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Introduzione 1984: la menzogna passa alla storia, tesina
“Il partito vi diceva che non dovevate credere né ai vostri occhi ne alle vostre orecchie” (G.Orwell).
Ho voluto incentrare la seguente tesina di maturità sul romanzo 1984. Ho letto questo libro quasi per caso e non sono mai stata più felice di aver fatto questa scelta.
Il motivo principale del perché abbia scelto proprio questo argomento per la mia tesina è forse quello di ritrovarci catapultati in un contesto paradossalmente identico a quello descritto in quelle pagine. Orwell aveva previsto tutto: E’ riuscito a centrare l’elemento che più di qualsiasi altro incarna la nostra epoca e la nostra società, sopraffatta dalla perdita di ogni originalità e individualità.
Ancor di più mi affascina e mi spaventa allo stesso tempo il potere che sono riusciti ad acquistare i mass media al giorno d’oggi, la semplicità con il quale una pubblicità ,un immagine commerciale o una sola parola possano annullare quelli che sono sempre stati i nostri pensieri e ideali,fino a farceli rinnegare o addirittura cancellare.
Mi spaventa come ognuno di noi sia costretto a nascondersi giorno dopo giorno dietro ad una maschera per poter essere accettato, e come chi non lo faccia venga escluso,denigrato,ucciso, senza alcun tipo di problema o di un briciolo di umanità.
Mi spaventa come ciò che ci unisca come genere umano non sia più l’essere ,appunto,uomini … ma sia la marca di un paio di jeans, l’orientamento sessuale, o il colore della nostra pelle.
Mi terrorizza come chi ci governa riesca ad abbindolare un essere umano dotato di un cervello e di intelligenza superiore ad ogni altra specie,con la stessa facilità con cui un lupo attira la sua preda nella tana: con l’inganno.
Non è assolutamente possibile che nessuno si sia mai fermato a pensare su quanto sia importante mantenere una propria identità,dei propri ideali,delle regole morali proprio per evitare di farsi ingannare.
La mente è il bene più prezioso che ognuno ha per poter vivere come decidiamo noi e non come vorrebbero gli altri, e dobbiamo preservarla da tutto questo degrado.
Gli argomenti che andrò a trattare nella mia tesina vanno a riscoprire principalmente dove e quando hanno origine queste ideologie e comportamenti che hanno reso la società di oggi così crudele e superficiale,andando a vedere come la Russia venne governata negli anni trenta sotto la dittatura di Stalin.
Attraverso il pensiero e la poetica di Luigi Pirandello riusciremo meglio a comprendere i meccanismi che scaturiscono all’interno della mente umana quando si vive all’interno di una società di massa come quella odierna,e quali siano le soluzioni al problema secondo l’autore.
La pittura violenta e ad impatto di E.Munch daranno voce a tutta l’angoscia,alle critiche, alla corruzione, all’uguaglianza quasi in serie del popolo ,come se fossimo i prodotti appena sfornati di una fabbrica che ci realizza come meglio crede e che oggi chiamiamo società.
Come ultimo argomento offrirò in lingua inglese ,un quadro generale della situazione storica che ha portato alla nascita dell’età moderna ,con tutte le caratteristiche i cambiamenti che hanno influenzato gli scrittori dell’epoca e la loro letteratura.
Collegamenti
1984: la menzogna passa alla storia, tesina
Storia - Dittatura di Stalin in Unione Sovietica.
Italiano - Pensiero e poetica di Pirandello.
Arte - La pittura di Munch.
Inglese - 1984 di George Orwell.
I ricorrenti slogan politici sono: La guerra è pace,la schiavitù è
libertà,l’ignoranza è forza.
In 1984 George Orwell interpreta la dittatura come l’assenza di libertà per tutti
gli individui.
La dittatura da lui immaginata e descritta,è una dittatura mentale,non fisica: la
violenza porta gli uomini a reagire ,a combattere ancora con più
determinazione per i propri valori sopportando anche il più atroce dolore fisico.
Il partito cerca di inculcare i propri ideali e regole attraverso il lavaggio del
cervello.
La continua propaganda emessa dai teleschermi ,dai manifesti sempre
presenti e dalle perenni riunioni ,avevano l’unico scopo di rendere pubblica
qualsiasi notizia potesse evidenziare la grandezza del grande fratello.
Esso non crede sia utile (a differenza delle comuni dittature)utilizzare la forza
per imporre le rispettive idee,ma crede sia indispensabile operare alla
radice,ovvero la mente umana , affinchè l’individuo arrivi alla completa
accettazione di qualcosa di nuovo e diverso.
Questo perché non pretende esclusivamente obbedienza assoluta ,ma la
spontanea condivisione di un sogno.
Un ruolo decisamente incisivo lo ha la psicopolizia,che si occupa oltre che dello
spionaggio dei cittadini,di disfarsi delle persone che trasgrediscono alle regole.
Un passo importante che il partito compie verso la totale disumanizzazione del
proprio popolo,è la limitazione della capacità di pensiero ed espressione di
questo attraverso la “neolingua”, un linguaggio che si basa sulla premessa che
meno siano le parole da poter utilizzare,meno sia la possibilità di esprimere il
proprio punto di vista,andando a limitare a sua volta la libertà individuale.
Se l’uomo non ha parole per poter identificare il proprio disagio e
sofferenza,non sarà capace di poterlo esternare,e questo è il principale scopo
del partito,annullare qualsiasi mezzo con il quale un individuo possa opporsi ad
esso.
Un altro aspetto che acquista fondamentale importanza all’interno del romanzo
è il ruolo della guerra nell’economia di una dittatura.
Quella descritta da Orwell è una dittatura che utilizza la tecnologia con il fine di
vincere la battaglia contro gli altri due superstati.
In realtà scopriamo che nessuno stato trarrebbe vantaggio da un eventuale
vittoria,ma al contrario,rimanendo in continuo conflitto tra loro si sosterrebbero
a vicenda.
La guerra divora tutti i beni di consumo in eccesso contribuendo a conservare
quello stato mentale di cui ha bisogno una società organizzata
gerarchicamente. Questo meccanismo risolve il problema di come far girare le
ruote dell’industria senza incrementare la ricchezza reale del mondo.
I beni di consumo dovevano essere prodotti ma non distribuiti,e in effetti
l’unico modo era uno stato di perenne guerra.
Il popolo,inoltre, veniva privato della possibilità di provare alcun sentimento
d’amore verso le persone e assiduamente istigato alla violenza contro le altre
potenze , affinchè all’interno della società regnasse sempre un clima di
profondo odio e rabbia con cui affrontare i conflitti.
Da qui “La guerra è pace”.
STORIA.
2.
2.1 Lo stalinismo negli anni 30.
Stalin alla guida della Russia.
2.1.1
Alla morte di Lenin(1924)Stalin,nel 1925, diventò l’indiscusso leader del
partito,instaurando un regime dispotico ,in base al quale si sente autorizzato a
considerare traditori e a perseguitare tutti coloro che chiedono maggior
democrazia.
Questo apparato era ormai fuso con gli organismi statali ,dando vita ad una
macchina amministrativa,che ricorreva sempre di più all’uso di metodi
costrittivi.
Negli anni successivi Stalin instaurò un sistema di potere autoritario fondato sul
ruolo centrale del partito e sulla sua figura di dirigente rivoluzionario.
In pochi anni egli riuscì ad emarginare i leader storici della rivoluzione,primo di
tutto Trockji ,con il quale aveva condiviso il potere alla morte di Lenin. Trockji fu
espulso dal partito e allontanato dall’Unione Sovietica.
Tutti i vecchi leader rivoluzionari vennero emarginati o eliminati da Stalin, così
che alla fine degli anni venti detenesse da solo il potere del partito.
Stalin era contrario alla rivoluzione mondiale ,ma promuoveva il socialismo in
un solo paese.
2.1.2 La difficoltà dell’agricoltura e la collettivizzazione forzata.
Fu così che ebbero inizio la collettivizzazione dell’agricoltura e
l’industrializzazione forzata. Lo strumento utilizzato da Stalin fu la
pianificazione integrale dell’economia:Lo stato governava in modo rigido tutti i
meccanismi dell’economia,stabilendo cosa produrre,quanto,in quanto tempo e
a quale prezzo. Ciò escludeva l’iniziativa privata e presupponeva la proprietà
pubblica di tutti i mezzi di produzione. A causa della grave crisi cerealicola ,nel
paese cresceva lo scontento popolare. Per far fronte al crollo delle riserve
granarie, la dirigenze decise di abbandonare la nep e di ricorrere a drastici
interventi d’emergenza che però non erano altro che provvedimenti
momentanei. C’era bisogno di una politica più duratura che modificasse i
meccanismi della produttività agricola.
Agli occhi della dirigenza,lo sviluppo dell’agricoltura era possibile solo
attraverso il controllo del mercato cerealicolo da parte delle autorità,che
avrebbero poi provveduto a rifornire le città. Nel 1929 fu quindi avviata una
collettivizzazione forzata delle campagne,ovvero un’unità agricola nella quale i
contadini non ricevono un salario,ma una quota dei beni prodotti .
.
2.1.3 La deportazione dei kulaki e la crisi cerealicola.
I contadini ricchi (kulaki) si rifiutarono di cedere le loro terre e i loro prodotti
allo stato.
Difronte a queste resistenze si ricorse alla violenza e alla deportazione : il 27
dicembre 1929 Stalin decretò che i kulaki,come classe sociale,andassero
eliminati, ordinandone la deportazione in siberia.
I contadini furono successivamente obbligati a sottoscrivere un contratto con lo
stato che li costringeva alla consegna di una parte del loro raccolto.
Nel 1930 la produzione granaria aumentò toccando livelli record, ma
ciononostante nelle città il grano continuava a mancare poiché i contadini
reagivano alle requisizioni nascondendo il raccolto.
Questo atteggiamento spinse le autorità sovietiche a prendere provvedimenti
molto violenti : funzionari del partito vennero inviati nelle campagne dove
furono effettuati arresti e deportazioni di massa.
Malgrado queste misure,alla fine del 1931 la quantità di grano continuava a
diminuire sino a cessare completamente.
Questo portò ad una drastica carestia delle campagne russe che causò milioni
di vittime, conseguenti sia agli stenti ,alle pessime condizioni di vita e alle
uccisioni.
I danni arrecati dalla collettivizzazione furono tali da ritornare ai livelli produttivi
precedenti,esclusivamente alla fine degli anni 30.
Lo stato si rivelava quindi una pessima guida della produzione; se nella
collettivizzazione forzata era indispensabile il ricorso a metodi coercitivi ,questi
stessi metodi repressivi risultavano incapaci a sostenere la crescita
produttiva,anzi la ostacolavano.
2.1.4 I piani quinquennali e lo sviluppo industriale.
Alla fine degli anni 20, nel tentativo di rendere la Russia dotata di un apparato
industriale moderno, Stalin decise di abbandonare la politica della NEP a favore
di un economia fortemente controllata dallo stato e di una pianificazione
dell’economia attraverso dei piani quinquennali con i quali il partito fissava gli
obbiettivi produttivi che il paese avrebbe dovuto raggiungere nei 5 anni
successivi. Il primo piano fu varato nel 1928 e il secondo nel 1933.
L’obbiettivo principale era rendere l’URSS autosufficiente nella produzione
industriale.
Purtroppo gli obbiettivi del primo piano non vennero mai raggiunti; difatti la
loro funzione era prevalentemente politica, al fine di alimentare il mito di Stalin
come guida infallibile del popolo.
I risultati dei primi piani fu comunque soddisfacente anche se inferiore alle
aspettative, difatti l’Unione Sovietica si trasformò nel giro di un decennio in una
potenza industriale inferiore solo a Stati Uniti e Germania. I costi di tale
operazione furono altissimi ,e non potendo ottenere finanziamenti dall’estero si
percorsero due strade: il basso livello di salari e quindi dei consumi,ottenuto
con la militarizzazione del lavoro operaio; ed il trasferimento forzato di
ricchezza dall’agricoltura all’industria,tramite la collettivizzazione delle terre.
Lo sviluppo economico ebbe come primo effetto quello di alimentare una
massiccia domanda di forza lavoro, costringendo le campagne a fornire milioni
di operai : Tra il 1929 e il 1935 17 milioni di contadini emigrarono nelle città.
L’immigrazione dalle campagne sconvolse i ritmi di questa popolazione rurale
in modo drastico .
Questo rapido inurbamento portò alla diminuzione di abitazioni,obbligando più
nuclei familiari a condividere uno stesso alloggio sovraffollato con devastanti
effetti sulla psicologia degli individui.
Oltre al notevole peggioramento delle condizioni di vita,questi fenomeni
provocarono un incremento della criminalità,della prostituzione e
dell’alcolismo,nonché un significativo calo della natalità.
Le veloci e profonde trasformazioni sociali non fecero altro che portare
all’insorgere di ulteriori tensioni.
Dopo il 1935 la disoccupazione scomparve e il livello di vita riniziò a migliorare,
ma le condizioni generali restarono complicate.
.
2.1.5 Le grandi purghe e i gulag
Ormai contrastare Stalin o le sue decisioni equivaleva al rischio di un
eliminazione politica e fisica.
In campo politico,Stalin instaurò una dittatura basata sul partito ,che si
identificò nello stato,in quanto unico detentore del potere. Ogni dissenso fu
impedito e si passò a una fase di terrore o ‘’delle grandi purghe’’(1935-
1936) ,in cui furono giustiziati o deportati molti cittadini,dalle classi più basse a
quelle più alte(kulaki) .
Venivano utilizzate false accuse che spesso furono confermate dagli stessi
accusati,per un senso di fedeltà verso il partito,o nella speranza di essere
giustiziati ,ponendo così fine alle sofferenze inferte dalle torture.
Lungo tutti gli anni 30 nei campi di lavoro forzati ,in siberia,(gulag) vennero
rinchiusi tutti quei cittadini appartenenti a gruppi sociali ritenuti ‘’estranei’’ , o
accusati di essere controrivoluzionari ,o appartenenti a minoranze etniche e
religiose non consentite.
Alla fine del 1938 i russi deceduti nei gulag erano più di otto milioni.
Si trattava di ridisegnare il profilo culturale,politico e di classe del paese per
costruire una grande e moderna potenza industriale. Di conseguenza i gulag
erano considerati indispensabili per impedire ogni possibile opposizione sociale
e politica.
In seguito Stalin diede inizio ad una sistematica eliminazione di tutto ciò che
potesse,in qualche modo, mettere in discussione il suo ruolo o semplicemente
fargli ombra.
Sotto il suo governo, la Ceka,poi divenuta NKVD,la temuta polizia segreta
sovietica,raggiunse l’apice del suo potere.
Essa aveva diritto di vita o di morte su tutti gli abitanti. Per questi motivi,lo
oppressione.
stalinismo è diventato sinonimo di terrore e
2.1.6 Il culto della personalità
Tuttavia,il ricorso alla repressione non era sufficiente ad evitare delle
opposizioni;era necessario ottenere il consenso della popolazione,perseguita
attraverso la propaganda.
L’immagine di Stalin divenne così attribuita ad un timoniere,capace di guidare
la società russa e di conseguire i successi ottenuti.
Il culto di Stalin,considerato una sorta di dio-padre-padrone onnipotente,si
accompagnò alla caccia spietata ai così detti nemici del potere.
Il culto della personalità è una forma di idolatria sociale che consiste
nell’assoluta devozione ad un leader ,attraverso l’esaltazione del pensiero e
delle capacità.
Le sue immagini appaiono ovunque,così come statue o monumenti innalzati
alla grandezza e alla saggezza del capo. Slogan che lo riguardano ricoprono
enormi cartelloni.
Il culto aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a