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In questa tesina parlerò di uno dei più importanti marchi del mondo, la “Coca-Cola”, un’azienda che ha alle spalle 125 anni di storia, ho voluto infatti spiegare come una semplice bibita analcolica è diventata non solo parte integrante della società moderna, ma un vero e proprio simbolo della cultura popolare americana. Parlerò poi degli altri ingredienti caratterizzanti come gli additivi. La curiosità è nata dopo aver visto un video riguardante la più classica delle bibite, “la Coca- Cola”, devo dire che mi sono meravigliato nello scoprire come fosse interessante la sua storia, e di come essa si sia sviluppata insieme agli avvenimenti storico politici, sociali e culturali dell’America.
La tesina di maturità permette anche di creare dei collegamenti interdisciplinari.
Storia: La nascita della bibita e la crisi del 1929.
LOGSR: La Ristorazione Rapida.
Alimentazione: Gli additivi.
Legislazione: L'etichettatura degli alimenti.
Inglese: The Bar.
Francese: La Restauration Rapide en France.
La Coca Cola viene venduta
Nel 1924 Robert Woodruff (figlio del finanziere Ernest Woodruff) acquista la “Coca-Cola”
da Candler. Robert è molto interessato alla gestione della azienda e si interessa a ogni
aspetto, dalla produzione al marketing, finalmente la “Coca-Cola” è pronta per nuovi
successi. La Coca Cola durante la Crisi del 1929
La ripresa e lo sviluppo dell'industria militare permise agli USA di uscire dalla depressione,
iniziata nel 1929, tuttavia, la“Coca-Cola” fu messa a dura prova a causa del razionamento
dello zucchero.
Robert Woodruff decide così di recarsi a Washington, per convincere il governo che la
“Coca-Cola” essendo la bibita rinfrescante più famosa d’America non solo è un simbolo
nazionale, ma una necessità per i soldati al fronte.
Incredibilmente Woodruff riesce a convincere il governo, non solo a dargli tutto lo zucchero
di cui ha bisogno, ma addirittura a diventare il fornitore ufficiale dell’esercito americano.
All’inizio degli anni cinquanta la “Coca-Cola” è praticamente invincibile, diventata un
simbolo americano, è presente in tutto il mondo con vendite annue pari a quasi un miliardo
di dollari.
Robert Woodruff ormai vecchio e non più in grado di reggere l’azienda, passa la mano al
giovane ed intraprendente Roberto Goizueta che diventa l’amministratore delegato della
“Coca-Cola” ,come prima operazione per rilanciare il marchio e il prodotto pensa e realizza
l’impensabile: modifica la storica formula della “Coca-Cola” per reintrodurla sul mercato
come “ New Coke”.
Il 23 aprile 1985 viene lanciata sul mercato la nuova formula. Nonostante ci si affanni a
proclamare la “New Coke” come un prodotto nuovo ed innovativo è subito chiaro a tutti i
consumatori che il gusto scontenta tutti.
Gli americani si sentono privati di uno dei simboli americani più conosciuti al mondo, in
pochi giorni alla “Coca-Cola Company” arrivano migliaia di telefonate da consumatori
adirati che minacciano azioni e rappresaglie contro l’azienda.
La soluzione è solo una: tornare indietro. Viene reintrodotta la vecchia e amata formula
della “Coca-Cola” che da allora è la “Coca Cola Classic” e con la vecchia formula
magicamente tornano a volare le vendite e l’azioni.
Si dice che lo storico fiasco della “New Coke” sia stata una enorme e programmata
manovra di marketing per preparare il ritorno alla vecchia formula e rilanciare
pomposamente un prodotto oramai visto come vecchio.
Gli Ingredienti
Cosa c’è nella “Coca-Cola”? Ebbene questo è un segreto. Solo alcune persone hanno
avuto il permesso di partecipare alla preparazione della formula della Coca-Cola. Non
sanno però cosa siano veramente queste sostanze, specialmente l'ingrediente più
segreto, il 7X.
si dice che i sette ingredienti X siano:
Alcol;
Olio essenziale di arancia;
Olio essenziale di limone;
Olio essenziale di noce moscata;
Olio essenziale di coriandolo;
Olio essenziale di neroli;
Olio essenziale di cannella.
Come mai la Coca Cola ha questa fama da oltre un secolo?
Certamente ha un gusto unico, è dolce quanto basta e frizzante e ben si accompagna a
particolari piatti, come la pizza, ad esempio.
Ma negli anni si è assistito a tutto un fiorire di teorie secondo cui la Coca Cola avrebbe
effetti benefici per trattare alcuni piccoli disturbi. Ad esempio, qualcuno giura che bere un
po’ di Coca Cola aiuti a combattere le nausee in gravidanza; qualcun altro che la Coca
Cola è un ottimo digestivo.
Ma meglio non esagerare. La Coca Cola infatti resta una bevanda ricca di zuccheri e con
un certo quantitativo di caffeina. Quindi meglio farla bere con moderazione ai bambini e
soprattutto limitarne il consumo alle occasioni particolari (feste o cene in pizzeria) per
evitare che diventi un’abitudine.
La Ristorazione Rapida
Le origini: i Fast food
A partire dagli anni del boom economico, tra la popolazione dei paesi più ricchi si sono
imposti ritmi di vita sempre più frenetici che hanno indotto il diffuso bisogno di consumare
pasti veloci e a prezzo contenuto.
Il mercato della ristorazione si è adeguato alla crescente richiesta offrendo una nuova
tipologia di locali con queste caratteristiche. Così negli anni '50 negli Stati Uniti sono nati
primi fast food (letteralmente "cibo veloce"), esercizi ristorativi che si caratterizzano per:
• la velocità nel servizio;
• i prezzi contenuti;
• la standardizzazione e la replicabilità dei piatti;
• l'atmosfera giovanile, informale e dinamica;
• l'attenzione ad assecondare le mode del momento.
Dagli Stati Uniti i fast food si sono diffusi in tutto il mondo, facendo la loro comparsa in
Europa intorno agli anni '70. L'affermazione di questa formula in Italia si è avuta però solo
un decennio più tardi.
I fast food sono generalmente organizzati in catene: prodotti e servizio sono uniformi in
ogni punto vendita dello stesso gruppo. Le principali preparazioni offerte sono hamburger,
hot dog, patatine fritte, pizze, sandwich, il tutto arricchito con salse quali senape,
maionese e ketchup.
La tipologia dell'offerta fa sì che i fast food siano particolarmente apprezzati da giovani e
adolescenti, che così tendono ad assumere abitudini alimentari scorrette: infatti in genere i
cibi proposti sono poco equilibrati sotto il profilo nutrizionale e per di più i ragazzi sono
soliti consumarli in tutta fretta per strada o addirittura in macchina.
I self service
Il self service (letteralmente "servire se stesso") è una formula caratterizzata dal
particolare modello di distribuzione dei pasti: il cliente, aiutandosi con un vassoio, si serve
da solo seguendo un percorso obbligato che lo porta a passare di fronte a tutti i cibi offerti,
per poi approdare alla cassa.
Il servizio è generalmente rapido e i prezzi contenuti, anche perché il gestore risparmia
parecchio sui costi del personale.
Il self service è una forma di neoristorazione che trova larga applicazione nelle mense
aziendali, scolastiche e universitarie. Il suo successo è dovuto al fatto che costituisce una
soluzione ottimale per i nuovi ritmi e per i mutati modelli di consumo alimentare. Una
nuova categoria di self service è il self service free flow. Rappresentano l'evoluzione del
modello di self service tradizionale, dal quale si distinguono perché non costringono il
cliente a seguire percorsi obbligati (free flow = flusso libero). Infatti sono strutturati a isole,
ciascuna delle quali offre una diversa tipologia di prodotti (piatti freddi, primi, secondi ecc.).
In questo modo il cliente può dirigersi direttamente verso le proposte di suo interesse,
senza dover attendere il proprio turno in fila.
Una peculiarità del free flow è la grande importanza attribuita all'estetica dei piatti e
all'aspetto cromatico dei buffet (piatti freddi, verdure, insalate sfiziose). Particolare rilievo
scenografico è dato anche alle proposte di dessert e frutta.
Gli snack bar
Questi locali coniugano il tradizionale servizio di bar-caffetteria con l'offerta di cibi per un
rapido spuntino. Si trovano principalmente nelle aree urbane ad alta densità di uffici e la
loro clientela è formata in prevalenza dai lavoratori in pausa pranzo. La gamma dell'offerta
degli snack bar è piuttosto ampia: si va dai classici panini e brioche, alle insalate, ai primi
piatti. Il servizio è veloce e adatto a un consumo al banco, ma l'ormai consueto
allestimento di tavolini permette a chi lo vuole di sedersi e mangiare con più tranquillità.
I locali destinati alla preparazione dei pasti sono in genere di dimensioni ridotte. Questi
esercizi ristorativi, pertanto, utilizzano più di altri, prodotti semilavorati o finiti.
I wine bar
Una particolare tipologia di bar è quella dei wine bar (detti anche "vinerie"), che
rappresentano la versione attuale delle bottiglierie di un tempo, nelle quali era possibile
bere "a méscita". Si tratta di piccoli locali, spesso con arredamento caratteristico,
specializzati nell'offerta di vino al bicchiere, a cui nell'ora dell'aperitivo si accompagnano
stuzzichini vari. La loro clientela è varia sia per età che per aspettative: adulti e
giovanissimi, sommelier o comuni avventori che desiderano degustare più di una tipologia
di vino senza essere obbligati ad acquistare intere bottiglie.
L'happy hour
Happy hour è un'espressione che significa "ora felice" e che in origine nei paesi
anglosassoni indicava una particolare fascia oraria, dalle 6 alle 7 di sera, nella quale i
locali erano soliti servire birra a prezzi stracciati.
Oggi happy hour è sinonimo di una nuova formula di aperitivo che punta sulla ricca offerta
di cibo, sulla socializzazione tra clienti e sull'esclusività degli ambienti.
L'happy hour è diventato una moda irrinunciabile nei grandi centri urbani, ma pian piano
sta conquistando anche località più periferiche.
L'offerta tipica dell'happy hour è estremamente varia: l'immancabile drink si accompagna
a pizzette, tartine, insalate, paste fredde ecc., in genere con servizio a self service.
La clientela è costituita in prevalenza da under quaranta di ritorno dal lavoro che
desiderano regalarsi un po' di relax in buona compagnia, spesso trattenendosi al tavolo
oltre l'ora di cena. Preparazioni stuzzicanti, luci basse, musica soffusa, scenografie
raffinate e soprattutto tanta gente "in" costituiscono l'adeguata risposta alle loro esigenze.
Locali di tendenza bar de tapas e fashion bar
I bar de tapas sono una vera e propria istituzione in Spagna, dove all'ora di pranzo o
anche nel tardo pomeriggio è tipico fermarsi in questi locali per uno spuntino
accompagnato da un caffè, del vino, una bibita o la più tradizionale cana (birra alla spina).
Caratteristica è l'offerta di stuzzichini denominati per l'appunto tapas: tortillas (frittate, tra
cui quella classica a base di patate e cipolle), papas all i oli o a la brava (patate con salsa
all'aglio o piccante), pinchito moruno (spiedino di carne di maiale o di pollo marinato),
formaggi e jamón (prosciutto crudo), pescaíto frito (pesce fritto), verdure miste grigliate o
al pomodoro. Oggi i bar de tapas sono diffusi in tutta Europa e rappresentano una forma di
fast food per palati esigenti.
Il loro successo è dovuto al fatto che offrono un connubio perfetto tra la degustazione di
vino di qualità e l'assaggio di preparazioni sfiziose in porzioni miniaturizzate.
Questo connubio lo si può ritrovare anche in tutti quei locali che attirano un pubblico alla
moda, e che per questo sono detti "fashion bar". I fashion bar sono caratterizzati da
arredamenti particolari, spesso con luci colorate e soffuse, e si animano soprattutto
quando cala la notte.
In questa categoria rientrano i lounge bar, locali confortevoli arredati con divani, poltrone,
come in un soggiorno domestico, e caratterizzati da atmosfere rilassanti create con
illuminazioni soft e musiche di sottofondo che danno la possibilità ai clienti di conversare
agiatamente. Gli additivi alimentari
Dal punto di vista legislativo, per additivo alimentare si intende "qualsiasi sostanza,
normalmente non consumata come alimento e non utilizzata come ingrediente tipico degli
alimenti, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi
di produzione, di trasformazione, di preparazione degli alimenti".
Requisiti legali e classificazione
Gli additivi aggiunti all'alimento devono comparire nell'etichetta alimentare, esattamente
nell'elenco degli ingredienti. Gli additivi possono essere riportati con i loro nomi scientifici o
con le sigle che vengono loro attribuite dall'organismo europeo competente. La sigla è
costituita dalla lettera E di solito seguita da tre cifre: per esempio, la serie degli E 100 è
attribuita ai coloranti, degli E 200 ai conservanti, e così via.
In base alla funzione che svolgono, si distinguono:
• additivi che conservano la freschezza dei cibi e ne impediscono il deterioramento
provocato dai microrganismi.
additivi che modificano la struttura fisica dell'alimento.
•
• additivi che esaltano o accentuano le caratteristiche sensoriali.
Gli additivi ad azione fisica