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Sintesi
Italiano: il Dolce Stil Novo; Charles Baudelaire (la visione della donna); Gabriele D'Annunzio

Storia: il frazionamento territoriale duecentesco; le guerre di Indipendenza, l'unità d'Italia

Scienze: la visione astronomica dello Stil novo; i moti del pianeta Terra

Storia dell'arte: il simboli dello Stil Novo; Edvard Munch (il ritrovato simbolismo)
Estratto del documento

Infine, dal punto di vista artistico ancora una analogia. È infatti il simbolo, strumento

estremamente importante in ambito artistico così come letterario a farsi appunto

tramite tra i due ambiti culturali. L’uno con l’intento di arrivare al lettore con il

messaggio del’innalzamento dell’anima attraverso il saluto, lo sguardo e l’altro nella

graffiante pittura a livello morale di Munch. Un’artista devastato nella vita così come

nell’arte che affida, alla maniera di Guinizzelli, al valore del simbolo il messaggio da

recapitare all’osservatore.

Opere come “Il Grido” , “Sera nel corso Karl Johann” e “Pubertà” lasciano infatti che un

urlo, la folla dal viso sfigurato e un’ombra si facciano portatori della visione

drammatica e dura della vita per Munch sotto diversi aspetti.

Il movimento dello Dolce Stil Novo trova allora una sua collocazione morale e teorica

svincolata dal proprio secolo che lo rende libero da quei pregiudizi che lo vorrebbero

un movimento morto. Dolce stil novo

Donne ( Madonne) angeliche

presenze tanto distanti

amori dei cuori infranti

Lacrime e bagliori

di agognate albe

tempeste di anime

che gemevano silenti

e sperano in nuove risposte

Tempi veri o immaginari

soffiar di danze agognate

o soffici oppure alteri sguardi

o lanci di un fazzoletto

durante le passeggiate

Baci segreti

da un balcone fiorito

elegia ed esaltazione

di nobili sentimenti e d’amore

dove il sonetto era padrone

di versi e stanze dell’illusione

10.05.2011 Poetyca

“chi è questa che vèn , ch’ ogn’om la mira,

che fa tremar di chiaritate l’are

e mena seco Amor, sì che parlare

null’ omo pote, ma ciascun sospira.”

Guido Cavalcanti

È nella Firenze degli ultimi decenni del XIII secolo che il movimento del DOLCE

STIL NOVO riuscì a lasciare un’impronta nuova e lontana per stile e tematiche

da ciò che era venuto prima nel panorama letterario. Se infatti dalla scuola

Siciliana e dal suo maggior rappresentante Giacomo da Lentini vennero ripresi

in parte i temi trattati ( ad esempio l’osservare l’amore dal punto di vista degli

effetti che provoca sull’innamorato) , il nuovo stile si volle invece da subito

allontanare dalla scuola Toscana per la quale Guittone D’Arezzo non aveva

disdegnato all’interno dei suoi componimenti tematiche eterogenee,aperte

anche a motivi politici,morali e alla quotidianità. Gli Stil novisti ponevano come

requisito essenziale per le loro canzoni d’amore uno stile limpido

lineare,appunto dolce. Questo nuovo circolo letterario si trovò infatti d’accordo

nel voler creare un’elite intellettuale (lontana da ideologie che riguardassero

privilegi di sangue) che riuscisse a descrivere l’amore e i suoi effetti sugli

amanti in maniera completamente diversa e sicuramente più profonda rispetto

ad ogni tentativo passato. Le loro liriche,i loro componimenti dovevano essere

un carattere distintivo per il movimento,solamente a loro era concessa la

straordinaria fortuna di percepire davvero il sentimento amoroso in ogni sua

sfaccettatura. Amore,nella sua personificazione sorrideva loro e gli permetteva

il privilegio unico di saper come arrivare a Dio. Non un soldato,non un monaco

e neanche un semplice scrittore poteva riuscire a percepire i sospiri silenziosi

degli amanti e farne poesia.

Un nuovo modo di percepire la realtà si faceva largo nella Firenze dell’epoca

dove non si era più nobili per ori e per ricchezze. A niente più infatti servivano i

possedimenti se non associati ad una facoltà ben più elevata e

importante,l’unica i grado di fare comprendere all’uomo il sentimento

amoroso : la qualità dell’ingegno,l’intelletto. Il concetto di nobiltà si spoglia

allora di ogni suo significato precedente per abbracciare la nuova corrente di

pensiero nella quale domina il binomio intelletto-amore. La nobiltà diventa una

nobiltà d’animo, solamente grazie alla quale l’uomo o meglio l’intellettuale è in

grado di amare. Fere lo sol lo fango tutto ‘l giorno:

vile reman, né ‘l sol perde calore;

dis’ omo alter:” Gentil per sclatta torno”;

lui semblo al fango, al sol gentil valore:

chè non dè dar om fè

che gentilezza sia fòr di coraggio

in degnità d’ere’

sed a vertude non ha gentil core,

com’ aigua porta raggio

e ‘l ciel riten le stelle e lo splendore.

Guido Guinizzelli

Nonostante predicassero una nobiltà d’animo e non di sangue, i facenti parte

alla cerchia (i “cori gentili”) avevano tutti una notevole formazione culturale

che li faceva appartenere all’alta borghesia universitaria. Grazie però a questa

loro vasta cultura riuscirono nel loro intento di fare rimanere il Dolce Stil novo

un movimento fortemente racchiuso tra chi era in grado di capire ( e ciò era

possibile solo se si disponeva di un bagaglio culturale importante) i loro

componimenti spesso contraddistinti da sprazzi di teorie scientifiche o

teologiche. Motivo per il quale avevano cercato di allontanarsi dalla scuola

toscana sicuramente carente rispetto loro di tali conoscenze. In questa

vicinanza al mondo universitario e alla cultura cittadina trova perciò risposta

l’abbandono dei vecchi canoni dell’amor cortese che vedeva il sentimento

d’amore come mezzo di un’elevazione non spirituale ma bensì sociale.

Se gli esponenti del Dolce Stil novo rifiutarono con fermezza la scuola Toscana,

così come i vecchi canoni cortesi, ripresero invece dalla scuola Siciliana non

soltanto la struttura dei componimenti poetici (la canzone e il sonetto) ma

anche una delle tematiche fondamentali di tutto il movimento:

l’interiorizzazione,l’autoanalisi. In una forma se vogliamo di poesia “egoistica” i

poeti lasciavano su carta le sensazioni provate nel vedere la donna amata, i

cambiamenti che ella aveva provocato in loro, la disperazione nel vederla così

lontana e la gioia provata nel scorgere un suo sorriso.

Il concetto cardine del Dolce Stil novo è dunque l’amore, visto tuttavia non

solamente come sentimento che lega due persone. Esso diventa qualcosa di

più importante,la sua funzione non è infatti solo quella di costruire un legame

con la persona amata ma è grazie a questo che l’uomo può intraprendere un

processo di perfezionamento morale e spirituale e raggiungere così Dio.

La figura della “Donna Angelica”

“Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo

Che fate quando v’encontro, m’ ancide:

Amor m’ assale e già non ha reguardo

S’elli face peccato over merzede.”

Guido Guinizzelli

L’importanza che gli esponenti del Dolce Stil

novo attribuirono al sentimento amoroso

trova la sua perfetta assonanza con la figura

cardine della donna angelo.

L’amore arriva al poeta,all’uomo attraverso

un cenno,un saluto (dal latino salus,

salvezza) che diventa il segnale figurato

dell’aver intrapreso un percorso la cui meta è Dio. È solo grazie alla donna, alle

sue ali immaginarie che il poeta può raggiungere ciò che di più alto esiste e per

farlo a nulla servirebbe l’amore ricambiato di una comune donna. La donna

angelica non è niente di più lontano dell’oggetto del desiderio carnale ,ciò a cui

gli uomini aspirano è che la sua “splendente bellezza” abbia cura di loro e si

ponga come intermediario tra Dio e le creature mortali,gli uomini. In nessun

sonetto o canzone vengono per questo motivo descritti o citati particolari del

corpo o dettagli fisici delle donne. La loro bellezza, mai descritta direttamente,

viene come riflessa su fenomeni naturali o più frequentemente negli effetti che

provoca agli altri. “Questa vertù d’amor che m’ha disfatto

da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse:

un dardo mi gittò dentro dal fianco.”

Guido Cavalcanti

L’amore diventa sinonimo di aspirazione alla donna,alla sua vicinanza e con

essa la ben più importante aspirazione dell’animo del poeta a Dio. Se quindi

tutti i poeti adottano la stessa tecnica stilistica del descrivere questo processo

interiore, ognuno di loro riuscì ad ogni modo a lasciare una traccia personale

del proprio modo di concepire questa ascesa e soprattutto una differente

visione della donna angelica. Gli esponenti dello Stil novo evidenziarono la loro

volontà di un comportamento esemplare anche ponendo all’interno dei propri

componimenti la citazione dei nomi delle donne lodate, come la Beatrice di

Dante o la Giovanna di Cavalcanti. Nonostante ciò non era però loro intenzione

dare ai lettori l’impressione di una donna reale,concreta. Sebbene le figure

femminili vengano quindi riconosciute con una parvenza umana rimanevano

allo stesso modo esseri quasi innaturali,avvolti nella

loro aurea lucente dalla quale erano in grado di

concedere la salvezza al poeta. L’immagine della

donna non rimane niente di più se non il simbolo

del percorso intrapreso dall’anima dell’innamorato.

Dante, Guinizzelli e Cavalcanti. L’anima del movimento

Il movimento del Dolce Stil novo trovò il suo primo panorama letterario nella

Bologna di fine ‘200, avendo però come anni di maggior sviluppo il periodo

compreso tra il 1280 e il 1310 durante il quale il nuovo stile spostò il suo

ambito a Firenze,luogo di nascita di molti degli esponenti del circolo. Tra questi,

come rappresentanti vengono ricordati soprattutto Dante Alighieri, Guido

Guinizzelli e Guido Cavalcanti, infine come autori minori Cino da Pistoia, Lapo

Gianni, Dino Frescobaldi e Gianni Alfani.

Dante Alighieri TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE

“Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia, quand'ella altrui saluta,

ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,

e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d'umiltà vestuta,

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova

un spirito soave pien d'amore,

che va dicendo a l'anima: Sospira.”

Ancora molto giovane Dante (nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel

1321) si vede coinvolto in questo rivoluzionario movimento letterario. Egli vede

lo Stil novo come il culmine di una poetica iniziata dai Siciliani, senza

dimenticare però l’originalità e la novità della nuova scuola. È infatti nella “Vita

Nuova”, prima grande opera antecedente alla Divina Commedia, che il poeta

raccoglie una parte dei testi poetici scritti nel periodo della giovinezza dove

racconta la storia del suo amore verso Beatrice. In questi sonetti come, ad

esempio “Tanto gentile e tanto onesta pare”, vi sono riferimenti a Guinizzelli

( per l’identità tra nobiltà d’animo e amore, la figura della donna angelo, il

tema del saluto) e Cavalcanti ( per la teoria degli spiriti). Dante attraverso le

lodi, descrive nella sua opera la donna amata, spostando, come tipico dello Stil

novo, l’attenzione non verso di sé ma verso Beatrice,generatrice di beatitudine

e mezzo per arrivare a Dio.

Guido Guinizzelli LO VOSTRO BEL SALUTO E ‘L GENTIL SGUARDO

Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo

“ che fate quando v'encontro, m'ancide:

Amor m'assale e già non ha reguardo

s'elli face peccato over merzede,

ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo

che d oltre 'n parte lo taglia e divide;

parlar non posso, ché 'n pene io ardo

sì come quelli che sua morte vede.

Per li occhi passa come fa lo trono,

che fer' per la finestra de la torre

e ciò che dentro trova spezza e fende;

remagno como statüa d'ottono,

ove vita né spirto non ricorre,

se non che la figura d'omo rende.”

Il poeta bolognese ( nato nel 1230 e morto a Monselice nel 1276) ebbe una

straordinaria importanza per il movimento. Avvicinatosi prima alla scuola

Siciliana poi a quella Toscana, fu solo nei tre secoli successivi alla metà del

secolo che iniziò a essere riconosciuto e poi

“consacrato” da Dante come padre dello Dolce Stil Il motivo del

saluto.

novo. Il ruolo del Sommo poeta ebbe per Guinizzelli una Dal lat. “Salutem

grande importanza,fu infatti grazie lui che la canzone “ dare” che stava

Al cor gentil reipara sempre amore” divenne il punto di a significare sia

riferimento assoluto per l’epoca della lirica d’amore e “salutare” sia

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