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Storia- Il muro di Berlino
Inglese - Questione nordirlandese e la poesia di Seamus Heaney
Tuttavia questa nuova espressione “artistica” aveva qualcosa di diverso che la
portò rapidamente alla celebrità: la tela era il tessuto urbano, i pennelli erano
le bombolette spray e attraverso i colori dalle tonalità forti venivano mandati
messaggi provenienti dalle periferie degradate delle grandi metropoli.
writers tag:
I primi iniziarono a disegnare scritte elaborate con colori, contorni
spessi e personalizzate a seconda del personale stile. Queste scritte potevano
essere la semplice firma dell’artista oppure un messaggio mandato in modo
diretto, espresso in modo ermetico attraverso simboli o acronimi. I bersagli
preferiti per questi lavori erano le parti anonime e degradate della città (muri,
sottopassaggi) oppure i mezzi pubblici in quanto permettevano di far arrivare il
proprio messaggio a un numero consistente di persone.
I graffiti divennero velocemente una moda tra i più giovani dei quartieri neri e
latino-americani che li usavano per esprimere il loro disagio e la loro situazione
degradata in un mondo dominato dai bianchi (emblematico ad esempio lo
pseudonimo con cui usava firmarsi Basquiat: SAMO “Same Old Shit"). Le
autorità cercarono di contrastare questo fenomeno aumentando i controlli ma
writers
questa “gara” portò ancora più sulle strade. La spinta data da queste
sfide portò ad un decisivo aumento qualitativo del fenomeno e ad una
evoluzione degli stili, con le scritte che adesso erano accompagnate da sfondi
colorati e piccoli disegni, principalmente ripresi dai pupazzi dei cartoni animati
o dalla segnaletica stradale.
Con la diffusione di questo fenomeno e la nascita della cultura hip hop, di cui il
writing è una delle cinque discipline base, i graffiti iniziarono a differenziarsi
diventando simbolo di un determinato gruppo di persone unite dai motivi più
disparati: quartiere, razza o aggregamento musicale. Si vennero a creare
diverse linee guida: da un lato
taggare
coloro che continuavano a
i muri, per lo più con il nome della
crew
propria (gruppo di artisti)
d’appartenenza o il proprio nome
da artisti, dall’altro invece vi fu
una virata verso quella che sarà in
“street art”,
seguito chiamata
dapprima creata usando appositi
stencil (maschere normografiche)
e successivamente con disegni
creati come vere e proprie opere
d’arte.
Con street art si intende quello
che più comunemente viene
chiamato graffito, ovvero un
disegno elaborato eseguito per lo più su tessuto urbano. Famosi sono gli artisti
che ne hanno creati nelle metropoli mondiali che, pur con tecniche, stili e colori
differenti, sono stati tutti accomunati dall’intento di mandare un messaggio
riguardo le condizioni sociali o politiche in cui si trovavano a vivere. I più famosi
sono stati Jean Michel Basquiat, Keith Haring e poi negli ultimi anni è diventato
writer
famoso Banksy, conosciuto per le sue opere ma che nessuno ha mai
visto in volto.
street art
La a tutt’oggi è considerata illegale ed è punibile a norma di legge
con multe e reclusione. Negli anni tuttavia in alcune città sono stati indicati,
writers
dalle varie amministrazioni locali, luoghi dove i potevano andare a
sfogare la loro vena “artistica”. Uno dei più famosi luoghi dove questo è stato
possibile è sicuramente la East Side Gallery a Berlino, seguita dal John Lennon’s
Wall a Praga. Anche molte altre città nel mondo hanno numerose opere
murarie, New York su tutte, dovute a proteste sociali, famose ad esempio le
opere sui muri delle città dell’Irlanda del Nord in memoria delle vittime dei
“Troubles” degli anni ’70. L’East Side Gallery è un pezzo del muro di Berlino,
ancora eretto, su cui i maggiori graffitari disegnarono opere, alcune anche
molto famose, che miravano a colpire il sistema del muro e la divisione di
Berlino. Il murale più famoso in assoluto è quello ritraente il leader dell’URSS
Leonid Breznev e il presidente della DDR Erich Honecker nel famoso saluto del
bacio, come da tradizione russa, in occasione di un incontro ufficiale. Sotto il
disegno vi è una scritta provocante, in lingua sia russa sia tedesca, inneggiante
a questo “amore mortale”. writers
Basquiat e Haring sono tutt’oggi tra i più famosi in tutto il mondo,
conosciuti e copiati in quanto punti di riferimento pur con due stili
completamente differenti. I due furono amici in vita e collaborarono fino alla
morte del primo per overdose nel 1988.
Il disegno di Basquiat era aggressivo ed
istintivo, sfogava la sua rabbia, per la sua
condizione sociale non elevata, sulle opere.
I visi hanno caratteri grotteschi e
animaleschi, con alcuni riferimenti anche
alle maschere africane. I colori hanno toni
forti e sono accostati in modo violento, la
regressione nell’opera è una rimanenza dei
graffiti metropolitani.
Grazie all’amicizia con Andy Warhol,
Basquiat si ritrovò ad esporre, assieme ad
Hering, nelle principali gallerie newyorkesi
e poté esprimere al massimo la sua abilità
in molte altre arti, come ad esempio la
musica. Dopo la morte del re della Pop Art,
però, cadde in depressione. Entrò nel
tunnel della tossicodipendenza e morì per
overdose di eroina a soli ventotto anni, nel 1988, lasciando ai posteri una
sensazione di un lavoro non concluso e di un artista poliedrico non
writer
completamente espresso. Ad oggi è considerato come l’unico che abbia
mai potuto reggere il confronto con Haring, maggiore esponente e artista più
completo di sempre.
Come già accennato il writer che è considerato il re di questa arte è Keith
Haring. Anche lui americano, entrò in contatto con altri grandi artisti di strada
ma non si discostò mai da quel suo personalissimo stile riconosciuto ovunque.
Tutti i suoi disegni sono caratterizzati da uno stile molto semplice e naif, fatto
da omini stilizzati da lui definiti “radianti” circondati da piccole linee curve
indicanti il movimento di chiaro richiamo fumettistico. Il tono delle opere
sembra quasi ironico ma in realtà è una critica molto forte alla società
borghese americana. In queste semplici forme stilizzate e colorate in modo
uniforme e semplici vi si possono leggere messaggi molto diretti e d’impatto
che attaccano il sempre maggiore divario tra le classi sociali, specialmente
nelle grandi metropoli. Haring divenne molto famoso e, come l’amico Basquiat,
entrò in contatto con le firme principali della Pop Art e iniziò ad esporre in varie
mostre. Espose alla Biennale di Venezia, dipinse un murale sul muro di Berlino
e, sul muro del convento di Sant’Antonio presso Pisa, dipinse uno delle sue
opere più grosse e famose: “Tuttomondo”. In questo gigantesco murale Haring
inserì molte delle sue tipiche figure colorate, ognuna tesa a rappresentare un
qualcosa che si percepisce rapidamente. Morì nel 1990, non molto tempo dopo
il suo amico Jean Michel Basquiat, affetto dal virus dell’HIV, contratto negli anni
della promiscuità, che nella città di New York la faceva da padrone.
writer
Uno dei più famosi del XXI secolo è sicuramente il misterioso Banksy. Di
quest’uomo sono rimaste nell’immaginario le opere, realizzate con la tecnica
dello stencil, ma di lui non si conoscono né nome ne volto. Questo uomo
taggare
misterioso iniziò a a Bristol ma ben presto i suoi graffiti si espansero in
tutto il mondo, per lo più in Cisgiordania, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. La
sua arma principale è l’ironia, il
disfare i miti di grandi immagini
rendendole uniche aggiungendo o
modificando particolari. I suoi temi
principali sono la demonizzazione
delle guerre, la critica alla società
moderna che tende ad occultare i
suoi problemi e la sfiducia delle
nuove generazioni nel futuro.
Questo artista vede nelle guerre un
tentativo degli USA di esportare la propria cultura del denaro e del capitalismo
selvaggio, usando la pace come semplice motivo di facciata. La sua sfiducia
nella società viene espressa da
frequenti graffiti che appaiono in tutto
il mondo. Per Banksy la società sta
muovendosi verso una deriva culturale
in cui i più piccoli si vedono oppressi
dalla cultura di internet, dei social
network e della superiorità
incondizionata del modello di vita
americano. Inoltre in questa sua critica
alla società lui mostra come i bambini
si ritrovino schiacciati da una crescente
urbanizzazione che toglie loro spazio e
da leggi opprimenti che non
permettono di fare ciò che vorrebbero.
Nonostante il suo stile sia ormai giunto al grande pubblico attraverso internet
molte sue opere sono andate perdute perché rimosse o coperte da persone che
non volevano avere il muro “rovinato”. Recentemente è stato rimosso il famoso
murale con protagonisti John Travolta e Samuel L. Jackson nel film Pulp Fiction,
di un valore stimato intorno ai 400.000 dollari.
writer
Banksy può essere definito un fuori dagli schemi in quanto le sue opere
tag,
non sono veri e propri disegni preparati ed eseguiti o semplici ma sono
stencil semplici modificati con l’aggiunta di altri elementi e talvolta utilizza
parti del tessuto urbano per completare il disegno, come in questo stencil dove
writer
si vede l’ombra di un che sembra chinato per vomitare ma
incredibilmente dalla sua bocca esce una piccola piantina, piantina cresciuta
tag
nella crepa del muro. In questa dimostra ancora una volta come sia
estremamente dissacrante ma anche critico nei confronti della società, con una
ironia molto sottile.
Gli artisti sono molti e le opere da trattare sarebbero moltissime e tutte
differenti in quanto questo tipo di “decoro” urbano si sviluppa e modifica in
continuazione, grazie a tantissimi giovani che, avvicinandosi alla cultura hip
hop o ad altre culture di strada, iniziano a taggare secondo il loro stile. Tuttavia,
nonostante il passare degli anni, esiste ancora gente che non considera
positivamente questa espressione artistica e la ritiene niente più che puro e
mero vandalismo. La trafila che sta passando questo tipo di arte è una costante
nel mondo dell’arte, dove il nuovo che avanza viene visto con diffidenza e
sempre inferiore al precedente fino a che non viene riconosciuto. E riguardo al
graffitismo la domanda che ci si pone da quasi cinquanta anni: “Ma lo si può
definire arte o sono solamente alcuni giovani che imbrattano i muri per
divertimento?” STORIA
Muro di Berlino: una barriera di cemento che ha diviso il mondo
Uno degli eventi che ha caratterizzato quasi tutta la seconda metà del ‘900 è
sicuramente la Guerra Fredda che trova, per forza di cose, il proprio simbolo nel
Muro di Berlino. Il termine venne utilizzato a partire dal 1947 da un giornalista
americano e da un aiutante presidenziale, riprendendo il termine coniato dallo
scrittore inglese George Orwell che, riflettendo sull’uso degli ordigni atomici,
ipotizzò una situazione in cui le due grandi potenze, non potendo più
fronteggiarsi militarmente, sarebbero finite a dominare tutta la popolazione.
L’uso del termine “guerra” in effetti non sarebbe completamente corretto in
quanto non vi furono dei veri e propri scontri militari (ad eccezione di alcuni
isolati casi a Berlino a causa del Muro) ma solamente minacce verbali e
continue provocazioni tra i leader dei due blocchi. Da un lato si trovavano gli
USA, veri vincitori della II Guerra Mondiale, che avevano esportato in Europa il
capitalismo senza freni e avevano una fortissima influenza in Francia e Gran
Bretagna e che puntavano a mantenere la supremazia in Italia. Dall’altro lato si
trovava l’URSS, giunta alla massima espansione, che controllava tutti gli stati
ad Est della Germania eccezion
fatta per la Jugoslavia che era
distaccata dalle vicende principali.
La Germania, in seguito alla
sconfitta dei Nazisti nella guerra,
venne divisa in quattro sfere di
influenza, la più grossa delle quali
spettava all’URSS in quanto era
giunta per prima a liberare Berlino.
La stessa città di Berlino venne
suddivisa in quattro zone di
controllo. La zona russa era circa il
40% e aveva circa 1.100.000
abitanti, a fronte del doppio di
Berlino Ovest.
Già nel 1948 il Blocco di Berlino
aveva alzato decisamente la tensione internazionale, costringendo gli Alleati ad