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Pedagogia - la cultura giovanile
Metodologia - motivazione scolastica
Diritto - diritto allo studio e al lavoro
Storia - Operazione Balilla
Italiano - PierPaolo Pasolini( opera ''ragazzi di vita'')
Latino - Quintilliano e l'educazione scolastica
Inglese - myth of prometheus
“I giovani hanno sempre lo stesso problema: come riuscire
a ribellarsi e conformarsi al tempo stesso. Adesso lo hanno
risolto ribellandosi ai genitori e copiandosi a vicenda.”.
Il funzionario nudo
Quentin Crisp, , 1968
Il mondo giovanile è un ambiente complesso da capire. Perché i giovani tendono a essere ribelli nei
confronti della società e perché allo stesso tempo si conformano al suo interno?
I ragazzi, spesso sono visti come un mondo a parte che non ha voglia di percorrersi strada, perché la strada
è troppo complessa; ma sono dei giovani ribelli che hanno voglia di affermarsi nella società, essere
qualcuno al suo interno. Il più delle volte è la Società stessa che non offre delle possibilità, ma anzi va a
nascondere il malessere dei ragazzi. Data la situazione di crisi in Italia, si può notare come ci siano poche
prospettive del futuro, poiché i ragazzi non riescono ad avere un posto fisso nel lavoro che gli offra una
possibilità di aprirsi una propria strada. In Italia vi è una percentuale di disoccupazione molto alta: due
milioni sono senza lavoro, la metà nel Mezzogiorno; il 24,7% giovani, un tasso che nel Sud tocca la punta
"drammatica" del 35,2%, e per le donne è ancora più alta.
I giovani, dunque sono considerati apatici, visti come persone che hanno paura di assumersi le proprie
responsabilità e che pensano solo a divertirsi invece di pensare al loro futuro. Si condannano i giovani
perché pensano più al mondo virtuale mentre a manifestare in piazza per i loro diritti.
La situazione oggi degli adolescenti è molto disastrosa sia per quanto riguarda l’uso di alcolici non solo
nelle discoteche, e anche i rapporti sessuali che secondo una statistica, si hanno già prima dei quattordici
anni. Mentre per quanto riguarda l’alcool 53% bevono birra e al 37,4% è capitato, spesso o solo a volte, di
vedere gli amici ubriachi, inoltre il 30,3% dei ragazzi fuma. Alcune forme di devianza del ragazzo possono
essere il consumo di sostanze stupefacenti e la tossicodipendenza. Le cause che spingono al consumo di
droghe sono moltissime, come la difficoltà di maturare un’identità sessuale, l’età, la pressione del gruppo, le
difficoltà familiari, i fattori economici. La tossicodipendenza è una forma di fuga di fronte a una realtà
difficile.
I giovani dunque vivono in una società dove devono prima di tutto dedicarsi allo studio, e ciò è dato da
delle motivazioni insite nell’uomo. Però non sempre i ragazzi hanno avuto dei veri e propri diritti, ma
passavano in secondo piano, e tutt’oggi non sempre i diritti dei giovani sono rispettati, per quello che negli
ultimi anni si ha assistito sempre più a delle manifestazioni in piazza contro le nuove riforme che i ragazzi
non approvavano.
Pedagogia: I giovani, inoltre vanno differenziati dagli adolescenti; non si può stabilire però quando abbiano
inizio e fine l’età adolescenziale e l’età giovanile e come siano caratterizzate. Questi due termini vengono
usati dagli studiosi come sinonimi, o vedono la giovinezza come un periodo successivo all’adolescenza.
Gli studiosi cercano di sfatare gli stereotipi riguardanti i giovani e agli adolescenti. L’adolescenza è un
periodo molto difficile e conflittuale, ci si scontra con il mondo degli adulti, uno scontro che non si può
evitare.
L’età giovanile per lo psicanalista Erik Erikson l’età giovanile è caratterizzata da una diffusione
dell’identità, in altre parole è una difficoltà a riconoscersi in una personalità determinata e a fare scelte
coerenti con essa. Tutto ciò dà vita a un disagio che può essere superato come un momento intermedio del
cammino verso l’età adulta. Il disagio assume la forma di scontro con se stessi o contro gli altri, contro le
regole sociali. Il disagio può degenera raramente nella devianza, una violazione delle norme stabilite e
accettate dal gruppo di appartenenza. A favorire la devianza contribuiscono gli ambienti urbani degradati,
la disoccupazione protratta, e l’assunzione d’ideali antisociali e ribelli proposti dal gruppo dei pari.
La società deve far in modo che venga a crearsi il rapporto tra adulti e adolescenti, di reciprocità e dialogo.
La crisi del ragazzo si può notare dagli atti di violenza, dall’abbandono scolastico, dall’aumento di
comportamenti antisociali e “a rischio”.
I ragazzi, vengono etichettati come ‘’delinquenti ‘’, ‘’ pervertiti ‘’, ‘’ cattivi ‘’, che produce degli effetti
negativi come l’emarginazione e bassa autostima.
I giovani, inoltre possono essere coinvolti nella delinquenza minorile, quindi vanno rieducati affidandoli a
delle istituzioni. I giudici minorili possono decidere tra la punizione e una serie di misure alternative con
intento rieducativo, perché il carcere è meno efficacie per la rieducazione.
Dalla metà del Novecento, i giovani dell’Occidente hanno dato origine a subculture, in continuo conflitto
con il mondo degli adulti. Gli stili che le contraddistinguono si sono diffusi tutto il mondo anche grazie ai
mass-media.
La moda ha un ruolo molto importante nell’universo giovanile, infatti lo stile dei giovani è differenziato
rispetto a quello degli adulti. La moda esprime il desiderio di essere riconosciuti e compresi, usano certi stili
personalizzati, estrosi, per essere dei protagonisti. Bisogna però sottolineare come il commercio usi i
giovani , diffonde la cultura giovanile per interessi economici vendendo immagini esteriori di
trasgressione.
L’importante per i ragazzi, oggi, è apparire non essere, perché per essere apprezzati dal loro gruppo,
bisogna essere belli e alla moda. I ragazzi sono cambiati. E molto. Fisicamente, prima di tutto: un tempo le
femmine arrivavano ragazzine in terza media. Oggi assomigliano a donne già quando entrano in prima
superiore. Soprattutto per come si vestono, si truccano, si pettinano i capelli.
Metodologia: Per quanto riguarda la scuola, si può notare come i ragazzi studino per loro stessi e non
perché sono costretti. Si può osservare la dispersione scolastica che porta i ragazzi a non integrarsi nel
sistema scolastico, infatti, la scuola è la prima agenzia di socializzazione in cui i ragazzi si confrontano con
i loro coetanei.
Ci sono vari motivi che spingono il ragazzo ad agire, in lui sono insite le motivazioni estrinseche, ovvero
quando si fa qualcosa per ottenere un vantaggio (un premio), o evitare uno svantaggio (una punizione).
Nelle motivazioni intrinseche la soddisfazione è dentro l’azione stessa, si fa per il gusto di fare. Si
distinguono in due categorie:
ludico-cognitive, perché comprendono attività che hanno funzione di gioco e rispondono ai bisogni della
mente;
realistico-sociali, i comportamenti che avvengono per intervenire nel mondo circostante.
La prima riguarda la curiosità, che attiva la mente, e il need for competence, il bisogno di mettere alla
prova le proprie abilità.
La seconda, rappresenta il bisogno di affiliazione, cioè il desiderio di stare con gli altri e cercarli, e il need
for achievement, il bisogno di riuscita, di avere successo.
Nella formazione scolastica agiscono soprattutto le motivazioni estrinseche, perché si vogliono raggiungere
dei titoli di studio e così via.
Però gli allievi studiano anche per non essere tagliati fuori dal mondo sociale. La motivazione intrinseca, è
ampliata anche all’esterno della scuola, Maher parlerà di motivazione permanente che però va a
disperdersi, mentre quella estrinseca serve per un effetto duraturo, bisogna adoperare l’uso di rinforzi con
accurata vigilanza.
Sono sconsigliate le punizioni perché secondo gli psicologi, chi punisce adotta un comportamento
diseducativo, anche i premi hanno i loro difetti, perché avvolte, sono dati senza la dovuta accortezza e si
scoraggiano le motivazioni intrinseche.
L’interesse della scuola è cresciuto, negli anni ’50 e ’60, si è arrivati a una svolta che ha portato a
considerare di nuovo i motivi per cui si studia, intendono studiare non per pressione degli insegnanti e
genitori ma per loro stessi.
Il cambiamento d’idee maturato è legato al declino della Learning theory, era un’applicazione in ambito
scolastico del comportamentismo. La scuola era un contesto di apprendimento e furono fatti degli
esperimenti sul condizionamento con soggetti animali.
Prima il ruolo dei ragazzi era totalmente passivo, ciò che contava è il controllo che la scuola esercitava su
di lui.
Nella scuola la Learning theory ha perso la sua credibilità, perché non aveva prodotto risultati da applicare
alla didattica.
L’insegnante deve saper motivare gli alunni nelle sue lezioni e ciò dipende da come insegna, deve saper
tener desta la curiosità con argomenti sempre nuovi; deve fornire feedback, comunicando informazioni di
ritorno agli studenti; deve permettere che i ragazzi possano raggiungere degli obiettivi calibrati che si
possono raggiungere con un buon impegno.
Diritto: Lo studio, non è solo un dovere, ma è un diritto. Il diritto allo studio riguarda anche chi non ha le
possibilità economiche, ma può raggiungere lo stesso gradi alti degli studi, e la Repubblica deve permettere
ciò con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze da attribuire mediante concorso. Il diritto
allo studio si differenzia dal diritto all’istruzione che è il diritto, sancito dai primi due commi dell’art. 34
per i quali “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita.” Il diritto allo studio riguarda dunque il percorso scolastico successivo all’obbligo e quello
universitario, canali di formazione non obbligatori che il cittadino ha libertà di intraprendere e di
concludere e che lo Stato deve garantire attraverso l'erogazione di borse di studio a coloro che si
dimostrano capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici.
Per garantire il diritto allo studio, lo Stato prevede una quota massima d’iscrizione che le scuole pubbliche
possono richiedere ai loro studenti. Per la scuola dell'obbligo è molto contenuta, per l'università il
massimale è attualmente intorno ai 2000 euro (per la fascia di reddito più alta, senza esenzioni).
Le università, infatti, pur godendo di autonomia finanziaria e gestionale, non possono fissare tasse
d'iscrizione superiori a questa soglia, che è un vincolo per il budget.
I ragazzi spesso una volta fuori dalla scuola superiore, hanno bisogno di un lavoro, per non dipendere dai
genitori, e in altri casi poter sostenere lo studio all’università.
Il lavoro è una delle cose fondamentali per l’uomo per questo la Costituzione della Repubblica Italiana
sancisce certi principi. La costituzione si apre con l’articolo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata
sul lavoro” (articolo 1, comma 1).
Il diritto al lavoro è riconosciuto a tutti i cittadini, e la Repubblica deve porre le opportune condizioni per
renderlo operativo eliminandone gli ostacoli.
Il lavoro non è solo un diritto ma è un dovere perché l’individuo con il lavoro dà un suo contributo alla
collettività.
Le norme stabiliscono il principio lavorista che colloca il lavoro e quanti lo esercitano al centro della vita
politica, economica e sociale del paese.
A determinare il lavoro nella costituzione vi sono delle forme contrattuali quali i contratti collettivi e i
contratti individuali di lavoro.
I contratti collettivi sono gli accordi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori da una parte e le
associazioni dei datori di lavoro dall’altra.
I contratti collettivi sono formati da una parte normativa e da una parte economica, che riguardano gli
effetti riguardanti la retribuzione del lavoratore (maggiorazioni, straordinari, indennità) e alla concreta
modalità di svolgimento dell’attività lavorativa (orario, ferie, turni etc.).
Alla formazione del contratto collettivo di lavoro si giunge attraverso tre fasi:
Preparazione ed elaborazione della proposta contrattuale: prima che il contratto scada, le