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Italiano: Montale con "Felicità raggiunta" e Ungaretti con "I fiumi"
Psicologia: Freud e l'equilibrio tra Es, Io e Super-Io
Inglese: Virginia Woolf e l'influenza degli studi freudiani
Filosofia: Platone e la sua divisione della psiche, Kant e il dovere, Nietzsche e le passioni
Pedagogia: Neill e la sua pedagogia della libertà
Latino: Seneca con il De tranquillitatae animi
Fisica: equilibrio termodinamico, termico e nei gas
Matematica: assi cartesiani e derivata prima
Gli stessi atleti erano vittime del contrasto tra le due superpotenze e spesso
non erano d’accordo con le decisioni prese dalle loro nazioni, le quali spesso
per motivi politici decidevano di non partecipare alle gare, non tenendo conto
del lavoro fatto dagli atleti, che avevano investito le energie di una vita.
Lo sportivo Bruce Jenne a proposito afferma: “La politica fa parte dei giochi, ma
è anche vero che resta lontana da noi atleti”. Il successo sportivo era ricercato
ad ogni costo e addirittura in Germania Est fu creato un centro dello sport, la
“scuola tedesca per la cultura del corpo”, in cui i ragazzi venivano
irreggimentati e educati con maniere dure.
L’intromissione della politica nello sport fu evidente già dalle due guerre
mondiali e successivamente anche con la guerra fredda. I problemi iniziarono a
Tokyo nel 1964, anno in cui Corea del Nord e Indonesia si astennero dal
partecipare alle Olimpiadi dopo che alcuni loro atleti erano stati dichiarati non
abilitati a competere. Inoltre il Sudafrica venne escluso a causa della sua
politica di apartheid.
Nel 1965, quando Nadia Comaneci aveva 4 anni, la cittadina nella quale venne
alla luce, Onesti, nella regione della Moldavia rumena, distretto di Bacau,
assunse la denominazione di Gheorghe Gheorghiu-Dej, tiranno vicino a Stalin.
Nello stesso anno, Nicolae Ceausescu, fu nominato Segretario generale del
Partito comunista rumeno, succedendo allo stesso Gheorghiu-Dej e diventando,
nel 1967, dominatore assoluto della Romania. Mentre ciò accadeva, Nadia,
bambina, era attratta da giochi aerei e volteggi: fu notata dal coach Béla
Karolyi, che ne aveva decifrato il talento, e con il suo consenso iniziò ad
allenarla.
Nel 1968 le Olimpiadi a Città del Messico furono ricche di agitazioni politiche
per il fatto che, grazie alla televisione, queste erano diventate un modo ideale
per i partiti per esporre i loro problemi. Per esempio negli Stati Uniti alcuni
atleti decisero di valersi dei Giochi per dichiararsi pubblicamente contro il
razzismo.
Nel 1970 Nadia Comaneci fu la più giovane ginnasta a vincere i campionati
nazionali rumeni, e in un crescendo entusiasmante vinse molti ori anche in
varie competizioni internazionali negli anni a seguire.
Il 1972, a Monaco di Baviera, Germania dell’ovest, è l’anno più drammatico
nella lunga storia delle Olimpiadi: essendo sottovalutati i problemi sulla
sicurezza, otto terroristi palestinesi riescono a fare irruzione nella palazzina del
villaggio olimpico della delegazione israeliana uccidendo due atleti e
prendendone nove in ostaggio con l’intenzione di scambiarli con i terroristi
palestinesi in arresto. Per cercare di risolvere la situazione entrano in azione
cinque tiratori scelti tedeschi che però agiscono in modo poco organizzato e
maldestro. Il bilancio è tragico: cinque sono i terroristi uccisi, un agente e tutti
e nove gli ostaggi. I Giochi vengono sospesi per una giornata e poi riprendono.
Per quanto riguarda le vicende della guerra fredda, nel 1975 vengono firmati gli
accordi di Helsinki, in cui si decideva l’inviolabilità dei confini europei e
l’obbligo del rispetto dei diritti umani all’interno di ogni stato. Nel 1972 e 1975
Usa e Urss riconoscono la parità nucleare nei due accordi SALT 1 e SALT 2.
Purtroppo però le interferenze politiche erano destinate a crescere e a farsi
sempre più serie. Alla vigilia dei Giochi di Montreal del 1976, le nazioni africane
decisero di boicottare la manifestazione in segno di protesta per la presenza
della Nuova Zelanda. La squadra di quest’ultima aveva infatti avuto relazioni
sportive con il Sudafrica dell’apartheid. Queste verranno ricordate come le
Olimpiadi “senz’anima“; così l’etichettò un dirigente del CIO. Altri ancora la
ricordano come l’Olimpiade “col mitra e con l’elmetto“, a causa dell’enorme
sforzo profuso nel dispiegare una forza di sorveglianza, mai visto prima di
allora in una manifestazione pacifica come questa.
Se non fosse stato per Nadia Comaneci, probabilmente, il ricordo di
quell’edizione dei Giochi sarebbe ancora più grigio. Invece, in quell’occasione,
la romena quattordicenne di 39 kg distribuiti in 1 m e 56 cm riuscì a stupire il
mondo, oltreché, naturalmente, ad accrescere incredibilmente l’interesse nei
confronti della disciplina della ginnastica artistica. Leggiadra come una
libellula, la giovane ginnasta riuscì a vincere tre medaglie d’oro, una d’argento
e una di bronzo; ma la sua impresa fu un’altra. Durante la prova alle parallele
asimmetriche, al termine di un’esibizione che lasciò il pubblico di tutto il mondo
senza fiato, grazie all’esecuzione di esercizi mai visti prima e di una grazia fuori
dal comune, i giudici decretarono: “10”. Il massimo, la perfezione. Il “10.00”
era talmente perfetto che i computer ebbero dei problemi di calcolo poiché
erano settati per un massimo di “9.9”. Nel suo corpo, la forza del leone e la
grazia della farfalla. Il mito della giovane ginnasta si espanse e, dalla
segretissima e spartana Bucarest, arrivò a tutto il pianeta. Nadia riscriverà la
storia di questo sport.
Ma poi, venne l’inevitabile utilizzo strumentale da parte del regime: la
ragazzina diventa una stella mondiale, ma è anzitutto una stella rumena e
Ceaușescu approfitta della sua popolarità per ripulire l’immagine del regime. Il
dittatore riceve Nadia e le conferisce la medaglia d’oro di “Eroe del Partito
Socialista”, invitandola a trasferirsi a Bucarest. Lei perde la testa, anche a
causa dell’allontanamento del suo allenatore dalla Federazione e del divorzio
dei genitori, si allena poco e grida la sua solitudine ingerendo della candeggina.
Ma si rialza e centra due ori e un argento agli Europei del 1977 e un oro e due
argenti ai Mondiali del 1978. Un anno dopo, ritrovato il riabilitato allenatore,
Nadia vince tre ori e un bronzo agli Europei e viene premiata con la Romania il
titolo mondiale a squadre. Non la ferma neppure un misterioso avvelenamento
e il conseguente ricovero in ospedale.
C’è tempo per recuperare. Ora l’obiettivo è vicino: Mosca 1980, l’Olimpiade del
boicottaggio americano. Nel 1979 l’Urss aveva invaso l’Afghanistan perché
voleva aumentare la sua influenza sovietica nel mondo. Questo fu il punto di
massima tensione e anche l’inizio della crisi per l’Urss a causa della guerra
santa. Gli Stati Uniti risposero con un programma di riarmo convenzionale e
nucleare. Usa, Canada e Giappone boicottano le Olimpiadi di Mosca del 1980
per protesta. Nadia punta a un nuovo traguardo: ripetersi ai Giochi, impresa ai
limiti dell’impossibile in una disciplina che brucia le sue atlete nel giro di pochi
anni. Ma lei è diversa, e si presenta in URSS all’apice della forma. Conquista un
oro nel corpo libero e ottiene il podio più alto nella trave. Nadia chiude con un
altro argento, portando a casa la sua nona medaglia olimpica. È a questo punto
che decide di mollare, provata nel fisico e nello spirito da anni di duro lavoro. I
cinque ori alle Universiadi del 1981 sono la sua ultima perla.
Nadia viene arruolata tra gli allenatori della nazionale rumena all’Olimpiade di
Los Angeles del 1984, in cui a causa di ricatti e reazioni a catena tra gli stati,
l’Urss non partecipò e gli atleti non poterono protestare. Ma già Nadia
Comaneci sogna di lasciare la Romania. Sfuggirà alla morsa del regime, che
non vuole privarsi di un simbolo nazionale, e di Nicu Ceaușescu, il figlio del
Conducător con cui intreccia una pericolosa relazione, solo alla vigilia della
Rivoluzione, scappando a piedi verso l’Ungheria una notte del novembre del
1989.
Nonostante il regime cercò di legare le ali di una farfalla, questa riuscì lo stesso
a prendere il suo volo ritrovando la pace, la serenità, il suo equilibrio.
Nella storia della guerra fredda nel 1987 vediamo lo storico patto stretto tra
Usa e Urss, il primo di una serie di accordi di limitazione del potenziale
distruttivo delle due superpotenze. Nel 1988 a Seul, capitale della Corea del
sud, si verificarono le Olimpiadi più numerose della storia, dimostrazione che i
problemi extra sportivi erano presenti in misura attenuata rispetto alle edizioni
precedenti.
Nel 1989 il Muro di Berlino, simbolo più crudele della guerra fredda, cadde.
Dopo 28 anni la cosiddetta barriera di protezione antifascista era stata
abbattuta, dando inizio al processo di unificazione delle “due germanie”, quella
ovest e quella dell’est, repubblica democratica. Inoltre nel 1991 la
disgregazione dell’Urss divenne irreversibile: nascono stati indipendenti,
Gorbacev si dimette ma è qui che inizia una fase turbolenta e drammatica.
Nel 1992 ci sono i Giochi Olimpici a Barcellona in cui è stato reintegrato anche
il Sudafrica dopo l’abrogazione dell’apartheid.
Oggi Nadia Comaneci vive negli Stati Uniti, dove gestisce col marito ed ex
campione olimpico Bart Conner una scuola di ginnastica artistica. È madre di
una bambina, attiva promotrice di numerose iniziative benefiche e
ambasciatrice dello sport della Romania. Riconciliarsi con il suo paese e il suo
passato è stata forse la vittoria più sofferta, ma le ferite non guariscono
d’incanto e Nadia lo ha capito col tempo: la perfezione è una categoria dello
sport, non della vita.
…nella Letteratura Italiana...
Montale
“Felicità raggiunta”
Felicità raggiunta, si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
In una visione pessimista, la felicità è per Montale qualcosa di illusorio,
qualcosa che non si può raggiungere in modo definitivo; essa è fragile, un nulla
può distruggerla. L'uomo cercando la felicità, luce debole, incerta e insicura, si
trova in bilico su un fil di lama, con i piedi su di un ghiaccio che s'incrina, perciò
in un equilibrio instabile. Secondo il poeta proprio chi desidera maggiormente
essere felice deve rinunciare a ricercare la gioia, perché essa potrebbe svanire
presto e lasciare il posto alla delusione. Il suo sorgere infatti porta sollievo alle
anime tristi ma le rende inquiete perché fa percepire loro l’angoscia della
perdita: è un oggetto talmente delicato che sfiorarlo significa romperlo. Una
volta raggiunta la felicità, quindi, non bisogna cadere nell'errore di crederla
definitivamente in nostro possesso perché alla fine "il pallone fugge tra le
case": “il pallone” diventa correlativo oggettivo della felicità, la quale sfugge
all'uomo, dunque inconsolabile. Montale, quindi, attraverso il correlativo
oggettivo utilizza un oggetto come emblema universale di un sentimento, di
una condizione esistenziale, coseificandolo. La stessa felicità fin dall’inizio della
poesia è interpellata come un vero e proprio personaggio, identificata appunto
come oggetti concreti.
Dalla felicità illusoria nasce il male di vivere: l’uomo si trova in una condizione
di prigionia, soffocato dalla vita. Non potendo arrivare a una verità, l'anima
finisce per distruggersi, perdere la sua identità e arrivare a essere un nulla.
"Felicità raggiunta" fa parte della raccolta di Montale del 1925, Ossi di seppia.
Questi ultimi sono il resto minerale, lasciato dalla seppia quando muore, che
s’inaridisce al sole e si secca formando un osso: sono metafora appunto della
condizione interiore dell'uomo di aridità esistenziale.
Ungaretti
“I fiumi”
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio