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Letteratura classica – L'epos arcaico
Storia – Il periodo tra le due guerre mondiali e la guerra fredda
Dalla comic strip a Superman – Metamorfosi del fumetto nella società di massa statunitense
Introduzione
Tra i mezzi di comunicazione introdotti nel XX secolo in seguito ai processi di
industrializzazione e massificazione, il fumetto influì in maniera decisiva nella cultura statunitense.
Nacque come divertimento per gli strati sociali meno colti, ma fin dagli esordi si fece specchio dei
pensieri e degli stati d’animo del proprio pubblico, finendo con l’assumere dimensioni ben più
imponenti di quelle di un semplice esempio di letteratura di intrattenimento.
In seguito, con la pubblicazione della serie di Superman, il fumetto recuperò i modelli
dell’epica greca e li pose in stretta relazione con lo spirito romantico e con le componenti più
caratteristiche della cultura del Nuovo Continente. Era l’inizio della cosiddetta letteratura
supereroica, un genere innovativo che non aveva precedenti in Europa, pur prendendo le mosse da
quella tradizione.
Superman rappresentò una svolta anche perché le sue avventure non si limitavano solo a
rappresentare in forma allegorica la realtà, immobilizzandola in un simbolo, ma si sviluppavano in
modo dinamico come corrispettivo fittizio degli eventi storici reali.
In particolare, il supereroe fu ideato dapprima in antitesi all’Oltreuomo nazista, il
conquistatore ariano, fino a diventare paradossalmente l’autentica espressione dell’Oltreuomo così
com’era stato concepito da Nietzsche. Infine, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’insorgere del
pericolo sovietico, il flagello di Superman fu un nuovo Oltreuomo, più vicino al modello del soldato
sovietico: il genio criminale Lex Luthor.
Pertanto, attraverso un percorso nella storia di questo singolare fenomeno letterario dalle
prime comic strips agli episodi di Superman, è possibile costruire un quadro della coscienza di
massa americana tra la fine dell’Ottocento e la Seconda Guerra Mondiale.
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Dalla comic strip a Superman – Metamorfosi del fumetto nella società di massa statunitense
1 – Moderna mitopoiesi
«The Yellow Kid was not an individual but a type. When I used to go about the slums on
newspaper assignments I would encounter him often, wandering out of doorways or sitting down on
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dirty doorsteps.»
Una delle conseguenze dell’avvento della società di massa, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio
del Novecento, fu lo sviluppo di una letteratura parallela a quella già esistente.
Essa riusciva a coinvolgere una fascia di pubblico più ampia ed eterogenea, in quanto si
presentava come un mezzo di intrattenimento, pur affrontando temi di grande portata per ogni
classe sociale.
Il fumetto fu un fenomeno collaterale della nuova letteratura, chiamata “letteratura di massa”.
La prima esperienza del genere fu la comic strip, “striscia umoristica”, nata negli Stati Uniti
alla fine del XIX secolo sul modello delle vignette satiriche già presenti sulle riviste europee
dell’Ottocento, sebbene queste ultime fossero ancora destinate a un’utenza di alto livello sociale.
Nel 1894, una serie di strips, Hogan’s Alley di Richard F. Outcault, d ebuttò in bianco e nero
sulla rivista “ Truth”, per poi riscuotere un grande successo a partire dall’anno seguente, quando
venne pubblicata sul supplemento domenicale a colori del “New York World”.
Le avventure di Yellow Kid, il “Bambino Giallo”, accessibili anche da parte di quelle classi
sociali fino ad allora emarginate dalla letteratura, costituirono un’esperienza rivoluzionaria.
La risposta entusiastica del popolo al monello dalle orecchie a sventola si legava perciò in
primo luogo alla sua familiarità. Lo stesso autore dichiarò di essersi ispirato ai ragazzini dei
bassifondi per le sue vicissitudini e per la parlata semplice e sgrammaticata.
Oltre a favorire l’identificazione dei lettori con il giovane protagonista, Outcault mise in atto
anche una vera rivoluzione del linguaggio. Tramite l’astuto espediente di trascrivere i dialoghi di
Yellow Kid così come andavano pronunciati, permetteva la comprensione anche a lettori di livello
1 Tratto da un’intervista di Richard F. Outcault del 1902 (mia traduzione): «Il Bambino Giallo non era un individuo,
ma un tipo. Quando frequentavo i bassifondi a caccia di articoli, lo incontravo spesso mentre vagabondava sulla
soglia delle case o stava seduto sui gradini sporchi davanti alla porta.»
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Dalla comic strip a Superman – Metamorfosi del fumetto nella società di massa statunitense
culturale inferiore rispetto alla classe borghese più istruita.
D’altra parte, Outcault non trascurò neppure le frange analfabete: grazie all’uso preponderante
dell’immagine, le sue strisce divennero un mezzo di propaganda e di informazione più efficace
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degli articoli di giornale. Episodi come The Yellow Kid’s New Phonograph Clock del 1897, in cui il
Bambino Giallo è alle prese con una sveglia, contribuirono alla diffusione dei prodotti
dell’industrializzazione e dei successi delle nuove scienze, assumendo così il valore di fonti e non
solo di prodotti della massificazione.
Dal romanzo ottocentesco di origine britannica i primi racconti a fumetti trassero anche un
certo impianto moralistico, che fece di Yellow Kid il simbolo della denuncia delle ingiustizie subite
dalla massa. Le sue vicende rappresentavano una riflessione, sia pure semplificata, su temi sociali
molto vicini agli uomini del tempo, come il razzismo, la guerra e le vicissitudini politiche.
Mentre però il quadro delle condizioni sociali miserevoli degli strati inferiori descritto dagli
autori dell’epoca vittoriana, come Charles Dickens, prevedeva come destinatari i borghesi, nella
critica mossa da Outcault riecheggiava la voce del popolo e al popolo si rivolgeva.
Le vignette divennero dunque un manifesto di quel disagio vissuto dalle classi inferiori, per
esprimere il quale fino ad allora erano mancati loro gli strumenti adatti. Si pensi a The War Scare In
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Hogan’s Alley del 1896, in cui viene presentato un quadro della diffidenza americana nei confronti
dell’Europa – e dell’Inghilterra in particolare – e del conseguente sostegno popolare di cui godeva
la cosiddetta Monroe Doctrine.
Tuttavia, ad affascinare il pubblico erano anche vicende dal respiro più leggero, affini al
romanzo di formazione e proprie della letteratura d’intrattenimento, come la cotta per l’amica Liz o
le scorribande con gli altri ragazzi del quartiere di Hogan’s Alley.
Risulta perciò evidente il rapporto privilegiato instauratosi tra questa nuova forma di
letteratura e l’utenza. Anch’esso derivava dalla tradizione vittoriana dei romanzi a puntate, su cui i
lettori esercitarono per la prima volta un ampio potere decisionale, poiché per vendere gli autori
dovevano sviluppare ciascun capitolo affinché incontrasse il favore del pubblico. Nell’ambito
fumettistico, tuttavia, un simile legame rivestì un’importanza ancora maggiore.
Non solo il fumetto subiva l’influenza dei suoi fruitori, ma anche e soprattutto evolveva con
loro.
2 Dal “New York Journal” del 14 febbraio 1897: «La nuova sveglia del Bambino Giallo»
3 Dal “New York Journal” del 15 marzo 1896: «La paura della guerra in Hogan’s Alley»
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A conferma di ciò, alla società moderna ancora allo stadio embrionale di fine Ottocento
corrispondeva un bambino, mentre nel pieno sviluppo del fenomeno di massificazione sarebbe stata
la figura di Superman, un uomo adulto, ad assurgere a manifestazione più caratteristica della
coscienza di massa statunitense, gettando le basi per la narrativa a fumetti di genere supereroico.
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2 – καλὸς καὶ ἀγαθός (fine and noble)
«I supereroi sono in fondo figure della mediazione. Come gli eroi classici erano un ponte tra
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umano e divino, i supereroi sono un ponte tra umano e illimitato.»
Il fumetto supereroico fu rivoluzionario in ambito letterario per la sintesi operata tra il testo
scritto e l’immagine.
Esso non avrebbe preso piede in Europa se non alcuni decenni più tardi rispetto al Nuovo
Continente, poiché l e popolazioni europee vantavano una tradizione letteraria molto più antica di
quella statunitense. Per secoli i libri erano stati appannaggio di una oligarchia ristretta e gelosa delle
proprie prerogative, che si opponeva alla divulgazione di uno strumento di cultura alla portata delle
altre classi sociali.
Nel caso del genere supereroico in particolare, però, la sua diffusione in territorio statunitense
va fatta risalire soprattutto ad alcuni elementi che costituiscono il fulcro della cultura americana:
l’ottimismo, il pragmatismo e l’individualismo.
Al tempo stesso, coniugando tali aspetti moderni agli stilemi della tradizione arcaica, questa
nuova letteratura si presentava quale erede del poema epico classico, e riusciva così a ricongiungere
due continenti, l’Europa e l’America, separati da un vasto oceano.
In primo luogo, la struttura del fumetto rispecchia quella dell’ epos per l’esistenza di un nucleo
centrale – la cosiddetta continuity – all’interno del quale vengono a inserirsi i singoli episodi. Essi,
dunque, sono integrati nel filone narrativo principale, ma possono anche essere letti come storie a sé
stanti, proprio come i canti degli aedi andavano a comporre un unicum, tuttavia più spesso venivano
recitati singolarmente, senza perdere il proprio significato individuale.
Tuttavia, Iliade e Odissea erano la trasposizione scritta di materiale preesistente in forma
orale e quindi, per quanto estesa, la storia in esse contenuta era già conclusa all’epoca della stesura
delle due opere, nel VI secolo a.C., e rappresentava così una civiltà – quella micenea arcaica –
scomparsa e distante da quella dei lettori. Al contrario, la continuity si espande di pari passo con le
trasformazioni della società.
4 Tratto da
Materia di fede, prefazione di Marco Mancassola a Il fumetto supereroico – Mito, etica e strategie
narrative di Marco Arnaudo, pp. IX-X 6
Dalla comic strip a Superman – Metamorfosi del fumetto nella società di massa statunitense
Le vicende sono un’interpretazione e una risposta agli eventi cardine della realtà
contemporanea; in tal senso, si rivolgono agli uomini del loro tempo con l’intento informativo dei
quotidiani e insieme con lo spirito romantico delle opere di narrativa.
Anche dal punto di vista contenutistico, il fumetto compie un’operazione di rielaborazione dei
classici ineguagliabile in ambito letterario, resa possibile proprio dalla duplice natura pittorica e
testuale del mezzo. Vengono ripresi motivi topici quali il concilio degli dei, il duello, la digressione
ecfrastica su armi ed equipaggiamenti, ma con un’importante novità: la rappresentazione non è più
affidata alla parola, bensì all’immagine.
Gli sviluppi narrativi mutuati dall’ epos sono il viaggio costellato di peripezie – che rimanda
all’esperienza dei padri fondatori, salpati dalle coste britanniche verso l’ignoto – unito al topos della
quest, e le prove cui l’eroe deve sottoporsi, che alludono alle tappe del percorso di autorealizzazione
del self-made man.
Se dunque la comic strip si limitava a offrire uno scorcio della realtà contemporanea, il
fumetto supereroico rivestiva anche la funzione educativa esercitata nel Medioevo dalle
raffigurazioni sulle pareti delle chiese e permise al pubblico americano di fare la conoscenza, sia
pure in chiave moderna, di un tipo di letteratura – quella arcaica di origine greco-romana –
altrimenti pressoché sconosciuta.
In altre parole, fu uno dei mezzi che consentì la ricostruzione di un patrimonio di miti e
simboli disgregatosi con la crisi della Chiesa, una volta che essa ebbe perso il proprio primato di
educatrice delle masse. Proposte non più dall’organismo ecclesiastico, ma dall’industria
fumettistica, a riprova del primato ottenuto dalle imprese a seguito delle due rivoluzioni, le nuove