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Sintesi

Sommario
1. EVOLUZIONE BIOLOGICA E CULTURALE DA DARWIN A DAWKINS
2. HERBERT SPENCER
3. THE VICTORIAN AGE AND CHARLES DARWIN
Estratto del documento

Evoluzione biologica e culturale: da Darwin a

Dawkins

molto conosciuto è quello dell’ape operaia che non esita a

pungere chiunque rappresenti un possibile pericolo per le scorte

di miele. Nell’attacco, alcuni organi vitali vengono rimossi dal

corpo dell’ape che inevitabilmente è destinata a morire. Il grido

di allarme di taluni uccelli alla vista di un predatore, consente al

“gruppo” di cercare di evitare il pericolo ma espone la sentinella

al rischio di attirare l’attenzione dello stesso predatore. Ma

l’esempio più evidente ed importante di comportamento

altruistico è fornito dai genitori nei riguardi dei loro figli: fornire

cibo e proteggere da predatori sono azioni che possono mettere

in grave pericolo di vita il genitore. Per lo zoologo Richard

Dawkins l’egoismo o altruismo dei comportamenti sopra descritti

è solo apparente. La sua visione sradica la logica certezza del

bene del gruppo a sfavore del singolo individuo ed introduce una

nuova visione: la fondamentale unità di selezione non è la specie

in quanto tale, né il gruppo e neppure in senso stretto l’individuo,

ma il gene o unità di eredità genetica! Nel suo libro più

The selfish gene -

conosciuto – tenta di dimostrare come, sia

l’apparente egoismo che altruismo individuale possano essere

egoismo genico.

spiegati da ciò che lui definisce In altre parole,

un comportamento caratterizzato da altruismo ed egoismo è solo

apparenza di una entità comportamentale più fondamentale e

profonda: l’egoismo del singolo gene. Secondo Dawkins, una

società umana basata semplicemente sulla legge universale

dell’egoismo sarebbe sicuramente una società non bella in cui

vivere. Ciononostante, per quanto deplorabile detta società possa

essere, la teoria propugnata continua ad essere corretta. Lo

zoologo continua asserendo che occorre impegnarsi ad insegnare

altruismo e generosità: questo perché noi tutti nasciamo egoisti!

Secondo la sua visione, i nostri geni ci indurrebbero ad essere

egoisti anche se fortunatamente non siamo obbligati ad obbedire

loro per tutta la nostra vita. Potrebbe sicuramente essere più

facile imparare ad essere altruisti se fossimo geneticamente

programmati ad esserlo! Si sa che tra gli animali, l’uomo è

dominato dalla cultura, dalla sua peculiare capacità di

apprendimento e del trasferimento dello stesso agli altri

componenti del gruppo così come alle generazioni future. Nel

merito taluni scienziati insisterebbero sull’evidenza che la cultura

è così importante tanto da rendere irrilevante la componente

genica sia essa egoistica che altruistica nella comprensione della

natura umana. Altri scienziati dissentirebbero: ciò è

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Evoluzione biologica e culturale: da Darwin a

Dawkins

verosimilmente legato all’importanza che ciascuno scienziato

natura contro ambiente

attribuisce alla controversia come

determinante degli attributi umani.

 Per cercare di comprendere come sia possibile per Dawkins

darwiniana

identificare l’unità di selezione nel gene piuttosto che

nel singolo individuo, occorre risalire alle primissime fasi della

vita sul nostro pianeta. Quando cioè, prima della vita il pianeta

era ricco di composti chimici quali acqua, anidride carbonica,

metano ed ammoniaca. E’ stato provato solidamente dai nostri

scienziati che tali composti, in presenza di una fonte energetica –

raggi ultravioletti o scariche elettriche – possono dare origine a

composti più complessi, come gli aminoacidi che rappresentano i

precursori delle proteine. Esperimenti più recenti hanno inoltre

dimostrato che le stesse condizioni primigenie possono dare

luogo ad altri composti quali

le purine e le pirimidine che

costituiscono gli elementi

costruttivi del DNA. Tutti

questi composti costituivano

ciò che è stato definito il

brodo primordiale da cui tutto

è seguito sul nostro pianeta.

Molecole più complesse si

formarono dai precursori

prima descritti fino a che una

particolare formidabile

molecola si presentò sulla

scena: una molecola dotata

della particolare proprietà di replicazione. Può non essere troppo

replicatore

difficile immaginare come un possa essere comparso

nel brodo primordiale. Immaginiamo infatti una grande molecola

costituita da una complessa catena di più piccoli costituenti

molecolari, presenti in abbondanza nel brodo primordiale.

Supponiamo ora che ciascun costituente sviluppi una certa

affinità con costituenti dello stesso tipo. Nel brodo potremmo

assistere quindi all’avvicinamento dei costituenti più piccoli che

aderiscono a quelli costituenti la molecola più complessa. Questo

progressivo allineamento di elementi sulla molecola complessa si

completerà al terminare della molecola stessa, con il risultato di

aver prodotto una copia della molecola originaria. Un’ulteriore

possibilità è data da una affinità più complessa: un costituente

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Evoluzione biologica e culturale: da Darwin a

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libero nel brodo ha affinità per una configurazione non identica di

un costituente presente nella molecola complessa, ma magari

complementare. In questo caso, assisteremmo alla nascita non di

una replica identica ma di un “negativo” dell’originale. Sia essa

una replica identica o complementare, quello che importa

sottolineare è che ad un certo punto del percorso che ha

condotto alla vita così come noi oggi la conosciamo, si è inserita

la replicazione di una entità molecolare che ha monopolizzato

l’attività di tutto quello che era “organico” a quel tempo. Ma visto

che la perfezione non è di questo mondo, è accaduto che il

processo di replicazione ha conosciuto delle piccole imperfezioni

che hanno condotto a “deviazioni” o “errori” dall’originale o dal

suo complemento. Questi imprevedibili e diversi prodotti hanno

costituito quella base costituita da differenze che rappresentano

gli elementi necessari affinché la selezione possa effettuare il suo

ruolo verso la nascita di nuove popolazioni. Nasce così la prima

competizione tra diversi composti prima e tra diverse popolazioni

molecolari poi, per potersi accaparrare quegli stessi elementi

costitutivi presenti nel brodo primordiale. Alcune varietà

molecolari saranno caratterizzate da una maggiore stabilità

rispetto ad altre, che forse hanno una maggiore tendenza a

“rompersi”. Inoltre alcuni composti complessi, a scapito di altri,

avranno una maggiore capacità rispetto ad altri di utilizzare gli

elementi presenti. Infine, possiamo immaginare come alcune

delle macromolecole così formatesi abbiano trovato il modo di

proteggere se stesse attraverso la costruzione di “contenitori” o “

veicoli” per la continuazione della loro esistenza. Il nostro corpo,

come del resto il corpo o veicolo di tanti altri animali, piante,

virus e parassiti, altro non è che il modo adottato dai geni di

preservarsi inalterati e di trasmettersi nel tempo: essere

immortali! Il gioco evolutivo ha così inizio! Una domanda però

nasce spontanea alla luce di quanto Dawkins ha espresso fino ad

ora: come si può conciliare il concetto di fondo della necessità di

“errori di copiatura” con quello secondo il quale la selezione

naturale favorirebbe un’alta fedeltà nella stessa copiatura? Il

punto sembra essere il seguente: sebbene l’evoluzione sembra

essere “inevitabile”, nella sostanza, “niente e nessuno” sembra

volersi evolvere! Evoluzione è quindi qualcosa che accade,

nonostante gli sforzi dei replicatori (e dei geni in questo contesto)

di cercare di prevenirla.

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Evoluzione biologica e culturale: da Darwin a

Dawkins

 Un corpo o veicolo è evidentemente composto da molte migliaia

di geni e la maggior parte dei caratteri sono determinati quasi

mai dall’attività di un singolo gene, bensì a volte dall’interazione

di molti di loro. Sarebbe quindi adeguato parlare più di

“complesso genico” piuttosto che del singolo gene come unità di

selezione? In effetti, nonostante quanto appena descritto, è

sempre più opportuno individuare nella frammentazione del

complesso genico, e quindi nel singolo gene, l’unità di selezione.

Perché? Ciò deriva dal fenomeno in natura conosciuto come

riproduzione sessuale. Quest’ultima infatti comporta il

“riarrangiamento” dei singoli geni nel corso del processo meiotico

crossing over,

e più precisamente nella fase di nell’ambito del

quale porzioni di cromosomi vengono scambiati nel meccanismo

di appaiamento omologo. Quindi la combinazione di geni – o del

complesso genico – è unica per ciascun individuo, mentre i singoli

geni sono potenzialmente per sempre! Un gene può essere

considerato quindi come un’unità che sopravvive attraverso un

numero incredibile di successivi corpi individuali. Nelle specie a

riproduzione sessuale, l’individuo è troppo grande e temporaneo

per potersi qualificare come l’unità di selezione. Un gruppo di

individui è ancora più grande, così come lo è una popolazione più

estesa! I geni invece non vengono distrutti, nemmeno in corso di

crossing over: cambiano giusto veicolo. Loro sono i veri replicatori

e noi il loro veicolo! L’evoluzione che ne deriva è data ancora una

volta dalle differenze nei veicoli che sono controllate

geneticamente. Sono le differenze che generano competizione,

ed a livello cromosomico il gene ha il suo bel da fare per

scardinare l’attività di un eventuale gene “rivale”. E’ questo

alleli,

quello che accade tra geni vale a dire quei geni collocati

sullo stesso locus dei due cromosomi, che determinano uno

specifico carattere in un dato individuo: ad esempio il colore

contrapposto – dominante o recessivo - degli occhi neri o blu di

una donna, o il carattere liscio o rugoso di un pisello. Nel caso

invece in cui i due alleli determinino lo stesso carattere, sia esso

dominante che recessivo, allora “rafforzeranno” la loro azione.

 Comunque sia, le varie tipizzazioni fenotipiche di un qualunque

organismo, animale o vegetale, sia esso batterio o virus, é quasi

sempre, come già anticipato, il risultato di uno “sforzo”

cumulativo – vale a dire di più unità geniche! – Nella nostra

specie, l’azione selettiva per “un femore più lungo”, piuttosto che

per “un’emodinamica più competitiva” o per “un maggiore e più

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Evoluzione biologica e culturale: da Darwin a

Dawkins

spiccato senso per le cure parentali” deriva dall’azione

coordinata e sinergica di un numero elevato e nella maggior

parte dei casi imprecisato di geni. Sono limitati i casi in cui il

singolo gene è implicato per una specifica funzione o carattere

fenotipico, in ambito sia fisiologico che patologico, come il colore

degli occhi o l’alterato funzionamento di un enzima. Il concetto di

gene egoista sottolineato più volte da Dawkins, pur nella

complessità delle interazioni geniche che determinano forma e

funzione dell’organismo, non viene scardinato. Il gene “egoista”

infatti, non è solo un semplice segmento di DNA, ma così come

originariamente accadeva nel brodo primordiale, deve essere

considerato come tutte le repliche di quel particolare segmento

di DNA presente su tutto il pianeta ed in quegli organismi ove

abbia senso la sua presenza. Quello che il gene egoista cerca di

fare è semplicemente di cercare di incrementare la sua presenza

nel “pool” costituito da tutti gli altri geni. Ciò viene raggiunto

attraverso un “aiuto” nella programmazione dei suoi veicoli alla

sopravvivenza e alla riproduzione! Tutti i vari aspetti fenotipici,

funzionali e comportamentali caratterizzanti la nostra specie,

possono essere ricondotti ad una massiccia e raffinata selezione

e propagazione nel tempo di tutti quei geni che in maniera più

efficace siano riusciti a conservarsi e a propagarsi. Ma come si è

arrivati alla creazione di “veicoli” costituiti da migliaia di geni?

Come spiegare la presenza di tante unità di replicazione, una

vicina alle altre? E’ evidente che deve essersi presentato un

indubbio vantaggio selettivo di fronte all’accidentale “inclusione”

di un’unità di replicazione nell’ambito di un’altra magari già

sufficientemente organizzata. Ad esempio, in ciascuna delle

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