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Introduzione Tesina Disagio
La seguente tesina di maturità tratta del tema dei colori. La tesina abbraccia anche i seguenti argomenti nella varie discipline scolastiche: Prima Guerra Mondiale: la crisi delle certezze in Storia; Italo Svevo: l’inettitudine in Italiano; Sigmund Freud: la scoperta dell’inconscio in Filosofia; Seneca: la malattia dell’insoddisfazione in Latino; Callimaco: la nuova poesia in Greco; Kandinskij: l’astrattismo in Arte.

Collegamenti
Tesina Disagio
Storia - Prima Guerra Mondiale: la crisi delle certezze.
Italiano - Italo Svevo: l’inettitudine.
Filosofia - Sigmund Freud: la scoperta dell’inconscio .
Latino - Seneca: la malattia dell’insoddisfazione.
Greco - Callimaco: la nuova poesia.
Arte - Kandinskij: l’astrattismo.
Liceo Classico Paritario Pirandello
La crisi delle certezze
Il declino dell’umanità. Il disagio esistenziale
Stefano Piras a.s.2013/2014
Maturità 2014 Liceo Classico Paritario
Pirandello
Elaborato finale
La crisi delle certezze
STEFANO PIRAS
a.s. 2013/2014
Indice degli argoment
Introduzione
1. Prima Guerra Mondiale: la crisi delle certezze
2. Italo Svevo: l’inettitudine
3. Sigmund Freud: la scoperta dell’inconscio
4. Seneca: la malattia dell’insoddisfazione
5. Callimaco: la nuova poesia
6. Kandinskij: l’astrattismo
7. Conclusioni: alla ricerca di un senso
Introduzione
In questa tratazione esamineremo la crisi di identtà e il disagio esistenziale
che ha contrassegnato la vita dell’uomo contemporaneo e che ha avuto la massima
manifestazione a partre dagli inizi del Novecento. Il Novecento ha segnato una vera
e propria svolta nella storia del mondo perché è stato il secolo che ha visto il
successo e la crisi della modernità: Anche se defnito “secolo breve”, in realtà è stato
un secolo “lunghissimo” perché pieno di avveniment decisivi che hanno inciso tanto
sulla storia dell’umanità.
La crisi ebbe infatti un caratere generale perché andò aldilà dell’aspeto
economico e politco e cambiò il modo di pensare dell’uomo occidentale, Il
Novecento ha esaltato e insieme negato ciò che è legato alle più alte e nobili
manifestazioni del potere umano, ha colpito i più diversi campi del sapere. In
defnitva la crisi è stata determinata dalla perdita di fducia nel progresso e in tuta
la mentalità positvista.
Con la Prima Guerra Mondiale viene meno di colpo ogni concezione morale e
vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica, la sua capacità
fondatva e conoscitva: la vita in trincea e le bataglie, le esperienze estreme
dell’uccidere e del morire lasciarono una traccia indelebile nella sfera emotva e
intelletuale dell’uomo contemporaneo. La guerra avrebbe cancellato ogni
incertezza, scardinato gli equilibri, portato disordine e inquietudine.
Con l’avvento della psicoanalisi di Freud, l’uomo scopre di conoscere solo una
minima parte della propria personalità: ciò di cui si ignora l’esistenza e di cui non si
ha controllo, contribuisce fortemente a determinare i nostri comportament in un
contnuo gioco dialettico con la coscienza.
In campo leterario questa profonda crisi ormai è una realtà acquisita: la
leteratura diviene lo specchio della grave crisi morale che travaglia l’Europa. La
realtà viene sotoposta ad una critca molto lucida e distruttiva. L’intelletuale non è
più portavoce di valori eterni e universali, di ideali “otocenteschi” (patria, amore,
unità..), ma è svuotato e deve ritrovare se stesso. L’intelletuale perde il suo
tradizionale ruolo sociale, quello di “praeceptor”, di creatore di valori, di guida come
lo furono in epoca classica Seneca e in certo modo Callimaco. Lo stesso romanzo
cambia fsionomia, non è più storico – sociale, non racconta una vicenda all’interno
di una totalità corale, ma al centro della scena c’è solo il protagonista nonostante il
suo enorme senso di inadeguatezza.
Anche in campo artstco si perde la fducia nell’arte come momento
conoscitvo e si affermano le avanguardie.
1. Storia: La Prima Guerra Mondiale
Il XX secolo si apriva, quasi ovunque in Europa, nel segno dell’ottimismo
scientfco e tecnologico. L’uomo orgogliosamente si fdava della propria forza, della
ricerca scientfca e della tecnica: quanto l’Otocento aveva teorizzato e cominciato a
realizzare, nel corso del Novecento diventava, a poco a poco, realtà. La tecnica
lasciava i laboratori e entrava nella vita di tutti i giorni: luce eletrica, automobili,
radio, televisione, aeroplano, oggetti della produzione di massa.
Agli inizi del Novecento sembrava che nulla potesse arrestare l’irresistbile
marcia ascensionale della tecnica. Analogamente in politca e in economia si pensava
che nel nuovo secolo la violenza non avrebbe avuto spazio. Comte, Spencer e la
sinistra hegeliana descrivevano società in cui il lavoro aveva abolito la violenza.
Ma questa percezione illusoria era destnata a dissolversi in modo tragico e
repentno allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e poi dei nazionalismi e delle
ditature.
La guerra, quindi, distrusse questa visione ottimistca. Nel 1914 lo scoppio
della prima guerra mondiale portò distruzione, luto e barbarie che scossero in
profondità la coscienza degli uomini e crearono le premesse di quella “leteratura
della crisi” che avrebbe esplorato e denunziato il profondo malessere della coscienza
dell’Occidente.
La prima guerra mondiale iniziò non per ragione commerciali né per ragioni
economiche, ma solo da una grande sete di imperialismo: il sistema politco
internazionale sarebbe cambiato con la guerra e ogni nazione voleva avere un ruolo
in quella fase. C’era una serie di alleanze che avevano sviluppato sospeto e
difdenza tra i vari stat: le intese tra i russi e i francesi, la promesso di sostegno dei
russi alla Serbia. Lo sviluppo industriale aveva permesso a quasi tute le nazioni
europee di possedere grandissime quanttà di armi micidiali e di fote militari. Fu
una guerra di coalizione che impedì a ogni singola parte di fare il primo passo per la
pace. L’omicidio dell’arciduca d’Asburgo a Sarajevo il 28 giugno 1914 non fu altro che
l’elemento scatenante della guerra e che provocò la reazione a catena degli
schierament (gli Stat aderent all’Alleanza contro quelli dell’Intesa). Nulla poté
evitare lo scoppio della guerra.
Gli intelletuali contribuirono enormemente a dare una giustfcazione agli
event: in Italia, ad esempio, predominava il partto dei neutralist, formato da
catolici e socialist, ma ebbe il sopravvento il fronte degli interventst che voleva
entrare in guerra, schierandosi contro l’Austria che occupava ancora i territori di
Trento e Trieste, uscendo di fato dalla Triplice Alleanza. Fra gli interventst c’era
Marinetti, che esaltava la bellezza estetca dello scontro; D’Annunzio, che celebrava
l’onore, il sangue e il sacrifcio arrivando a fare una parafrasi bellicista del Discorso
della Montagna: “beat i giovani che sono affamat e assetat di gloria perché saranno
saziat..”; Papini e Prezzolini che consideravano la guerra un mezzo eroico per
risvegliare il Paese e un modo per raggiungere rapidamente potenza e ricchezza.
Ma, nel momento in cui iniziò il fuoco in trincea, la guerra smise di essere
considerata così positva: doveva essere una guerra lampo, di movimento e invece fu
una guerra di logoramento e di posizione. La vita di trincea ebbe conseguenze sul
piano psicologico e morale dei soldat. Le ment dei soldat erano incrinate dal rombo
contnuo, rombo d’artglieria e frastuono di motori. La guerra di trincea signifcò
grandi offensive militari con un altssimo numero di mort e pochissimo territorio
conquistato. Il 1916 fu un anno molto duro per tutti i belligerant: le bataglie di
Verdun (febbraio-luglio) e della Somme (giugno-novembre) furono vere e proprie
stragi e provocarono insieme 1.800.000 mort.
Ma la svolta si ebbe nel 1917, l’anno della crisi: la Russia usciva dal confito
perdendo Polonia, Estonia, Letonia, Lituania e Finlandia. La Germania e l’Austria
riversarono contro il fronte francese e italiano le truppe rese libere dal disimpegno
della Russia. In Italia l’atacco sfondò lo schieramento a Caporeto tra il 24 e il 30
otobre e la ritrata si tramutò in disfata. L’ingresso nel confito degli Stat Unit
d’America comportò l’arrivo di truppe fresche, viveri, materiali e sopratuto prestt.
In Italia il generale Diaz riorganizzò l’esercito e riuscì a bloccare l’avanzata
austriaca sul Piave, sull’altpiano di Asiago e sul Monte Grappa. Nel 1918, ormai al
collasso per mancanza di viveri e riforniment e con le truppe allo stremo, gli
Austriaci e i Tedeschi furono costretti alla resa.
La fne della Grande Guerra lasciò tutavia irrisolt gravissimi problemi che
saranno alla radice della Seconda Guerra Mondiale. Questa guerra è stata la
catastrofe originaria da cui sono discese le altre: Mussolini, Hitler, Lenin e Stalin e
quindi la seconda guerra mondiale. Il disastro venne e fu la seconda guerra mondiale
che possiamo ritenere una sorta di contnuazione della prima poiché vi fu una serie
ininterrota di confitti che insanguinarono l’Europa dal 1914 al 1945. Infatti vi furono
le guerre civili, i bagni di sangue della rivoluzione russa, le guerre di Etopia e di
Spagna fno ad arrivare all’occupazione nazista dell’Austria e della Cecoslovacchia,
fatti che non consentono di considerare il ventennio 1919-1939 come un periodo di
vera pace.
Il secolo che avrebbe dovuto essere quello della piena affermazione dell’uomo
e dei diritti umani si rivelava come il secolo delle stragi e dei genocidi, l’epoca della
più tragica e radicale negazione dell’uomo che fosse mai stata registrata nel corso
della storia, sino all’abominio della “soluzione fnale”, cioè la pianifcazione dello
sterminio degli ebrei da parte del regime nazista.
2) Italiano: Italo Svevo e l’inettitudine
Il triestno Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz (1861-1928), non è
stato un leterato di professione e la sua fgura non coincide con la fgura tradizionale
dello scritore italiano, la cui attività dominante è la leteratura: prima impiegato di
banca, poi diretore di industria (a seguito del matrimonio con Livia Veneziani
avvenuto nel 1896), non ebbe una formazione umanistca perché i suoi studi furono
di tpo commerciale. Tutavia da autodidata si formò sui classici italiani, sulla
narratva francese dell’Otocento e su quella russa. Conobbe le opere di
Schopenhauer, Nietzsche, Freud in lingua originale perché conosceva la lingua
tedesca meglio dell’italiano. La sua cità natale, Trieste, che ancora non faceva parte
dello Stato italiano, ma ancora dell’Impero asburgico, era una cità di confne in cui
convergevano tre civiltà (italiana, tedesca e slava) e crocevia di culture. Pur non
essendo religioso, le radici ebraiche della sua famiglia ebbero un peso nella sua
formazione culturale.
Otenne la gloria tardivamente, solo pochi anni prima di morire, grazie
all’amicizia dello scritore James Joyce che apprezzò la novità della sua produzione e
la promosse in campo europeo. Nel 1923 venne pubblicata La coscienza di Zeno e
contemporaneamente vedono una nuova edizione Una vita (1892) e Senilità (1898).
Dal secondo al terzo romanzo, infatti, erano trascorsi 25 anni. Nel 1928 Svevo morì in
un incidente automobilistco.
Molto lontani dagli eroi antco, i protagonist dei romanzi mostrano la propria
pochezza e fragilità, rappresentano la crisi dell’uomo perché hanno visto crollare i
grandi progetti. La parola d’ordine di tutti e tre i romanzi è inettitudine: malattia
dello spirito che determina l’incapacità del personaggio di aderire stabilmente alla
realtà, malattia della volontà che rende incapaci di reagire.
Nei tre romanzi, Svevo prende in esame tre tappe fondamentali della vita, tre
moment simbolici: la giovinezza, la maturità e l’incipiente vecchiaia.
Alfonso Nitti, protagonista di Una vita, è un giovane che dalla campagna si
trasferisce a lavorare in banca in cità (Trieste) e si innamora di Anneta, fglia del
proprietario della banca, il signor Maller. Baciato dalla sorte, fdanzatosi quasi senza
volerlo ad Anneta, Alfonso percepirà nel tempo di non essere all’altezza della
situazione e, preso dalla paura di vivere, con la scusa della malattia della mamma
ritorna al suo paesino dove trova realmente la madre in gravi condizioni. La morte di
lei porta Alfonso di nuovo a Trieste ove cerca di rivedere Anneta, ma ormai è troppo
tardi. La ragazza si è fdanzata con Macario, giovane brillante e sicuro di sé, collega di
banca. Sfdato a duello dal nuovo fdanzato, Alfonso fugge dalla vita e si suicida con il
gas dell’automobile.
Emilio Brentani è invece il protagonista di Senilità: è un uomo sempre vissuto
nel chiuso del nido domestco, ignaro e tmoroso della realtà esterna, la cui