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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: A megghiu parola è chidda ca un si dici
Autore: Jacopo Bianchi
Descrizione: Argomento della tesina è la trattazione di alcuni aspetti del fenomeno mafioso in sicilia, a partire dalle sue origini fino all'analisi di alcune sue peculiarità , in gran parte svincolate dalla sua evoluzione storica;
Materie trattate: storia, letteratura inglese, letteratura italiana
Area: umanistica
Sommario: Come potete vedere, intendo parlarvi della mafia siciliana. Non mi lancerò in una trattazione comparata fra le differenti organizzazioni mafiose, non solo per l'esiguità del tempo a mia disposizione, ma soprattutto perché il tema risulterebbe arduo; infatti ogni organizzazione mafiosa differisce dalle altre per origini e per storia, nonché per struttura ed organizzazione. Fra le varie mafie, ho scelto proprio quella siciliana perché ho avuto occasione di avvicinarmi alla realtà siciliana in varie occasioni; in particolare, prestando attività di volontariato nel Centro Tau (associazione Onlus) nel quartiere palermitano di Danisinni, quartiere degradato e ad "alta densità mafiosa", dove anche i bambini divengono manovalanza per le cosche, i casi di "fuitina" sono all'ordine del giorno, e il degrado si può toccare con mano.
Le denunce sociali nei romanzi di Sciascia
<<Leonardo Sciascia, che sentiva il bisogno di Stato, ma nello Stato non aveva
fiducia.>>
Giovanni Falcone
“A ciascuno il suo”, 1966
- Stato e giustizia inefficienti
- Clientelismo e raccomandazioni
necessarie per far carriera
- Omertà
La Mafia come microcosmo totalitario
Analogie fra Mafia e:
- i totalitarismi storici (Nazismo, Stalinismo, Fascismo)
- la società ritratta da Orwell in 1984
Atomizzazione dell’individuo, che
eviterà di riporre fiducia in altri individui, per il
timore del diffuso spionaggio reciproco.
: omertà [ “ ’A megghiu parola è chidda ca ‘un si dici. ”, Antico proverbio siciliano]
Mafia “thought criminal”
Orwell: fear of become a
Si tratta di un fenomeno di massa, che però dalle masse seleziona un èlite.
Cupola, dalla fine degli anni ‘50 ]
Mafia : creazione di una gerarchia [
Orwell : Inner Party
Uso della violenza.
Mafia : 1. estorsioni e minacce
2. assassinii e stragi [ soprattutto dagli anni ’70]
Orwell : 1. the children want to see hanging, that takes place in a public park
2. violence used against Winston Smith and Julia by O’Brien
Il totalitarismo politico, miglior alleato della mafia
- Primo momento:
Lotta per la definizione dei confini.
- Secondo Momento:
I due totalitarismi di fatto si integrano per
perseguire scopi comuni del sistema politico all’invisibilità del
<<Ogni concessione
proprio potere, concede più ampi spazi alle mafie>>
Armao
Esempio: Fascismo e Mafia
<<Calate, juncu, ca passa la china>>, Antico detto mafioso
La mafia
nel nord italia: c’è?
• Criminalità organizzata • Criminalità economica
E’ arrivata grazie a:
- Immigrazione
interna
“Soggiorno
-
Obbligato”
Origini del termine “Mafia”
Etimologicamente, si è pensato alla lingua araba, per diversi vocaboli:
- Maha; significa <<cava di pietre>>.
- Mahias; ovvero <<spacconeria>>, <<spavalderia>>.
- Il nome della tribù berbera Maafir.
- Muàfa; significa allo stesso tempo <<oscurità>> e <<protezione>>.
- Marfuz, ovvero <<marpione>>.
- Al mafa, che vuol dire <<fedeltà>>.
Alcuni linguisti, portano però avanti la tesi della derivazione
dalla lingua dialettale toscana, dalla parola maffia, che
significa <<miseria>>, ma anche <<braveria>> o
<<ostentazione vistosa>>.
Come combattere la mafia?
Legge “Rognoni-La Torre”:
- ha introdotto il reato di
associazione mafiosa
- ha consentito la confisca dei
beni ai mafiosi
Nel 1995 l´associazione
"Libera" raccolse un
milione di firme per
proporre l´uso sociale dei
beni confiscati, e la
"nuova" Rognoni-La
Torre riformata diventò
legge nel 1996
tesina “ ’A megghiu parola è
Breve Mappa Concettuale/bozza del discorso-esposizione sulla
chidda ca ‘un si dici. ”
SLIDE N°1
Come potete vedere, intendo parlarvi della mafia siciliana.
Non mi lancerò in una trattazione comparata fra le differenti organizzazioni mafiose, non solo per
l’esiguità del tempo a mia disposizione, ma soprattutto perché il tema risulterebbe arduo; infatti
ogni organizzazione mafiosa differisce dalle altre per origini e per storia, nonché per struttura ed
organizzazione.
Fra le varie mafie, ho scelto proprio quella siciliana perché ho avuto occasione di avvicinarmi alla
realtà siciliana in varie occasioni; in particolare, prestando attività di volontariato nel Centro Tau
e ad “alta densità
(associazione Onlus) nel quartiere palermitano di Danisinni, quartiere degradato
dove i casi di “fuitina” sono
mafiosa”, anche i bambini divengono manovalanza per le cosche,
all’ordine del giorno, e il degrado si può toccare con mano.
SLIDE N°2
Per iniziare, ritengo necessario fare un breve cenno a quelle che si pensa siano le origini storiche
del fenomeno mafioso in Sicilia. le opinioni degli storici (c’è chi addirittura vuole trovare le
Diverse sono in realtà a questo proposito
prime avvisaglie di questo fenomeno nel medioevo o in epoca romana !), ma, ad ogni modo, le
risalgono all’800.
prime fonti storiche che trattano del fenomeno mafioso,
in cui era nominata una qualche forma di “aggregazione mafiosa”
Infatti, la prima relazione fu
redatta nel 1838 dal procuratore di Trapani don Pietro Calà Ulloa per il governo del regno
borbonico.
Un’altra essenziale inchiesta, che ritengo sia d’uopo a questo punto quantomeno nominare, risale
al 1877, e fu redatta dagli esponenti della destra liberale Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino: il
intitolato “La
loro lavoro, Sicilia nel 1876” ed incentrato al contempo sia sulla situazione politica che
su quella socio-economica della Sicilia, influenzerà diversi importanti autori siciliani, quali ad
esempio Giovanni Verga (ad esempio la novella Rosso Malpelo è praticamente la versione
di Franchetti e
letteraria de Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare, uno degli argomenti toccati dall’opera
Sonnino.)
SLIDE N°3
Tornando ora alle origini del fenomeno mafioso, è importante sottolineare il contesto in cui questo
dove l’economia si basava sull’agricoltura, era fortemente radicato il
ha origine: in Sicilia, infatti,
latifondo, di fatto come evoluzione del feudalesimo.
Inoltre, in questa realtà, lo Stato era totalmente inefficiente, se non addirittura assente: la Sicilia è
l’isola ed i
stata sempre governata da invasori, il cui unico interesse era sfruttare il più possibile
suoi abitanti, senza il problema della investitura popolare e quindi di garantire servizi, infrastrutture
e sicurezza alla popolazione.
Ad amministrare gli enormi latifondi erano i gabelloti, ricchi borghesi nonchè grandi affittuari terrieri,
che, in maniera perfettamente speculare ai governi stranieri, cercavano di ottenere il massimo
guadagno possibile da questa terra. dello Stato cui ho accennato poc’anzi,
Un immediato esempio dell’inefficienza lo troviamo nelle
Compagnie D’Armi, istituite come forza di polizia contro i briganti, ma i cui membri erano spesso in
combutta con essi.
Per colmare questa inefficienza delle istituzioni, i gabelloti istituirono una sorta di polizia privata
illegale, i “campieri”, affinché proteggessero, anche con l’uso della violenza, i beni e le persone del
latifondo.
I gabelloti, quindi, acquisivano sempre maggior potere, minacciando spesso anche i loro stessi
padroni, gli ex feudatari, costringendoli in qualche caso a cedere le loro terre a prezzi bassi.
Ai campieri e ai gabelloti, ormai potenti e rispettati dalla popolazione, fu attribuito il titolo di “uomini
d’onore”, secondo quello che era erano uomini d’onore
un concetto di onore proprio della Sicilia:
coloro che erano riusciti sia a tutelare la propria famiglia e i propri beni, sia ad ottenere un riscatto
economico e sociale (attraverso l’uso di astuzia e forza fisica) in una Sicilia che non ne concedeva
gli spazi.
SLIDE N°4
In questa Sicilia, si sviluppò un vero e proprio “mercato” della violenza: gli “uomini d’onore”, i
“mafiusi”, ormai divenuti autorevoli, rispettati e potenti, offrivano la loro protezione in cambio di
favori (solitamente economici).
realtà, pagando i “mafiosi”, la popolazione chiedeva di fatto (senza esserne cosciente) una
In
protezione dai mafiosi stessi. questa “tassa”,
Se qualcuno non avesse pagato infatti, nessuno avrebbe salvaguardato i suoi
diritti: lo Stato di fatto non c’era.
autorevolezza, gli uomini d’onore, unitisi in associazioni, si avvicinarono
Forti di questa loro l’operato a loro interesse.
sempre più alle istituzioni, di fatto controllandone
C’è da specificare, su questo piano, che i mafiosi non seguiranno mai un ideale etico o morale nel
loro agire, ma si limiteranno ad agire per il proprio interesse e guadagno.
SLIDE N°5
Un significativo esempio di questa mentalità dei Siciliani, la troviamo incarnata nella persona di
Leonardo Sciascia.
Di lui dice significativamente Giovanni Falcone <<Leonardo Sciascia, che sentiva il bisogno di
Stato, ma nello Stato non aveva fiducia.>>, che corripsponde a ciò che ho cercato di esprimervi
sulla presenza e sulla concezione di Stato in Sicilia.
Nei suoi romanzi, inoltre, troviamo riflessa quella che è la realtà siciliana.
suo romanzo, “A ciascuno il suo”,
Voglio portare come esempio il pubblicato nel 1966, in cui ho
individuato tre punti che a mio avviso ben rappresentano quella che è la realtà siciliana.
ho individuato, è quella dell’inefficienza dello Stato e della giustizia.
Una prima tematica che
Nel libro vediamo che le forze di polizia non arriveranno mai a risolvere il duplice omicidio del
farmacista Manno e del dottor Roscio, avvenuto nei primi capitoli del romanzo.
Vi arriverà invece il professore Laurana, ma non per una voglia di giustizia, bensì per una curiosità
spinta da una casuale concatenazione di eventi.
Il secondo tema che vorrei evidenziare, è quello del clientelismo e delle raccomandazioni,
necessarie per poter fare carriera.
Al fine di distogliere Laurana dal suo intento di scoprire l’assassino, il colpevole, l’avvocato
Rosello, promette al professore un avanzamento di carriera, forte dei suoi agganci politici ed
istituzionali.
La terza ed ultima tematica riguarda invece il fenomeno omertoso.
Un ben chiaro esempio di questo lo troviamo nel finale straniante di questo insolito giallo: dal
colloquio fra don Luigi e il notaro che si svolge dopo l’assassinio del professore Laurana, risulta
sia successo, chi sia l’assassino e chi il movente,
palese che è ben noto cosa ma non appena un
terzo personaggio, il commendatore Zerillo, entrerà in scena e vorrà inserirsi nel discorso, ecco
“poveri
che si mostrerà il tipico silenzio siciliano: innocenti che non sanno niente, che non
dirà sarcasticamente il commendatore sui compaesani.
capiscono niente”
SLIDE N°6
Guardando ora a come la mafia mantenga il suo controllo sulla popolazione, vorrei evidenziare
quelle caratteristiche che la avvicinano a un regime totalitario, proprio come quello che Orwell ci
rappresenta nel suo romanzo 1984. dell’individuo che,
Una prima analogia consiste nell’atomizzazione in una situazione in cui chi si
manifesta contrario al totalitarismo ne paga le conseguenze, e in cui ognuno è portato verso uno
spionaggio reciproco, è costretto ad isolarsi, e ridurre al minimo il rapporto con gli altri individui.
Cadrà dunque la fiducia che l’individuo ripone negli altri, e questa fiducia dovrà essere riposta solo
ed esclusivamente nel totalitarismo stesso.
Per quanto riguarda la mafia, scorgiamo questo aspetto nell’omertà, di cui non tornerò a parlare,
limiterò a riportarvi l’antico detto siciliano “ ’A
avendolo appena fatto nel trattare Sciascia. Mi
megghiu parola è chidda ca ‘un si dici. ”, assai significativo a riguardo.
too deals with this issue in his romance 1984 by describing the character’s fear of becoming
Orwell
a “though Winston Smith, the protagonist, is even afraid of children, who, whit a
criminal”.
meaningful simily, are compared to “tiger cubs, which will soon grow up into man eaters”.
As in Stalin’s Russia in the “Purges” time, in the society outlined by Orwell, a betryal denunciation
is both an everyday themselves, even if not justificated.
La seconda analogia, consiste nel fatto che sia nel caso della mafia, sia nel caso del regime
raccontatoci da Orwell, ci troviamo di fronte un fenomeno di massa; un fenomeno di massa, che
massa seleziona un’elite, che la “punta di lancia” del
però dalla diverrà totalitarismo.
L’esempio per quanto concerne la mafia, lo troviamo nella gerarchizzazzione: oltre ad esercitare
un controllo capillare sulla popolazione, la mafia esige una struttura gerarchica per potersi
l’
mantenere solida; evidente manifestazione di questa necessità di una gerarchia si rintraccia a
dagli anni ’50, la mafia si organizzerà infatti in una “Cupola”, di cui faranno parte i
partire quando
vari capi mandamento.
In 1984, we see that everybody is member of the party, but exists an èlite; this elite is the Inner
Party that has got the power, and take decisions.
La terza ed ultima analogia, consiste nel fenomeno della violenza, che arriva anche a piacere, o ad
essere desiderata.