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Introduzione Dogville, dell'ospitalità corrotta tesina
Dogville è un film che mi ha profondamente colpito, uno dei pochi che ho con piacere riguardato più e più volte, per questo motivo ho deciso di scriverne una tesina. Questo perché al termine di ogni nuova visione nasce la sensazione di aver tralasciato qualcosa, un’interpretazione, un messaggio o anche un solo riferimento, utile a dare origine ad un’idea del film completamente nuova. La trama semplice, la spoglia scenografia e il ridotto numero di attori nascondono una fitta e complessa rete di significati che rende Dogville un labirinto di interpretazioni. La mia passione per il cinema del resto è sorta in seguito alla visione di Mulholland Drive (2001) di Lynch, un film ad orologeria nel quale ogni scena e il suo preciso significato sono incastrati perfettamente nel disegno complessivo, disegno che nel finale viene stravolto, trovando il suo scopo proprio nel suo ribaltamento. Così Dogville, ma se Lynch esplora la dimensione onirica, Von Trier indaga invece la realtà concreta, fatta di rapporti umani, di ingiustizie e ipocrisia. In particolare ciò che mi ha colpito tanto di questo film è la complessa evoluzione della protagonista e della sua condizione. Ancora, al profondo sviluppo della personalità di Grace ed al radicale stravolgimento della sua situazione, da donna libera a prigioniera in catene, corrisponde una semplicità di narrazione che mi ha sconvolto. Tutto questo avviene infatti quasi alle spalle dello spettatore, il quale si trova alla fine del film spaesato e confuso a chiedersi come tutto ciò fosse accaduto. Così è stato per me, tanto che al termine della prima visione di Dogville e con la necessità di trovare un po’ di chiarezza, ho voluto cercare qualche parere e interpretazione sul film. L’infinità di materiale che ho trovato mi ha fatto capire la grande ricchezza di contenuti dell’opera, che ho deciso per questo motivo di approfondire nella mia tesina di maturità.
Data la particolare struttura formale del film ho ritenuto interessante approfondire la concezione dell’arte che ha l’autore per confrontarla con quella di Bertolt Brecht (1898-1956), importante drammaturgo tedesco la cui teoria estetica ha influenzato molto il cinema di Von Trier. In seguito ho diviso la trattazione in due nuclei tematici fondamentali, Grace in quanto straniero, e Dogville in quanto comunità, per uno sviluppo parallelo di tematiche che seppur diverse sono strettamente legate tra loro. Ho iniziato così affrontando la concezione dell’ospitalità di Jacques Derrida (1930-20014), importante filosofo francese, padre del decostruzionismo e autorevole voce pubblica nel 4 panorama intellettuale europeo in merito a temi come il cosmopolitismo, la natura della democrazia, i diritti umani e animali, l'idea di Europa e la crisi della sovranità. Prendendo poi spunto dalla condizione di prigionia di Grace e dalle violenze che le vengono mosse, ho proseguito con l’esaminare il concetto di “diritti umani”, evidenziandone le contraddizioni attraverso le riflessioni della filosofa tedesca Hannah Arendt e del pensatore sloveno Slavoj Zizek, ponendole come punto di partenza per un’analisi sul fenomeno migratorio che dal Medioriente sta investendo in questi anni l’Europa. Terminato il primo nucleo tematico e collegandomi con il ruolo che il lavoro, nel film, riveste nella vita della protagonista, ho esaminato le contraddizioni dei rapporti che intercorrono tra gli abitanti di Dogville, analizzando proprio come il lavoro sia l’origine dell’individualismo di ogni singolo abitante e non solo. Nel lavoro infatti il paese trova uno strumento utile alla coercizione di Grace, alla quale verrà negata anche la possibilità di fuggire, rendendola a tutti gli effetti una prigioniera. Una situazione riconducibile alle narrazioni di Saramago e Camus, importanti autori del Novecento ed entrambi premi Nobel per la letteratura, i quali seppur in forme diverse, hanno affrontato l’atroce realtà dell’universo concentrazionario. Richiamandomi alle riflessioni di Gunther Anders (1902-1992), filosofo e scrittore tedesco, ho trattato poi il tema della giustizia e del ruolo che ha in essa il pregiudizio, specialmente a Dogville dove la notizia assume pretesa di verità e perciò di realtà, influenzando in modo radicale gli abitanti e di conseguenza indirizzandone le azioni. Ho concluso poi con l’interpretazione così detta metafisica del film, riprendendo l’analisi svolta da Alessandro Alfieri, attualmente dottorando in Filosofia e Scienze Sociali presso l’Università di Roma Tor Vergata, secondo la quale l’intera opera può essere vista come un’allegoria del tentativo di Cristo di trasmettere il suo messaggio e redimere l’umanità. Tentativo che nell’ottica che ci propone Lars Von Trier, è miseramente fallito
Collegamenti
Dogville, dell'ospitalità corrotta tesina
Filosofia - Le idee di Derrida, Bauman, Zizek, Anders, Arendt e Marx.
Letteratura: La peste di Camus, Cecità di Saramago.
Arte: L'estetica del teatro di Brecht, il cinema fusionale.
MA GINGER
Grace.
GRACE
Sì? Oh, non avevo visto che aveva rastrellato il sentiero, mi
scusi.
MA GINGER
Non è una questione di averlo rastrellato, il concetto è che
bisogna fare il giro completo attorno agli arbusti, io preferisco
così, dovresti saperlo.
GRACE
Credevo che queste catene fossero state messe per creare un
sentiero tra gli arbusti.
MA GINGER
Sono state messe per proteggere gli arbusti, non è nato come
passaggio.
GRACE
Però tutti passano di qua.
MA GINGER
Cara, è vero, ma loro vivono qua da anni, tu non sei qui da tanto.
Alla luce di queste considerazioni, Grace risulta irrimediabilmente condannata
a quella che poi sarà la sua sorte. Se lei si fosse comportata in un altro modo,
se si fosse opposta con forza sin dal principio agli abusi che le venivano mossi,
le cose non sarebbero andate diversamente. Forse non vi sarebbe stata la
19 Balibar Étienne, Is a Phylosophy of Human Civic Rights Possible? citato in Diritti umani per Odradek?
17
degenerazione che il film ci racconta, ma più probabilmente questa si sarebbe
soltanto manifestata con più lentezza, perché indipendentemente dal
comportamento di Grace, la comunità avrebbe comunque risentito del fatto
che lei, della comunità, non avrebbe mai potuto fare parte. E a questo, per
Grace, non ci sarebbe mai stato rimedio.
-Breve digressione sulle recenti migrazioni
Più volte nel paragrafo precedente si è fatto cenno al fenomeno migratorio e a
come questo abbia messo in crisi la nozione di “diritto umano e universale”.
Per citare ancora la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, gli articoli 13 e
14 sanciscono la libertà di movimento e di residenza all'interno di ogni stato,
nonché quella di asilo dalle persecuzioni. È di nuovo evidente come anche
questi articoli vengano messi in discussione dai provvedimenti che alcuni paesi
dell'Unione (e non solo, spostando lo sguardo sul confine tra Stati Uniti e
Messico) adottano per far fronte alle recenti migrazioni che dal Medioriente
riversano ogni giorno migliaia di persone sul territorio europeo. È una
situazione certamente difficile da gestire, ma a questo proposito sembra
emblematica l'amara questione che pone Brecht:
Perché piuttosto non osserviamo questo: che i tempi tristi rendono il senso di
“
umanità un pericolo per gli esseri umani? 20
”
Sì perché è un'osservazione che oggi rappresenta pienamente il clima politico
che si respira in tutta Europa, caratterizzato da una tendenza di generale
disinteresse verso l'aspetto umanitario del fenomeno a favore di una
prospettiva economico sociale che come unica soluzione propone di negare
l'accoglienza.
Nell'indagare il rapporto che intercorre tra l'insicurezza individuale e l'identità
collettiva statale, Bauman individua nel nostro tempo un'inclinazione
pericolosa da parte dei poteri statali:
I governi non possono francamente promettere ai loro cittadini un'esistenza sicura e
“
un futuro certo, ma possono per il momento alleviare in minima parte l'ansia
accumulata con l'esibire la loro energia e determinazione nella guerra contro gli
[…]
stranieri in cerca di lavoro e gli altri alieni che sfondano i cancelli e penetrano nei
20 Brecht Bertolt, La dialettica nel teatro, citato in Dogville, Della Mancata Redenzione
18
giardini delle nostre case, un tempo puliti e tranquilli, ordinati e accoglienti. 21
”
In sostanza si tratta di traferire le cause dell'insicurezza personale nella
preoccupazione generale per le minacce all'identità collettiva. Ma è
proseguendo la riflessione che si mostra in cosa consista la pericolosità di tale
tendenza, perché
Propugnare l'inasprimento delle leggi sull'asilo politico, la chiusura delle frontiere ai
“
“migranti economici” e un controllo più rigido degli stranieri che già vivono tra noi,
non fa che rafforzare la tendenza a riconvogliare l'energia generata dalle minacce reali
alla sicurezza entro canali di sfogo che, sebbene allentino la tensione, finiscono per
22
confluire negli stessi torrenti che erodono le fondamenta della vita sicura.”
È quindi necessaria un po' di chiarezza, e mostrare come, nonostante
provvedimenti davvero adatti non ce ne siano, queste non sono risposte
adeguate a far fronte a un fenomeno di così ampia portata.
Ma forse, dopo tutto, sono attinenti alla tristezza di questi tempi.
21 Bauman Zygmunt, La solitudine del cittadino globale, Milano, 2014
22 Bauman Zygmunt, La solitudine del cittadino globale, Milano, 2014
19
3. DOGVILLE è LA Comunità
-Sull'etica del lavoro e la schiavitù
Primo mezzo e tentativo per far sì che Grace venga accettata dalla comunità di
Dogville, è il lavoro. Questo è raccontato già a partire dal secondo capitolo del
film, quando la protagonista si offre, sotto consiglio di Tom, agli abitanti per
svolgere delle mansioni superflue, di cui nessuno inizialmente aveva reale
bisogno, ma che presto diventano irrinunciabili per tutti. È il lavoro che lega
Grace a Dogville, connotato da questa spirale progressiva di richieste, bisogni
e favori che gradualmente le vengono sempre più imposti. Con atteggiamento
di subordinazione lei accetta tutto questo, in pieno accordo con le parole di
Bertrand Russell, il quale sosteneva che
“L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi” 23
ritenendo possibile indurre, attraverso l'adozione di un principio etico, le
persone al lavoro incessante. Quale principio etico più convincente
dell'accoglienza, per offrire sé stessi a qualsiasi condizione?
Dogville
In assistiamo infatti al graduale mutamento di condizioni che,
attraverso il lavoro, porta Grace alla schiavitù e alle catene, identificando due
gradi, nonché due modalità di “assoggettamento” dell'individuo.
proprietà
La prima si basa sulla e consiste nell'impadronirsi di una persona, nel
fare di lei un oggetto inanimato. La seconda invece si basa sulla pratica della
disuguaglianza e consiste nell'assegnare alla persona un valore
irrimediabilmente basso. Nel primo caso il rapporto di dominio è marcato dal
possesso fisico della persona, e dunque dalla sottomissione violenta, nel
secondo è il rifiuto, l'esclusione, il disprezzo a garantirne la segregazione e
l'asservimento.
Grace è vittima di entrambe le modalità, è partecipe di entrambe le fasi, poiché
è sia posta ad un livello inferiore a quello dei cittadini di Dogville, relegata
contro ogni buon senso a grado di criminale e per questo isolata, e anche
oggetto inanimato, da una parte come corpo vuoto utile a sfogare gli impulsi
sessuali degli uomini della città, dall'altra come fonte di lavoro inesauribile e
non retribuito.
Qui interviene un ulteriore considerazione, poiché in virtù di ciò che è stato
dell’ozio,
23 Russell Bertrand, Elogio Padova, 2014 20
detto l'unico principio che lega tutti i membri di Dogville è la schiavizzazione di Grace, in
“
quanto è un atto che fa comodo a tutti ma non alla comunità – ovvero alla collettività
-, bensì singolarmente a ogni membro. 24
”
È grazie a lei che l'individualismo esasperato, fino al suo arrivo solo latente, è
potuto emergere a Dogville in tutto il suo egoismo. La verità della comunità
che Von Trier ci racconta è quella di una collettività inesistente, in quanto tutto
è volto alla manifestazione dell'ego individuale e non c'è una reale condivisione
di intenti, ma tutto è solo in funzione del singolo. E ad ascoltare le parole di La
Boètie, a proposito del rapporto che intercorre tra chi detiene un potere
assoluto sugli altri, sembra di sentire la conferma e il riassunto di quanto
appena detto:
Non può esserci amicizia là dove c'è crudeltà, là dove c'è slealtà, là dove c'è
“
ingiustizia; e quando i malvagi si riuniscono, si tratta di un complotto, non di una
compagnia: non si amano non sono amici, bensì complici. 25
[…] ”
-Universo concentrazionario
Dogville
La vicenda di non sarebbe stata possibile in una comunità civile, dotata
di una legge applicata e delle istituzioni valide in grado di tutelarla. Tutto
questo però a Dogville manca, e Grace cade vittima del suo sistema e della sua
gente. Si chiama universo concentrazionario, ed è quel tipo di società chiusa
nella quale cadono tutti i valori e domina la legge della sopraffazione, senza
alcun potere istituzionale che sia in grado di intervenire. A Dogville non vi è un
sindaco, la chiesa è in attesa da tempo di un parroco e la polizia compare nella
cittadina sporadicamente e soltanto in negativo, come ente di ricerca e di
pedinamento, non come organo di prevenzione o di punizione degli abusi.
Tralasciando uno sguardo sulla storia, dove spiccano come emblemi
dell'universo concentrazionario le esperienze dei lager nazisti e dei gulag
sovietici, e provando a spaziare nella letteratura, troviamo nella seconda metà
del '900 due autori che hanno affrontato l'argomento con estrema capacità,
dandone tuttavia due interpretazioni profondamente diverse. Sono José
Saramago e Albert Camus, entrambi premi Nobel, rispettivamente nel 1998 e
nel 1957.
24 Alfieri Alessandro, Dogville, Della Mancata Redenzione, Milano, 2008
25 De La Boètie Etienne, Discorso della servitù volontaria, Bergamo, 2014
21 La peste
La società che ci racconta l'autore algerino nel suo (1948) è se
vogliamo una forma ancora blanda d'universo concentrazionario, poiché nella
città di Orano, colpita dalla peste, le istituzioni mantengono le loro funzioni,
gestiscono come possono il contagio e soprattutto ne condividono la sorte.
Bene o male la popolazione mantiene i suoi valori, sostenuta da una speranza
che seppur flebile resta, sotto il velo della disperazione, un incrollabile appiglio.
È invece Saramago che senza mezzi termini ci racconta l'umanità, l'egoismo e
la crudeltà di un mondo senza regole, fatto di paura e prevaricazione e per
Dogville Cecità
questo più vicino a . (1995) narra infatti le vicende di un paese
senza nome colpito da un'improvvisa epidemia che rende istantaneamente
cieche le persone. Le istituzioni in preda al panico decidono, come
provvedimento im