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Qui viene presentato un percorso di maturità sull'intelligenza artificiale, argomento che è stato presentato all'esame di Stato nella materia di Informatica.
[Titolo nell’area di progetto: “ L’intelligenza artificiale: il
linguaggio “] L'intelligenza artificiale: il linguaggio
Nel campo dell'informatica la mente umana trova un collegamento evidente
linguaggio
con l'intelligenza artificiale. Prendiamo nello specifico il artificiale:
una caratteristica razionale della mente (o non razionale nel caso
dell'espressione dei sentimenti).
Nel film "2001: Odissea nello spazio" troviamo forse il più famoso esempio del
linguaggio artificiale: un robot da cui traspare non solo la logica ferrea del
linguaggio umano, ma anche un accenno ai sentimenti.
[VIDEO "ODISSEA NELLO SPAZIO"]
http://www.youtube.com/watch?v=fA8vsL9ih08
Al giorno d'oggi in parte non è più fantascienza. Esistono svariati esempi di
robot o software che simulano la comunicazione umana.
Un esempio? Cleverbot.
Che cos'è Cleverbot?Il funzionamento (per l’utente) è molto semplice: aperto
il sito (http://cleverbot.com/), basta digitare la domanda o un’affermazione
nell’apposito spazio e premere invio. Un algoritmo selezionerà la risposta tra
milioni nel suo database e la mostrerà a video, iniziando una vera e propria
conversazione, fatta di affermazioni e domande su entrambi i fronti. Come in
una comunissima chat.
Ecco dunque una forma primitiva di intelligenza artificiale: Cleverbot infatti è
capace di apprendere dalle risposte degli utenti.Se la comunità gli ponesse
delle domande intelligenti, imparerebbe domande e man mano anche risposte
altrettanto intelligenti e sarebbe capace di ripeterle in futuro.Un chiaro sintomo
di ciò lo possiamo notare ponendogli più volte la stessa domanda: le risposte
saranno quasi sempre diverse.
Un altro indice che la sua mente è un prodotto della comunità sta nella serie di
parolacce, errori grammaticali o semplicemente di battitura, o abbreviazioni
che ricorrono durante la conversazione.
Inoltre il suo modo di apprendere lo ha reso multilingua, per cui è possibile
conversare tanto in italiano quanto in inglese. Capita poi, che dialogando in
italiano Cleverbot passi di punto in bianco all’inglese, o addirittura che
introduca parole della lingua tedesca.
[html di CLEVERBOT]
<iframe name="cleverbot" width=540 height=340
allowtransparency=true frameborder=1 scrolling=no
src="http://www.cleverbot.com/cleverbotif"></iframe>
Ci sono svariati altri esempi, sempre più perfezionati come Cleverbot.
La "madre" dei software di questo tipo è ELIZA. Anche questo programma
(simulando uno psicologo) procedeva analizzando e sostituendo semplici parole
chiave in frasi preconfezionate.
Il meccanismo è sempre lo stesso: questi software si basano su algoritmi
secondo i quali scelgono a caso la risposta (a seconda della
domanda/affermazione posta dall'utente con cui si sta interagendo) da un
elenco di frasi già in loro possesso, potenzialmente riesumate da vecchie
conversazioni.
E per rispondere al nuovo utente, non hanno bisogno di capire tutto: si basano
su delle parole chiave presenti nella frase appena ricevuta (come del resto i più
classici motori di ricerca come Google).
Parole chiave: non è così semplice.
Nel linguaggio umano (come del resto in molte altre cose), qualunque lingua si
prenda in considerazione, sono presenti numerose ambiguità.
[IMMAGINE "LA GIOVANE E LA SUOCERA"]
http://www.didasfera.it/uploads/gestalt.gif
Prendiamo ad esempio la parola "macchina". Ci accorgiamo dell'ambiguità di
questa parola quando pensiamo alle automobili ... e poco dopo ci vengono in
mente un computer e una lavatrice.
Purtroppo i problemi non sono finti qui. Nel linguaggio parlato siamo abituati a
usare radici uguali con desinenze differenti, o peggio, pensiamo ai verbi:
spesso sia la radice che la desinenza sono diverse!
Essere
Essermi
Era
Siamo
Essenza
Per fortuna per il computer non è difficile ottenere informazioni utilizzabili,
l'importante è fornirgli la "regola" su cui basarsi, ovvero l'algoritmo giusto per
risolvere questo inconveniente.
Negli anni la ricerca ha perfezionato sempre di più questi software, riuscendo
ad aggirare alcuni dei problemi principali.
Ma arriviamo al dunque.
La domanda fondamentale che ci si pone è: le macchine sono realmente in
grado di pensare o è solo una nostra impressione? Quando possiamo
considerare le macchine intelligenti, al nostro pari? Meglio ancora: qual è la
caratteristica che ci distingue dalle macchine e che ci rende intelligenti?
Uno dei motivi per cui Turing è famoso è proprio per l'aver ideato un test, per
stabilire ciò.
Il test di Turing si basa sul presupposto che una macchina e una persona A
siano separate da una persona B.
La persona B deve stabilire quale sia la macchina ponendo delle domande a
suo piacimento alle quali gli altri due "concorrenti" devono rispondere. Quando
la persona B non è in grado di stabilire chi dei due è la macchina, quest'ultima
può considerarsi intelligente in quanto sarebbe indistinguibile da un essere
umano.
Nel corso del tempo però il test è stato riformulato svariate volte a causa
dell'imprecisione della definizione di "macchina intelligente".
un filosofo, Searle, nel 1980 ha proposto una modifica al test
In particolare
di Turing, che ha preso il nome di "s tanza cinese", sostenendo
l'inattendibilità del test di Turing come prova sufficiente a dimostrare che una
macchina sia dotata di una propria vera intelligenza.
Il ragionamento di Searle si basa sul fatto che la sintassi (grammatica) non è
equivalente alla semantica (significato).
In poche parole egli immagina di essere in una piccola stanza (la stanza cinese)
dalla quale riceve dei simboli cinesi, e ha una tabella contenente le regole che
gli consentano di produrre dei simboli cinesi, in modo identico a quanto fa un
comune programma adibito a questo scopo. Tali simboli li manda all’esterno in
risposta ai simboli che aveva ottenuto in precedenza. Searle fa notare che egli
non capisce i simboli cinesi. Quindi la sua mancanza di comprensione dimostra
che il calcolatore non può comprendere il cinese, poiché esso è nella sua stessa
situazione. Il calcolatore è un semplice manipolatore di simboli, esattamente
come lo è lui nella stanza cinese – e quindi i calcolatori non capiscono quello
che stanno dicendo tanto quanto lui.
Abbiamo dimostrato dunque che per il momento le macchine non hanno la
facoltà di intendere.
Tuttavia ci sono svariati campi in cui tutto ciò si potrebbe ugualmente sfruttare.
Possiamo considerare già ai nostri giorni alcuni accenni del linguaggio artificiale
nei comuni siti di traduzione (google traduttore) oppure nei classici motori di
ricerca che devono "capire" il testo digitato per poi fornire i risultati.
Invece siamo ancora lontani dal creare macchine in grado di provare i