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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Hermann hesse
Autore: Lorena Figini
Descrizione: sono state approfondite le opere principali dellââ¬â¢autore, con particolare riferimento, per quanto è stato possibile, a quelle che permettono collegamenti con le discipline e i temi affrontati durante lââ¬â¢anno scolastico. il risultato è
Materie trattate: filosofia, storia, italiano, latino (cenni), inglese (cenni)
Area: umanistica
Sommario: Hermann Hesse nasce a Calw, cittadina della Foresta Nera, nel 1877. La sua famiglia rappresenta un insieme di influenze diverse: il padre è cittadino russo, la madre, tedesca con origini francesi, è nata in India, il nonno è missionario e poliglotta. Hermann cresce, dunque, all'ombra della grande libreria paterna, in un ambiente familiare ricco di stimoli nei quali si fondono l'insegnamento biblico (di impronta pietista), lo studio della filosofia e quello dei costumi indiani. L'analisi della famiglia da cui proviene ci permette di comprendere a fondo la produzione artistica di questo autore sempre fedele, nella sua produzione letteraria e non (ricordiamo anche l'esperienza come pittore), al principio di superiorità dell'esperienza sensibile su quella intellettuale. Destinato a studi teologici, Hermann ha con la scuola un rapporto complicato, fatto di sofferenze, delusioni e costanti ribellioni. Il giovane predilige la cultura libera, dichiarando di aver letto, durante gli anni scolastici, "metà della letteratura mondiale". Lavora come apprendista orologiaio, come bibliotecario, viaggia e si appassiona all'Italia, alla figura di Francesco di Assisi, all'India e alla cultura orientale. Durante la Grande Guerra si schiera per la pace e lavora presso un centro di assistenza ai prigionieri di guerra. Ottenuta la cittadinanza svizzera, si trasferisce a Montagnola, nel Canton Ticino, luogo che diventerà per lui rifugio, oltre che fisico, anche intellettuale. Durante la dittatura hitleriana si adopera per aiutare profughi e perseguitati. Riceve il Premio Nobel nel 1946 e muore nella "sua" Montagnola nel 1962. Hermann Hesse pensava di essere uno scrittore, non un uomo politico. All'inizio della Prima Guerra Mondiale fu uno dei pochi intellettuali che non si unirono all'entusiasmo generale per la guerra. Infatti, la maggior parte degli intellettuali si schierò a favore delle operazioni belliche; tra essi è da ricordare Thomas Mann, che si espresse a favore della guerra nello scritto ("Considerazioni di un apolitico") sul conflitto tra Kultur e Zivilisation (posizione poi abbandonata in favore di una sostanziale opposizione alla guerra, com'è riscontrabile anche in un carteggio con lo stesso Hermann Hesse). É pur vero che Hesse non aveva uno spirito nazionalistico forte; infatti, le sue origini di così varia natura gli avevano permesso di vedere la Germania con occhio distaccato.
Lorena
Hermann Hesse Figini
CONTESTO STORICO
Hesse e la politica durante le guerre
‹‹Se definisco “politiche” queste mie considerazioni, è sempre e soltanto tra virgolette (…)
dal momento che ciascuna di esse non si propone di porre il lettore di fronte alla scena
del mondo e dei suoi problemi appunto politici, bensì di trascinarlo nel proprio intimo, di
metterlo di fronte alla propria personalissima coscienza››
Hermann Hesse pensava di essere uno scrittore, non un uomo
politico. All'inizio della Prima Guerra Mondiale fu uno dei pochi
intellettuali che non si unirono all'entusiasmo generale per la
guerra. Infatti, la maggior parte degli intellettuali si schierò a
favore delle operazioni belliche; tra essi è da ricordare Thomas
Mann, che si espresse a favore della guerra nello scritto
(“Considerazioni di un apolitico”) sul conflitto tra Kultur e
Zivilisation (posizione poi abbandonata in favore di una
sostanziale opposizione alla guerra, com’è riscontrabile anche in
un carteggio con lo stesso Hermann Hesse). È pur vero che
Hesse non aveva uno spirito nazionalistico forte; infatti, le sue
origini di così varia natura gli avevano permesso di vedere la Germania con occhio distaccato.
Dette ospitalità, nella sua casa in Svizzera a numerosi profughi provenienti dalla Germania;
tra essi ricordiamo, oltre all’amico Mann, anche Bertolt Brecht.
Interessante è una serie di scritti politici che riguardano il periodo che comprende le guerre
mondiali, in cui è chiaro il suo pacifismo, anche se lui non lo definisce tale; infatti, scrive:
‹‹Del tutto errata era l’opinione (…) che il conflitto già per le sue proporzioni, per la sua
spaventosa quanto gigantesca meccanicità sarebbe sufficiente a disgustare della guerra le
future generazioni. (…) Non sono affatto un pacifista (…), io credo nell’attuazione della pace
mondiale, perseguita con mezzi razionali, (…) il riconoscimento di quel che c’è di vivente in
ciascuno di noi, (…) quella segreta divinità che ognuno di noi reca in sé››. Scrive ancora: ‹‹la
morte di ogni soldato non è che l’eterna ripetizione di un errore››. Contrario al nazionalismo,
Hesse è invece favorevole, in un certo senso, al socialismo; scrive, infatti, al figlio Heiner: ‹‹Non
sono né “borghese” né “socialista” sebbene (…) veda nel socialismo l’unica concezione onesta››.
Inutile ricordare che i suoi scritti, anche i romanzi che trattavano argomenti lontani dalla
politica, furono censurati e messi al rogo dalla dittatura nazista.
Hesse e l’antisemitismo
Abbiamo già parlato dell’aiuto offerto da Hesse ai profughi di guerra, tra essi vi furono
numerosi ebrei. A proposito di antisemitismo, abbiamo due testi, uno del 1922, dunque
precedente la tragedia della Shoa, in cui già viene condannato l’atteggiamento di ostilità nei
confronti degli ebrei come ‹‹una delle forme più odiose e insensate di neonazionalismo tedesco››
(in un momento in cui era già stato reso pubblico il programma del NSDAP, Partito
Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, nel quale era evidente l’avversione nei confronti
del popolo ebraico e di qualsivoglia minoranza), soprattutto da parte dei giovani studenti, e
uno del 1958, in cui, con la consapevolezza di tutto ciò che era accaduto, Hesse accusa
chiunque ‹‹chiuda gli occhi di fronte alla storia tedesca tra il 1933 e il 1945›› e ‹‹continui a
riempirsi la bocca di una fraseologia hitleriana e antisemita››, perché ‹‹ciò che i tedeschi hanno
fatto agli ebrei purtroppo non è per niente una frottola››. 4
Lorena
Hermann Hesse Figini
PETER CAMENZIND: NEOROMANTICISMO E NATURA
‹‹E nuovamente mi convinsi di non essere nato per la vita sedentaria tra gli uomini in
case e città, ma per il vagabondaggio in terre straniere››
Uno tra i primi romanzi di Hesse, il “Peter
Camenzind” risente fortemente della formazione
romantica dell’autore e dell’influenza del romantico
tedesco Novalis.
Peter è un giovane di provincia che, dopo alcuni
vagabondaggi, si trasferisce in città per allontanarsi
dalla monotonia di una cittadina alla quale, però,
tornerà, al termine del racconto, abbandonando
l’ambizione di scrivere un grande romanzo.
Questa ‹‹piccola composizione in prosa›› (come la
definisce l’autore stesso) è un’opera programmatica
ed ambiziosa, ancora molto adolescenziale, ma che
riesce ad illuminare la natura romantica dell’autore.
I paesaggi italiani, visitati secondo itinerari
tipicamente romantici con spostamenti a piedi, le
vicende di san Francesco d’Assisi (approfondite, poi,
nel saggio sulla vita del Santo) che appassionano
tanto Peter quanto lo stesso Hesse, le immagini, i sentimenti fanno scaturire un certo tipo di
romanzo: l’autobiografia nostalgica e distaccata di una fanciullezza ormai giunta alla fine.
La narrazione, pur nella forma prosaica, è pura poesia, la cui fonte d’ispirazione è pur
sempre il Novalis, la cui importanza è messa in rilievo nel delizioso racconto “Der Novalis”.
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Hermann Hesse Figini
DEMIAN: CON NIETZSCHE AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE
‹‹Io ero un parto della natura lanciato verso l'ignoto, forse verso qualcosa di nuovo o forse
anche verso il nulla, lasciare che si sviluppasse dal profondo, obbedire al mio destino e
far mia la sua volontà, questo era il mio compito››
Emil Sinclair è un ragazzo combattuto tra il mondo del Male
e quello del Bene; l’incontro con Demian lo porterà pian
piano a conoscere, in seguito ad un tormentato viaggio
interiore alla ricerca di sé, Abraxas, una divinità che
abbraccia sia il Bene che il Male.
Abraxas, dunque, racchiude in sé, due facce, il Bene e il
Male, i quali, per così dire, vengono superati, in uno slancio
al di là del bene e del male, che Hesse riprende da Nietzsche
(→ Nietzsche, Al di là del bene e del male).
Il “Demian” nasconde anche un’analisi sociale e politica del
periodo in cui è stato pubblicato.
È il 1919, la Prima Guerra Mondiale è appena giunta al
termine e Hesse non poteva nel testo non introdurre una
nota sul conflitto. Emil e Demian, infatti, devono partire per
il fronte, condividendo con altri l’esperienza della morte e
della rinascita, l’esperienza dello sparviero che vuole uscire
dall’uovo:
‹‹(...) l’uccello si sforza di uscire dall’uovo. L’uovo è il mondo. Chi vuol nascere deve
distruggere un mondo. L’uccello vola a Dio. Il Dio si chiama Abraxas (…)››. 6
Lorena
Hermann Hesse Figini
SIDDHARTA, UNA VITA INDIANA E PELLEGRINAGGIO IN ORIENTE: L’INFLUENZA DI
SCHOPENHAUER
‹‹Eppure era questa che bisognava trovare: scoprire la fonte originaria nel proprio Io, e
impadronirsene! Tutto il resto era ricerca, era errore e deviazione››
Innegabile è l’interesse di Hesse nei confronti dell’Oriente, verso cui intraprende numerosi
viaggi alla ricerca di quella che lui amava definire “Verità”. La Verità è, per Hesse, la Volontà
di Schopenhauer, una forza cieca, il noumeno atemporale e necessario, ricoperta dal Velo di
Maya (→ Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione), che ne impedisce la
rivelazione.
Hesse usa la terminologia e il pensiero schopenhaueriani, senza rielaborarli più di tanto,
nell’ultima delle tre Vite (immaginarie biografie presenti nell’ultima parte del “Giuoco delle
Perle di Vetro”), la “Vita Indiana”, nella quale un vecchio saggio spiega ad un giovane che il
nostro mondo è solo fenomeno, mutevole e fittizio.
La ricerca della Verità, poi, è un tema affrontato con particolare attenzione ne “Il
pellegrinaggio in Oriente”, racconto a metà tra il reale e l’immaginario, che narra il viaggio
verso la Verità, l’Oriente, di alcuni uomini, tra cui lo stesso Hermann Hesse e il pittore Paul
Klee. Ai Pellegrini d’Oriente, inoltre, è dedicato il “Giuoco delle Perle di Vetro”.
L’interesse e le vaste conoscenze riguardo all’Oriente trovano la loro sintesi, poi, nel
“Siddharta”, che narra la vita di un giovane Buddha che troverà se stesso solamente dopo un
lungo viaggio interiore. La Verità, dunque, nel Siddharta, è una verità interiore, il noumeno si
rivela trovarsi dentro ciascuno di noi. 7
Lorena
Hermann Hesse Figini
IL LUPO DELLA STEPPA: SURREALISMO E SATIRA MENIPPEA
‹‹In fondo al cuore sapeva (o credeva di sapere) di non essere veramente un uomo, ma un
lupo venuto dalla steppa›› “Il lupo della steppa” è una ‹‹biografia dell’anima›› ed è il racconto,
misto di verosimile ed impossibile, di un uomo, Harry Haller, che
nella sua natura possiede due anime: l’umanità e la bestialità.
Inutile insistere sul tema del doppio: è una costante dell’autore di
cui tratteremo a proposito di “Narciso e Boccadoro”.
Piuttosto è interessante soffermarsi sulla figura di Haller; uomo e
lupo, egli cerca di superare i confini di queste due parti di sé,
assumendo i tratti dell’Oltreuomo nietzscheano (→ Nietzsche,
Così parlò Zarathustra).
Il tema fondamentale pare essere la crisi dell’uomo moderno, il
borghese che vorrebbe essere vagabondo e possiede una
molteplicità di nuclei psichici che portano alla malattia
dell’anima, nevrosi di
un’intera generazione (→
Pirandello, Uno nessuno
centomila).
In questo romanzo, Hesse abbandona per un istante i
paesaggi romantici tanto amati quanto indefiniti nel
tempo e nello spazio, i viaggiatori e poeti, per fare un
salto nella modernità, usando il linguaggio dei cartelli
pubblicitari e delle insegne luminose, del jazz e del
ballo sfrenato come ebbrezza collettiva, pur senza
abbandonare l’imitazione del più classico Goethe.
La struttura che ne risulta è dunque frammentata: un
insieme di stili diversi, linguaggi compositi, che
ricordano tanto la satira menippea (→ Seneca,
Apokolokynthosis e Petronio, Satyricon), grazie
soprattutto alla mescolanza di comico e tragico e
all’uso del prosimetro, dando all’opera il tono di
parodia. 8
Lorena
Hermann Hesse Figini
NARCISO E BOCCADORO: IL TEMA DEL DOPPIO, NIETZSCHE
‹‹La nostra meta non è di trasformarci l'un l'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar
a vedere e a rispettare nell'altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro
completamento›› “Narciso e Boccadoro”, romanzo del 1930, narra di due
anime completamente diverse, che incarnano lo spirito e la
natura, in un dualismo, per così dire, hegeliano, dove la tesi
e l’antitesi non giungono mai ad una sintesi. In un oscuro
ed affascinante Medioevo, Narciso è un giovane monaco,
destinato a vivere al riparo della storia, mentre Boccadoro è
un artista attratto dalla vita; i due stabiliscono una profonda
amicizia che permane nel tempo nonostante scelte di vita
differenti. Hesse affronta il tema del doppio, dello scontro
dialettico tra due forze opposte, la natura e lo spirito, che
l’autore riprende dall’amato Nietzsche: sono l’Apollineo e il
Dionisiaco, di cui il filologo e filosofo tedesco tratta nella
“Nascita della tragedia” (→ Nietzsche, Nascita della tragedia).
Al Dionisiaco vengono associati: Boccadoro, la madre, la
notte, l’istinto, l’irrazionale, la natura, il divenire;
parallelamente, all’Apollineo vengono associati: Narciso, il
padre, il giorno, la ragione, il razionale, lo spirito, l’avere.
La contrapposizione tra “essere” e “avere”, tra realtà e
apparenza, oltre che essere approfondita da Schopenhauer,
di cui abbiamo già trattato, è anche un tema peculiare del
’900 e della cosiddetta crisi delle certezze (→ Pirandello,
Così è se vi pare).
Nello stesso Boccadoro, però, è possibile individuare una
dualità: il Boccadoro dionisiaco, che accetta una vita
istintiva e sensuale e rifiuta la società borghese, e il
Boccadoro artista apollineo, in lotta contro la caducità.
L’arte di Boccadoro è simile all’arte di Schopenhauer: via di
liberazione distante dallo spazio e dal tempo, forma di
conoscenza libera e disinteressata (→ Schopenhauer, Il
mondo come volontà e rappresentazione). 9
Lorena
Hermann Hesse Figini