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Introduzione Animali al fronte, tesina
La seguente tesina di maturità si incentra sul supporto degli animali nel corso della Grande Guerra. La tesina permette i collegamenti con le seguenti materie scolastiche: in storia gli animali nella grande guerra, in italiano Giuseppe Ungaretti e "San Martino del Carso", in scienze l'addestramento dei cani antidroga, in psicologia il metodo del condizionamento operante.
Collegamenti
Animali al fronte, tesina
Storia: Animali nella grande guerra.
Italiano: Giuseppe Ungaretti e "San Martino del Carso".
Scienze: L'addestramento dei cani antidroga.
Psicologia: Il metodo del condizionamento operante.
ANIMALI AL FRONTE
- Il supporto militare degli animali durante la Prima Guerra
Mondiale e al giorno d’oggi
"....Figuriamoci poi se c'è chi pensa che ci siete
anche voi bestie, che guardate uomini e cose con
codesti occhi silenziosi, e chi sa come li vedete, e
che ne pensate....."
‘’Uno, nessuno, centomila’’
Luigi Pirandello,
Marchiori Sofia
Classe 5B
Liceo statale ‘’Galileo Galilei’’- indirizzo linguistico
La prima guerra mondiale combattuta tra il 1914 e il 1918 fu un vero e proprio inferno. Si stima una cifra di 650 mila morti e un milione e mezzo di feriti.
Ma a questi dobbiamo aggiungere tutti gli animali impiegati in battaglia: cani, cavalli, muli, piccioni.
L’impiego del cavallo era già ben noto da secoli, con la cavalleria, e per una prima parte della guerra questo animale venne impiegato come strumento di
trasporto, motore per i carri, come compagno fidato dei soldati dei regimenti di cavalleria e come carne per sfamare gli uomini in trincea.
Milioni di esemplari di cavalli vennero rastrellati dalle campagne e dagli allevamenti di tutte le nazioni, fenomeno ricordato come la “leva equina”.
Spesso i cavalli dovettero imparare ad affrontare il nemico in poche settimane, non c’era il tempo per domarli dolcemente. Ma i soldati seppero prendersi
cura del proprio quadrupede.
All’inizio della guerra la cavalleria rappresentava la retorica del mito della grande guerra. Ma la realtà fu ben diversa: molti cavalli morirono e la guerra
diventò di posizione, con i soldati schierati nelle trincee.
Altri cavalieri passarono dal cavallo all’aereo, come Francesco Baracca, ufficiale di cavalleria passato all’aeronautica, che riportò l’immagine di un cavallo
sul suo aeroplano come stemma, in ricordo della cavalleria. Questa immagine venne adottata da Enzo Ferrari, giovane costruttore di automobili, e oggi il
“cavallino rampante” è di fama mondiale, monumento dei cavalli caduti.
Col tempo anche la leva canina prese la sua posizione. I cani venivano addestrati in vari modi e il paese più preparato sotto questo punto di vista era la
Germania, che già da tempo impiegava i cani nella polizia. Il metodo di addestramento è quello noto ancora oggi, ossia del “premio” grazie al quale il
cane fa ciò che gli si chiede.
La leva canina consisteva dapprima nell’invito ai proprietari dei cani di consegnarli, i quali visitati poi da un veterinario che stabiliva se erano idonei o
meno alla guerra, infine passavano nei reparti di addestramento. Il soldato manifestava affetto al suo “compagno” canino, come una vera e propria
valvola di sfogo ai sentimenti.
A far compagnia ai soldati c’erano poi i randagi, sopravvissuti ai bombardamenti in paesi oramai distrutti, ma questa amicizia durava poco, fino alla
partenza per uno nuovo spostamento dei soldati. Vari episodi vengono raccontati nei diari dei soldati.
I cani venivano addestrati in grandi aree vicino e città, in cui si insegnava loro a non avere paura degli spari e ad abbaiare quando trovano un soldato
ferito. Ecco che il cane imparò a raccogliere il berretto di un ferito e a portarlo al suo conduttore in trincea. Grazie a questi cani migliaia di uomini vennero
salvati.
Nel diario del tenente Felix Hecht si racconta del suo cane Stivo, di come i due si confortavano a vicenda. Le salme di Hecht e del suo cane non vennero
mai ritrovate, scomparvero nei ghiacci di Corno di Cavento.
Gli austroungarici furono i primi ad utilizzare i cani come animali da traino, di armi, munizioni, cibo, feriti. Talvolta venivano costruite slitte di legno per
trasportare i feriti sui sentieri ghiacciati e scavati tunnel per far passare cani e uomini.
Ancora oggi i cani vengono “arruolati” e addestrati, come nel Centro Veterinario di Grosseto. Divengono in grado di localizzare mine, esplosivi e vengono
usati nelle operazioni militari antiterroriste, in Libano e Afghanistan.
• Più di 500 mila muli vennero usati in Italia, imbarcati o trasportati sui treni per combattere poi sui monti tra neve e ghiaccio. A loro venivano assegnati i
compiti più duri, come il trasporto delle parti smontate di un cannone o le cucine da campo. I muli chiamati di “prima classe” trasportavano invece pezzi di
artiglieria.
• Il mulo rappresentava una guida sicura, poiché sapeva dove poggiare gli zoccoli. I sentieri percorsi da questi animali vengono oggi ricordati come
“mulattiere”.
• I muli superstiti di guerra venivano mandati al macello, mentre altri vennero acquistati dagli stessi soldati con cui avevano combattuto, a cui si
affezionarono particolarmente.
• Con il progresso tecnologico si iniziò ad utilizzare il telefono, ma le comunicazioni potevano essere intercettate, così nel 1914 tutti i reparti di eserciti si
dotarono di piccioni viaggiatori. Il colombo era molto veloce ed era assicurato che sarebbe tornato alla sua colombaia a cui si affezionava.
• Vennero costruite auto colombaie, che portavano fino a 100 colombi.
• Il messaggio venivano riposto in un contenitore cilindrico di cuoio e posizionato sulla zampa dell’uccello. Per addestrarli i piccioni venivano lanciati a
distanze sempre più lunghe, da 2km a 20 km.
• Si tentò anche l’impiego di piccioni per scattare foto dall’alto ma questa pratica non funzionò.
• Il rischio era quello che il piccione venisse abbattuto per impadronirsi del messaggio.
• Uccelli e cani venivano usati come sentinelle al gas usato da tedeschi e austriaci per paralizzare e ustionare. Per proteggere uomini e animali vennero
costruite maschere antigas, che ben presto risultarono inutili con il gas “iprite”, un aggressivo chimico tedesco che penetrava negli indumenti riportando
gravi bruciature cutanee. Venne usato per la prima volta il 6 luglio 1917.
• Non è poi da trascurare l’invasione di topi dopo la disfatta di Caporetto. Si diffondevano tra i cadaveri dei caduti e tra le trincee e contribuivano alla
diffusione di malattie. Per sterminarli vennero impiegati cani di piccola taglia. I ratti divennero prede da esibire con macabra soddisfazione.
• Il vero nemico degli eserciti furono pulci e pidocchi, che si diffusero a causa della sporcizia nelle trincee e dall’impossibilità di lavarsi. Questi parassiti si
insinuavano tra le fasce ai polpacci dei soldati causando piaghe e intossicazioni.
• L’unico rimedio fu quello di bollire le divise, con pentoloni sul fuoco, ma dopo poche ore il problema si presentava nuovamente.
• Il problema del cibo fu una delle cause di sconfitta di tedeschi e austriaci, costretti a sacrificare i loro animali.
• Da 22 mila cavalli diventarono meno di duemila. Asini e muli vennero dimezzati. Il bestiame sparì.
• Mentre gli alleati costruirono vicino le trincee macelli, in cui arrivavano bovini, pollame e cavalli trasportati fin lì da altri cavalli, vivi, chiamati “carne in
piedi”. Un’altra soluzione alla fame fu l’invenzione del cibo in scatola da parte degli Stati Uniti.
• Infine, l’ultima influenza “animale” fu la Spagnola, che fece più vittime di quelle causate da gas e bombe, contagiando più di un miliardo di persone.
• STORIE DI ANIMALI DIVENUTI EROI
• -CHER AMI, piccione viaggiatore femmina, fu intercettata dai cecchini tedeschi. Pur essendo stata colpita e ferita, portò a termine la propria missione e
grazie a lei molti uomini furono salvati. Viene ricordata come eroe nazionale e oggi si trova imbalsamata al Museo di storia americana.
• -Un cane lupo trovato da un militare americano in un canile della Lorena. Divenne il celebre Rin-Tin-Tin nel cinema, grazie alle sue doti particolari.
• Dopo l’armistizio si ricordano: quasi 11 milioni di cavalli, muli asini, 200 mila piccioni, 100 mila cani, arruolati dagli alleati e dagli imperi centrali.
• I corpi di questi animali e di molti caduti, che vennero abbandonati sui campi di battaglia dalla Marna al Piave, vennero trasformati in fertilizzanti da
un’industria inglese, che provvide a raccogliere le carcasse per produrre concime da distribuire in tutta Europa. Su questi prati, in cui vediamo crescere
fiori, nessuno di noi immagina cosa ci sia nascosto.
Animali nella grande guerra
• TRAMA
Nella Prima Guerra Mondiale, accanto agli uomini ha
combattuto un esercito di animali. Muli, buoi, cani, cavalli,
maiali, piccioni vennero utilizzati per lo spostamento di
reparti e materiali, per le comunicazioni e per il
sostentamento delle truppe. La forzata coabitazione con gli
uomini avvicinò gli uni agli altri in un possibile destino di
morte e sofferenza: ufficiali e militari di truppa avevano così
la possibilità di dare e ricevere affetto, ma anche quella di
occuparsi di esseri più deboli e del tutto dipendenti da loro.
Nel corso della Grande Guerra gli animali non soltanto
"combatterono" a stretto contatto con il soldato, ma
contribuirono all'alimentazione di s decine di milioni di militari
con la loro carne.
• DATA USCITA: 15 maggio 2015
• GENERE : Documentario
• ANNO: 2015
• REGIA: Folco Quilici
• SCENEGGIATURA: Folco Quilici
• PRODUZIONE: Red Film
• DISTRIBUZIONE : Istituto Luce Cinecittà
• PAESE: Italia
• DURATA: 76 Min TRUPPE
SILENZIOSE
LA LEVA EQUINA
I cavalli vennero impiegati come strumento di
trasporto, motore per i carri, come compagni dei
soldati di cavalleria e come carne per sfamare gli
uomini in trincea.
Francesco Baracca, ufficiale di cavalleria
Francesco Baracca, aviatore
LA LEVA CANINA
Il paese più preparato all’addestramento dei cani fu
la Germania, che già da tempo li impiegava nella
polizia.
Felix Hecht
‘’Diario di guerra dal
Nel suo
Corno di Cavento’’ Felix Hecht
ricorda l’amicizia col suo cane
Stivo, che prese il nome da
una cima di montagna.
I loro corpi non venero mai
ritrovati, sparirono tra i
ghiacci del Corno di Cavento.
Vennero impiegati: 50 mila cani in Germania,
30 mila in Austria, mentre in Italia il numero fu
inferiore poiché vennero usati in montagna più
per il trasporto che per i feriti.
I MULI
Più di 500 mila muli vennero usati in Italia,
per combattere sui monti tra neve e
ghiaccio. i loro erano i compiti più duri, come il
trasporto delle parti smontate di un cannone
o le cucine da campo. I muli chiamati di
“prima classe” trasportavano invece pezzi di
artiglieria.
Una delle ‘’mulattiere’’ sull’Aspromonte
I PICCIONI
VIAGGIATORI Due soldati che posizionano il messaggio
sulla zampa del piccione
UN’auto colombaia trasportava fino a cento
colombi
Si provò anche a far
scattare foto dall’alto
ai piccioni, ma questa
patica non funzionò.
Le maschere per il gas
che proteggevano
uomini e animali
Effetti del letale gas IPRITE o ‘’gas mostarda’’, sperimentato
per la prima volta il 22 aprile 1915 dall’esercito tedesco che lo
sganciò a Ypres, in Belgio, dalla città da cu prese il nome di
iprite.
Gli effetti erano estremamente visivi: l’effetto urticante, le
piaghe che si aprivano su tutto il corpo e la vista accecata dal
bruciore.
L’INVASIONE DEI TOPI
Una volta sterminati, i topi venivano appesi dai soldati con macabra
soddisfazione.
I topi si diffondevano tra i cadaveri dei caduti e tra le trincee.
pulci
I veri nemici dei soldati: e
pidocchi
Pulci e pidocchi si diffusero a causa
della sporcizia nelle trincee e
dall’impossibilità di lavarsi.
Causavano piaghe e intossicazioni.
L’unico rimedio fu quello di bollire le
divise.
IL PROBLEMA DELLA FAME & L’INFLUENZA ‘’LA
SPAGNOLA’’ La spagnola contagiò più di un
Sfamarsi in trincea miliardo di persone
STORIE DI ANIMALI DIVENUTI
EROI
Cher Ami, piccione
viaggiatore
femmina, anche
se ferita portò a
termine la sua
missione
salvando, il 3
ottobre 1918, ben
194 persone.
Rin-Tin-Tin, un cane
lupo trovato da un
militare americano in
un canile della
Lorena. Divenne
famoso nel cinema.