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Storia: il frazionamento territoriale duecentesco; le guerre di Indipendenza, l'unità d'Italia
Scienze: la visione astronomica dello Stil novo; i moti del pianeta Terra
Storia dell'arte: il simboli dello Stil Novo; Edvard Munch (il ritrovato simbolismo)
Infine, dal punto di vista artistico ancora una analogia. È infatti il simbolo, strumento
estremamente importante in ambito artistico così come letterario a farsi appunto
tramite tra i due ambiti culturali. L’uno con l’intento di arrivare al lettore con il
messaggio del’innalzamento dell’anima attraverso il saluto, lo sguardo e l’altro nella
graffiante pittura a livello morale di Munch. Un’artista devastato nella vita così come
nell’arte che affida, alla maniera di Guinizzelli, al valore del simbolo il messaggio da
recapitare all’osservatore.
Opere come “Il Grido” , “Sera nel corso Karl Johann” e “Pubertà” lasciano infatti che un
urlo, la folla dal viso sfigurato e un’ombra si facciano portatori della visione
drammatica e dura della vita per Munch sotto diversi aspetti.
Il movimento dello Dolce Stil Novo trova allora una sua collocazione morale e teorica
svincolata dal proprio secolo che lo rende libero da quei pregiudizi che lo vorrebbero
un movimento morto. Dolce stil novo
Donne ( Madonne) angeliche
presenze tanto distanti
amori dei cuori infranti
Lacrime e bagliori
di agognate albe
tempeste di anime
che gemevano silenti
e sperano in nuove risposte
Tempi veri o immaginari
soffiar di danze agognate
o soffici oppure alteri sguardi
o lanci di un fazzoletto
durante le passeggiate
Baci segreti
da un balcone fiorito
elegia ed esaltazione
di nobili sentimenti e d’amore
dove il sonetto era padrone
di versi e stanze dell’illusione
10.05.2011 Poetyca
“chi è questa che vèn , ch’ ogn’om la mira,
che fa tremar di chiaritate l’are
e mena seco Amor, sì che parlare
null’ omo pote, ma ciascun sospira.”
Guido Cavalcanti
È nella Firenze degli ultimi decenni del XIII secolo che il movimento del DOLCE
STIL NOVO riuscì a lasciare un’impronta nuova e lontana per stile e tematiche
da ciò che era venuto prima nel panorama letterario. Se infatti dalla scuola
Siciliana e dal suo maggior rappresentante Giacomo da Lentini vennero ripresi
in parte i temi trattati ( ad esempio l’osservare l’amore dal punto di vista degli
effetti che provoca sull’innamorato) , il nuovo stile si volle invece da subito
allontanare dalla scuola Toscana per la quale Guittone D’Arezzo non aveva
disdegnato all’interno dei suoi componimenti tematiche eterogenee,aperte
anche a motivi politici,morali e alla quotidianità. Gli Stil novisti ponevano come
requisito essenziale per le loro canzoni d’amore uno stile limpido
lineare,appunto dolce. Questo nuovo circolo letterario si trovò infatti d’accordo
nel voler creare un’elite intellettuale (lontana da ideologie che riguardassero
privilegi di sangue) che riuscisse a descrivere l’amore e i suoi effetti sugli
amanti in maniera completamente diversa e sicuramente più profonda rispetto
ad ogni tentativo passato. Le loro liriche,i loro componimenti dovevano essere
un carattere distintivo per il movimento,solamente a loro era concessa la
straordinaria fortuna di percepire davvero il sentimento amoroso in ogni sua
sfaccettatura. Amore,nella sua personificazione sorrideva loro e gli permetteva
il privilegio unico di saper come arrivare a Dio. Non un soldato,non un monaco
e neanche un semplice scrittore poteva riuscire a percepire i sospiri silenziosi
degli amanti e farne poesia.
Un nuovo modo di percepire la realtà si faceva largo nella Firenze dell’epoca
dove non si era più nobili per ori e per ricchezze. A niente più infatti servivano i
possedimenti se non associati ad una facoltà ben più elevata e
importante,l’unica i grado di fare comprendere all’uomo il sentimento
amoroso : la qualità dell’ingegno,l’intelletto. Il concetto di nobiltà si spoglia
allora di ogni suo significato precedente per abbracciare la nuova corrente di
pensiero nella quale domina il binomio intelletto-amore. La nobiltà diventa una
nobiltà d’animo, solamente grazie alla quale l’uomo o meglio l’intellettuale è in
grado di amare. Fere lo sol lo fango tutto ‘l giorno:
vile reman, né ‘l sol perde calore;
dis’ omo alter:” Gentil per sclatta torno”;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
chè non dè dar om fè
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertude non ha gentil core,
com’ aigua porta raggio
e ‘l ciel riten le stelle e lo splendore.
Guido Guinizzelli
Nonostante predicassero una nobiltà d’animo e non di sangue, i facenti parte
alla cerchia (i “cori gentili”) avevano tutti una notevole formazione culturale
che li faceva appartenere all’alta borghesia universitaria. Grazie però a questa
loro vasta cultura riuscirono nel loro intento di fare rimanere il Dolce Stil novo
un movimento fortemente racchiuso tra chi era in grado di capire ( e ciò era
possibile solo se si disponeva di un bagaglio culturale importante) i loro
componimenti spesso contraddistinti da sprazzi di teorie scientifiche o
teologiche. Motivo per il quale avevano cercato di allontanarsi dalla scuola
toscana sicuramente carente rispetto loro di tali conoscenze. In questa
vicinanza al mondo universitario e alla cultura cittadina trova perciò risposta
l’abbandono dei vecchi canoni dell’amor cortese che vedeva il sentimento
d’amore come mezzo di un’elevazione non spirituale ma bensì sociale.
Se gli esponenti del Dolce Stil novo rifiutarono con fermezza la scuola Toscana,
così come i vecchi canoni cortesi, ripresero invece dalla scuola Siciliana non
soltanto la struttura dei componimenti poetici (la canzone e il sonetto) ma
anche una delle tematiche fondamentali di tutto il movimento:
l’interiorizzazione,l’autoanalisi. In una forma se vogliamo di poesia “egoistica” i
poeti lasciavano su carta le sensazioni provate nel vedere la donna amata, i
cambiamenti che ella aveva provocato in loro, la disperazione nel vederla così
lontana e la gioia provata nel scorgere un suo sorriso.
Il concetto cardine del Dolce Stil novo è dunque l’amore, visto tuttavia non
solamente come sentimento che lega due persone. Esso diventa qualcosa di
più importante,la sua funzione non è infatti solo quella di costruire un legame
con la persona amata ma è grazie a questo che l’uomo può intraprendere un
processo di perfezionamento morale e spirituale e raggiungere così Dio.
La figura della “Donna Angelica”
“Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo
Che fate quando v’encontro, m’ ancide:
Amor m’ assale e già non ha reguardo
S’elli face peccato over merzede.”
Guido Guinizzelli
L’importanza che gli esponenti del Dolce Stil
novo attribuirono al sentimento amoroso
trova la sua perfetta assonanza con la figura
cardine della donna angelo.
L’amore arriva al poeta,all’uomo attraverso
un cenno,un saluto (dal latino salus,
salvezza) che diventa il segnale figurato
dell’aver intrapreso un percorso la cui meta è Dio. È solo grazie alla donna, alle
sue ali immaginarie che il poeta può raggiungere ciò che di più alto esiste e per
farlo a nulla servirebbe l’amore ricambiato di una comune donna. La donna
angelica non è niente di più lontano dell’oggetto del desiderio carnale ,ciò a cui
gli uomini aspirano è che la sua “splendente bellezza” abbia cura di loro e si
ponga come intermediario tra Dio e le creature mortali,gli uomini. In nessun
sonetto o canzone vengono per questo motivo descritti o citati particolari del
corpo o dettagli fisici delle donne. La loro bellezza, mai descritta direttamente,
viene come riflessa su fenomeni naturali o più frequentemente negli effetti che
provoca agli altri. “Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.”
Guido Cavalcanti
L’amore diventa sinonimo di aspirazione alla donna,alla sua vicinanza e con
essa la ben più importante aspirazione dell’animo del poeta a Dio. Se quindi
tutti i poeti adottano la stessa tecnica stilistica del descrivere questo processo
interiore, ognuno di loro riuscì ad ogni modo a lasciare una traccia personale
del proprio modo di concepire questa ascesa e soprattutto una differente
visione della donna angelica. Gli esponenti dello Stil novo evidenziarono la loro
volontà di un comportamento esemplare anche ponendo all’interno dei propri
componimenti la citazione dei nomi delle donne lodate, come la Beatrice di
Dante o la Giovanna di Cavalcanti. Nonostante ciò non era però loro intenzione
dare ai lettori l’impressione di una donna reale,concreta. Sebbene le figure
femminili vengano quindi riconosciute con una parvenza umana rimanevano
allo stesso modo esseri quasi innaturali,avvolti nella
loro aurea lucente dalla quale erano in grado di
concedere la salvezza al poeta. L’immagine della
donna non rimane niente di più se non il simbolo
del percorso intrapreso dall’anima dell’innamorato.
Dante, Guinizzelli e Cavalcanti. L’anima del movimento
Il movimento del Dolce Stil novo trovò il suo primo panorama letterario nella
Bologna di fine ‘200, avendo però come anni di maggior sviluppo il periodo
compreso tra il 1280 e il 1310 durante il quale il nuovo stile spostò il suo
ambito a Firenze,luogo di nascita di molti degli esponenti del circolo. Tra questi,
come rappresentanti vengono ricordati soprattutto Dante Alighieri, Guido
Guinizzelli e Guido Cavalcanti, infine come autori minori Cino da Pistoia, Lapo
Gianni, Dino Frescobaldi e Gianni Alfani.
Dante Alighieri TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE
“Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.”
Ancora molto giovane Dante (nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel
1321) si vede coinvolto in questo rivoluzionario movimento letterario. Egli vede
lo Stil novo come il culmine di una poetica iniziata dai Siciliani, senza
dimenticare però l’originalità e la novità della nuova scuola. È infatti nella “Vita
Nuova”, prima grande opera antecedente alla Divina Commedia, che il poeta
raccoglie una parte dei testi poetici scritti nel periodo della giovinezza dove
racconta la storia del suo amore verso Beatrice. In questi sonetti come, ad
esempio “Tanto gentile e tanto onesta pare”, vi sono riferimenti a Guinizzelli
( per l’identità tra nobiltà d’animo e amore, la figura della donna angelo, il
tema del saluto) e Cavalcanti ( per la teoria degli spiriti). Dante attraverso le
lodi, descrive nella sua opera la donna amata, spostando, come tipico dello Stil
novo, l’attenzione non verso di sé ma verso Beatrice,generatrice di beatitudine
e mezzo per arrivare a Dio.
Guido Guinizzelli LO VOSTRO BEL SALUTO E ‘L GENTIL SGUARDO
Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo
“ che fate quando v'encontro, m'ancide:
Amor m'assale e già non ha reguardo
s'elli face peccato over merzede,
ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo
che d oltre 'n parte lo taglia e divide;
parlar non posso, ché 'n pene io ardo
sì come quelli che sua morte vede.
Per li occhi passa come fa lo trono,
che fer' per la finestra de la torre
e ciò che dentro trova spezza e fende;
remagno como statüa d'ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d'omo rende.”
Il poeta bolognese ( nato nel 1230 e morto a Monselice nel 1276) ebbe una
straordinaria importanza per il movimento. Avvicinatosi prima alla scuola
Siciliana poi a quella Toscana, fu solo nei tre secoli successivi alla metà del
secolo che iniziò a essere riconosciuto e poi
“consacrato” da Dante come padre dello Dolce Stil Il motivo del
saluto.
novo. Il ruolo del Sommo poeta ebbe per Guinizzelli una Dal lat. “Salutem
grande importanza,fu infatti grazie lui che la canzone “ dare” che stava
Al cor gentil reipara sempre amore” divenne il punto di a significare sia
riferimento assoluto per l’epoca della lirica d’amore e “salutare” sia