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Sintesi Bellezza, imperfezione e fotografia tesina
“Per essere perfetta le mancava solo un difetto”.
La seguente tesina liceo scientifico descrive il legame tra bellezza, imperfezione e fotografia.
Siamo circondati da rimedi contro le imperfezioni, la maggior parte delle volte proposti dai mass media; basti pensare ai fondotinta super coprenti o alla chirurgia plastica, ma fino a che punto può arrivare tutto ciò senza rasentare il finto? Se non crea disagio, non è preferibile essere se stessi e mostrarsi per ciò che si è realmente?
Lo spot pubblicitario di un’azienda di prodotti per la cura della persona mi ha colpito particolarmente: siamo abituati a vederci addosso più difetti di quelli che in realtà gli altri vedono, passiamo il nostro tempo ad analizzare e cercare di correggere ciò che non ci piace di noi stessi; non riusciamo ad essere grati per quella che in realtà è l’affermazione della nostra identità, la nostra bellezza naturale, e non pensiamo a quanto tutto questo possa influenzare la nostra vita, i nostri rapporti con gli altri, la nostra felicità.
Il ruolo della fotografia in questo ambito è dimostrare come in realtà l’imperfezione non sia una limitatezza, ma la più grande perfezione, e come, nel corso dei secoli, letterati, artisti e matematici siano riusciti a darne prova. La tesina inoltre permette dei collegamenti interdisciplinari con le altre materie scolastiche.
Collegamenti
Bellezza, imperfezione e fotografia tesina
Italiano: Il rapporto tra fotografia e letteratura: il “caso” Verga .
Inglese: Innocence as beauty: Lewis Carroll .
Matematica: La successione di Fibonacci.
Storia dell'arte: Breve storia della fotografia.
Jan Saudek e la parodia del corpo umano.
La dignità dell'imperfezione: Spencer Tunick.
ricerca di foto artistiche né di una tecnica perfetta: riduce all’essenziale il linguaggio
fotografico per cogliere l’attimo, per fermare il momento reale della vita.
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La sua tecnica è resa unica dal modo “imperfetto”
di fotografare, che non rappresenta una scarsa
abilità con la macchina, bensì una peculiarità,
“l’improvvisazione emerge come una scelta
2
stilistica, incarna l’ideale realistico” : sono gli errori
come le sfocature o le inquadrature sbilanciate a
rendere le immagini più vicine alla realtà.
2. . LA FOTOGRAFIA COME ALTERNATIVA
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Sul legame che per l’artista hanno fotografia e scrittura vi è una duplice opinione:
alcuni, come Vincenzo Consolo, sostengono che “non c’era […] nessun rapporto[...].
Senonché, fotografando, l’uomo Verga fatalmente riportava nelle immagini […]
quell’occhio fotografico, quell’obiettivo ‘impersonale’ che guarda come dall’alto i
Malavoglia“ 3
personaggi dei , mentre altri, come Asor Rosa, ritengono che la
fotografia fosse l’elemento ottico e il motivo ordinatore del mondo poetico
verghiano.
La prima ipotesi viene collocata dai critici nel suo periodo di inaridimento, ovvero
nei tre anni di silenzio che precedettero la svolta verista del 1878. In una lettera a
Capuana che gli chiedeva della sua attività fotografica dice infatti: “ Questa [la
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fotografia] è rimasta l’unica mia grande passione” ; quel “rimasta” suggerisce
l’idea della continuità dell’arte fotografica, ma anche il fatto che durante la crisi
letteraria le due arti non procedessero parallelamente, ma anzi l’una sostituisse
l’altra.
In un’altra lettera allo stesso Capuana, Verga esprime le sue perplessità per la
mancanza di fedeltà nella rappresentazione della realtà: “non sono […] contento
delle prove fotografiche- degli orrori- e tutti i tuoi fotografati con me. De Roberto ha
gli orecchioni. Ferlito è il Vinto della caricatura. Mio fratello è losco e non somiglia
affatto al figlio di suo padre. Io e Paola siamo i nonni di noi stessi. Tutta la nostra
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vanità apollinea si ribella e protesta in coro.”
Nelle sue opere non menziona mai la fotografia ed è questo un altro motivo che
induce i critici a credere che fosse scrittore e, separatamente, fotografo.
I Malavoglia,
Egli descrive, nel 1880, durante la composizione de questa sua
passione come una mania: “No, non sono sfuggito al contagio fotografico e vi
Capuana, Verga, De Roberto, fotografi,
2 A. NEMIZ, Edikronos, Palermo 1982.
3 Verga Fotografo,
G.G. AGOSTA, Maimone Editore, Catania 1991.
Verga e i Treves,
4 G.ROYA, Herder, Roma 1986.
Carteggio Verga-Capuana,
5 G.ROYA, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1887.
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confesso che questa della camera nera è una mia segreta mania.” ; questa
affermazione potrebbe far pensare ad un possibile collegamento tra fotografia e
scrittura, ma in realtà in quel periodo era una sorta di moda d’élite e per questo può
essere interpretata come un semplice passatempo, un’adesione alla moda
dell’epoca.
2. . LA FOTOGRAFIA COME SUPPORTO: L’IMPERSONALITA’ E IL LINGUAGGIO
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Coloro che invece sostengono l’intenso rapporto che per l’autore vi è tra fotografia e
letteratura, vedono tra queste due arti molte analogie. Innanzitutto ritroviamo in
entrambe l’attenzione al valore documentario, in particolar modo nei confronti di
personaggi colti nella loro quotidianità rurale, per studiare i meccanismi della
società. Verga vuole partire dalle classi sociali più basse e la fotografia gli permette
l’accesso al mondo popolare. Un riferimento è la lettera del 26 dicembre 1881 a
Capuana in cui gli chiede di procurargli “gli schizzi e le fotografie di paesaggio e di
costumi pel [mio] volume di novelle siciliane, tipi di contadini, maschi e femmine, di
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preti, e di galantuomini, e qualche paesaggio della campagna di Mineo” .
Lo scrittore siciliano vuole immortalare il cammino che porta l’umanità al progresso,
Ciclo dei vinti Malavoglia,
come anche nel dai pescatori dei all’”uomo di lusso” in
Mastro Don Gesualdo, rappresentando tutto ciò che questo percorso reca:
debolezze, vizi e passioni.
La sua raccolta fotografica si divide in almeno due blocchi: le fotografie che
documentano l’interesse per la realtà povera ed emarginata del mondo agreste, e
quelle che immortalano amici, conoscenti e parenti. Entrambe le tipologie non solo
ci permettono di approfondire la personalità dello scrittore, ma ci descrivono anche
la condizione sociale, culturale ed economica dell’Italia tra Ottocento e Novecento,
ricostruendo un frammento trascurato di storia italiana.
La mancanza di fiducia nel progresso, da parte di Verga, può essere rapportata al
modo in cui l’autore interpreta la fotografia, che è sia un risultato dello sviluppo
tecnologico, sia un richiamo nostalgico del passato.
Essendo la società caratterizzata da rapporti di sopraffazione, lo scrittore deve
operare come un fotografo e rappresentare la realtà così come è, così come se
percepisse il mondo da lui narrato attraverso la lente della sua macchina
fotografica: il modo di fotografare la realtà va di pari passo con il suo modo di
rappresentarla con le parole. Egli fissa nelle lastre il mondo dei contadini e i luoghi
della sua terra da animare nelle novelle e nei romanzi.
Verga Fotografo,
6 G.G.AGOSTA, Maimone Editore, Catania 1991.
Verga Fotografo,
7 G.G.AGOSTA, Maimone Editore, Catania 1991.
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In questa foto, ad esempio, è rappresentata una bambina seduta nel vano di una
finestra aperta in una casa di pietra , che sembrerebbe rimandare al personaggio di
I Malavoglia; Fantasticheria 8
Mena de su infatti dice: “[… ] sul cielo trasparente e
profondo si stampava netta la vostra figurina, colle linee sapienti che vi metteva la
vostra sarta e il profilo elegante che ci mettevate voi! […] Quella ragazza che
faceva capolino dietro i vasi di basilico. […] Chissà quali povere gioie sognava su
quel davanzale..”
Un’ulteriore prova del rapporto fotografia-letteratura, è l’uso dei colori nei suoi
Vita dei campi Novelle Rusticane
scritti; nelle raccolte di e ricorrono infatti spesso il
bianco, il nero, il rosso l’azzurro e il verde. L’uso della tecnica cromatica nei suoi
scritti, richiama le fotografie non solo per quanto riguarda la rappresentazione di
scene impersonali e oggettive, ma anche per la descrizione visiva.
I racconti sono sviluppati come un susseguirsi di scene legate insieme dalla voce
dell’autore; l’immaginarli come delle sequenze di istantanee, lo aiuta a restarne
all’esterno e a mettere il lettore di fronte al mondo senza l’uso di filtri.
L’Amante di Gramigna
Nella lettera a Salvatore Farina ne viene ben rappresentata
questa intersezione tra poetica e fotografia:
Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto per i viottoli dei campi,
press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della
narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a
faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo tra le linee
del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto
Fantasticheria, Vita dei campi,
8 G.VERGA, in Treves, Milano 1897.
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umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere
stato.
e poi aggiunge
[…] intanto io credo che il trionfo del romanzo, la più completa e
la più umana delle opere d’arte, si raggiungerà allorchè l’affinità e
la coesione si ogni sua parte sarà così completa che il processo
della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle
passioni umane; e che l’armonia delle sue forme sarà così
perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e
la sua ragione di essere così necessarie, che la mano dell’artista
rimarrà assolutamente invisibile, e il romanzo avrà l’impronta
dell’avvenimento reale, e l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da
sé, aver maturati ed essere sorta spontanea come un fatto
naturale, senza serbare nessun punto di contato con il suo
autore, alcuna macchia del peccato d’origine .
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In queste parole ritroviamo l’idea del trovarsi “ faccia a faccia ” con l’evento, il
riferimento alla lente, l’invisibilità della “ mano dell’artista” e l’idea di un’opera che
sembra “essersi fatta da sé”: elementi che rimandano alla pratica fotografica come
elemento del discorso.
Possiamo cogliere l’analogia osservando le sue fotografie e le sue opere letterarie;
in entrambe non ricerca la perfezione, ma vuole cogliere l’istante fuggente e
fermare la vita nella sua quotidianità.
Verga è arrivato a sviluppare un proprio stile caratterizzato dall’improvvisazione e
dalla non attenzione alla perfezione tecnica ,e nonostante ciò, le sue foto risultano
molto intense, lo sguardo dei personaggi molto espressivo. E’ proprio grazie alle
imprecisioni che i suoi scatti suscitano interesse ed emozioni.
Probabilmente fu la fotografia a suggerire lo stile delle sue opere, quello cioè di
“fotografare la realtà con le parole” mantenendosi obiettivo e impersonale.
L’insuccesso di pubblico della sua nuova narrativa e una chiusura ideologica sempre
più netta lo spinsero, però, a riflettere sulla reale riproducibilità del vero in
letteratura. In preda ad una crisi d’ispirazione lo scrittore siciliano si volse alle
nuove arti del cinema e della fotografia; è così che il “vero” fotografico, che in una
prima fase era semplice strumento di lavoro per accedere al “vero”, acquisì
nuovamente una sua autonomia nell’ultima fase della sua vita.
L’Amante di Gramigna,Prefazione, Vita dei campi,
9 G.VERGA, in Treves, Milano 1897.
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3. INNOCENCE AS BEAUTY: LEWIS CARROLL
Moving to England, in the same years, the Victorian age
was at its peak. The outward strictness of Victorian morals
and behavior was inconsistent and as the century
advanced, Victorian standards began to break down; for
this reason some writers started to expose the hypocrisy of society.
Lewis Carroll is the perfect representative of the Victorian age duality, between
repression and hypocrisy; the huge measure of the repression is catchable reading
his personal diary, where he never talks about his feelings.
This author is famous for “Alice in Wonderland” and some other stories for kids,
characterized by a totally different style from Verga’s one. Differently from the
Italian author, in his stories we can find the logic of dreams; this element is
recognizable in his photographs of little naked girls represented as fairies, free
creatures of the wood, innocent goblins: he saw in them, a pure ideal of beauty,
which was a sort of rebellion against the rigid Victorian rules, to liberate from the
weight of these years’ symbology. In 1856 the writer started to be interested by
the new born art of photography, which at the
beginning was just a makeshift of painting, in
which he didn’t think to be good enough; lately
it turned out as an ideal instrument to express
his personal philosophy, based on the idea of
the divinity called by Carroll “beauty”: a
gracefulness, moral and esthetic perfection
state. This beauty was found in poetry,
mathematic formulas and, especially, in human
figure, with the recovery of the lost innocence.
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His audacity towards little girls, kept to bear the theory of a probable pedophilia,
even if at that time, pictures of naked kids were diffused, and even if someone told
that he never passed the limits of a platonic love for his young friends.
In spite of this, for the same reason, in 1850, a scandal caused him to break with
Oxford, for which he had to leave forever photography: if he couldn’t make portrays
of young naked girls, he wouldn’t even make any other kind of pictures.
The less known production is the one that concerns his passion for
Alice logic and maths; in fact he contributed, for example, to Fibonacci’s
Liddel numbers proprieties formulation.
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4. LA SUCCESSIONE DI FIBONACCI
Nel 1223 a Pisa, l'imperatore Federico II di
Svevia assistette a una gara tra abacisti e
algoritmisti in cui si dimostrò che col
metodo posizionale indiano appreso dagli
arabi si potevano eseguire calcoli più
velocemente che con un abaco.