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Ecco le tracce prima prova maturità 2015 e la soluzione del saggio breve di ambito storico-politico (tipologia B) che è stato assegnato durante la prima prova maturità 2015 su Mediterraneo atlante generale politico d'europa e specchio di civiltà.
Foto delle tracce
SOLUZIONE DELLA TRACCIA (di Giorgia Mocci)
Saggio breve storico-politico tipologia B Mediterraneo crocevia di culture, storia, immigrazione e potenzialità economiche.
Il Mediterraneo da sempre è stato un crocevia di culture, in cui si sono incrociati i destini di antichissimi popoli della storia come i Fenici, i Punici, gli antichi Romani, gli antichi Greci. In questo spazio immenso e vasto di mare, come fa notare Predrag Matvejevic in Breviario mediterraneo, si era affermato il commercio lungo la via della seta e il commercio del sale e delle spezie d’Oriente. Numerose religioni si sono affermate lungo queste sponde immense: il cristianesimo e la religione islamica, la religione ebraica che hanno reso grandi importantissimi popoli della storia. In quest’area territoriale si è affermata la dialettica, l’arte e i valori della democrazia greca, la scienza araba, l’ingegnosità e lo stato di diritto degli antichi romani, la grandezza imperiale degli Egizi. Il Mediterraneo però non è solo storia, ma anche la via che ha segnato i destini del Continente europeo dal punto di vista geopolitico, culturale ed economico. Sponda vastissima che nel corso dei secoli è stata attraversata da un crogiuolo di razze.
Come risulta dalle parole di Paolo Frascani ne “Il mare” la riva sud del Mediterraneo non è però solo simbolo di culture e religioni antichissime come una volta, caratterizzato dalla libera circolazione di persone e di merci. Oggi lo scenario geopolitico dell’area è decisamente cambiato, diventando più chiuso alla libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali. I governi dei maggiori Paesi europei sono oggi restii a aprire le frontiere interne ai popoli dell’area asiatica e maghrebina, in parte per la minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale, in parte per defaillances di tipo politico. Ciò che manca è quel clima contrassegnato dal dialogo tra le culture, prevaricato in particolare modo da divisioni di carattere religioso, etnico, economico.
Gli effetti devastanti di tali incomprensioni e la mancanza di un dialogo democratico e pacifico tra le persone sono riflessi nel fenomeno della “tratta umana” dei migranti che a bordo di barconi della speranza cercano di attraversare il Continente europeo, a partire dall’Italia vista come terra di passaggio per destinazioni migliori come la Francia, la Germania, la Svezia e in generale del Nord Europa. Migliaia e migliaia di persone perdono la vita tra le acque del mare nostrum, avendo pagato tantissimi soldi agli scafisti che giocano con le loro vite. Coloro che riescono a sopravvivere rimangono bloccati tra le terre del Canale di Sicilia, Lampedusa e Pantelleria, vittime delle politiche restrittive dei più importanti Paesi europei come per esempio la Francia che di recente ha bloccato le sue frontiere interne a migliaia di immigrati provenienti dall’Italia, violando i principi degli Accordi di Schengen tra cui spicca la libera circolazione delle persone all’interno dei confini degli Stati membri dell’Unione Europea. Il clima di tensione che si respira dunque nel Continente europeo è molto elevato, ponendo l’Italia in primo piano nella difficile gestione del fenomeno migratorio mondiale. Quell’Europa fondata su ideali di democrazia, di pace e di sinergia economica, oggi non è più quella di una volta, perdendo quell’elemento di umanità che da sempre l’ha caratterizzata.
In “Sostenere il rafforzamento della cooperazione e dell’integrazione nel Maghreb” viene descritto il ciclo di rivoluzioni noto come Primavera Araba che, a partire dal 2011, ha avuto come protagonisti i Paesi dell’area maghrebina, come la Tunisia, la Libia, l’Egitto, il Sudan, la Mauritania e tanti altri dell’area mediorientale come la Siria, l’Arabia Saudita, l’Oman, etc. Le popolazioni di questi Paesi hanno iniziato a manifestare apertamente per l’ottenimento dei propri diritti politici, civili, sociali ed economici non garantiti da governi interni autoritari e oligarchici.
La Tunisia è forse l’emblema più importante della lotta per l’ottenimento delle principali libertà e diritti sociali, politici, economici e civili e lo Stato dell’area che è stato in grado, seppur con mille difficoltà, di avviare un processo democratico interno, dando vita a un testo costituzionale democratico. In altri Paesi, come quelli dell’area mediorientale, invece le conseguenze della Primavera araba sono state devastanti, degenerando in lotte intestine e guerre sanguinose come per esempio la guerra siriana, che ha creato un clima favorevole per l’affermarsi del terrorismo jihadista rappresentato dall’Isis.
In conclusione si potrebbe affermare che le rivoluzioni della Primavera Araba dovrebbero creare un clima internazionale migliore, poiché tanti popoli hanno deciso di fare affermare i loro diritti fondando la loro lotta su un tipo di politica non violenta, ma pacifica. Ora tocca all’Europa cercare di sfruttare al meglio la situazione cercando di avviare una politica di cooperazione politica ed economica con i Paesi dell’area del Mediterraneo. Se entrambe le entità politiche avvieranno una politica di questo genere, si creerà un clima di maggiore distensione e di stabilità nell’area.
COMMENTO ALLA TRACCIA:
Un crocevia di culture il Mediterraneo, in cui sono passati popoli antichissimi per conquistare la via della Seta, il mercato delle spezie costellato dai profumi e dai tesori d’Oriente. Per questo mare si è affermato il destino dell’Europa che si è rivolta nel corso del XIX secolo verso il Continente africano e verso il Continente asiatico alla conquista del potere. Un mare affascinante in cui si sono decise anche le sorti della decolonizzazione nel corso degli anni Sessanta del XX secolo. Un mare martoriato oggi dal tragico fenomeno dell’immigrazione che interessa popoli in pericolo nei loro Paesi d’origine, che sono colpiti da terribili guerre intestine come la Siria, la Libia, i Paesi del Corno d’Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia), i Paesi dell’area maghrebina. Sono i popoli della Primavera araba che lottano tutt’oggi per i loro diritti fondamentali che governi ciechi non vogliono concedergli. Mediterraneo quindi inteso come una via della speranza per migliorare le proprie condizioni di vita e garantire un dialogo tra le culture.[/comment]
Pag. 4/6 Sessione ordinaria 2015
Prima prova scritta
Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
«La spinta al profitto induce molti leader a pensare che la scienza e la tecnologia siano di cruciale importanza per il
futuro dei loro paesi. Non c’è nulla da obiettare su una buona istruzione tecnico–scientifica, e non sarò certo io a
suggerire alle nazioni di fermare la ricerca a questo riguardo. La mia preoccupazione è che altre capacità, altrettanto
importanti, stiano correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza: capacità essenziali per la salute di
qualsiasi democrazia al suo interno e per la creazione di una cultura mondiale in grado di affrontare con competenza
i più urgenti problemi del pianeta.
Tali capacità sono associate agli studi umanistici e artistici: la capacità di pensare criticamente; la capacità di
di affrontare i problemi mondiali come “cittadini del mondo”; e, infine, la capacità di
trascendere i localismi e
raffigurarsi simpateticamente la categoria dell’altro.»
Martha C. NUSSBAUM, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica,
Il Mulino, Bologna 2011 (ed. originale 2010)
«Il Consiglio europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000) ha concluso che un quadro europeo dovrebbe definire le
permanente, e dovrebbe essere un’iniziativa chiave
nuove competenze di base da assicurare lungo l’apprendimento
nell’ambito della risposta europea alla globalizzazione e al passaggio verso economie basate sulla conoscenza ed ha
ribadito anche che le persone costituiscono la risorsa più importante dell’Europa. Da allora tali conclusioni sono state
regolarmente reiterate anche ad opera dei Consigli europei di Bruxelles (20 e 21 marzo 2003 e 22 e 23 marzo 2005)
come pure nella rinnovata strategia di Lisbona approvata nel 2005.»
RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2006 relativa a
competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE)
3. AMBITO STORICO - POLITICO
Il Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà
ARGOMENTO: DOCUMENTI
«I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo:
sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali, né nazionali: somigliano al cerchio di gesso che
continua a essere descritto e cancellato, che le onde e i venti, le imprese e le ispirazioni allargano o restringono.
Lungo le coste di questo mare passava la via della seta, s’incrociavano le vie del sale e delle spezie, degli olii e dei
profumi, dell’ambra e degli ornamenti, degli attrezzi e delle armi, della sapienza e della conoscenza, dell’arte e della
scienza.
Gli empori ellenici erano a un tempo mercati e ambasciate. Lungo le strade romane si diffondevano il potere e la
civiltà. Dal territorio asiatico sono giunti i profeti e le religioni. Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa.
È difficile scoprire ciò che ci spinge a provare a ricomporre continuamente il mosaico mediterraneo, a compilare
verificare il significato di ciascuna di esse e il valore dell’una nei
tante volte il catalogo delle sue componenti,
confronti dell’altra: l’Europa, e il Levante; il giudaismo, il cristianesimo e l’islam; il Talmud, la Bibbia e
il Maghreb
il Corano; Gerusalemme, Atene e Roma; Alessandria, Costantinopoli, Venezia; la dialettica greca, l’arte e la
democrazia; il diritto romano, il foro e la repubblica; la scienza araba; il Rinascimento in Italia, la Spagna delle varie
epoche, celebri e atroci. Qui popoli e razze per secoli hanno continuato a mescolarsi, fondersi e contrapporsi gli uni
agli altri, come forse in nessun’altra regione di questo pianeta. Si esagera evidenziando le loro convergenze e
somiglianze, e trascurando invece i loro antagonismi e le differenze. Il Mediterraneo non è solo storia.»
Predrag MATVEJEVIĆ, Breviario mediterraneo, Garzanti, Milano 1991
«Nell’immaginario comune dei nostri tempi il Mediterraneo non evoca uno spazio offerto alla libera circolazione di
uomini e merci, ma prende, piuttosto, il sopravvento una certa resistenza ad aprirsi verso l’esterno. Sembrano lontani
d’autore riusciva a metterci in sintonia con le lotte per la decolonizzazione del mondo
i tempi in cui il cinema
islamico. Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali al fondamentalismo religioso fanno crescere la
diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare dalla riva sud del Mediterraneo. Spianate
dal crescente flusso di merci che le attraversano ininterrottamente, le vie del mare possono celebrare i fasti del turismo
di massa, ma non riescono a rendere più agevole e diretta la comunicazione di esperienze, di culture, di idee tra noi
e gli altri abitanti dello stesso mare. Il Mediterraneo dei nuovi traffici per l’Oriente presenta una sua sfuggente
ambiguità: è lo stesso mare attraversato dai malmessi trabiccoli destinati ad affondare nel canale di Sicilia. Un mare
che, anziché unire, erige nuove barriere tra le nostra e le altre sponde.