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Sintesi

Sintesi Fotografia, tesina



La tesina di maturità tratta del tema della fotografia. Il termine fotografia deriva dal francese photographie, proveniente dall'inglese photography, composizione di foto- (dal greco luce) e -grafia (dal greco disegno). Con il termine fotografia si indicano tanto la tecnica quanto l'immagine ripresa e, per estensione, il supporto che la contiene. L'estrema versatilità di questa tecnica ne ha consentito l'utilizzo nei campi più diversi del-le attività umane, dalla ricerca scientifica all'intrattenimento, dalla pubblicità al giornalismo, fino a consacrarla come autentica forma d'arte. La tesina permette anche dei collegamenti con le altre materie scolastiche.

Collegamenti


Fotografia, tesina



Economia aziendale - Marketing e fotografia.
Storia - Storia della fotografia.
Diritto - Art. 9 Cost. It., Codice dei beni culturali e del paesaggio, legge sulla privacy.
Italiano - Le avventure di un fotografo di Italo Calvino da Gli amori difficili.
Curiosità - Selfie: un fenomeno attuale.
Estratto del documento

INDICE:

• Mappa concettuale………………………………………………….…3

• Introduzione alla fotografia…………………………………………4

• ECONOMIA AZIENDALE – Il business della fotografia…………..5

• STORIA – L’invenzione della fotografia …………………..…….....8

• DIRITTO - La legislazione sulla fotografia ……………….………12

• ITALIANO – Avventure di un fotografo, Gli amori difficili di Italo

Calvino ………………………………………………………………….19

• Curiosità: Il selfie: un fenomeno attuale…………………………...25

• Fonti …………………………………………………………………...28

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3

LA FOTOGRAFIA

Il termine FOTOGRAFIA deriva dal francese photographie, proveniente dall'inglese

photography, composizione di foto- (dal greco luce) e -grafia (dal greco disegno).

Con il termine fotografia si indicano tanto la tecnica quanto l'immagine ripresa e, per

estensione, il supporto che la contiene.

L'estrema versatilità di questa tecnica ne ha consentito l'utilizzo nei campi più diversi delle

attività umane, dalla ricerca scientifica all'intrattenimento, dalla pubblicità al giornalismo,

fino a consacrarla come autentica forma d'arte.

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ECONOMIA AZIENDALE

MARKETING E FOTOGRAFIA

Il MARKETING è un ramo dell'economia che si occupa dello

studio descrittivo del mercato e dell'analisi dell'interazione del mercato e degli utilizzatori

con l'impresa.

Marketing significa letteralmente “piazzare sul mercato” e comprende, quindi, tutte

le azioni aziendali riferibili al mercato destinate al piazzamento di prodotti o servizi,

considerando come finalità il maggiore profitto e come causalità la possibilità di avere

prodotti capaci di realizzare tale operazione finanziaria.

Il marketing può rivolgersi ai consumatori, e in questo caso si parla di marketing B2C,

(business to consumer, "dall'impresa al consumatore"), spesso definito semplicemente

marketing; oppure, può rivolgersi al mercato delle imprese, e in questo caso prende il

nome di marketing industriale o marketing B2B, (business to business, "da impresa a

impresa").

Sono da citare anche il marketing dei servizi (compagnie aeree, catene alberghiere...) e il

marketing istituzionale (fatto cioè da istituzioni). Di significato meno economico è il

marketing politico, così come quello che le aziende riservano ai propri dipendenti e che

viene comunemente definito, sebbene impropriamente,marketing B2E (business to

employee, "da impresa a dipendente").

Il marketing è inoltre volto alla creazione del valore per il cliente, e uno dei suoi scopi è

creare un posizionamento della marca (brand) nella mente del consumatore attraverso

tecniche di brand management. Le ultime tendenze sono volte allo studio del

marketing esperienziale, che abbraccia la

visione del consumo come esperienza, in

cui il processo di acquisto si fonde con gli

stimoli percettivi, sensoriali ed emozionali. 5

IL MARKETING STRATEGICO

Una delle tipologie di marketing più diffuse è il marketing strategico. Esso si basa

sull'analisi dei bisogni degli individui e delle organizzazioni. Questo primo aspetto del

processo di marketing riguarda anzitutto l'individuazione, all'interno del mercato di

riferimento,

dei prodotti-mercato e dei segmenti già esistenti o potenziali. Di questi il marketing

strategico misura l'attrattività in termini quantitativi, qualitativi (con riferimento

all'accessibilità al mercato) e dinamici (con riferimento alla durata economica che è

rappresentata dal ciclo di vita del prodotto).

Tali operazioni consentono di scegliere una strategia di sviluppo che colga le opportunità

esistenti sul mercato (rappresentate sostanzialmente da bisogni insoddisfatti) e che, tenga

conto delle risorse e competenze dell'impresa, offrendo alla stessa un potenziale di

crescita e di redditività attraverso l'acquisizione ed il mantenimento di un vantaggio

competitivo.

IL RUOLO DELLA FOTOGRAFIA NELLE STRATEGIE DI MARKETING

Sono passati molti anni da quando è stato impresso, per la prima volta ed in maniera

duratura, un istante di realtà. Da quel momento, la fotografia ha subito innumerevoli

trasformazioni, cambiando la sua destinazione d’uso. E’ passata dalla funzione privata,

che aveva lo scopo di fissare istanti di vita, alla funzione pubblica a quella

dell’informazione e denuncia.

Tutte le potenzialità racchiuse in un istante, colto dalla

macchina fotografica, sono state fatte proprie dal marketing che

le ha utilizzate per uno scopo ben preciso: veicolare le emozioni

attraverso uno scatto fotografico.

Bernd Schmitt, professore alla Columbia Business University di

New York, ha dato un nome al processo, studiato a tavolino,

6

che trasforma i sentimenti privati in emozioni che conducono al bisogno di acquisto degli

esseri umani ed all’ottimizzazione del brand ottenuto con la fotografia digitale: il marketing

emozionale.

Quella del marketing emozionale è una strategia di

mercato che ricorre ai sentimenti ed alle emozioni più

intime dell’essere umano per “far innamorare” i clienti

di un brand.

E quale strumento migliore della fotografia per evocare

in chi la guarda sensazioni ed emozioni che sono alla

base del processo d’acquisto?

Spot pubblicitari, cartelloni, volantini, campagne di marketing e comunicazione, sfruttano

sempre di più questa componente per catturare l’attenzione e la fidelizzazione del

consumatore, con il quale si cerca di interagire con un margine di coinvolgimento sempre

maggiore, affinché essi vivano un’esperienza indimenticabile che li leghi il più possibile al

bene o al servizio in questione.

Perché il marketing emozionale funzioni appieno, però, occorre che il messaggio veicolato

dalla fotografia sia chiaro, o che il sottinteso sia semplice. Non si tratta di banalità ma di

efficacia.

Se il target a cui è rivolto il messaggio impiega più di qualche secondo a capirne il senso o

a sviluppare una fidelizzazione legata al sentimento provocato dall’immagine usata,

significa che quel messaggio, quella fotografia, non è efficace.

Le componenti e gli elementi emotivi, risultano quindi fondamentali per coinvolgere il

cliente, non soltanto da un punto di vista materiale del bene, ma soprattutto sul piano

emozionale ed esperienziale.

La riprova del potere dell’immagine nella comunicazione “emozionale” è dato dallo spazio

che i vari social network dedicano a questo tipo di “contenuto” e il modo con cui le aziende

stanno sfruttando questi strumenti (Instagram, Facebook, Twitter e altri) per relazionarsi

con i propri clienti; una relazione che si sviluppa attraverso la comunicazione dei valori e

delle emozioni che il brand è capace di trasmettere.

7

STORIA

L’INVENZIONE DELLA FOTOGRAFIA

La storia della fotografia descrive le vicende che portarono alla realizzazione di uno

strumento capace di registrare il mondo circostante grazie all’effetto della luce. Utilizzando

le scoperte e gli studi iniziati già nell’antica Grecia, la fotografia si concretizzò agli inizi

dell’Ottocento e si sviluppò arrivando alla riproduzione del colore e all’utilizzo di supporti

digitali, imponendosi inoltre come mezzo artistico capace di supportare e affiancare altre

arti visuali.

La fotografia si è affermata nel tempo dapprima come procedimento di raffigurazione del

paesaggio e dell’architettura, poi come strumento per ritrarre la nascente borghesia e il

popolo. La diffusione sempre maggiore del mezzo fotografico portò ad uno sviluppo della

sensibilità estetica e all’indagine artistica del nuovo strumento, consentendone l’accesso

nelle mostre e nei musei. Ebbe inoltre un ruolo fondamentale nello sviluppo del

giornalismo e nel reportage ed il miglioramento della tecnologia ne contribuì l’estensione

anche nella cattura di immagini dello spazio e del micro mondo.

La parte storica della fotografia si concentra tutta negli ultimi 150 anni circa ,e le date si

susseguono in modo frenetico a colpi di

invenzioni e brevetti. La scoperta dei principi

della trasmissione della luce attraverso un piccolo

foro all’interno di una camera oscurata alla

luce risalgono sicuramente ad epoche molto

lontane.

L’invenzione della camera obscura ed il foro stenopeico

Datare con precisione l’invenzione della camera oscura è praticamente impossibile. Del

fenomeno della proiezioni di immagini attraverso un piccolo foro ne parla già Aristotele nel

IV secolo a.C. Ad usare praticamente la camera obscura furono però per primi i pittori del

‘500 che se ne servivano per ricalcare con il carboncino le immagini capovolte sulle tele

8

che poi avrebbero successivamente dipinto. Molti dei

capolavori che troviamo nei musei sono stati dipinti

con questo sistema. Il grosso difetto della camera

obscura era che l’immagine era molto poco luminosa

e per essere vista il pittore doveva stare fisicamente

all'interno della camera. La camera obscura era

quindi ingombrante e difficilmente trasportabile.

L’invenzione dell’obbiettivo

Il passo successivo fu quindi quello di dotare la camera oscura di una lente che

convergesse il fascio di luce sul piano focale costituito da un vetro smerigliato in modo da

aumentare l’intensità luminosa.

In questo modo il pittore poteva stare dietro all’apparecchio e ricalcare su un foglio

l’immagine ripresa dall’obbiettivo. La camera oscura rimase ancora per secoli solo un utile

ausilio dei pittori paesaggisti e ritrattisti che non avevano una buona mano.

I primi materiali sensibili e l’otturatore

Nel 1727 H. Schulze, un medico tedesco, scoprì che i sali di nitrato d’argento per effetto

della luce si annerivano. Egli impregnava pezzi di cuoio nei sali d’argento che poi

esponeva nell’apparecchio di ripresa. Era nata la prima fotografia. Aveva un solo grande

difetto: la foto così realizzata poteva essere guardata solo per pochi minuti ed alla debole

luce di una candela; poi diventava, irrimediabilmente, tutta nera. Il fissaggio dell’immagine

d’argento, infatti, non era ancora stato inventato.

Per avere la prima fotografia permanente dobbiamo ancora aspettare un secolo.Nel 1827

Joseph Nicéphore Niepce ottenne la prima vera fotografia stabile nel tempo. Il

procedimento si basava sul bitume di giudea (un tipo di fango) che spalmato su una lastra

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di peltro ed esposto in un apparecchio da ripresa per circa 8 ore diventava insolubile nelle

zone dove era stato colpito dalla luce.

Lavando la lastra di peltro (nera) rimanevano attaccate solo le parti di bitume (bianco)

esposte alla luce.

Nel 1837 Louis Daguerre mette a punto il suo processo fotografico la Dagherrotipia.

L’immagine realizzata su lastra di rame ricoperta da un sottile strato di argento andava

osservata in controluce ed era ricca di dettagli e, cosa più importante, grazie all’invenzione

del fissaggio a base di iposolfito, l’immagine era stabile nel tempo. Per l’esposizione erano

sufficienti pochi minuti. Nacquero i primi fotografi ritrattisti. Il difetto del dagherrotipo era

che non si potevano farne delle copie; ogni esposizione dava vita ad una sola immagine. Il

problema fu risolto pochi anni dopo dall’inglese Fox Talbot che brevettò il primo negativo di

carta (calotipo) e dette vita al procedimento negativo-positivo ancora oggi utilizzato.

Contemporaneamente furono inventati i primi obbiettivi composti da più di una lente in

modo da avere immagini più luminose e meglio definite e fu introdotto il diaframma per

regolare la quantità di luce e selezionare i raggi di luce che attraversano l’obbiettivo nella

zona centrale(quella più nitida).

Qualche anno dopo, nel 1851, l’inglese Frederick Scott Archer brevettò la prima lastra di

vetro al collodio. Nonostante dovessero essere preparate all’istante, usate umide e

sviluppate subito dopo, richiedevano un’esposizione di alcune frazioni di secondo. Venne

così la necessità di dotare gli apparecchi da ripresa di un otturatore in grado di regolare

con precisione tempi di scatto inferiori al secondo.

Nel 1889, in America, George Eastman brevettò la prima pellicola con base di celluloide.

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