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Italiano - Giovanni Pascoli: "Il Fanciullino"
Filosofia - Sigmund Freud: Il complesso di Edipo
Diritto - Carta dei diritti dell'nfanzia
Storia - Leggi sull'istruzione: Legge Casati, Coppino e Riforma Gentile
Scienze sociali - Il gioco
Matematica - La funzione
Filosofia
Il complesso di Edipo
Prima di Freud la sessualità era identificata con la genitalità, ossia con il congiungimento con un individuo di
sesso opposto, ai fini della procreazione. Freud fu condotto ad ampliare il concetto di sessualità fino a
vedervi un'energia suscettibile dirigersi verso le mete più diverse e in grado di investire gli oggetti più
disparati. Energia che Freud chiamò Libido. Egli elaborò un'originale dottrina della sessualità infantile.
Infatti, demolendo il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterrebbe all'età adulta, Freud giunse a
definire il piccolo uomo come un “essere perverso polimorfo”. Egli
sostiene che lo sviluppo psicosessuale del bambino avviene attraverso tre
fasi:
Fase orale ( che va dai primi mesi di vita a un anno, un anno e
mezzo) ha come zona erogena la bocca
Fase anale (che va da un anno e mezzo a circa tre anni) è collegata
alle funzioni escrementizie
Fase genitale (inizia alla fine del terzo anno) ha come fattore
erogeno la zona genitale.
Essa si articola in due sottofasi:
Fallica. Così chiamata perché la scoperta del pene costituisce un
oggetto di astrazione sia per il bambino sia per la bambina, che
soffrono entrambi di un “complesso di castrazione” (il bambino
perché vive sotto la minaccia di una possibile evirazione, la
bambina perché si sente di fatto evirata e prova “l’invidia del
pene”)
La fase genitale in senso stretto
Connessa alla sessualità infantile è anche una delle più note teorie freudiane, ovvero quella relativa al
complesso di Edipo (che prende il nome dalla mitica vicenda del personaggio greco destinato dal Fato ad
uccidere il padre e a sposare la madre) che consiste in un attaccamento “libidico” verso il genitore di sesso
opposto e in un atteggiamento ambivalente verso il genitore dello stesso sesso. Tale complesso si sviluppa
tra i tre e i cinque anni. Diritto
Carta dei diritti dell’infanzia
La convenzione sui diritti dell'infanzia e l'adolescenza è stata approvata dall'Assemblea delle nazioni unite
(ONU) a New York il 20 novembre 1989 e resa effettiva anche in Italia il 27 maggio 1991. Questo
documento vede nei bambini e negli adolescenti non solo oggetti di tutela, ma soprattutto dei soggetti di
diritto. Il primo articolo con cui si apre il documento recita "ai sensi della presente convenzione si intende
per bambino ogni essere umano avente un’età inferiore ai 18 anni” e prosegue mettendo in luce dibattiti e
compromessi riguardo alla protezione del bambino prima della nascita. Gli articoli della Convenzione
possono essere raggruppati in quattro categorie in base ai principi guida che informano tutta la
Convenzione. I quattro principi fondamentali della Convenzione sono:
Principio di non discriminazione: sancito all’art. 2, impegna gli Stati parti ad assicurare i diritti
sanciti a tutti i minori, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione del
bambino e deli genitori.
Superiore interesse del bambino: sancito dall’art. 3, prevede che in ogni decisione, azione
legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale, l’interesse
superiore del bambino deve essere una considerazione preminente.
Diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo: sancito dall’art. 6, prevede il riconoscimento da parte
degli Stati membri del diritto alla vita del bambino e l’impegno ad assicurarne, con tutte le misure
possibili, la sopravvivenza e lo sviluppo.
Ascolto delle opinioni del bambino: sancito dall’art. 12,
prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i
procedimenti che li riguardano, soprattutto in ambito legale.
L’attuazione del principio comporta il dovere, per gli adulti, di
ascoltare il bambino e di tenerne in adeguata considerazione le
opinioni.
Tra i diritti più importanti rientra anche il diritto di espressione
che è sintomo di libertà. I bambini hanno il diritto di essere
ascoltati in particolare quando vengono espressi scelte e
sentimenti che si allontanano da quella degli adulti. Molto
importante in questo caso è l’articolo 12 che considera il
bambino come soggetto attivo, capace di espressione e di pensieri validi. Inoltre, dichiara la necessità di
nominare una figura addetta all’ascolto, stabilire i tempi e cercare di far esprimere al meglio il bambino. Se
la persona che ascolta appartiene ad enti pubblici, deve possedere una preparazione qualificata.
Tutela dei minori nella Costituzione Italiana
Oltre a tale documento redatto dall’ONU, molto importanti sono alcuni diritti riguardanti la tutela e
l’istruzione del minore presenti nella Costituzione Italiana. Una particolare importanza rivestono l’articolo
30 e 31.
Nell’art. 30 si stabilisce che i genitori hanno il dovere di istruire e mantenere i figli anche se nati
prima del matrimonio. Se, però, i genitori non sono in grado di mantenere i propri figli, allora la
legge può affidarli ai servizi sociali o comunque trovare una soluzione di modo che non debbano
provvedere a loro. Viene inoltre ricordato che, anche se nato fuori dal matrimonio, il figlio è uguale
ai figli nati in seguito al matrimonio e ha gli stessi diritti e doveri di questi ultimi. Infine ricorda che
ci sono leggi e norme per la potestà e la paternità.
Nell’art. 31 viene garantito un possibile aiuto da parte della Repubblica nei confronti delle famiglie
bisognose e numerose con sconti, aiuti economici e altre leggi. In più, viene protetta la maternità e
l’infanzia, grazie alla costruzione di istituti e strutture per istruire ed educare i figli.
Storia
Le leggi sull’istruzione
Legge Coppino: Emanata il 15 luglio 1877 durante il periodo di governo della Sinistra storica, con a capo
Agostino Depretis. Essa portava a cinque le classi della scuola elementare, che rendeva gratuita, ma
soprattutto elevava l’obbligo scolastico a tre anni e introduceva le sanzioni per chi lo disattendeva (le
sanzioni non erano previste nella precedente legge Casati). Le spese per il mantenimento delle scuole
rimasero a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di
sostenerle e dunque la legge non fu mai attuata pienamente. Nonostante questo, la legge Coppino ebbe
una rilevante importanza e contribuì in buona misura a una diminuzione sempre crescente
dell’analfabetismo nell’Italia di fine Ottocento.
Periodo storico
Nel marzo del 1876 la presidenza del consiglio fu assunta da Agostino Depretis. Dopo il 1873, una grande
crisi del capitalismo mondiale aveva spinto i paesi industriali a ricreare politiche protezionistiche e così gli
industriali italiani si rivelarono i più pronti a cogliere questo profondo mutamento dell’economia
internazionale, con l’avvento della Sinistra l’Italia definì meglio i suoi connotati di moderno Paese
industriale. Le ragioni della crisi che agitarono l’economia europea erano da ricollegarsi alla concorrenza del
grano americano e asiatico sul mercato europeo e alla sovrapproduzione dei prodotti industriali rispetto
alle possibilità di assorbimento del mercato. Data la struttura ancora prevalentemente agricola
dell’economia italiana, la crisi economica assunse i connotati di una gravissima crisi agricola. Si fecero
strada perciò in tutti gli Stati Europei, nuove linee di politica agraria protezionistica. La sinistra varò così, nel
1887, una nuova politica doganale atta a difendere il grano e ancor più le industrie nostrane.
Legge Casati: È noto come legge Casati il regio decreto legislativo 13 novembre 1859, n. 3725 entrato in
vigore nel 1860 e in seguito esteso, con l’unificazione, a tutta l’Italia. La legge, che prese il nome dal
Ministro della Pubblica Istruzione Gabrio, riformò in modo organico l'intero ordinamento scolastico
dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi e alle materie d’insegnamento, confermando la
volontà dello Stato di farsi carico del diritto- dovere di intervenire in materia scolastica a fianco e in
sostituzione della Chiesa Cattolica che da secoli deteneva il monopolio dell'istruzione. Si propose di
contemperare diversi principi: il riconoscimento dell'autorità paterna, l'intervento statale e l'iniziativa
privata. A tal proposito, la legge sancì il ruolo normativo generale dello Stato e la gestione diretta delle
scuole statali, così come la libertà dei privati di aprirne e gestirne di proprie, pur riservando alla scuola
pubblica la possibilità di rilasciare diplomi e licenze.
Periodo storico
L'elaborazione della legge avvenne in un periodo storico che vedeva il Regno di Sardegna impegnato nelle
vicende inerenti alla seconda guerra d'indipendenza. per questo motivo la norma non fu discussa in
Parlamento ma grazie ai poteri straordinari dallo stesso conferiti al governo del re, fu stesa interamente da
una commissione di cui faceva parte Angelo fava, esule Veneto che, specie nell’ordinamento della scuola
elementare, portò le esperienze introdotte da anni nel regno lombardo- Veneto. Con l'Unità, La Destra
storica, di fronte ai gravissimi problemi del nuovo Stato, scelse di mantenere la legge Casati, abbandonando
l'idea di una nuova riforma scolastica. Il seguito furono apportate delle modifiche alla legge che, tuttavia,
rimase in vigore fino al 1923 quando intervenne la riforma Gentile.
Riforma gentile: Per riforma Gentile s'intende la riforma scolastica varata in Italia nel 1923 con una
serie di atti per opera del ministro dell'Istruzione del governo Mussolini, il filosofo neo idealista
Giovanni Gentile. La riforma Gentile è stata alla base del sistema scolastico italiano, mantenuta
dopo la caduta del fascismo stesso, sino al 1962 nel pensiero di Gentile l'educazione doveva essere
intesa come un divenire dello spirito sesso, il quale realizzava così la propria autonomia.
Punti salienti della riforma furono:
Innalzamento dell'obbligo scolastico sino al quattordicesimo anno di età. Dopo i primi cinque anni
di scuola elementare uguali per tutti, l'alunno deve scegliere tra qualche possibilità: il ginnasio,
quinquennale, che consentiva l'accesso al liceo classico o al liceo scientifico; l'istituto tecnico,
triennale, cui facevano seguito quattro anni istituto tecnico superiore; l'Istituto Magistrale, della
durata di sette anni, destinato alle future maestre; la scuola complementare, termine della quale
non era possibile iscriversi ad alcun altra scuola.
Insegnamento obbligatorio della religione cattolica nelle scuole elementari.
Creazione del liceo scientifico
Creazione dell'istituto magistrale per la formazione dei futuri insegnanti elementari al posto delle
scuole normali.
Istituzione di scuole speciali per gli alunni portatori di handicap.
La messa al bando dello studio della pedagogia, della didattica e di ogni attività di tirocinio.
Scienze sociali
Il gioco
Gioco: Il termine sta a indicare qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in
gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando
nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive.
Il gioco è un'attività spontanea libera. La nota dominante del gioco è la libertà, è il movimento creativo che
supera i limiti della pura realtà. L’attività ludica non è mai senza scopo, né inutilizzabile. Vari studiosi
considerano il gioco un'attività essenziale per lo sviluppo psicomotorio e per lo sviluppo psichico in genere.
In particolare il filosofo inglese Spencer elaborò la teoria del surplus di energia secondo cui l'attività ludica
servirebbe a bruciare le energie non impiegate per la sopravvivenza. Secondo Freud, il gioco ha soprattutto
una funzione liberatoria per le emozioni più profonde e istintive. Se, ad esempio, un bambino ha paura del
lupo, giocherà a essere il lupo: identificandosi con l'animale egli
controllerà il timore e quindi potrà meglio liberarsene. Quando
invece gioca a essere il padre o la madre egli s’identifica non per
paura, ma per amore: dunque ci s’identifica tanto con chi si ama