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Collegamenti
Costituzione italiana,tesina
Italiano - Verga e "I Malavoglia"
Inglese - W. H. Auden, "Refugee Blues"
Filosofia - La concezione del lavoro in Marx, Hegel e Arendt
Storia - I rapporti Stato-Chiesa prima e dopo la Costituzione (Patti Lateranensi e Accordo di Villa Madama)
Storia dell'Arte - Giacomo Balla, "Forme grido-Viva l'Italia"
Antropologia - La spiegazione antropologica della religione
Biologia - L'eutanasia: la biologia che supera i limiti umani
Latino - La scuola nell'antica Roma e il nuovo ordinamento scolastico proposto da Quintiliano
Pedagogia - La pedagogia italiana prima della Costituzione: Gentile e la sua riforma scolastica
Sociologia - La valutazione sociologica del Terzo settore e delle Onlus.
Capitolo 1
•Introduzione
Capitolo 2
•Articolo 1 della Costituzione italiana
•La concezione del Lavoro ne "I Malavoglia"
Capitolo 3
•Articolo 3 della Costituzione italiana
•W.H. Auden, "Refugee Blues"
Capitolo 4
•Articolo 4 della Costituzione italiana
•La concezione del Lavoro in G. Hegel, K. Marx e H. Arendt
Capitolo 5
•Articolo 7 della Costituzione italiana
•Il rapporto Stato-Chiesa prima e dopo la stesura della Costituzione
Capitolo 6
•Articolo 12 della Costituzione italiana
•Giacomo Balla, "Forme grido-Viva l'Italia"
Capitolo 7
•Articolo 19 della Costituzione italiana
•La spiegazione antropologica delle religioni
Capitolo 8
•Articolo 32 della Costituzione italiana
•L'eutanasia: la biologia che supera i limiti umani
Capitolo 9
•Articolo 33 della Costituzione italiana
•La scuola nell'antica Roma e il nuovo ordinamento scolastico di Quintiliano
Capitolo 10
•Articolo 34 della Costituzione italiana
•La pedagogia italiana prima della Costituzione: G. Gentile
Capitolo 11
•Articolo 45 della Costituzione italiana
•Il Terzo Settore e le Onlus: la valutazione sociologica
INTRODUZIONE
Il 2 giugno 1946 è una data chiave per l’età repubblicana italiana. In questa data si tennero le
elezioni per l’Assemblea Costituente e il referendum istituzionale per scegliere tra monarchia e
repubblica. Prevalse la repubblica e il re Umberto II lasciò l’Italia.
Le tre linee politiche – la tradizione cattolica, quella socialista e quella liberale – riuscirono a trovare
un punto di conciliazione nel testo costituzionale, che venne approvato e poi proclamato il 1°
gennaio 1948.
In quel testo, l’Italia dichiarava di ispirarsi ai valori del lavoro, dell’eguaglianza, della libertà, del
ripudio della guerra, e si dava istituzioni liberal-democratiche divenendo una Repubblica
parlamentare.
L’Italia divenne una Repubblica parlamentare in cui era garantita una netta separazione dei poteri: il
Parlamento, il Governo e la Magistratura.
Per il controllo della costituzionalità delle leggi promulgate dal parlamento venne istituita la Corte
costituzionale con il potere di dichiarare nulle quelle leggi che contrastassero con gli articoli della
Costituzione.
La scelta di questo argomento è nato poiché sono da anni appassionata dal diritto e dalla giustizia.
Le leggi sono creature artificiali ma allo stesso tempo superiori all’uomo poiché nell’uomo esiste
ancora l’ “essere bestiale” mentre le leggi esaltano le qualità umane che sono sublimate e sono
portate all’ennesima potenza.
Da questo è nata l’idea del mio percorso: cercare di collegare ad alcune leggi, le materie scolastiche
a dimostrazione del fatto che le leggi le ritroviamo in ogni nostro gesto quotidiano.
Le leggi ci spingono ad essere responsabili quindi a rispondere delle nostre azioni senza rifugiarsi
dietro giustificazioni fittizie.
Questo mio interesse dipende anche dal mio modo di essere. Ritengo che le nostre azioni debbano
essere sempre ben ponderate perché non solo ricadono su noi stessi ma soprattutto sugli altri e
questo per me significa essere liberi. Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Verga progetta il “Ciclo dei vinti”, nel quale presenta lo studio razionale e scientifico di cause ed
effetti del Progresso, definendo i romanzi lo << studio spassionato>>. Egli analizza la “ricerca del
meglio” nei vari ceti sociali, considerando cinque romanzi: “I Malavoglia”, “Mastro-don Gesualdo”,
“La duchessa di Leyra”, “L’onorevole Scipioni” e “L’uomo di lusso”.
Verga osserva che mano in mano che si procede nei vari ceti sociali, la ricerca del materiale si
maschera con motivazioni ideali: l’uomo politico le maschera dicendo che si sarebbe messo al
servizio dei cittadini e l’artista si presenta e si pone come civilizzatore anche se, in realtà, persegue
solo il suo successo, ma nel ceto più basso le motivazioni sono autentiche perché i protagonisti
hanno realmente bisogno di soldi.
Verga riflette sul Progresso e si rende conto che questo si realizza al livello di storia dell’umanità e
quindi su vasta scala, ma nella sua avanzata inarrestabile, travolge come una fiumana i singoli
individui. Per far sì che esista il Progresso, deve esserci una maggiore insoddisfazione in modo che il
singolo diventi sempre più egoista, arrivando a trascurare le relazioni fino ad eliminarle: questo
porta all’alienazione. Il Progresso lascia nella sua strada migliaia di vinti poiché gli individui,
ricercando il Progresso, si sono alienati.
Verga afferma che può esserci un modo per non essere travolti: questo viene esposto nella novella
“Fantasticherie”.
<<Proprio l'ideale dell'ostrica! e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo, che quello di non
esser nati ostriche anche noi -. Per altro il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio
sul quale la fortuna li ha lasciati cadere, mentre seminava principi di qua e duchesse di là, questa
rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia, che si riverbera sul
mestiere, sulla casa, e sui sassi che la circondano, mi sembrano - forse pel quarto d'ora - cose
serissime e rispettabilissime anch'esse.>>
In questa novella, Verga espone l’ideale dell’ostrica. Il Progresso è concepito come una corrente
travolgente e per non essere travolti bisogna fare come le ostriche che rimangono attaccate e
radicate ai sassi. I sassi rappresentano i valori sacri e le relazioni che devono antecedere tutte le
altre cose e devono essere curate. Le relazioni sono importanti da proteggere poiché l’amore è
facile da perdere.
“I Malavoglia” è il capolavoro del Verismo italiano pubblicato da Verga nel 1881 e sono il riflesso
della verità storico-sociale della Sicilia post Unità d’Italia.
La storia si svolge a Aci Trezza, nei pressi di Catania, e Verga cala qui la verità storico-sociale di un
tipico paesino della Sicilia facendone una vera e propria ricostruzione in laboratorio.
I protagonisti del romanzo sono la famiglia Malavoglia: il nome è antifrastico poiché significa
“svogliato” ma in realtà essi sono veri lavoratori.
La vicenda gira attorno alla casa del Nespolo, che è un eden perduto, poiché tutta la storia sta nella
perdita e nel tentativo di riconquistarla. Il nespolo è un albero da frutto con le radici ancorate nella
terra e questo sta a significare il senso della vita che ci tiene in piedi: la vita di questa famiglia è
infatti radicata a un patrimonio di valori e sentimenti.
Il principale valore è infatti l’onestà nel lavoro. Verga elabora la religione della famiglia: il lavoro è un
valore sacro quando non impedisce l’essere persona di un individuo, lo umanizza e migliora le
relazioni, permettendo così di tornare a casa e avere il tempo per la propria famiglia e per le
relazioni. La religione della famiglia si riverbera nel lavoro poiché quando la vita è piena di affetti è
sempre feconda: questo viene dimostrato da Alessi, che con il lavoro onesto riesce, alla fine del
romanzo, a ricomprare la Casa del Nespolo ed a riformare il nucleo familiare insieme a Mena. Egli
dimostra che la vita continua a fiorire se si rimane radicati ai valori.
Nel romanzo, Padron ‘Ntoni e ‘Ntoni sono una coppia oppositiva poiché il nonno ricerca il bene
spirituale formato dagli affetti familiari e dal vivere una vita in prospettiva di donare fino al
sacrificio, mentre il nipote ricerca il bene economico e materiale che, secondo Verga, fa crescere
anche l’egoismo individuale.
‘Ntoni parte per Trieste per cercare fortuna poiché si rende conto che il sistema dei valori non serve
ad arrivare al successo, che è in mano ai prepotenti e ai furbi.
Non trovando fortuna, ‘Ntoni torna ad Aci Trezza ed inizia a frequentare l’Osteria della Santuzza che
è il luogo della trasgressione.
Qui avviene la distruzione dell’ideale dell’onestà del lavoro e dell’onore.
<<- Ad ogni uccello, suo nido è bello -. Vedi quelle passere? le vedi? Hanno fatto il nido sempre colà,
e torneranno a farcelo, e non vogliono andarsene.
- Io non sono una passera. Io non sono una bestia come loro! rispondeva 'Ntoni. Io non voglio vivere
come un cane alla catena, come l'asino di compare Alfio, o come un mulo da bindolo, sempre a girar
la ruota; io non voglio morir di fame in un cantuccio, o finire in bocca ai pescicani.
- Ringrazia Dio piuttosto, che t'ha fatto nascer qui; e guardati dall'andare a morire lontano dai sassi
che ti conoscono. «Chi cambia la vecchia per la nuova, peggio trova». Tu hai paura del lavoro, hai
paura della povertà; ed io che non ho più né le tue braccia né la tua salute non ho paura, vedi! «Il
buon pilota si prova alle burrasche». Tu hai paura di dover guadagnare il pane che mangi; ecco
cos'hai! Quando la buon'anima di tuo nonno mi lasciò la Provvidenza e cinque bocche da sfamare, io
era più giovane di te, e non aveva paura; ed ho fatto il mio dovere senza brontolare; e lo faccio
ancora; e prego Iddio di aiutarmi a farlo sempre sinché ci avrò gli occhi aperti, come l'ha fatto tuo
padre, e tuo fratello Luca, benedetto! che non ha avuto paura di andare a fare il suo dovere.>>
<<Padron 'Ntoni, come il nipote gli arrivava a casa ubbriaco, la sera, faceva di tutto per mandarlo a
letto senza che gli altri se ne avvedessero, perché questo non c'era mai stato nei Malavoglia, e gli
venivano le lagrime agli occhi. La notte, quando si alzava e chiamava Alessi per andare al mare,
lasciava dormire l'altro; tanto non sarebbe stato buono a nulla. 'Ntoni da prima se ne vergognava, e
andava ad aspettarli sulla riva appena tornavano, colla testa bassa. Ma a poco a poco ci fece il callo,
e diceva fra di sé: - Così domani faremo ancora domenica!
[…]
- Che non ti vergogni di far questa vita? gli disse alfine il nonno, il quale era venuto apposta a
cercarlo colla testa bassa e tutto curvo; e piangeva come un fanciullo nel dir così, tirandolo per la
manica dietro la stalla della Santuzza, perché nessuno li vedesse. - E alla tua casa non ci pensi? e ai
tuoi fratelli non ci pensi? Oh, se fossero qui tuo padre e la Longa! ’Ntoni! ’Ntoni!...
- Ma voi altri ve la passate forse meglio di me a lavorare, e ad affannarvi per nulla? È la nostra mala
sorte infame! ecco cos’è! Vedete come siete ridotto, che sembrate un arco di violino, e sino a vecchio
avete fatto sempre la stessa vita! Ora che ne avete? Voi altri non conoscete il mondo, e siete come i
gattini cogli occhi chiusi. E il pesce che pescate ve lo mangiate voi? Sapete per chi lavorate, dal
lunedì al sabato, e vi siete ridotto a quel modo che non vi vorrebbero neanche all’ospedale? per
quelli che non fanno nulla e che hanno denari a palate, lavorate!
- Ma tu non ne hai denari, né io ne ho! Non ne abbiamo avuti mai, e ci siamo guadagnato il pane
come vuol Dio; è per questo che bisogna darsi le mani attorno, a guadagnarli, se no si muore di
fame.
- Come vuole il diavolo, volete dire! Che è tutta opera di Satanasso la nostra disgrazia! Ora sapete
quel che vi aspetta quando non potrete più darvele attorno le mani, perché i reumatismi le avranno
ridotte come una radica di vite? Vi aspetta il vallone sotto il ponte per andare a creparvi.
- No! no! esclamò il vecchio tutto giulivo, e gettandogli al collo le braccia rattratte come radiche di
vite. I denari per la casa ci son già, e se tu ci aiuti...
- Ah! la casa del nespolo! Credete che sia il più bel palazzo del mondo, voi che non avete visto altro?
- Lo so che non è il più bel palazzo del mondo. Ma non dovresti dirlo tu che ci sei nato, tanto più che
tua madre non ci è morta.
- Nemmeno mio padre non ci è morto. Il nostro mestiere è di lasciare la pelle laggiù, in bocca ai
pescicani. Almeno, finché non ce la lascio, voglio godermi quel po’ di bene che posso trovare, giacché
è inutile logorarmi la pelle per niente! E poi? quando avrete la casa? e quando avrete la barca? E