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Introduzione Bomba atomica - Tesina
Nella mia tesina di maturità ho deciso di parlare della bomba atomica, sia dal punto di vista storico che umano, perché mi hanno particolarmente interessato le vicende che hanno portato allo sgancio delle due bombe sul Giappone. Inizio con una citazione quasi “profetica” di Italo Svevo. L’autore, nella conclusione del romanzo La Coscienza di Zeno (1923), coglie pienamente ciò che stava succedendo a quel tempo e cosa sarebbe successo in un futuro, che risulterà essere non troppo lontano.
“Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. [..] Un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di un stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie”. La tesina permette vari collegamenti interdisciplinari con le materie scolastiche.
Collegamenti
Bomba atomica - Tesina
Italiano - Italo Svevo, La Coscienza di Zeno.
Storia - Seconda Guerra Mondiale.
Fisica - Einstein e la teoria della relatività ristretta.
luce al quadrato: la velocità c è circa 3x10 m/s per cui anche un corpo poco
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massivo genera un’energia enorme.
Einstein, nel suo articolo, non si cura di una possibile applicazione pratica di
tale teoria, tuttavia intuisce che essa poteva essere la chiave per spiegare il
fenomeno dell’emissione spontanea di energia da parte di alcuni
atomi.
L’ipotesi che alcune reazioni, che implicano questo principio, potessero
avvenire all’interno dei nuclei atomici (e che quindi il decadimento liberasse
[fig.2].
energia) verrà poi avanzata da un gruppo di fisici, tra cui Enrico Fermi
[fig.1] Albert
Einstein
[fig.2] Enrico
Fermi
I Ragazzi di via Panisperna
Enrico Fermi è, a parer di tutti, un “ragazzo fuori dal comune” destinato a
portare enormi cambiamenti in ambito scientifico; egli sostiene che la fisica
nucleare possa essere il futuro, perciò a Roma, nell’Istituto di fisica in via
Panisperna, comincia a creare un gruppo di giovani desiderosi di aprire nuove
[fig.3]
frontiere a questa disciplina. Di questo gruppo fanno parte Franco
Rasetti, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, Oscar
D’Agostino e Bruno Pontecorvo.
Partendo dalle scoperte nel campo della radioattività artificiale, Fermi pensa di
usare i neutroni come “proiettili” per indurre alcune sostanze a sprigionare
radioattività. Testando tutti gli elementi della tavola periodica allora conosciuti
e notando che i neutroni lenti (quindi filtrati attraverso paraffina) erano più
efficaci, Fermi scopre il decadimento dell’uranio: l’ultimo elemento della
tavola periodica del tempo.
Il decadimento dell’uranio si rivelò però un mistero che interessò studiosi
provenienti da altre zone dell’Europa. Tre personaggi in particolare (Fritz
[fig.4])
Strassmann, Lise Meitner e Otto Hahn scoprirono che si trattava
proprio di una reazione di fissione nucleare. L’uranio infatti veniva spaccato
3
in due grossi frammenti che sarebbero dovuti essere circa la metà dell’atomo di
uranio, liberando una grande quantità di energia (possibilmente riconducibile
alla formula di Einstein di trent’anni prima). [fig.5]
Una svolta si ha nel momento in cui il fisico ebreo Leo Szilard ipotizza
[fig.6],
la possibilità di una reazione a catena cioè che l’atomo bombardato si
scindesse in due parti più piccole emettendo energia e altri neutroni che a
loro volta sarebbero andati a bombardare altri atomi di uranio.
[fig.3] I ragazzi di via Panisperna: [fig.4] Fritz
Strassmann, Lise Meitner
(da sinistra) D’Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi e Otto Hahn 4
[fig.5] Leo Szilard [fig.6] Reazione nucleare a catena
Il Progetto Manhattan
Il 2 agosto del 1939 Szilard convinse Einstein a scrivere una lettera al
Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt informandolo delle recenti
scoperte riguardanti la fissione nucleare, poiché egli aveva già intuito il disastro
a cui l’umanità sarebbe andata incontro se un’arma così potente fosse caduta
nelle mani della persona sbagliata: Hitler.
La mobilitazione degli scienziati inizia, soprattutto negli Stati Uniti, per la
[fig.7]
costruzione di questo nuovo progetto: nasce così il Manhattan Project
che ha lo scopo di preparare un’arma atomica che possa essere utile nella
guerra allora imperversante.
Inizia una vera e propria “corsa agli armamenti”, vengono edificati numerosi
[fig.8]
laboratori sparsi in tutto il mondo con lo stesso obiettivo: realizzare la
bomba prima degli altri.
A tal proposito viene costruita una città nel New Mexico nella più totale
segretezza, Los Alamos, nella quale vengono assoldati circa 2000 scienziati
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(con le famiglie). Tra questi tuttavia non si trovano Einstein (per la troppa
popolarità), Lise Meitner e Rasetti (che invece si rifiutano di collaborare ad un
progetto che avrebbe portato solo distruzione).
L’odio per Hitler era tale che chiunque era disposto a lasciare le proprie
occupazioni e a lavorare giorno e notte per porre fine alle sue malefatte, infatti
il Progetto Manhattan veniva trainato da ebrei rifugiati in America per
scampare alle campagne antisemitiche tedesche (ad esempio i genitori di
Segrè e Laura Capon furono delle vittime di tutto ciò perché morirono nei
campi); ma nonostante la sua capitolazione e la resa incondizionata della
Germania avvenuta il 7 maggio 1945, la ricerca sulla bomba atomica
negli Stati Uniti continua con fervore.
Anche se alcuni studiosi lasciano l’operazione perché ormai non vi è più un
[fig. 9]
concreto motivo, il nuovo Presidente Harry Truman non intende
porre fine agli studi.
L’11 giugno 1945 al presidente arriva un documento firmato dal fisico
tedesco James Franck (rifugiato) ed altri colleghi del progetto Manhattan (tra
cui Szilard): il Frank report. Esso informava il governo americano sulle terribili
conseguenze dell’uso bellico dell’energia atomica, prefigurandone un uso che
avrebbe minacciato l’umanità intera. La proposta consisteva in un’esplosione
dimostrativa che avrebbe convinto il Giappone alla resa; tuttavia questi
Scientific Panel of
avvertimenti vengono vanficati da un gruppo di scienziati (lo
the Interim Commitee on Nuclear Power) formato da Fermi, Oppenheimer,
Compton e Lawrence, che spingevano per l’uso immediato della bomba.
Così il 16 luglio 1945 viene gettata la prima bomba al plutonio nel deserto di
[fig.10].
Alamogordo (New Mexico) nell’operazione denominata Trinity Test
La potenza esplosiva che risulta è pari a quella di 20.000 tonnellate di
tritolo. Questo test è considerato come il momento in cui “il genio è uscito
dalla bottiglia”, poiché dava inizio all’era delle armi nucleari.
Si verificarono alcuni eventi sconcertanti: la torre a cui era sospeso il Gadget
(il nome in codice della bomba) fu vaporizzata, la sabbia del deserto si vetrificò
e si aprì un cratere profondo oltre 100 metri.
La dimostrazione di essere arrivati a creare un ordigno di tale potenza portò la
comunità scientifica a dividersi: c’era chi sosteneva l’uso della bomba
(come Fermi), chi propendeva per aspettare a causa del timore di tale potenza,
e infine i contrari. 6
[fig.7] Manhattan Project
[fig.8] Edificio a U per il progetto [fig.9] Presidente Harry Truman
[fig.10] Trinity Test
Le bombe su Hiroshima e Nagasaki 7
Nonostante tutto il 6 agosto 1945 parte la prima missione, su Hiroshima. La
visibilità è buona, così alle 8:16 del mattino, la bomba atomica all’uranio,
[fig.11],
Little Boy viene sganciata sulla città. Si viene a creare un sole
artificiale, ma a causa degli effetti immediati dell’esplosione (quali la
temperatura e l’onda d’urto sprigionata) e in seguito della radioattività,
moriranno 240 mila persone. [fig.12]),
La seconda bomba, al plutonio (chiamata Fat Man viene fatta
sganciare tre giorni dopo, il 9 agosto, alle 11:02 su Nagasaki. Gli effetti sono
i medesimi, e tutto questo costituisce la dimostrazione che gli Stati Uniti
hanno a disposizione l’arma più potente mai costruita prima.
Si tratta di una vera e propria carneficina, un evento mai successo prima; una
[fig.13], “È
sopravvissuta all’esplosione di Hiroshima, Michiko Yamaoka dirà
una scena che dimenticherò solo quando sarò morta” : quella fu una catastrofe
che segnò chiunque, o morivi immediatamente o quel ricordo ti avrebbe
accompagnato per il resto della vita.
[fig.11] La bomba all’uranio, Little Boy [fig.12] La bomba al
plutonio, Fat Man 8
[fig.13] Sopravvissuta di Hiroshima Michiko Yamaoka [fig.14] Gli effetti delle
bombe atomiche
Il rapporto tra scienza ed etica
questi scienziati sono realmente responsabili delle
Ma la domanda è:
catastrofi nucleari?
L’uomo è per natura teso ad oltrepassare il confine che la propria condizione
umana gli impone, egli è proteso verso una profonda conoscenza in stretto
rapporto con la realtà. In questo modo l’uomo vuole indagare ciò che lo
circonda e la scienza costituisce una delle possibili strade della conoscenza.
“L’ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo sapiens da tutte
le altre specie” (Rita Levi Montalcini). Il desiderio di conoscere è un dato
ontologico dell’uomo, è ciò che contraddistingue la natura umana. L’uomo è
fatto per conoscere e per capire.
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per
seguir virtute e canoscenza”, così recita Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno
dantesco. Dante esprime l’importanza della conoscenza attraverso il discorso di
Ulisse ai compagni, la conoscenza non ha né età né limiti: il desiderio di
conoscenza a volte non riesce ad essere vinto neppure dai più grandi affetti
personali. Il fascino per “un oltre” è inscritto nel cuore dell’uomo.
Certamente questo è lo spirito che guidò gli studiosi di Los Alamos, una
moltitudine di scoperte si susseguirono davanti ai loro occhi ed essi non
poterono fare a meno di svilupparle; a tale proposito, nella lettura della
biografia di Fermi scritta da Segrè, il lettore viene preso e trascinato dal loro
desiderio di scoprire che porta ad una rapida successione di eventi. La
narrazione fa trasparire la bramosia e l’euforia degli studiosi, in quanto le
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scoperte una dopo l’altra rivelavano sempre cose nuove e stupefacenti. L’uomo
per sua natura non si accontenta mai, cerca sempre di più, è come se fosse
sempre in attesa dello svelarsi di qualcosa di nuovo che accende e fa sempre
più crescere questo desiderio di conoscenza.
Se per la natura stessa dell’uomo la ricerca fece passi da gigante, non si deve
tuttavia dimenticare che la spinta ad entrare in questo gruppo di ricerca fu
l’odio nei confronti di Hitler. La maggior parte degli studiosi erano rifugiati,
come anche lo stesso Fermi. Un fattore molto determinante del suo agire, fu
che i genitori di sua moglie, Laura Capon, morirono nei campi di sterminio
tedeschi. Fermi sarà accecato a tal punto da queste enormi sofferenze
umane da non demordere neanche davanti agli effetti distruttivi della bomba, e
quindi spinse fino all’ultimo per il suo utilizzo.
La positività del desiderio di conoscere e scoprire le leggi che governano il
mondo fu in modo molto evidente sovrastata dalla negatività determinata
dall’odio e dal rancore che divenne il fattore di propulsione per la creazione di
un mezzo distruttivo senza precedenti.
È evidente che il percorso che ha portato alla creazione della bomba atomica è
costellato da importanti scoperte (come quella della reazione a catena) che
saranno utilizzate successivamente nella produzione di energia nucleare, negli
studi sulla struttura dell’atomo, quindi nella chimica e fisica moderna.
si può dire che le conoscenze
Ma non può ora non nascere una domanda:
acquisite abbiano un peso maggiore della distruzione che ne è conseguita?
La realtà è inesauribile e il desiderio dell’uomo infinito. Il rapporto tra questi
due fattori non si esaurirà mai; quindi determinante è l’agire dello scienziato
secondo una morale, ovvero in rapporto o in contrasto con la realtà stessa.
Ma da cosa è determinato il modo di agire dello scienziato?
Imporre un limite alla ricerca significa imporre un limite alla nostra
conoscenza, così che la nostra curiosità di comprendere il mondo circostante
venga circoscritta e questo va contro al desiderio e alla natura stessa
dell’uomo.
Tuttavia l’agire umano è determinato dalla libertà. L’uomo è stato creato libero
di scegliere.
Gli uomini che decisero di sganciare le bombe intrattenevano un rapporto
distorto con la realtà, ed in virtù della propria concezione di libertà decisero
di risolvere la guerra nel modo meno opportuno ma per loro più immediato per
sanare le proprie ferite.
Ma questa deformazione non può definirsi follia, in quanto può caratterizzare
chiunque per diversi motivi, come Fermi che era accecato dall’odio. Uomini
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