Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Gli intellettuali di fine 900... un dialogo sempre aperto
Autore: Rosa Fasan
Descrizione: Il mio percorso interdisciplinare parte da uno sguardo storico generale sulla figura dell'intellettuale nel '900 per giungere a dare una definizione del termine attraverso quattro interviste che ho proposto a dei veri intellettuali o presunti tali.
Materie trattate: letteratura italiana, storia, tedesco, filosofia, storia dellarte
Area: umanistica
Sommario: Di difficile definizione è il termine "intellettuale", soprattutto se esso viene utilizzato per indicare una classe molto generale di uomini o persone. La società attuale abusa di tale concetto, generalizzando o restringendo a piacere questa categoria, sempre se di categoria si può ancora parlare. Nel mio percorso interdisciplinare, ho voluto trattare della figura dell'intellettuale prima, seguendo un panorama piuttosto generale attraverso il 900, per poi giungere ad analizzare più approfonditamente la città di Trieste e le personalità che hanno costellato il suo panorama culturale nella seconda metà del secolo. ALLE SOGLIE DEL 900 Noi, in quanto figli del 900, ci portiamo dietro un senso di smarrimento e di inquietudine, il quale si sviluppò principalmente in letteratura con la figura dell' "inetto", come possono dimostrarci alcuni semplici titoli di romanzi, saggi o poesie (Magris "La perdita della totalità ", Rimbaud "Je est un autre", Debenedetti "Morte del personaggio uomo", e Montale "Il male di vivere"). La letteratura del 900, dunque, vede sorgere un nuovo eroe, o meglio un anti-eroe: l'inetto, come recitava il primigenio titolo del romanzo "Una vita" di Svevo. Ed è proprio di questa letteraria incapacità di vivere che si fecero carico gli intellettuali come Romain Rolland , Benedetto Croce e Thomas Mann, che alla vigilia di una prima catastrofica Guerra Mondiale o negarono di pronunciarsi, richiudendosi nella loro raffinata aristocrazia intellettualistica oppure furono accesi e accecati interventisti, per sostenere l'inizio di un tale massacro. La prima tesi, quella del "neutralismo intellettuale", fu sostenuta proprio dal musicologo francese Romain Rolland, il quale riteneva che l'uomo di cultura avesse il dovere di restare "al di sopra della mischia", au-dessus de la melée (come recita il titolo di un suo celebre articolo del 1914), senza contaminare la sua ricerca della verità con la difesa di interessi di parte. Una posizione analoga fu sostenuta da Benedetto Croce, il maggiore filosofo italiano neoidealista del tempo. Egli, riprendendo l'espressione divenuta celebra di Rolland, scrisse nel 1919: " Io non mi sono mai collocato au-dessus de la melée; ma ho stimato dovere di conoscenza di non falsificare mai la scienza e la storia per un presunto dovere patriottico". La seconda tesi, quella della partecipazione attiva, soprattutto in senso patriottico, alle vicende politiche e militari, fu di gran lunga prevalente, specialmente in Germania. La gran parte degli intellettuali tedeschi mise la propria voce a disposizione della patria. Una delle figure più autorevoli della cultura tedesca, Thomas Mann, prese posizione a favore dell'intervento, dichiarando che sui campi di battaglia, oltre alle armi e ai soldati, si scontravano la Kultur e la Zivilisation.