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Sintesi Clown tesina
Questa tesina descrive la figura del clown. Il clown è una figura sociale che tutti conoscono, dai più giovani ai più anziani. Il medico è un professionista che tutti riconoscono utile e ne sono riconoscenti. Si potranno mai unire queste due figure? Ebbene sì, e fin dai primi anni ottanta iniziò a vedersi negli ospedali una figura nuova formata proprio dall’unione di queste: il clown medico, che donava sorrisi e amore, soprattutto ai bambini. Oggigiorno questo approccio al paziente è chiamato “clownterapia”, la terapia del sorriso. Ho deciso di approfondirla nella mia tesina interdisciplinare, perché ero interessata a capire come un sorriso potesse davvero essere la cura migliore. Il maggior esponente è Patch Adams, che però afferma di non avere idea di cosa sia la clownterapia. Infatti, la parola “terapia” sminuisce il concetto, perché non ci devono essere regole che impediscano di portare gioia negli ospedali e non serve un diploma ma è importante avere Amore da donare al 100%.
Confrontando la figura del clown con l’umorista, del quale scrive Pirandello, possiamo intuire che essi abbiano un aspetto in comune, che ho voluto affrontare approfondendo alcune tra le sue opere: Uno, nessuno e centomila, L’umorismo e Il fu Mattia Pascal.
Ogni persona in base alla propria esperienza personale ha un concetto diverso di clown: c’è chi ne ha paura per un’esperienza traumatica – a tal proposito ho deciso di approfondire la coulrofobia - e chi, invece, li apprezza e li sostiene. “Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo.”
L.Pirandello
Collegamenti
Clown tesina
Psicologia - Il clown e la cura attraverso la clownterapia.
Italiano - La figura del clown a confronto con l'umorista di Pirandello e la maschera del clown differenziata dalle maschere pirandelliane.
Igiene - La paura del clown (coulrofobia).
Inglese - Film Patch Adams.
INDICE
Introduzione pag 1
Psicologia pag 2
1. Gli albori della clownterapia pag 3
1.1. Il clrco e il clown pag 3
1.2. Dal circo all’ospedale pag 3
2. La clownterapia pag 4
2.1. I concetti chiave pag 4
2.2. La clowterapia a brescia pag 7
Igiene pag 10
1. La coulrofobia pag 11
1.1. Di cosa si tratta? pag 11
2. L’ansia pag 12
2.1. Cos’è l’ansia? pag 12
2.2. Lo stress pag 13
2.3. Fobie e ossessioni pag 13
Inglese pag 15
1. FILM: Patch Adams pag 16
1.1 Information pag 16
1.2 Plot pag 17
1.3 Main character pag 18
1.4 Media’s opinion pag 19
1.5 My opinion pag 19
Italiano pag 20
1. Luigi Pirandello pag 21
1.1 La vita pag 21
1.2 La poetica pag 22
1.3 Le opere pag 23
1.4 La maschera pag 25
Bibliografia, Filmografia, Sitografia pag 26
INTRODUZIONE
Il clown è una figura sociale che tutti conoscono, dai più giovani ai più anziani.
Il medico è un professionista che tutti riconoscono utile e ne sono riconoscenti.
Si potranno mai unire queste due figure? Ebbene sì, e fin dai primi anni ottanta
iniziò a vedersi negli ospedali una figura nuova formata proprio dall’unione di
queste: il clown medico, che donava sorrisi e amore, soprattutto ai bambini.
Oggigiorno questo approccio al paziente è chiamato “clownterapia”, la terapia
del sorriso. Ho deciso di approfondirla perché ero interessata a capire come un
sorriso potesse davvero essere la cura migliore. Il maggior esponente è Patch
Adams, che però afferma di non avere idea di cosa sia la clownterapia. Infatti la
parola “terapia” sminuisce il concetto, perché non ci devono essere regole che
impediscano di portare gioia negli ospedali e non serve un diploma ma è
importante avere Amore da donare al 100%.
Confrontando la figura del clown con l’umorista, del quale scrive Pirandello,
possiamo intuire che essi abbiano un aspetto in comune, che ho voluto affrontare
approfondendo alcune tra le sue opere: Uno, nessuno e centomila, L’umorismo e
Il fu Mattia Pascal.
Ogni persona in base alla propria esperienza personale ha un concetto diverso di
clown: c’è chi ne ha paura per un’esperienza traumatica – a tal proposito ho
deciso di approfondire la coulrofobia - e chi, invece, li apprezza e li sostiene.
“Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una
piccolissima parte di quello che noi siamo.”
L.Pirandello
1
PSICOLOGIA
2
1. GLI ALBORI DELLA CLOWNTERAPIA.
1.1 Il circo e il clown.
La storia della clownterapia inizia circa due secoli prima del fenomeno Patch Adams.
Nella capitale intellettuale di fine Settecento, Parigi, nasce un nuovo tipo di spettacolo,
inizialmente solo equestre, poi via via più articolato, uno spettacolo che basa la propria
spettacolarità sul rischio di morte. I protagonisti sono, infatti, bestie feroci d’ogni sorta,
acrobati senza rete e funamboli sospesi in aria.
Spesso di contorno a questi spettacoli vengono offerti come merce di orribile meraviglia i
cosiddetti “fenomeni” e cioè persone affette da deformità, nani, giganti, uomini scimmia,
donne cannone etc.
Tutto questo suscita nel pubblico il brivido del pericolo ma anche quello dell’orrido,
lasciandoli con il fiato sospeso durante lo spettacolo. Questo stato di suspance, però, perchè
possa essere piacevole non può durare a lungo: bisogna quindi inserire momenti di calo della
tensione, di scarico emotivo. Così, dalle quinte, esce un personaggio con i vestiti troppo
larghi, le scarpe logore e il naso e le guance arrossati dal vino.
E’ Augusto, un inserviente che deve
contribuire al cambiamento delle scene, ma
che per il suo stato di ebrezza non ne azzecca
una, crea inciampi e disastri, realizza
un’atmosfera di divertimento nella quale si
sdrammatizza ogni sentimento negativo.
Il clown Augusto è uno dei tipi di clown più
conosciuto insieme al Bianco: egli crea
confusione e caos e fa da spalla al Bianco,
colui che rende brillante e paradossale la sua
recitazione.
Vi sono varie tracce di come alcuni clown abbiano deciso di portare il sorriso in contesti di
sofferenza. Il più grande clown di tutti i tempi si dice sia stato Charlie Chaplin: egli mostra
chiaramente quali siano le assurdità della condizione umana del ventesimo secolo, riferendosi
soprattutto al problema della guerra e del potere generato. Una volta che queste verità
vengono rese pubbliche si apre per il clown uno spiraglio di grande utilità sociale.
1.2 Dal circo all’ospedale.
Dopo l’esperienza nel circo, il clown divenne sempre più famoso per i sorrisi e le risate che
donava; infatti le potenzialità terapeutiche e riabilitative del ridere sono note da sempre.
Ridere crea le condizioni per la secrezione delle beta endorfine e le mette a forte nutrimento
del sistema immunitario. In più aiuta il superamento delle paure e genera comunicazione
positiva, comunità tra le persone, piacere e antigerarchia.
Oggi il clown è conosciuto da tutti e lo si può incontrare alle feste dei bambini come
animatore, per strada come giocoliere, in televisione (Krusty il Clown, Joker..) oppure
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addirittura nel logo di una nota catena di fast food (McDonald’s), ma si trova anche tra i
corridoi degli ospedali: in questo ultimo caso è chiamato clown-dottore.
Il clown-dottore opera sia negli ospedali che in molti altri luoghi di sofferenza proprio come
dispensatore di umanità, di leggera follia e di ribaltamento di una situazione dolorosa, a volte
mortale. Se il circo aveva bisogno dell’entrata del clown per sdrammatizzare il sentore della
morte, un luogo come l’ospedale ha bisogno di una figura di limite, che non abbia paura di
confrontarsi con il colore poiché si pone nella sfera della salute e dell’amore.
Egli si rapporta con la parte sana della persona, non con la sua malattia ed è in questo che si
incontra il cambiamento rivoluzionario che il clown porta con sè: ognuno ha diritto di provare
emozioni positive, ogni paziente oltre che malato è anche sano.
Il clown-dottore è sempre più spesso un amico, un confessore e tutti si fidano di lui perché
alla fine, è sempre un pagliaccio, cioè un bambinone un po’ sciocco e un po’ saggio, ma è
anche uno che dà il giusto valore all’amore, sotto forma di sorriso o di buffo giochetto, ma
che sa usare la psicopedagogia e le leggi che legano il corpo alle emozioni.
2. LA CLOWNTERAPIA
2.1 I concetti chiave.
I primi clown-dottori apparvero negli anni ’80 a New York. I primi fondatori dell’unità di
clownterapia (The Clown Care Unit) furono nel 1986 Michael Christensen, clown
professionista, e Paul Binder. Il loro scopo era quello di donare il sorriso e portare la fantasia
negli ospedali pediatrici. Oggi tale fondazione ha sviluppato il suo operato nel territorio dello
stato di New York dove è attiva con 35 clown-dottori in 7 ospedali.
Nei primi anni ‘90 la clownterapia si sviluppò anche in Europa e gli ospedali francesi e
svizzeri furono i primi ad accoglierla.
4
Ideatore e teorizzatore dei concetti alla base di questo approccio è Patch Adams che per primo
iniziò ad operare liberamente fra i degenti. Grazie alla passione per il suo lavoro e alla sua
esperienza come paziente psichiatrico decise di fare dell’amore e del sorriso strumenti
indispensabili che supportassero la medicina. Per questo motivo unendo aspetti della sua
personalità a queste aspirazioni divenne un clown-medico (“non medico-clown perché un
medico è utile solo in alcuni casi, mentre un clown è utile sempre!”) creando così un nuovo
tipo di approccio al paziente a cui si ispireranno in seguito molti medici in tutto il mondo.
Anche i medici più rigidi e restii, che non avevano fiducia nella sua impresa, si dovettero
ricredere ammettendo che la gioia è fonte inesauribile di buona salute.
Hunter (Patch) Adams fondò nel West Virginia l’istituto “Gesundheit!” (Salute!), una casa-
ospedale ovvero una clinica privata in cui uno staff di medici, professionisti di vario titolo e
volontari e famiglie dei malati, collaboravano per curare gratuitamente chiunque ne avesse
bisogno. Qui non veniva utilizzata solo la medicina tradizionale ma anche quella alternativa
(agopuntura, omeopatia,..), unita ad attività come agricoltura, pittura e musica, sempre
adattate alle varie esigenze. Il principio cardine del suo pensiero è l’amicizia,
intesa come rapporto empatico con l’altro, che
permette di migliorare la relazione con il paziente e
l’instaurarsi di un clima di fiducia e collaborazione.
Secondo Patch Adams, per motivare il paziente e
renderlo partecipe nel processo di guarigione, è
indispensabile che egli sappia di essere nelle mani di
una persona della quale si fida: questo è possibile solo
attraverso il contatto fisico ed emotivo.
Anche con un paziente adulto si instaura un rapporto
di fiducia e confidenza: la figura e l’attività del clown
contribuiscono all’avvio dell’elaborazione e
metabolizzazione della malattia, favorendo nel
soggetto la nascita del desiderio di contribuire
attivamente alla guarigione, evitando così di delegare
ad altri l’onere della propria salute.
Nel momento in cui il malato si sente responsabile di sé e dell’ambiente, scompare in parte
anche il senso d’inutilità insieme all’isolamento e alla solitudine, che, invece, favoriscono la
mancanza d’interesse verso la propria situazione. Egli sente quindi di avere il controllo della
situazione allontanando il senso d’impotenza che contraddistingue il ricovero.
Un presupposto fondamentale nell’approccio al malato è il rispetto verso lo stesso, verso le
sue esigenze e i suoi stati d’animo. E’ bandita l’invasività, l’intolleranza e la fretta. E’
necessario rispettare lo spazio fisico e psicologico del soggetto, ritirandosi quando non si è
graditi e non forzando l’approccio e il contatto.
L'uso e le tecniche della clownterapia furono ben presto trasferite anche in altri contesti socio-
culturali. Il primato di tali iniziative va sicuramente a Miloud Oukili, un giovane clown
franco-algerino che nel 1992 arriva a Bucarest e successivamente diede vita alla Fondazione
PA.RA.DA. di Bucarest.
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L’incontro con ragazzi in difficoltà avviene attraverso un mezzo non soltanto verbale, ma
immediato come l’arte e in particolare il circo. L’arte del circo è stata da Miloud ad oggi, lo
strumento di lavoro utilizzato per riuscire a far emergere le potenzialità dei giovani di strada e
allo stesso tempo per modificare la realtà e il contesto sociale in cui vivevano. Attraverso
l’arte diventa possibile anche salire in alto, al vertice della piramide, essere applaudito dal
pubblico, e quindi riconosciuto come persona. L’arte del circo è stata un’opportunità e non un
obbligo, un’offerta creativa di alternativa alla strada; è offrire l’opportunità di essere
protagonisti in modo non più distruttivo ma costruttivo, per essere liberi di diventare ciò che
davvero si desidera.
Lo scopo principale della clownterapia è alleviare la paura, l’incertezza e la noia dei pazienti e
dei loro familiari di fronte a situazioni di sofferenza: è un metodo che, non solo aiuta il
bambino ricoverato a stare meglio e ad affrontare più serenamente il suo disagio, ma supporta
anche i genitori e tutto il personale che opera e lavora in ospedale. Il Clown in questi contesti
ridisegna l’architettura ospedaliera, proponendo attraverso la sua capacità di trasformare e
grazie a giochi magici e racconti strampalati, una visione diversa e più accettabile dei prelievi
di sangue e delle risonanze magnetiche. Il clown è un poeta, un visionario, veicola sogni e
apre porte dimenticate verso la fantasia e la bellezza delle cose semplici, che possiamo
scoprire anche stando sdraiati in un letto d’ospedale.
Il primo ostacolo è legato all’immagine
che spesso i pazienti creano rispetto alla
figura del medico e del personale
sanitario, considerati freddi e distanti. Per
ovviare a questo i clown vestono con
camici colorati, un naso rosso e buffi
accessori, in modo da cancellare questo
stereotipo e instaurare un rapporto stretto
ed empatico. Usano strumenti simili a
quelli tradizionali, come stetoscopi o