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Sintesi

Introduzione Essere o apparire,tesina



La seguente tesina di maturità per liceo artistico si concentra su l'essere o l'apparire, ovvero su questo binomio dell’essere umano che oltre ad esser molto interessante e anche molto contemporaneo e può esser anche un ottimo spunto per una riflessione critica sulla società odierna. Considerando infatti che, mai come negli ultimi anni, la società si sia trasformata in un organismo in cui ciò che conta è soprattutto l’apparenza, il modo in cui si appare agli occhi degli altri mentre l’essenza, cade in secondo piano. L’aspetto peggiore è sentirsi soffocati dai nostri stessi ruoli, ma allo stesso tempo non avere il coraggio di contraddirli, fino ad identificarsi con essi, alienandosi da ciò che siamo. Tutto ciò sembra essere una rassegnazione dell’uomo ad apparire invece che essere, forse perché siamo troppo complicati anche per noi e per non impazzire ci ripieghiamo su noi stessi, intrappolando la nostra vita dietro a una maschera molto più semplice da gestire.


Collegamenti
Essere o apparire,tesina



Storia dell'arte: Munch e il suo disagio esistenziale.
Italiano: Pirandello, analisi del romanzo "uno nessuno centomila"
Filosofia: lo studio dell'inconscio di Freud
Inglese: the double life of Dorian Gray: between reality and desire to appear
Storia: La propaganda fascista : manipolazione della massa.
Estratto del documento

Si rende conto appunto, che esistono centomila Moscarda, uno diverso dall’altro e in

lui cresce un vero orrore per la prigione delle forme in cui gli altri lo costringono, però

allo stesso tempo scopre di non essere nessuno per se stesso e questo reca in lui un

altro terribile dramma, cioè un senso profondo di solitudine.

Per scardinare questa situazione, egli si propone di distruggere tutte le immagini che

gli altri si sono costruiti di lui attraverso dei gesti folli e impensabili: d’altronde la

pazzia è una caratteristica molto cara agli eroi pirandelliani.

Innanzitutto egli vuole distruggere l’immagine di usuraio concessa in eredità dal

padre, visto come un antagonista da eliminare.

Moscarda nel romanzo, al contrario dell’eroe del fu Mattia Pascal che distrugge la sua

identità cercando di costruirsene un nuova, egli vuole solamente distruggerla, senza la

pretesa di costruirne un’alternativa perché egli ben sa, che essa esiste solo nella

visione altrui.

Moscarda ha cercato con le sue follie di ribellarsi al sistema ma ne è rimasto sconfitto;

alla fine di questa impresa, dona tutti i suoi averi per fondare un ospizio di mendicità

dove egli stesso verrà ricoverato.

Tuttavia proprio in questa sconfitta trova una forma di guarigione dalle angosce che lo

ossessionavano; se prima sapere di non essere nessuno gli provocava un senso di

orrore, ora accetta di alienarsi da se stesso e rifiuta ogni identità personale (anche il

nome) e si abbandona alla vita, morendo e nascendo in ogni attimo, sempre nuovo e

senza ricordi, senza forme, in una totale estraniazione dalla società.

«Siate sinceri: a voi non è mai passato per il capo di volervi veder vivere? Attendete a vivere per voi, e fate

bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell’altrui giudizio

non v’importi nulla, ché anzi ve ne importa moltissimo; ma perché siete nella beata illusione che gli altri, da

fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate. »

E’ una citazione tratta dal romanzo Uno nessuno centomila, in cui Pirandello racchiude

a parer mio tutta la sua ideologia.

Il giudizio degli altri è estremamente pesante su di noi, è il giudizio che ci fa cambiare,

in meglio o in peggio e ci porta a pensare o a comportarci in un certo modo invece che

un altro. Siamo estremamente legati alle altre persone pur non desiderandolo.

Quando ci guardiamo allo specchio per esempio, ci riconosciamo perché siamo

abituati a un certo volto e vederlo mutare molto lentamente giorno dopo giorno, siamo

convinti di essere sempre gli stessi.

Ci identifichiamo per abitudine grazie allo specchio, ma se in casa nostra ne fossimo

privi, non potremmo riconoscerci da soli, avremmo bisogno che altri lo facessero per

noi.

Ma non ci pensiamo, andiamo avanti nella nostra comune vita perché siamo abituati

così, illusi che lo specchio ci dia una sicurezza e aumenti la nostra consapevolezza.

L’illusione più grande che offre questo riproduttore di falsa realtà, è proprio quella di

farci credere che ciò che vediamo siamo realmente noi, questo oggetto materialmente

presuntuoso si è conquistato il potere di definire l’identità umana, che invece è dal

principio indefinibile.

L’identità va al di là dell’apparenza, noi non siamo ciò che sembriamo di essere, il

rischio dello specchio è quello di finirvici dentro, entrare in un mondo irreale.

(Ricordiamo per analogia di immagini la storia di Alice nel paese delle meraviglie, la

quale cadde in questo profondo specchio, approdando in un mondo fatto di sogni. )

Se ai tempi di Pirandello l’unico modo per sfuggire alla “prigione” dell’apparenza era

l’estraniazione, oggi ci si rifugia nel mondo virtuale in cui si può essere davvero "uno,

nessuno o centomila", assumere una qualsiasi identità, giocare a mascherare la

propria personalità.

Internet appare come un laboratorio, un mondo virtuale che ci permette di utilizzare

delle “maschere” e di entrare perciò in relazione con gli altri da una posizione di forza,

come ad esempio una chat, dove non vi è l’ingombro del corpo che rende tutti più

visibili e vulnerabili con il suo linguaggio.

Questo fa sì che venga privilegiata la modalità virtuale per relazionarsi, al punto tale

di inibire le relazioni sociali reali.

Di conseguenza, alcune persone possono arrivare a convincersi di essere veramente il

personaggio che si sono create e considerarlo migliore di quello reale. Nella rete la

realtà si fa menzogna e la menzogna si fa realtà.

Lo spazio virtuale è una realtà come un'altra, solo diversa e nuova, ci offre nuove

possibilità ed esperienze, nuovi modi per esprimere la pluralità degli aspetti dell’io

frammentato.

Reale e virtuale non sono dunque in contrapposizione, ma due tipi di esperienze.

In rete dunque si può essere chiunque si vuole ma occorre mantenere un equilibrio fra

le diverse identità e, come diceva Pirandello, l'uomo indossa delle maschere, si

nasconde e si reinventa lungo tutto il corso della sua vita; l’importante è solo essere

coscienti di questo processo.

Lo studio dell’inconscio di Freud.

Sigmund Freud nacque a Freiberg da genitori ebrei nel 1856 ,poi si trasferì a Vienna

con la famiglia e successivamente a Parigi e Londra (a causa della persecuzione

ebraica), studiando filosofia e medicina.

Freud divenne famoso per il suo studio sulla psicoanalisi, che oltre ad essere una

pratica clinica che mira alla guarigione di chi soffre di nevrosi della psiche, è anche la

scienza dell’inconscio.

Innanzitutto chiariamo con esattezza come è composta la nostra psiche.

Freud dice che è organizzata in 3 aree:

1) l’Io (o conscio): è il punto di mediazione e di scontro tra l’es e il super-io, il luogo

in cui si dovrebbe affermare un equilibrio tra queste due forze.

2)l’Inconscio (Es): è l’insieme dei contenuti psichici di cui il soggetto non è

consapevole e dei quali non ha conoscenza diretta, sebbene si possono manifestare in

vari modi (sogni, dimenticanze ecc.), è la parte oscura della personalità, è il caos,

luogo di pulsioni, qua non vige nessuna legge, non conosce né il bene né il male;

3)il Super Io: è come una super coscienza in cui sono presenti i valori sociali ai quali

noi siamo costretti a sottometterci, come una prigione dell’anima che però in parte è

necessaria per mantenere una libera convivenza; delle volte però questa si fa troppo

pesante portando al manifestarsi di gravi patologie dovute all’impossibilità di vivere

appieno le nostre pulsioni naturali.

Il super io è un giudice che sovraintende la nostra vita, la giudica e le impone divieti.

Guida e minaccia l’Io.

Freud giunge all’inconscio attraverso la tecnica dell’associazione libera , cioè il

paziente viene invitato a comunicare le rappresentazioni che tende ad associare ad un

qualcosa o qualcuno, o attraverso l’ipnosi (stato provvisorio di sonno indotto dal

medico).

Questi metodi hanno il compito di allentare nella mente la resistenza della coscienza e

cercare di riconoscere una pulsione repressa che ci reca un danno, durante queste

accade un profondo annichilimento dell’io.

E’ come se fossimo delle pentole a pressione, in cui l’Io non permette che la libido

possa manifestarsi in tutta la sua potenza.

Freud giunge alla teoria che noi viviamo contemporaneamente due vite: quella coscia

(dell’apparire) e quella inconscia. (dell’essere).

Dopo vari studi, capisce che il nostro vero vivere sta nell’istinto, cioè quella

stratificazione inconscia del nostro essere che ci permette di fare e dire quello che

desideriamo davvero, ed è questo che ci fa sentire realmente vivi.

Il problema giunge quando la nostra coscienza vigile, entra in attacco contro l’es

(l’inconscio) ammutinandolo, soffocando la nostra anima , quello che veramente

siamo e che veramente vorremo.

L’Io reprimendo la nostra istintività genera in noi gravi patologie psichiche che si

manifestano attraverso l’isteria, la solitudine, la nevrosi ecc.

Queste pulsioni represse dell’inconscio a causa dell’Io, si sedimentano l’una sopra

l’altra affinché il soggetto se non se ne libera, sfocia nella più completa follia.

Questo atteggiamento di repressione del nostro essere, come diceva Pirandello ci

impone delle maschere; però al contrario della maschera di Pirandello che

indossavamo noi a seconda di chi ci trovavamo di fronte, qui la maschera è imposta

dall’Io vigile, dalla nostra coscienza, da una parte raziocinante di noi stessi, che non ci

permette di essere ciò che vorremmo essere, perché viviamo in una società degli

obblighi che ci rende profondamente malati.

La coscienza fa si che noi vorremmo essere umani sempre gentili, ben disposti, con

una buona morale civile e cristiana, ma noi non siamo affatto ciò, anzi al contrario

siamo esseri profondamente meschini ed egoisti, che per vivere serenamente

abbiamo deciso di soffocare la nostra istintività e facendo ciò, ci siamo assunti un po’

di malattia.

L’uomo è veramente felice solo quando dà libero spazio alla propria istintività. Noi

abbiamo accettato di ammalarci, reprimendo la nostra vera natura in cambio della

tranquillità e tanto più l’uomo, come la società è corretto, preciso e quadrato, tanto

più egli sarà malato.

Il fatto è che noi pensiamo di poter essere solo quello che crediamo di essere, ma non

è così, sono solo costruzioni… ma allora chi ha costruito? Beh la famiglia, la società, le

nostre paure, i nostri sogni, ma tutte queste cose non siamo noi, noi siamo qualcosa di

diverso, di più profondo.

Il meccanismo di resistenza esercitato dalla coscienza vigile che vuole tenere a bada

le pulsioni e le esperienze che ci hanno in qualche modo turbato, si chiarisce in

particolare attraverso il sogno e la sua interpretazione.

Il sogno rappresenta il luogo metafisico dove si realizza questo complesso dialogo tra

io e l’inconscio, è per definizione qualcosa di illogico, incoerente e contradditorio.

La coscienza allo stato di veglia è sempre ben attenta, ma nel sonno questa censura si

allenta tanto che le pulsioni possano venire alla luce mediante simboli e segnali.

Il sogno, dice Freud, è come l’ appagamento di un desiderio represso, di qualcosa che

avremmo voluto fare nella vita re

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