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La storia del Novecento è stata caratterizzata da eventi drammatici di vasta portata, gli omicidi politici, che hanno segnato la sorte di molti Paesi mondiali, come gli Stati Uniti, numerosi Stati europei. Uno dei primi casi d’omicidio è stato l’attentato di Sarajevo occorso ai danni dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando, futuro erede al trono d’Austria, e di sua moglie Sofia per mano di alcuni studenti irredentisti bosniaci. Secondo Villari, Storia contemporanea, Laterza l’attentato di Sarajevo è stata la causa scatenante della Grande Guerra, infatti, l’Austria attribuisce le responsabilità dell’assassinio alla Serbia, a cui dichiara guerra, dopo averle lanciato un ultimatum. La Germania invece, essendo alleata con l’Austria, dichiara guerra alla Russia e alla Francia (1 e 3 agosto 1914).
Il consolidamento del regime fascista in Italia, nel corso degli anni Venti, è avvenuto in maniera muscolare, così come testimonia la serie di eventi che hanno portato all'assassinio dell’esponente di spicco del partito socialista italiano, Giacomo Matteotti. In Storia degli italiani, Procacci riferisce come le squadracce fasciste rapiscano il leader socialista il 10 giugno 1924, a seguito della sua posizione di condanna verso le elezioni politiche dell’aprile del 1924 che si sarebbero svolte irregolarmente. Il corpo senza vita di Matteotti viene ritrovato nella campagna romana il 16 agosto dello stesso anno. Il 3 gennaio 1925 Mussolini si presenta alla Camera, dichiarando di essere il responsabile del delitto Matteotti. La Camera non accetta l’atto provocatorio lanciato dal Duce e segna la sua fine, decretando la fine dello Stato liberale.
Un altro omicidio politico che ha segnato la storia degli Stati Uniti e del resto del mondo è stato quello ai danni del presidente democratico John Fitzgerald Kennedy. In Storia dell’età contemporanea, Massimo Salvadori sottolinea come il presidente americano sia stato ucciso per la sua condotta in politica estera e interna: il suo operato non è apprezzato in seguito ai drammatici eventi della guerra in Vietnam che vede un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel corso del conflitto. Esito piuttosto modesto ha avuto anche l’ideologia della Nuova Frontiera. In politica interna le misure di Kennedy in materia sociale, fiscale, sanitaria e agricola vengono respinte in modo netto dall’opposizione politica repubblicana. La sua politica sociale, volta all’integrazione dei neri del Sud, in seguito ai disordini razziali che hanno attraversato lo Stato del Mississippi ha scatenato le polemiche e l’opposizione da parte dei conservatori (soprattutto quelli del Sud) e delle forze della Destra americana. Non viene sostanzialmente apprezzata da queste frange politiche l’ideologia “progressista” sostenuta dal presidente democratico.
John Fitzgerald Kennedy decide di effettuare un viaggio nello Stato del Texas, in vista delle nuove elezioni politiche a cui avrebbe dovuto partecipare come candidato del partito democratico. Il 22 novembre 1963 viene ucciso a Dallas, rimanendo vittima di un attentato, di cui non vengono scoperti i responsabili. In realtà la morte di Kennedy rimane ancora un evento avvolto nel mistero, poiché non si sa con certezza chi sia stato l’esecutore dell’attentato.
Sul finire degli anni Settanta l’Italia viene scossa da un assassinio politico che ha delle enormi ripercussioni sulla politica interna di quegli anni, l’omicidio del presidente della DC Aldo Moro. Come viene riferito da Roberto Raja ne “I 55 giorni del sequestro Moro”, Corrieredellasera.it, il 16 marzo 1978 alle 9.03 il Presidente DC Aldo Moro viene sequestrato da un commando delle Brigate rosse in via Fani, a Roma. Il rapimento si svolge con una strategia ben organizzata: i brigatisti uccidono i membri della scorta che protegge Moro e rapiscono lo stesso presidente, dileguandosi.
Il martedì 9 maggio 1978, dopo cinquanta giorni, viene diffusa la tragica notizia: Aldo Moro è stato ucciso dalle Brigate rosse. Il suo cadavere viene ritrovato all’interno di un bagagliaio di una Renault 4 rossa situata in una piccola via del centro romano, Via Michelangelo Caetani che si trova vicino a via delle Botteghe Oscure, in cui è presente anche la sede del Partito Comunista Italiano. Il ritrovamento del corpo è avvenuto in seguito alla telefonata fatta dopo le 13 dalle Br a uno dei collaboratori di Moro; celebre è il messaggio delle Br: “Andate in via Caetani, c’è una Renault rossa, troverete l’ultimo messaggio”. Il presidente della Democrazia Cristiana è stato assassinato con una modalità brutale: è stato trucidato con una raffica al cuore e nel suo corpo sono stati trovati i segni di circa undici colpi d’arma da fuoco. Il corpo è stato ritrovato in posizione rannicchiata, con la mano sinistra disposta sul petto e insanguinata. Importante, al fine di trovare i responsabili dell’omicidio, è stata anche la testimonianza di una donna che tra le otto e le nove del mattino ha visto un uomo e una donna parcheggiare la Renault rossa in via Caetani.
Nel primo pomeriggio, in seguito alla chiamata delle Br, il commissario capo della Digos si reca sul luogo del delitto, seguito dai carabinieri, le autorità, altri membri della polizia e dal ministro dell’Interno Francesco Cossiga. L’apertura dell’auto avviene grazie al contributo degli artificieri, poiché si ha il timore che i terroristi abbiano inserito un ordigno esplosivo all’interno della vettura. La triste notizia della morte di Aldo Moro viene riportata in diretta radiofonica alcuni minuti dopo le 14.
Gli omicidi politici che hanno colpito l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, l’esponente socialista Giacomo Matteotti, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e il presidente DC Aldo Moro non solo hanno sconvolto il mondo intero, ma hanno segnato delle svolte epocali senza precedenti.
A cura di Giorgia28xx
Pag. 5/7 Sessione ordinaria 2013
Prima prova scritta
Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
fase, con la rottura dell’Età dell’Oro, si produce con la liberazione dei movimenti dei capitali nel mondo […]. Inizia
l’Età del Capitalismo Finanziario ampiamente descritta nelle sue varie fasi e interventi, dominati dall’indebitamento
pubblico e privato alimentato dall’illusione di vivere in «un sistema nel quale i debiti non si rimborsano mai». Per i
critici la rappresentazione di questa fase del saggio si presterebbe a più di una osservazione. Mi limiterò ad indicare
una mancanza che indebolisce alla base il paradigma ruffoliano. Chi sarebbero i soggetti - Capitalismo e Democrazia -
che darebbero vita a questo scontro epocale? Chi concretamente li rappresenta? I grandi gruppi finanziari contrapposti
ad una fantomatica Democrazia? […] Ora, se è vera e convincente l’analisi della dittatura finanziaria nell’epoca delle
traversie che tendono ad allargarsi a tutti i continenti, come non cercarne le radici, anche ideologiche, nel fallimento
precedente? In particolare nel crollo dell’illusione fondante del sistema socialista di regolare l’offerta, la domanda e il
livello dei prezzi attraverso la pianificazione quinquennale totalitaria. Una idea che pervase la pratica e la teoria dei
partiti che al socialismo si rifacevano e il cui dissolversi si contaminò nel magma della globalizzazione, attraverso la
libera circolazione degli uomini e dei capitali e nella unificazione in tempo reale dei sistemi internazionali attraverso
la mondializzazione e l’informatica.» Mario P , Il nuovo capitale, “la Repubblica” - 1° dicembre 2012
IRANI
3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Omicidi politici. DOCUMENTI
«Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico, e la moglie furono uccisi in un attentato
compiuto da studenti bosniaci mentre erano in visita a Sarajevo, capitale della Bosnia. Vienna attribuì la responsabilità
dell’attentato al governo serbo e gli inviò un ultimatum al quale seguì, il 28 luglio, la dichiarazione di guerra ed il
bombardamento di Belgrado. La Russia proclamò la mobilitazione generale a sostegno dello Stato balcanico; a questo
atto rispose la Germania dichiarando guerra contemporaneamente alla Russia (1 Agosto) ed alla Francia (3 agosto).»
Rosario V , Storia contemporanea, Laterza, Bari 1972
ILLARI
«Le elezioni si tennero nell’aprile 1924 e si svolsero all’insegna dell’intimidazione e della violenza nei confronti degli
avversari politici e di un ritorno di fiamma dello squadrismo. Ciò malgrado, i risultati non corrisposero alle speranze
di Mussolini: se il «listone» fascista ebbe la maggioranza dei voti e dei seggi, grazie al meccanismo della legge, nelle
regioni dell’Italia settentrionale e nelle grandi città operaie ottenne un numero di suffragi minore di quello delle liste
d’opposizione. La denuncia del clima di illegalità e di sopraffazione, in cui le elezioni si erano svolte, venne fatta con
grande passione e coraggio alla Camera dal deputato socialista Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924. Pochi giorni
dopo, il 10 giugno, il coraggioso parlamentare era rapito e il 16 agosto la sua salma era ritrovata in una macchia della
campagna romana. Parve per un momento che il vuoto dovesse farsi attorno al governo, la cui complicità
nell’assassinio ben pochi mettevano in dubbio. […] Il 3 gennaio 1925 Mussolini si presentò alla Camera per
assumersi tutta la responsabilità del delitto Matteotti e per sfidarla provocatoriamente ad avvalersi della facoltà di
metterlo sotto stato d’accusa. La Camera, non accettando il guanto di sfida che le veniva lanciato, segnò praticamente
la propria condanna a morte e lo Stato liberale cessò definitivamente di esistere.»
Giuliano P , Storia degli italiani, vol. II, Laterza, Bari 1971
ROCACCI
«Passato nella leggenda storica come un apostolo della coesistenza, in realtà Kennedy fu il presidente che, dopo il
sostegno dato all’invasione degli esuli castristi a Cuba, pose le premesse per la trasformazione della difficile situazione
del Vietnam in una guerra terribile e per un impegno statunitense che doveva in seguito assumere proporzioni
gigantesche. […] In politica interna, nonostante i propositi espressi nell’ideologia della Nuova Frontiera, i risultati
raggiunti da Kennedy furono piuttosto modesti. Tutta una serie di misure relative all’educazione, alla riforma fiscale, alle
cure mediche per gli anziani, alle assicurazioni sociali, all’agricoltura vennero bloccate dall’opposizione repubblicana e
conservatrice. […] Kennedy agì invece con risolutezza per assicurare l’integrazione civile dei negri nel Sud (nel 1962 si
ebbero disordini razziali nel Mississippi); ma la sua impostazione era essenzialmente giuridica-formale, e ignorava il
problema sostanziale della discriminazione sociale generale a danno dei negri vigente in tutti gli Stati Uniti. Comunque,
al di là dei suoi limiti, Kennedy con la sua ideologia “progressista” aveva suscitato contro di sé una forte opposizione da
parte di conservatori, specie del Sud, e forze di Destra. E cadde vittima di queste opposizioni. Decisosi ad un viaggio in
vista delle prossime elezioni presidenziali, cui intendeva ripresentarsi, proprio nel Texas, dove le opposizioni erano più
tenaci, il 22 novembre 1963 venne ucciso a Dallas in un attentato, senza che mai si accertasse o si volesse accertare chi
fosse responsabile della sua organizzazione, che trovò certamente complicità ad altissimi livelli.»
Massimo L. S , Storia dell’età contemporanea, Loescher editore, Torino 1976