Chi di noi, o giudici, ignora che la natura ha operato in modo, che un tempo, quando non s'era ancor concretato né un diritto naturale né un diritto civile, gli uomini andavano vagando, isolati e spersi per le terre, e tanto possedevano quanto, con la forza del braccio e dando morte e ferite, potevano strappare e tenere per sé? Quelli poi che si affermavano primi per valore e per senno, resisi conto delle attitudini dell'ingegno umano, raccolsero quei vagabondi in luoghi determinati, e li trassero dalla originaria selvatichezza alla giustizia e all'umanità. Nacquero da ciò quelle istituzioni pel bene comune, che noi chiamiamo pubbliche, quegli aggregati d'uomini che ebbero poi nome di società, quegli aggregati di case che ebbero nome di città, e che, adottate le norme della religione e del diritto umano, furon protette da mura.
Quello che più differenzia questo vivere che la civiltà ha affinato, dal viver barbaro di un tempo, è il diritto nell'uno, la violenza nell'altro. Se non vogliamo usare l'una delle due cose, dobbiamo usar l'altra. Se vogliamo che la violenza scompaia, deve prender vigore il diritto, e cioè la funzione giudiziaria che il diritto onninamente realizza. Non piace essa, o si annulla: dovrà necessariamente prevalere la violenza. [trad. C. Giussani]