oggi
Freud, il quale
pieno di cassetti che soltanto la psicoanalisi è in grado di aprire.” - Salvador Dalì
Avida Dollars Salvador Dalì è sicuramente uno dei personaggi più stravaganti del
20simo secolo, egli stesso si definisce “il o “Genio”
santo patrono”
Ecco come Freud ne parla scrivendo ad un suo amico Stefan Zweig
che gli aveva organizzato un appuntamento nel 1938:
"Caro signore, bisogna realmente che io vi ringrazi della parola di
introduzione che mi ha condotto il visitatore di ieri. Poiché fino a quel
momento ero tentato di considerare i surrealisti, che apparentemente
mi hanno scelto come santo patrono, come dei pazzi integrali (diciamo
al 95%, come per l'alcool puro). Il giovane Spagnolo, con i suoi
candidi occhi di fanatico e la sua indubbia padronanza tecnica, mi ha
incitato a riconsiderare la mia opinione. In realtà, sarebbe molto
interessante studiare analiticamente la genesi d'un quadro di tal
genere. Dal punto di vista critico si potrebbe tuttavia dire che la
nozione d'arte si rifiuta ad ogni estensione quando il rapporto quantitativo tra il materiale
inconscio e l'elaborazione precosciente non si mantiene entro limiti determinati. Si tratta qui, in
ogni caso, d'un serio problema psicologico."
È interessante notare che nonostante fosse considerato il “padre” dell’arte