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Storia: I bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale
Economia: Sale and Lease Back
Diritto: i contratti di locazione
Informatica: E-government (SIRIA e IRIS)
Inglese: contratto d'affitto italiano e inglese
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro
di Romagna da una famiglia della piccola bor
ghesia rurale: il padre Ruggero era fattore della
La Torre
tenuta . Quando Giovanni aveva undici
anni, il padre venne assassinato. A partire da
questo tragico evento, la famiglia Pascoli venne
segnata da una serie di lutti: morirono la madre
e tre figli. Nel 1873 si trasferì a Bologna dove
frequentò la facoltà di Lettere. Negli anni uni
versitari Pascoli subì il fascino dell’ ideologia Giovanni Pascoli
socialista. Partecipò a manifestazioni contro il
governo, fu arrestato nel 1879 e dovette trascorrere alcuni mesi in carcere.
L’esperienza fu per lui traumatica e determinò il suo definitivo distacco dalla politica
militante. Nel 1882 ottenne la laurea in Lettere e grazie all’interessamento di Carduc
ci, diventò un insegnante liceale, prima a Matera, poi a Massa. Qui chiamò a vivere
con sé le due sorelle, Ida e Mariù, ricostituendo così idealmente quel “nido” fami-
liare che i lutti avevano distrutto. Durante questi anni cominciò a comporre poesie
Myricae
con il titolo . Nel 1903 si trasferì a Pisa con le due sorelle. Nel 1895 escono i
Poemi conviviali
primi e due anni più tardi pubblicò la prosa Il fanciullino in cui
Poemetti
enunciava i principi della sua poetica; il 1897 fu anche l’anno dei e il 1903
Canti di Castelvecchio
dei . Nel 1906 venne chiamato all’Università di Bologna per ri
coprire la cattedra di letteratura italiana che era stata di Carducci. A quest’ultimo pe
Odi e inni Poemi italici
riodo appartengono (1906), (1911). Nell’aprile del 1912 morì
Poemi del risorgimento
di cancro a Bologna. Furono pubblicati postumi i (1913) e i
Carmina (1914).
LA POETICA
La produzione poetica di Pascoli è una delle più rappresentative del Decadentismo
italiano.
Il fanciullino “veggente”
La sua poetica viene pienamente formulata nel saggio Il fanciullino dove l’idea cen
trale è che il poeta coincida con il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo: è
un fanciullo che vede tutte le cose “come per la prima volta”, con ingenuo stupore e
meraviglia. L’età maggiormente poetica è, quindi, quella dell’infanzia ed il poeta è co
lui che riesce a mantenere viva dentro di sé la voce del “fanciullino” e comunica con
gli altri individui proprio grazie al fanciullo che è sempre presente nei loro cuori. Il
poetafanciullo ci fa sprofondare immediatamente nell’ ”abisso della verità”.
L’atteggiamento irrazionale e intuitivo consente quindi una conoscenza profonda del
la realtà, permette di cogliere direttamente l’essenza segreta delle cose. Il poeta ap
pare come un “veggente”, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comu
ni. La poesia pura
Per il Pascoli la poesia non deve avere fini pratici; il poeta canta solo per cantare,
non si propone obiettivi civili, morali, pedagogici, propagandistici. Tuttavia, precisa
Pascoli, la poesia può ottenere “effetti di suprema utilità morale e sociale”. Il senti
mento poetico infatti, dando voce al fanciullino che è in noi, sopisce gli odi e gli im
pulsi violenti che sono propri degli uomini, induce alla bontà, all’amore, alla fratellan
za, placa quel desiderio egoistico di accrescere i propri possessi che spinge gli uomini
a sopraffarsi a vicenda. Nella poesia “pura” del “fanciullino” per Pascoli è implicito un
messaggio sociale, un’utopia umanitaria che invita alla fratellanza tra tutti gli uomini,
al di là delle barriere di classe e di nazione che li separano.
Il sublime delle piccole cose
Per Pascoli sono ricchi di poesia non sono
solo gli argomenti elevati e sublimi, ma an
che quelli più umili e dimessi. La poesia è
anche nelle piccole cose, che hanno un loro
“sublime” particolare, una dignità non mino
re di quelle auliche. Tra oggetti aulici e umi
li, e tra le parole che li esprimono, non vi è
più conflitto ed esclusione, ma vi può esse
re pacifica convivenza. A questo principio
Pascoli si attiene fedelmente nella sua atti
vità poetica, proponendosi come cantore
delle realtà umili e dimesse, (in particolare il
mondo contadino), scoprendo il loro valore Jean-François Millet - L'Angelus
segreto ed elevandole alla dignità che loro
compete.
I simboli e i temi ricorrenti
Si possono individuare alcuni temi ricorrenti nella produzione pascoliana, collegati alla
sua complessa personalità psicologica, duramente segnata dalle luttuose esperienze
vissute nell’infanzia: il “nido” o la “casa”, la “culla”, la “siepe”, la “nebbia” che ripor
tano ad un mondo chiuso, ricco di affetti tranquilli, capace di offrire un rifugio dal
caos e dalla violenza del mondo esterno. Pascoli, infatti, avverte profondamente il
tramonto delle fedi positivistiche e le tensioni sociali di cui è permeata la sua epoca e
che porteranno in un breve volgere di tempo allo scoppio della Prima Guerra Mondia
le. Egli cerca nella memoria del mondo agreste dell’infanzia, un rifugio consolatorio,
una specie di Eden innocente, che si sottragga alle brutture della società contempo
ranea, in cui non esistano violenze e conflitti laceranti, ma solo fraternità e amore, in
cui alla spietata logica produttiva si sostituisca la fantasia, la contemplazione incanta
e ingenua del mondo. Il suo è un mito consolatorio, d’evasione, che esprime un rifiu
to della società e della storia, un bisogno disperato di regredire in una condizione
fuori dal tempo, ignorando gli sviluppi più angosciosi della realtà moderna. Intima
mente collegato con il mito dell’infanzia è quello del “nido” familiare, che, chiudendo
nel suo ambito geloso e avvolgente, può preservare intatta la condizione edenica
dell’infanzia, impedire all’uomo di venire traumaticamente a contatto con il mondo
esterno, proteggerlo dall’urgere di forze aggressive e paurose e creare un clima di il
lusoria pace e serenità al proprio interno.
La morte del padre
La famiglia di Pascoli, era una tipica famiglia patriarcale,
molto numerosa: lui era il quarto di dieci figli. La vita so
stanzialmente serena di questo nucleo familiare, venne
però sconvolta da una tragedia, destinata a segnare pro
fondamente l’esistenza del poeta: il 10 agosto 1867,
mentre rincasava dal mercato di Cesena, Ruggero Pascoli
fu ucciso a fucilate, probabilmente da un rivale che aspi
rava a prendere il suo posto di amministratore. Sicari e
mandanti non furono mai individuati, sia per l’omertà del
la gente, sia per l’inerzia delle indagini, e ciò diede al gio
vane Pascoli il senso di un’ingiustizia bruciante. Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a
destra), con il padre Ruggero e i fra-
telli Giacomo e Luigi
X AGOSTO
San Lorenzo, io lo so perché tanto 1. Tanto…cade: nei primi giorni di agosto è più
di stelle per l'aria tranquilla intenso il fenomeno delle stelle cadenti.
2. Gran pianto: il cadere delle stelle è interpreta-
1 2
arde e cade , perché si gran pianto to dal poeta come un pianto del cielo per
nel concavo cielo sfavilla. l’uccisione del padre
3. Ritornava…tetto: si stabilisce un parallelismo
3 tra la rondine uccisa mentre porta il cibo nel
Tornava una rondine al tetto : nido e il padre del poeta, assassinato mentre
l'uccisero: cadde tra spini: tornava a casa
ella aveva nel becco un insetto: 4. La cena…rondinini: continua l’analogia con la
4 famiglia del Pascoli, di cui il padre era l’unico
la cena dei suoi rondinini . sostentamento.
5. Come in croce: con le ali aperte, tra gli spini,
5
Ora è là, come in croce , che tende come se fosse trafitta sulla croce. C’è un evi-
6 dente accostamento tra le vittime (la rondine e
quel verme a quel cielo lontano ; il padre) e il sacrificio di Cristo.
e il suo nido è nell'ombra, che attende, 6. Lontano: l’aggettivo indica l’estraneità del cie-
7
che pigola sempre più piano . lo alle sofferenze umane.
7. Pigola…piano: i piccoli affamati pigolano sem-
pre più piano, sono destinati alla morte.
8
Anche un uomo tornava al suo nido : L’ombra assume quindi un valore simbolico,
l'uccisero: disse: Perdono; rappresenta la desolazione del nido privato del
9 conforto paterno e il destino di una morte che
e restò negli aperti occhi un grido : grava su di esso.
portava due bambole in dono... 8. Suo nido: si noti lo scambio: quello
dell’animale è un tetto, quello dell’uomo è un
10
Ora là, nella casa romita , nido: è l’assimilazione simbolica della famiglia
al “nido” animale, cara al Pascoli
lo aspettano, aspettano invano: 9. Restò…grido: gli occhi sbarrati nella morte
11
egli immobile, attonito , addita esprimono quel grido che il padre, ucciso sul
12
le bambole al cielo lontano . colpo, non potè emettere.
10. Romita: Solitaria, desolata per l’assenza del
padre
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi 11. Attonito: come se fosse sbigottito dalla malva-
13
sereni , infinito, immortale, gità degli uomini
12. Le bambole…lontano: è evidente il paralleli-
oh, d'un pianto di stelle lo inondi smo con la rondine, che tende al cielo il verme
14
quest'atomo opaco del Male . 13. Mondi sereni: gli altri mondi che popolano il
cielo ignorano il male che domina sulla terra
14. Atomo…Male: la terra è un corpuscolo infini-
tesimale nell’universo, ma in essa si concentra
tutto il male; l’aggettivo opaco letteralmente si
Giovanni Antonucci – X agosto
ANALISI DEL TESTO
In questa poesia il poeta partendo dalla propria tragedia familiare affronta i grandi
temi metafisici del male e del dolore, del rapporto tra la dimensione terrena e il tra
scendente. Quello che parla in quest’opera, è il “Pascoli simbolista”, che sa rendere
con tocchi suggestivi il senso del mistero creando atmosfere magiche ed esprimere la
sua visione del reale tormentata, angosciata, funebre in forme visionarie e sconvolte:
è un Pascoli che “va verso il Novecento”.
Il 10 agosto è una data legata ad una leggenda popolare secondo la quale in questa
notte le stelle cadenti sono così numerose, perché sono le lacrime di San Lorenzo. E’
proprio a San Lorenzo che si rivolge il poeta in apertura, per assegnare immediata
mente la trasposizione del dolore individuale in un dolore universale, tanto grande
quanto inevitabile
L’aspetto più evidente della struttura del testo, è il gioco preciso delle simmetrie che
l’immagine della croce riproduce anche visivamente: la prima strofa corrisponde
all’ultima, proponendo il motivo del pianto del cielo che guarda da un’ infinita lonta
nanza il male della terra, e a sua volta il gruppo delle strofe 2 e 3 risponde esatta
mente al gruppo della 4 e della 5.
Si possono individuare delle allusioni cristologiche: gli “spini” tra cui cade la rondine
ricordano la corona di spine della passione di Cristo, e la conferma viene subito dopo
dall’immagine della croce (“Ora è là come in croce”); la rondine uccisa diviene il sim
bolo di tutti gli innocenti perseguitati dalla malvagità degli uomini e allude alla figura
della vittima per eccellenza: Cristo. Anche il padre che morendo, perdona i suoi ucci
sori, ricorda Cristo in croce che perdona i suoi persecutori.
In conformità all’anima decadente, delusa e respinta dal fallimento della scienza posi
tivistica, che è incapace di risolvere i problemi dell’esistenza, Pascoli imposta il pro
blema del male in chiave metafisica e religiosa: ogni vittima innocente che soffre è
immagine di Cristo, e il cielo piange sull’ “atomo opaco del Male”. In sintonia con la
religiosità decadente, il poeta non approda ad una religione positiva: il sacrificio delle
vittime innocenti non ha il significato del sacrificio di Cristo, che annuncia la salvezza,
ma il mondo viene visto come un Calvario senza possibilità di redenzione. Il cielo vie
ne personificato: appare impotente a riscattare tanto male, e si limita ad uno sterile
compianto. Il cielo è lontano, come inaccessibile: tra la dimensione terrena e quella
trascendente non vi è comunicazione. Questo concetto di natura lontana e spettatrice
ricorda la visione leopardiana.