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Storia: l'usura nel passato
Diritto: l'usura e la legge
INTRODUZIONE
Da che mondo è mondo, l’uomo è sempre ricorso, in caso di necessità, al
prestito di denaro o di beni fungibili richiesti a coloro che sono tuttora chiamati
“STROZZINI”. Questo fenomeno denominato “USURA”, termine derivante dal
latino, significa prestare denaro o altro oggetto fungibile ad un interesse
ingente considerato “illegale” tale da rendere la restituzione del prestito
comprensivo d’interessi in sostanza impossibile. Colui che si rivolge ad uno
“strozzino” si trova in una situazione economica di necessità, tale da vedere
nella figura dell’usuraio la sua ancora di salvezza e le vittime non sono solo
persone fisiche, ma anche aziende in gravi difficoltà economiche le quali, non
potendo contare sul credito bancario a causa di scarse garanzie, si indirizzano
verso queste fonti di finanziamento illegali.
Di solito gli strozzini, per procurarsi il denaro da prestare alle loro “vittime”,
svolgono svariate attività sempre di carattere illegale e spesso l’usuraio
possiede già un notevole patrimonio a sua disposizione per far fronte ad
eventuali finanziamenti. Altre categorie molto a rischio che ricorrono a prestiti
sono le famiglie monoreddito, gli operai, i pensionati con reddito bassissimo,
commercianti, artigiani e piccoli imprenditori che incappano, purtroppo, in
questo tipo di prestito per “salvare” le loro imprese da un imminente
fallimento.
Oggi il denaro è diventato lo scopo principale della vita, l’obiettivo primario per
riuscire a sopravvivere nella società d’oggi: la “corsa” al successo, la conquista
del benessere, della carriera politica, la schiavitù di avere un’immagine nella
società attuale, indifferenza invece verso le tradizioni, la semplicità. Dovremmo
ritrovare il valore della solidarietà anche solo con piccoli gesti quotidiani,
moderare gli acquisti di beni superflui e vivere una vita senza sprechi per non
offendere chi lotta costantemente per procurarsi il cibo e i beni primari. La
famiglia prima di tutto, la scuola, le istituzioni sociali e la Chiesa dovrebbero
educare ogni cittadino all’uso responsabile del denaro. Per combattere il
fenomeno usura devono collaborare tutti: dalle banche, offrendo maggiori
possibilità di concessione dei prestiti, alle forze dell’ordine cercando di
combattere maggiormente questo fenomeno.
L’usura riguarda aree geografiche estese che vanno dal nord, al centro e al sud
Italia anche se risulta più marcato nel meridione.
Per concludere possiamo dire che questo fenomeno è un problema grave,
molte volte sommerso, attuale, sempre in crescita a causa della crisi
economica su tutto il territorio nazionale.
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STORIA
L’USURA NEL PASSATO
Nel XII secolo, con il diffondersi dei traffici tra mercanti al fine di sviluppare il
loro commercio, aumentarono i prestiti a interesse. Anche se molti teologi e
storici (come Oscar Nuccio) condannavano questa pratica, altri riconobbero il
diritto di colui che prestava danaro a ricevere un interesse per il suo capitale
soprattutto quando c’era un rischio elevatissimo di perdere quest’ultimo. Il
Piacentino (giurista dell’epoca) diceva: “colui il quale ha ricevuto il mio danaro
per usarlo (da qui il termine usura) mi deve corrispondere un interesse. Nel XIV
sec. Due giuristi italiani, Bartolo da Sassoferrato e Ubaldo degli Ubaldi,
condannarono l’usura ma giustificavano l’interesse, nel senso che il prestito
avente un tasso del 3 o 4 % era accettabile ma non con un tasso piu’ elevato.
Quindi Baldo condanna non l’usura in sé commisurata al capitale imprestato
ma l’usura lucrativa. Un mercante dell’epoca Franco Sacchetti entrò nella storia
della letteratura italiana per aver scritto le Trecento novelle, racconti molto
vivaci, nelle quali, sostiene che l’usura non è peccato se si presta “gratis”; è
peccato, invece, riscuotere poi il proprio danaro maggiorato degli interessi. Nel
Medio Evo l’usura era praticata anche dagli Ebrei in Italia, Spagna, Provenza e
Inghilterra. Vivevano nei ghetti in pessime condizioni igieniche e restavano
rinchiusi tutto il giorno. Il ghetto era circondato da alte mura e porte che
venivano chiuse la notte per non farli uscire. In pratica l’ebreo era un
prigioniero e un emarginato sociale, disprezzato e odiato dai nobili e dal
popolo, accusato di qualunque cosa accadesse dall’assassinio di bambini
cristiani a qualunque altro genere di misfatto. Gli ebrei potevano svolgere
soltanto alcuni mestieri: fabbri, sarti, muratori, locandieri, vasai. Come libera
professione potevano fare solo il medico. Quindi è scontato che dal XII secolo si
diffonde l’attività di usuraio fra di essi. Prestano danaro ai governi per i loro
eserciti, ai nobili per i loro lussi, agli artigiani e ai contadini, ai sovrani per le
loro guerre. Era un mestiere assai pericoloso perché spesso i debitori non
restituivano le somme di danaro avute e minacciavano le persecuzioni nei loro
confronti. Nonostante ciò si moltiplicavano gli ebrei strozzini che vedevano nel
prestito la loro sopravvivenza. L’usuraio, a quei tempi, era in una posizione
ambigua: doveva combattere tra la Chiesa e lo stato. La Chiesa già dai secoli
precedenti aveva proibito ai Cristiani in generale di praticare l’usura (il Concilio
Lateranense scomunicava gli usurai) , il Papa Innocenzo III imponeva ai giudei
di portare sul petto un disco giallo o un berretto sul capo per riconoscerli come
“emarginati”. Il Concilio di Vienna durante l Inquisizione autorizzava la
persecuzione contro i cristiani che praticavano l’usura. La situazione era
ancora più grave perché i sovrani francesi, spagnoli e inglesi si facevano
prestare danaro dagli ebrei per le loro guerre e li costringevano al pagamento
di tasse sui proventi dell’usura con conseguenti aumenti dei tassi d’interesse. I
sovrani si arricchivano sempre di più e prendevano provvedimenti verso gli
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usurai, per esempio arrestando tutti gli ebrei o dandogli multe esorbitanti o
confiscandogli i beni. Per questo motivo tutti gli ebrei cacciati dal regno
dovettero rifugiarsi in Inghilterra. Alcuni di loro,insieme a molti cristiani, per
sopravvivere facevano i falsari e, scoperti, furono condannati al patibolo. Coloro
che riuscirono a scampare alla morte vennero arrestati, altri espulsi dal paese.
Quelli perseguitati fuggirono in Turchia, in Polonia e tanti altri in Italia. Il
fenomeno, comunque, dilagava e i governi decisero di “andare incontro”ai
prestatori di danaro , autorizzandoli ad aprire un “banco” sulla pubblica piazza,
alla vista di tutti, sempre contro il pagamento di un tasso di interesse
ragionevole. Così il prestito viene concesso con regolari contratti. Molti banchi
di pegno esistevano a Venezia, a Mantova, a Firenze, a Milano e molte altre
città. Nascono così i “Monti di Pietà”, delle vere e proprie banche di
beneficenza, istituti di credito che concedevano mutui su pegno ai più poveri. I
primi Monti di Pietà sorsero in Umbria, a seguire a Siena, Assisi, Piacenza,
Brescia, a Milano, a Firenze, Torino e Roma. Il Monte di Pietà doveva avere un
“capitale di base”, costituito da oboli, donazioni, collette fatte in chiesa. In
seguito questi Monti di Pietà ricevettero donazioni anche dalle famiglie
benestanti.
DIRITTO
L’USURA E LA LEGGE
In Italia, fino al 1996, non c’erano articoli che vietavano in assoluto il prestito
pecuniario. Perché ci sia un divieto di legge dobbiamo trovarci davanti a
situazioni particolari del mutuatario come, per esempio, un reale e provato
“stato di bisogno” di costui e l’esosità del tasso di interesse applicato. Con il
passare del tempo si è capito che c’era bisogno di una legge che introducesse
qualche articolo all’interno del codice penale, al fine di combattere questo
fenomeno e così il 7 Marzo 1996 fu emanata la legge n° 108 la quale
introdusse l’articolo 644 (Usura) e 644 bis (Usura Impropria).
Art.644: USURA
Chiunque si fa dare o promettere, approfittando dello stato di bisogno di una
persona, dietro un prestito di danaro o altra cosa mobile, degli interessi, è
punito con la reclusione da uno a cinque anni e con una multa che va dai tre ai
diecimila euro. La stessa pena si applica al mediatore cioè colui che richiede un
compenso usurario per aver procurato ad altra persona bisognosa, danaro o
cosa mobile.
L’atto di farsi prestare del denaro o comunque prometterlo implica una frode.
Inoltre se quest’ultima è accompagnata da raggiri, violenza o minaccia, il reato
di usura è affiancato da quello di truffa e violenza privata.
Art.644 bis (usura impropria)
Chiunque, approfittando delle difficoltà economiche o finanziarie di un
imprenditore o professionista, si fa dare o promettere per sé o per altri, in
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cambio di un prestito di danaro o cosa mobile, interessi o vantaggi usurari, è
punito con la reclusione che va da sei mesi a quattro anni e con una multa che
va dai duemila ai diecimila euro. La stessa pena viene applicata al mediatore
(come art. 644).
Quindi l’art.644 colpisce l ‘usura pecuniaria mentre l’art.644 bis l’usura
impropria. Per quest’ultima la legge ha inasprito le sanzioni contro l’usura
introducendo nell’art. 644 bis la circostanza aggravante. Diciamo una difesa
per quegli imprenditori che, attraversando un momento di crisi della loro
azienda, dopo aver contratto un prestito usurario, si sono ritrovati
completamente rovinati da cosche mafiose e criminalità organizzata che si
sono impadronite forzosamente delle loro aziende.
Un grosso problema rimasto tuttora insoluto e menzionato in tutti i codici
penali è il cosiddetto “STATO DI BISOGNO” del mutuatario. Ma in realtà in che
consiste il reale stato di bisogno? E’ ovvio che non si contrae un debito se non
se ne ha bisogno. Il mutuatario deve trovarsi in una situazione grave , aver
bisogno di danaro per sé o per un familiare colpito da una malattia ( es. un
trapianto di organi all’estero) e “dimostrare” che ha fatto di tutto per risolvere
il problema ma non ci è riuscito;
gli è rimasta , quindi, come ultima chance il dover ricorrere ad un prestito.
Ricordiamo che purtroppo l’usura è un reato perseguibile solo su denuncia di
parte e sono ancora poche le persone che, per vergogna e mille altri motivi,
denunciano l’usuraio.
A tutela delle vittime dell’usura nascono le fondazioni antiusura di stampo
ecclesiale. Una delle più note sorta nel 1994 è la Fondazione San Matteo nata
per volontà del Cardinale Soldarini in quell’anno Arcivescovo di Torino, sotto la
guida della Caritas Diocesana, riconosciuta dalla regione Piemonte. La
Fondazione ha due scopi principali: soccorrere e prevenire. La prevenzione ha
lo scopo di informare il cittadino a usare il danaro in modo responsabile e
metterlo al corrente dei rischi altissimi che comporterebbe un eventuale
indebitamento. Purtroppo non si è arrivati a raggiungere risultati significativi
nel campo della prevenzione; la collaborazione deve essere più vasta,
coinvolgere altri organismi. La Fondazione San Matteo prende contatti con gli
istituti di credito più importanti di Torino: San Paolo Imi e Banca Crt. Questi
istituti di credito in pratica concedono finanziamenti per un massimo di (ex) 30
milioni di lire, per la durata di 60 mesi con rimborsi mensili a tassi contenuti. E’
ovvio che l’istituto di credito avvia una procedura di finanziamento per aiutare
colui che si trova in difficoltà, cercando di conoscere la causa che ha scatenato
il ricorso al prestito. Cerca di appurare la situazione familiare dell’indebitato, le
entrate e le uscite, le spese che sostiene mensilmente e si accerta di avere
garanzie soddisfacenti per la restituzione del prestito.
L ‘intervento della San Matteo prosegue, quindi, dopo aver ascoltato le
richieste del debitore, a evadere la pratica che viene presentata in Consiglio, e
poi se sussistono i motivi per erogare un prestito, la pratica viene presentata
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