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Italiano: Elio Vittorini, la letteratura d'oltreoceano;
Inglese: Francis Scott Fitzgerald (The Great Gatsby);
Spagnolo: El sueño americano a través de la frontera;
Tedesco: Ist der amerikanische Traum vorbei?
Storia dell'arte: Norman Rockwell (Sogno di un giovane uomo);
Matematica: la statistica.
MAPPA CONCETTUALE
ITALIANO:
Elio Vittorini e la letteratura
d’oltreoceano INGLESE:
The Great
Gatsby –
STORIA: Francis Scott
Il primo Fitzgerald
dopoguerra e la
crisi del ‘29 IN AMERICA:
IL SOGNO CHE NON C’ERA
SPAGNOLO:
El sueño americano,
a través de la
frontera
Los inmigrantes MATEMATICA:
dicen “¡Hasta La statistica
luego!” 2
STORIA DELL’ARTE:
Norman Rockwell
TEDESCO: Sogno di un giovane uomo
Ist der amerikanische
Traum vorbei? Children picture
the perfect life: a
big house with a
white picket
fence, a perfect
family, a dog, a
cat and three
There is admiration for America L’America è ammirata come
as a new Eden; a land of un nuovo Eden, una terra di
beauty, bounty and unlimited bellezza, generosità e
promises… promesse infinite…
People can’t choose if they live Non si può scegliere se vivere
in poverty or extreme wealth. in povertà o in estrema
But they can choose if they ricchezza.
make their surroundings the Ma si può scegliere se rendere
perfect place: they do this with l’ambiente circostante il luogo
love, positive attitude and perfetto: realizzando tutto ciò
optimism. con amore, atteggiamento 3
INDICE:
Introduzione pag 5
Cosa si intende per sogno americano? pag 6
In America: il sogno che non c’era pag 9
Il primo dopoguerra negli Stati Uniti e la crisi del ’29 pag 10
Elio Vittorini e la letteratura d’oltreoceano pag 13
The Great Gatsby pag 16
El sueño americano, a través de la frontera pag 19
Ist der amerikanische Traum vorbei? pag 21
Norman Rockwell, sogno di un giovane uomo pag 22
La statistica pag 24
I “10 comandamenti” della cultura americana pag 27
Conclusione pag 29
4
Fonti pag 31
Introduzione
La scelta di incentrare la
mia tesina sul “sogno
americano” deriva dal mio
interesse per gli Stati Uniti,
una nazione che è sempre
stata il modello di vita da
seguire, la terra promessa
da raggiungere, il sogno da
desiderare. Ciò è alla base
anche del mio sogno
personale, ovvero il
raggiungere anche dopo tanti sacrifici quei luoghi magici.
Il fatto che l’America (e con America intendo Stati Uniti) sia
un sogno, specialmente agli occhi dei più giovani, deriva
dalla convinzione di trovare una terra ricca, una terra di
opportunità, di futuro e libertà, un mondo a parte, dove (se
dovessimo guardare i film) sembra tutto magico, un mondo
da cui dipendiamo fortemente e da cui deriva quasi tutto
ciò che circonda. Ma purtroppo non è solo questo che
significa rincorrere il sogno americano, in quanto implica
soprattutto sacrificio, autodeterminazione e coraggio.
Ma siamo sicuri che il sogno americano esista ancora? Per
questo ho voluto intitolare il mio elaborato “In America: il
sogno che non c’era”, un film uscito qualche anno fa e
diretto da Jim Sheridan. Un film drammatico che parla
dell’illusione del sogno. Infatti non sempre il sogno
americano si rivela all’altezza delle proprie aspettative,
poiché può comportare spesso disperazione e nessun
miglioramento della condizioni di vita. 5
Penso ci voglia un grande coraggio a
inseguire i propri sogni, e in particolare
il sogno americano; infatti una persona
che lascia la propria terra è consapevole
del fatto che non ci tornerà mai più; ma
se riesce a prendere quella decisione, è
perché il desiderio di partire, di iniziare
una nuova vita, di provare a
raggiungere il successo, è più forte di
qualunque altro sentimento che la lega
alla propria terra e ai propri cari.
“Il sogno americano è il sogno di una terra in cui la vita dovrebbe essere migliore e la
più ricca e la più piena per ogni uomo, con possibilità per ognuno secondo le proprie
capacità o azioni. “
James Truslow Adams, 1931, “Epic of America”
Per sogno Americano si intende
la speranza, condivisa sia dagli
estimatori degli Stati Uniti
d’America sia da parte degli
abitanti, che attraverso il duro
lavoro, il coraggio, la
determinazione sia possibile
raggiungere un migliore tenore di
vita e la prosperità economica.
Questi valori erano condivisi da
molti dei primi coloni europei, e
sono stati poi trasmessi alle
generazioni seguenti. 6
L’ORIGINE DEL SOGNO AMERICANO
L’origine del Sogno Americano proviene dall’allontanamento dai modelli del
Vecchio Mondo. Si sperimentavano libertà mai provate prima, specialmente la
possibilità di una significativa mobilità sociale verso l’alto. In aggiunta, dalla
Guerra di Indipendenza Americana fino all’ultima metà del diciannovesimo
secolo, molte risorse erano libere e generarono promesse di proprietà terriere e
investimenti fortunati in terre o industrie. Lo sviluppo della Rivoluzione
Industriale combinato con le grandi risorse naturali dell’enorme continente non
ancora completamente colonizzato creò la possibilità di migliorare la propria
condizione sociale.
Molti dei primi imprenditori americani si diressero verso ovest, verso le
Montagne Rocciose, dove potevano comprare a bassissimo prezzo molti ettari
di terreno, nella speranza di trovarvi dei giacimenti d’oro. Il Sogno Americano
fu un fattore primario non solo per la “Corsa all’Oro” di metà ottocento, ma
anche nelle successive ondate di immigrazione che caratterizzarono quel
secolo e il successivo.
In Europa, le crisi come la grande carestia irlandese, l’esodo delle Highlands in
Scozia e le conseguenze del regime napoleonico spinsero molti dei più poveri
europei ad andare in America, per poter rimediare al loro basso tenore di vita e
godere delle sue ampie libertà economiche e costituzionali.
Durante la seconda metà del diciannovesimo secolo lo scrittore Horatio Alger
diventò famoso per i suoi romanzi che idealizzavano il Sogno Americano. Le sue
storie di persone povere ed emarginate, che tramite i loro sforzi riuscivano a
conquistare ricchezza e successo, contribuirono all’insediarsi del Sogno
Americano nella cultura popolare americana e a convincere gli stranieri a
crederci sempre più, poiché l’acquisizione di un notevole benessere dimostrava
che, avendo talento, intelligenza e costanza di lavorare duramente, era
possibile avere successo nella vita.
Per tutto il diciannovesimo secolo, gli emigranti fuggirono dalle monarchie
dell’Europa Occidentale, caratterizzata da un’economia che imponeva una
pesante tassazione e opprimeva la classe povera soffocando lo sviluppo, per
raggiungere l’America che era libera da tali
costrizioni.
Il Sogno Americano, come pure la fuga dalla
persecuzione o dalla guerra, è sempre stato una
delle cause principali dell’arrivo degli emigranti
in America. In prossimità del XX secolo, cominciò
ad attirare un numero consistente di persone
dall’Est e dal Sud dell’Europa. Moltissimi italiani,
polacchi, greci, ebrei e russi andarono a cercare
lavoro nelle città industriali come New York,
Chicago, Filadelfia e Detroit.
Le nuove icone del sogno americano divennero
le grandi personalità d’industria, dato che molti
di loro erano arrivati a controllare grandi
industrie e immensi capitali, pur appartenendo a
basse categorie sociali. Nasce il concetto di “self
made man”, ovvero l’uomo che si è fatto da sé. 7
Alla base di questo concetto sta la convinzione che tutti devono poter
raggiungere qualunque posizione e non è accettabile nessuna limitazione a
questa possibilità.
L’ondata di immigrazione continuò fino allo scoppiare della Prima guerra
mondiale. Dopo il conflitto, il sentimento nativista portò a una restrizione delle
norme sull’immigrazione, che continuò fino all’entrata in vigore
dell’Immigration and Nationality Services Act of 1965, la nuova legge che
permise la ripresa dell’immigrazione su più larga scala.
Nel corso del XX secolo il Sogno Americano ha però avuto le sue difficoltà. La
Grande Depressione causò numerose sofferenze e privazioni durante gli anni
trenta e causò quasi un rovesciamento del sogno per le persone che ne furono
direttamente colpite. Ma a mettere in crisi il sogno americano fu soprattutto il
crollo di Wall Street nell’ ottobre 1929 a causa della sovrapproduzione delle
industrie. In questo periodo, infatti, grazie anche all’introduzione di nuovi
macchinari, la produzione aumentava e per qualcuno il salario rimaneva lo
stesso, per altri era inesistente poiché il lavoro di molti uomini venne sostituito
dalle macchine. Anche i contadini si ritrovarono in ginocchio a causa del
restringimento del mercato e furono costretti a vendere le loro terre.
La crisi del ’29 portò al fallimento di numerose industrie, alla disoccupazione e
alla fame di milioni di persone, che persero anche quel po’ di denaro che erano
riusciti a risparmiare e che avevano investito.
Dopo la seconda guerra mondiale, però, tutto il mondo ricominciò a sognare
l’America, ad adottare i suoi stili di vita e le sue abitudini.
Si parla di boom economico negli anni ‘50-’60: un periodo in cui si cercava di
superare la crisi finanziaria internazionale e le guerre. Erano anni in cui in tutto
il mondo occidentale ci si dava un gran da fare per raggiungere uno status
socio-economico elevato e per riscattarsi dalla miseria.
Negli Stati Uniti, la situazione era particolarmente buona e molti inseguivano la
“famiglia perfetta”: un giovane uomo avrebbe dovuto sposare una donna
giovane con cui avere tre figli e vivere in una casa di periferia, dove non poteva
mancare un piccolo televisore, una bella cucina, un giardino bene curato e una
staccionata bianca sul retro. Il padre avrebbe dovuto essere una figura forte,
avrebbe lavorare solo per mantenere la famiglia, per tornare a casa nel
pomeriggio ed insegnare al figlio come si gioca a baseball. La madre invece
sarebbe rimasta a casa, a crescere i figli, a pulire ed ad attendere il marito una
volta tornato dal lavoro. Le donne sarebbero uscite di casa solo se truccate e
acconciate alla perfezione.
Si diffondeva cosi lo stile di vita americano, che era:
un modello di produzione di massa,
standardizzata, meccanizzata e a
basso costo;
un modello di consumo, l’America
era una società di consumatori che
godevano di un modesto benessere,
spendevano ciò che ancora non
avevano guadagnato per acquistare
merci; 8
un modello sociale, gli Stati Uniti avevano creato una società di massa
nella quale i nuovi protagonisti, l’industria e i consumi di massa,
indirizzavano il carattere e le scelte del paese;
un modello culturale, poiché comprendeva la democratizzazione della
cultura, l’abolizione della cultura d’elite, l’affermazione dell’industria
culturale che produce una cultura bassa e omologata.
Nell’Europa del dopoguerra, l’americanismo fu, quindi, soprattutto un modello
di benessere diffuso, di ottimismo, di abbondanza, di uguaglianza, di
modernità; anche se prevedeva il predominio del materialismo e il
perseguimento del denaro e del potere, che guidava la vita e la politica del
paese. Così, da una parte, troviamo il mito positivo del paese giovane e
dinamico, democratico e produttivo, dall’altra, il mito negativo del razzismo,
della barbaria meccanizzata e del regno del dollaro.
Cosa sia diventato il Sogno Americano oggi, è una questione continuamente
discussa; alcuni ritengono che abbia portato ad enfatizzare esclusivamente il
benessere materiale come misura del successo e della felicità. Sembra cioè,
che abbia perso gli ideali di uguaglianza e libertà promossi
all’inizio. E’ però con l’elezione di Obama che è rinata la
speranza.
Obama infatti è l’esempio perfetto di un uomo che è riuscito
a diventare ciò che è grazie alle proprie forze, senza essere
influenzato dalle sue condizioni economiche o dal colore
della pelle. Egli stesso sembra trasmettere con la sua storia,
ma anche con il suo programma politico, la possibilità di
avere un paese più giusto ed equo.
E’ inoltre un ottimo comunicatore, la sua forza sta nel
messaggio CHANGE (change has come to America); è stato
infatti in grado di attivare milioni di persone, motivarli,
stringerli insieme per una causa comune e stimolarne la creatività. Barack
Obama, in altre parole, offre redenzione attraverso la speranza e il
cambiamento.
“Bisogna ripristinare il sogno americano – ha detto in chiusura della